Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCXLII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.4\242 (1728), S. 292-298, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4582 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccxlii.

Li Poeti, e Scrittori conviene che faccian nascere nell’Immaginazione quelle passioni, che pretendono di risvegliare.

Zitat/Motto► Et quocumque volent, animum auditoris agunto.

Hor. A. P. v. l. o. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► COme si danno Poeti, e Scrittori di Favole, che pigliano imprestito i varj materiali, degli obbietti esterni, e gli uniscono a loro fantasia insieme, così ve ne sono altri obbligati a seguire la natura più da vicino. Tali sono i Storiografi, i Geografi, i Fisici, i viaggiatori, ed in poche parole, tutti quelli che descrivono obbietti visibili, e reali.

[293] Il più gradevole talento d’ uno Storico egli è il potere raunare le sue armate in Battaglia, e metterle alle prese in termini dell’arte; l’ esporre a nostri occhi le divisioni, i stratagemmi, e le gelosie de’ Grandi; e condurci, passo a passo nelle differenti azioni, ed in tutti gli avvenimenti della sua storia. Noi godiamo nel vedere svilupparsi, a poco a poco, il soggetto, tenerci l’animo in una incertezza gradita; animare le nostre speranze; e darci tempo di abbracciare uno de’ partiti interessati nel suo racconto. Questo, è vero, mostra più tolto la desterità, che la sincerità dello storico; ma io non parlo quì, se non delle qualità, che lo pongono in istato di piacere alla immaginazione. Ebene 3► Exemplum► Forse, nel proposito Tito Livio ha sorpassati tutti quelli, che l’hanno preceduto, e seguito. Drescrive (sic!) quanto maneggia, con sì vivi colori, che tutta la sua storia si rassomiglia ad una bella pittura. Rileva sì bene le circostanze degli avvenimenti, che i suoi Leggitori ne doventano come Testimonj di vista; e sentono tutte le Passioni corrispondenti alle varie parti del suo Racconto. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ma frà tutti gli Autori di questa Classe, non ven’ è chi più contribuisca a piacere, ad estendere la immaginazione, di quelli che scrivono sopra la Filosofia moderna, ed in riguardo alle lo-[294]ro Teorie della Terra, ò del Cielo, alle scuoperte, che hanno fatte per mezzo de’Canocchiali, e Microscopj, ed in riguardo ad ogn’ altra delle loro speculazioni sopra la natura. Non è leggero piacere per noi il ritrovare, che ogni foglia verde è rofficata da un millione di Animali, che ci fuggono dalla vista, eziandio quando sono giunti alla loro intera grossezza. Vi è qualcha cosa di grande impegno per la immaginazione, come pure per la ragione ne’ Trattati de’ metalli, de’ minerali, delle piante, e delle meteori. Quando contempliamo tutta la Terra, e li difernti Pianeti, che le girano da vicino, restiamo pieni di ammirazione nel vedere tanti mondi, sospesi gli uni sopra gli altri, girare sopra i loro poli, con tanta regolarità, pompa, e maestà. Se veniamo à riflettere indi alle vaste campagne dell’ Etere, che si estendono da Saturno fino alle Stelle fisse, e che hanno quali infiniti li spazj, la nostra immaginazione rimane ingojata da quell’ immenso oggetto, e raddoppia i suoi sforzi per concepirlo, Se poi s’innalziamo più alto, e rimiriamo le stelle fisse, come tanti vastissimi Oceani di luce, accompagnata ciascheduna da’ proprj satelliti, o Pianeti; se più s’ elleviamo, e scuoprendo sempre nuovi Firmamenti, e nuovi Luminari, maggiormente impegnati in que’ abbissi dell’ Etere [295] impenetrabili, anche da nostri migliori Teloscopj, ci perdiamo in quel Labirinto di Soli, e di Mondi, e restiamo confusi dalla immensità, e magnificenza della Natura.

