Nam genus, & proavos, & quae non fecimus ipsi,Vix ea nostra voto.
XIII. 140.
Voglio dunque seminare, in questo foglio, alcuni pensieri somministratimi dalle pure meditazioni, senz’averli let-
Tutta la superiorità, che un Uomo puol’ avere sopra un altro, dipende da vantaggj, ch’egli possiede, o di Fortuna, o di Anima, o di Corpo. I primi, che consistono nella nascita, ne Titoli, o nelle Richezze, hanno meno relazione colla natura umana, ne si ponno assolutamente chiamare nostri. Gli avvantaggj del Corpo, che si riducono alla sanità; alla Forza, o alla Bellezza, ci toccano più da vicino, e formano più parte di noi medesimi, che i precedenti. Quelli dell’Anima, che racchiudono la cognizione, e le virtù, ci sono più essenziali, e più strettamento
Benche non dobbiamo stimmarci tanto per i beni di Fortuna quanto per quelli del corpo, e via più dell’anima, con tutto ciò, compariscono con più fasto agli occhj del mondo.
Si come la virtù è la sorgente più legitima dell’onore, si ritrova, che le grandi Cariche insinuano il merito ne’ particolari, che le posseggono. La Santità si attribuisce a’ Pontefici. La Maestà ai Rè. La Serenità alle Repubbliche, l’altezza a’ Principi L’Eccellenza a Senatori, agli Ambasciatori &c.
Le Agonie di morte espongono al chiaro lume della verità, il vacuo, ed il niente di codesti titoli. Allora un misero Peccatore trema, da capo a pie, in pensando al nuovo stato, in cui stà sul punto di entrare, mentre quelli, che lo circondano gli dimandano, con tuono mesto come si porta sua Maestà? Un altro sente darsi il titolo magnifico di Altezza, o di Eccellenza in ora, che si vede ridotto a morire, come il più basso, ed il più cattivo di tutti gli Uomini. Allora que’ pomposi Epiteti pajono più tosto un insulto o uno scherno, che un vero Rispetto.
È cosa certa, che gli onori non sempre si dispensano bene in questo mondo; il sodo merito vi è trascurato; la virtù vi è oppressa, ed il vizio vi triomfa. L’ultimo giorno regolerà il disordine, ed assegnerà a ciascuno, una stazione convenevole alla dignità del suo carattere. Allora i Ranghi saranno aggiustati, come si dee; e la Precedenza ben’ ordinata.
Dovremmo cercare di sorpassare qui in virtù i nostri inferiori, acciò non sieno elevati sopra di noi, nell’altro stato, dove la dinstizione
Le Divine scritture ci dicono, che gli Uomini sono come Forastieri e viandanti sopra la Testa; e che la vita è un Pellegrinaggio.
Molti Pagani ci hanno pure rappresentato il mondo sotto la idea d’un osteria, destinata a somministrarci il necessario nel nostro passaggio, di maniera che, non vi è niente di più inconveniente del ricercare riposo, qui a basso, prima d’essere gionti al termine del nostro viaggio: Dovremmo, più tosto, pensare all’accoglienza ci sarà fatta, che a tutte le comodità possibili da godersi, più degli altri, per la strada, che vi ci conduce.
La Parte, che questo Filosofo ebbe, non potea essere di troppo suo genio; passò quasi tutta la vita in ischiavitù dolorosa. Il motivo, che adduce, perche ci contentiamo del nostro stato in questo mondo, riceve da questo un nuovo grado di forza, particolarmente, se vi si aggiogne, che le nostre parti saranno cambiate nell’altro, dove la superiorità del Rango sarà proporzionata alla Eccellenza della virtù, che ciascuno avrà qui praticata; ed alla maniera, con cui avrà addempiuto il suo dovere.
Vi sono molti bei passi nella Sapienza per far vedere il niente degli onori, e di tutti gli altri beni temporali, che sono in tanta riputazione presso degli Uomini; si come per consolare quelli, che non li posseggono. Chi vuole vedere espresso in termini vivi, e con frase elevata, il vantaggio d’un Uomo da bene nell’altra vita, e la straordinaria sorpresa di quelli, che andavano festosi della loro superiorità qui nel mondo, legga il capo quinto dell’ac-
Concludo, già che vi ha da essere il dovuto ordine, e la necessaria suburdinazione in questo mondo, saremmo felici, se le Persone elevate sopra le altre, cercassero di altretanto sorpassarle anche nelle virtù, quanto sono superiori di rango; e procurassero, colla benevolenza, e dolcezza, rendersi amabili a’ loro inferiori. Cosi pure se gl’Inferiori pensassero ai mezzi; che hanno di migliorare la loro sorte; e di contribuire, con una giusta sommessione, al bene di quelli, che la Providenza ha stabiliti sopra di loro.