Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCXXXIII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.4\233 (1728), S. 238-242, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4573 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccxxxiii.

In che consistano li piaceri innocenti dell’Immaginazione e quali siano li motivi, che devono muoverci a ricercarli.

Zitat/Motto► Via Pieridum peragro loca, nullius ante Trita solo: juvat integros accedere fonneis.
Atque aurire.

Luc. L. I. 925. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► LA vista è il più perfetto, ed il più delizioso di tutti i sensi; ci procura incomparabilmente in maggiore numero le idee, conversa co’ suoi objetti in maggiore distanza, ed opra più lungo tempo degli altri, senza repugnanza, e senza fatica. È vero, che il tutto puole somministrarci la idea della estensione della figura, e di tutte le altre specie, che ci vengono per gli occhi, a riserba de’ soli colori, ma è altresì molto ristretto nelle sue operazioni, al numero, alla grossezza ed alla distanza de’ suoi objetti. La vista sembra destinata per supplire a tutti questi difetti, e puole considerarsi come una [239] specie di Tatto più delicato, e più esteso, che si spande sopra una infinità de’ corpi, che abbraccia le più vaste figure, e che giugne in qualsivoglia parte più lontana dell’universo.

La vista è quella, che principalmente somministra le idee alla immaginazione, o alla fantasia, pigliandola io quì nel medesimo senso; di maniera che, per i piaceri della immaginazione intendo quelli, che vengono dagli objetti visibili; o stiano attualmente sotto gli occhi, o si raccolgano dalla già concepute idee de’ quadri, delle statue, delle descrizioni, o da ogn’altra cosa di questa natura. È vero, che non possiamo avere nella fantasia veruna immagine, che non vi sia prima entrata per gli occhi; ma da che tali immagini vi sono una volta ammesse, stà in nostro potere il rattenerle, il cambiarle, ed il communicare loro tutte le varietà della pittura, e della prospettiva, che sono più gradite alla immaginazione. Così in virtù di questa facoltà un uomo immerso anche dentro fossa profonda, puole divertirsi colle più magnifiche Scene, e co’ più vaghi paesi, possano ritrovarsi in tutto il recinto della natura.

Vi sono poche parole nell’Italiano, che abbino che abbino (sic!) senso più vago, e indeterminato di questa Fantasia ed Immaginazione. Perciò, risoluto diservirmene nel filo delle mie seguenti Lezioni, ho creduto, a proposito, fissarne [240] la idea affinche i miei Leggitori possano bene concepire il sogetto di cui tratto. Li prego dunque arricordarsi, che per i piaceri della Immaginazione intendo quelli, che hanno la origine dalla vista, questi li distinguerò in due sorte: Primitivi, quelli, cioè, che vengono dagli objetti immediati attualmente presenti a’ nostri occhi. Ed in Derivati, quelli, cioè, che nascono dalle idee degli objetti visibili, ma assenti, raccolti nella memori, sopra de’ quali ne formiamo anche de’nuovi.

Li piaceri della Immaginazione, pigliati in tutta la loro estesa, non sono si grossolani, come quelli de’ sensi, nè si raffinati come quelli dell’Intelletto. Non è da mettersi in dubbio, che gli ultimi non sieno preferibili, come fondati sù qualche nuova cognizione giunta alla mente; ma bisogna confessare che quelli della immaginazione sono vivi, e dilettevoli al pari, e forse più degli altri: una bella prospettiva rallegra l’animo quanto una dimostrazione ed una descrizione in Omero ha dilettati più Leggitori di quello abbi fatto un capo di Aristotile. I piaceri della Immaginazione hanno pure quest’avvantaggio sopra quelli dell’Intelletto, che si ritrovano più pronti, e riescono più facili da ottenersi. Basta aprire gli occhi, e comparisce la Scena. I colori si dipingono sopra la immaginazione, senza che l’in-[241]telletto di chi li rimira vi ponga quasi attenzione veruna. Restiamo all’improvviso sorpresi dalla simetria, e dalla beltà d’un oggetto, senza sapere come succeda da una tale sorpresa, o senza penetrarne la vera cagione.

Una polita, e ben educata persona riceve una infinità di piaceri, che non sanno gustarsi dal volgo: puole divertirsi con un quadro, e formarsi d’una statua una gradita compagna una descrizione lo refrigera: ed è sovente soddisfatto nel vedere i campi, e prati forse più di quelli, che li possiede. Acquista perciò una specie di proprietà sopra tutto ciò ch’egli vede, ed obbliga i deserti, le Rupi, ed i luoghi più incolti della natura a somministrargli piaceri. Di maniera che vede, per così dire in altra figura il mondo, e vi scuopre una infinità di vaghezze, che si nascondono alla maggior parte degli uomini.

È vero: che se ne danno molto pochi, i quali sappino essere oziosi, ed innocenti, o che sentano gusto ne’ piaceri: che non sono colpevoli; non si pigliano divertimento, che non costi caro a qualche virtù ed il primo passo, che fanno all’escire da loro affari, gl’immerge, o nella pazzia, o nel vizio. Dovremmo, per tanto, procurare di dare tutta la estesa possibile agl’innocenti piaceri, affine di potervisi trattenere, con sicurezza, e ritrovarvi una [242] soddisfazione di cui un uomo da bene non potesse arrossirsi: Di tal’ordine sono i piaceri della immaginazione. Non ricercano tanto affanno quanto le nostre più seria facende, nè tollerano che l’animo cada in quella trascuratezza, ed in quell’abbandono, che sogliono accompagnare i nostri grossolani, e sensuali piaceri; ma tengono le facoltà in esercizio, e tolgono loro l’abbandonarsi all’ozio, o all’accidia, senza che ne riportino mbarazzo (sic!) di sorte, o ne provino veruina stanchezza.

Potrei quì aggiugnere, che i piaceri della immaginazione contribuiscono alla sanità più di quelli dell’intelletto, che non si ottengono se non con lunga meditazione, o io radoppiati sforzi del nostro cervello. Le graziose Scene, che l’universo, la pittura, o la Poesia ci somministrano, hanno una dolce influenza ugualmente, e sopra l’animo, e sopra il corpo, non solamente servono a purgare la immaginazione, ma eziandio a bandire il tedio, e la malinconia, ed a communicare un moto regolare, e salutevole agli spiriti animali. Questa Lezione serva di preliminare, ed à fissare la idea circa i piaceri della immaginazione, che ho risoluto di profondare: esporrò alcuni motivi che debbono impegnare i miei Leggitori ad abbracciarli; ed esaminerò, nel seguente, le varie sorgenti, dalle quali traggono la loro origine. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1