Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CXCIX", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.4\199 (1728), S. 46-51, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4539 [aufgerufen am: ].


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Lezione cxcxi. (sic!)

A quelli che condiscono le Conversazioni di maledicenze.

Zitat/Motto► Invidiam placare paras, virtute relicta?

Hor. L. II. sat. III. 13 ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

È qualche tempo, che non vi lasciate vedere nelle nostre adunanze, onde temo siate all’oscuro di ciò, che passa in questa parte del bel mondo, dove si crede, a giusto titolo, se mi è [47] lecito il dirlo, vi abitino le persone più polite della Città. Sappiate, il oltre, che le relazioni ingiuriose mi sconcertano; che sono dichiarata nemica di tutto ciò che porta il nome di maldicenza, e che riguardo questo diffetto, come la più indegna viltà, di cui le persone civili possano rendersi colpevoli. Con tutto ciò, non vi è quasi Conversazione, dove non si laceri il terzo, ed il quarto, subito che s’intraprende a lodarne qualcuno. Il merito sia dello spirito, o della beltà, non è altro che il favore d’un picciolo numero di persone da niente, nè vi si puole arrivare quando non si possegga o l’uno, o l’altra. Hanno in mira di far consistere tutto il bene e tutto il male nelle relazioni, nelle calunnie, e nelle impertinenze, che si dicono all’orecchio, o a quello di tutto il mondo, e pretendono eglino stessi, d’esserne i principali Regolatori. Cosi viene denigrata la riputazione delle più innocenti Creature, da che compariscono alla Città: basta che una Giovane meriti la stima, e l’ammirazione delle persone oneste, per essere l’obietto dell’invidia, e dell’odio di codesti spiriti maligni. Questa abbominevole usanza di sopprimere, o d’indebolire tutto ciò, che è degno de’ nostri elogj, non è meno ordinaria trà gli uomini, che trà le Donne. Se posso arricordarmi ciò che passò hieri sera in [48] una visita, vedrete, che i due sessi sono ugualmente portati a dir male, ed a calunniare collo stesso furore.

Ebene 4► Exemplum► Il Conte Giarnacco si portò dalla Signora marchesa Leggera verso le due della notte. Sarebbe inutile il descrivervi il Circolo, che vi si formò, mentre sapete ciò che ivi si usa.

Vi dirò solamente, che quel Cavalliere, preceduto da uno staffiere assai lesto, con due candele in mano, e co suoi capelli sotto la beretta, che sempre tenne fino che furono accese tutte le Bugie, ed incominciata la cerimonia; vi farò sapere dissi, che quel Cavalliere, il quale è di umore assai piacevole vi entro cantando, a voce bassa, un’arietta amorosa, che ora non mi sovviene: e lasciata questa subito aggionse: Ebene 5► Dialog► È una intollerabile disgrazia, che non si possa andare a visitare gli amici con sicurezza. E che questi Assassini sieno sempre in campagna! Che taglio! che mina! che occhiata non mi ha ella datta in passando colla sua Carozza vicino a me. . ? La Marchesa subito l’interuppe: Chi è questa Bella vi priego? . . . . Ella, è senza dubbio, Signora soggionge un'altra, quella Creatura, di cui poco fà vi parlavo. Quella, di cui parlavate, ripiglia il Conte; sospirarei d’essere venuto a tempo per avere la sorte di udirvi, mentre tutta la mia Eloquenza non saprebbe esprimere chi ella è. Ma se un taglio avvantaggioso; un aria modesta; un pudore inno- [49] cente, e la bramma di attraersi le occhiate di tutto il mondo, frà lo splendore di centomilla vezzi . . .Oh’ oh’ Conte esclamò tutta l’addunanza e la Contessa Otina, riconosciuta come vera Prudente, ripigliò subito, che credea sapere, di chi il Conte volea parlare, e che avea ragione d’insinuare qualmente ella cercava di attraersi gli occhi di tutto il mondo. Indi rivoltandosi alla sua vicina: Ella è, prosegui, la più mal’allevata Creatura, che abbiate, a vostri giorni veduta. Per quanto le ritrovate, Signora mal’allevata, soggionse un'altra, se le fà gran’ torto a crederla tanta novizia quanto apparisce. La settimana passata fù, tutta la notte, ad una Festa di Ballo.

Il Sig. Conte sà s’ebbe la fortuna di accompagnarla a Casa. Ma . . . ◀Dialog ◀Ebene 5 Ciascuna Dama dell’Adunanza diè, allora, qualche eccezione a tutte le grazie, ed a tutti i vantaggi, che le veniano dal Conte attribuiti; si che, abbattuto da tutte le parti, si vide forzato a rilasciare la presa, ed abbandonare, tutta intera, la sua bella a loro straci. Finalmente m’accorsi, alla mina del Conte ed all’aria, con cui si strignea nelle spalle, che girava nella sua mente tutti que’ colpi di lingua, e che bramava di meco rinovare l’affare; ma io il lasciai cadere, e lodai subito certo Cavalliere, a me noto, dicendo, ch’egli è d’una graziosa Conversazione, unita [50] ad aria nobile, ad una dolce modestia, ad un singolare valore, e ad uno straordinario candore. Il Conte che è di umore Donnesco tollerò pazientemente che io lodassi lo spirito, el cuore del Cavaliere, ma quando venni alla di lei buonamina, non potè contenersi. Accordò, ch’egli era una Persona onesta, e che non era uno sciocco, ma che fosse un Cavaliere ben fatto, non si seppe ad derire dicendomi che lo scusassi, se non era del mio parere: fù quest’unico fondamento, ci diè la genealogia dall’onorato sogetto, ci palesò in quale maniera avesse acquistata buon parte delle sue facoltà delle quali n’era obbligato ad un mattrimonio; e dopo tutto, non vedea niente in lui che non avesse dell’ordinario, e quanto all’animo e quanto alla Educazione. ◀Exemplum ◀Ebene 4 Cosi, mio Sig. la maldicenza regna nel mondo. Per me temo che le cattive lingue a segno, che ho priegato tutti quelli, che hanno dell’amore verso la mia persona, a mai lodarmi; avvegnache i loro eloggj non servirebbono, che a suscitare lo scrutinio de’ miei difetti; godo più d’essere sconosciuta, che di brillare con le qualità, che mi verrebbero disputate. Non dubito pure, non vi siano milliaja di Giovani, che potrebbono essere di ornamento alla Società, ne ardiscano studiare le maniere polite sul timore di vedersi fatto [51] lo scopo della maldicenza. Passano la loro vita in una rusticità vergognosa, non ostanti li vantaggi, che godono, o di anima, o di corpo, o di fortuna. Questi sono mossi da un pannico timore di essere biasimati, ed i maldicenti si pigliano un maligno piacere di abbassarli. Li raccomando tutti alle vostre buone Lezioni; e se potete emmendarli, ve ne avrà infinite obbligazioni non solamente la Città, ma quantità delle nostre Dame giovani, e de nostri belli spiriti, che incominciano a mettersi in voga vi saranno tenuti della loro bellezza e della loro riputazione. Sono &c.

Giustina ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1