Non vi è niente di più grato alla immaginazione dell’ estendersi, ed osservare le diferenti proporzioni tra’ suoi diversi obbietti, allorche paragona il corpo umano a tutta la massa della Terra; questa al cerchio, che la viene segnato d’ intorno dal Sole; questo Circolo alla sfera delle stelle fisse; questa sfera alla circonferenza dell’ universo, e questa circonferenza all’ infinito spazio, che l’attornia da tutte le parti: ò pure quando discende dal corpo umano ad’ un animale cento volte più piccolo d’ un mussolino, ne esamina tutte le membra; i diferenti organi, che lo sanno muovere; i spiriti animali, che danno impulso a quegli organi, e la impercettibile minutezza di tutte quelle parti prima che giungano al loro stato perfetto. Se dopo tutto ciò, pigliamo la minima particola di que’ spiriti animali, e s’ inoltriamo a pensare, che puole servire di materia ad’ un mondo, il quale racchiudesse ne’ suoi angustissimi termini un Cielo, ed una Terra, Stelle, e Pianeti con tutte le deferenti specie delle creature viventi, che avrebbono la stessa analogia frà di loro, come quelle, che di presente si [296] ritrovano nell’ Universo. Questa speculazione diventa sì fina, e sì delicata, che pare in tutto ridicola presso di quelli, che mai hanno rivolti a questa parte i loro pensieri; e pure ella è tale, che puole dimostrarsi con evvidenza. Che dico! nella più minuta particella dell’accennato piccolo mondo possiamo scuoprire un perenne fondo di materia, che servirebbe a formarne un altro.

Mi sono alquanto diffuso in questo soggetto, potendo, a mio credere, farci vedere i giusti limiti, come pure il mancamento della nostra immaginazione, ella è confinata dentro brevissimo spazio, ed arenata nelle sue azioni subito, che cerca di abbracciare tutto ciò che è grande, ò picciolo in eccesso. Si provi un uomo di concepire la differente grossezza di due animali, l’uno venti volte, e l’altro cento volte più minuto d’ d’ (sic!) un mussolino, ò di confrontare nella sua mente una longhezza di mille Diametri della Terra, con un altro d’ un milione di tali Diametri, e ben tosto vedrà, che non ha la esatta idea di simili proporzioni, per accomodarle ad una sì straordinaria grandezza, o picciolezza. E’ vero che l’intelletto ci apre un infinito spazio da tutte le parti; ma la immaginazione, dopo qualche debole forzo, rimane subito in seco, e si ritrova sommersa nel vuo-[297]to immenso, che la circonda: la Ragione puole seguire una particella di materia, per via d’ infinite divisioni; ma la immaginazione la perde, ben tosto, di vista, e sente in se medesima una specie di vuoto, che bisognarebbe riempiere, con più sensibili materiali. Non possiamo estendere, né restrignere la facoltà in maniera proporzionata alle dimensioni di questi due estremi di grandezza, e di picciolezza. L’ Obbietto è troppo vasto per la nostra capacità, quando vogliamo concepire la circonferenza del mondo: ci fugge, e sì riduce al niente, quando vogliamo formarci la idea d’ un Atomo. Puol’ essere, che questa mancanza della immaginazione non sia nell’ anima, se non perche è unita, ed agisse con dipendenza dal corpo. Puol’ essere non vi sia luogo nel cervello per una sì grande varietà d’ impressioni; o che gli spiriti animali sieno incapaci di seguirne, come bisogna, le orme per eccittarvi idee sì vaste, e sì delicate. Che che ne sia, possiamo suporre si diano creature di sì eccellente natura, che molto al proposito ci sorpassino, come pure sia molto probabile, che l’anima farà infinitamente più perfetta, per ogni verso, nella vita à venire di maniera, che la immaginazione si ritroverà forse in istato di camminare al pari dell’ intelletto e di for-[298]marsi le distinte idee di tutte le varie modificazioni, di tutte le quantità nello spazio. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1