Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCLXXXIV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.7\384 (1730), S. 238-244, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4350 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

ccclxxxiv.

Alli Mimi.

Zitat/Motto► Is demum mihi vivere, atque frui anima videtur, qui aliquo negatio intentus, preclari facinoris aut artix bonafamam quarit.

Salust. Bell. Catil. c. 2. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► MI è sempre stata odiosa una certa specie di mostri, che ponno intitolarsi Smorfiatori. Non vi è niente di sì stommachevole, come le loro contorsioni, che scaffano, per così dire, la piu ordinata opra della natura, e la rendono del piu maestoso, il più ridicolo oggetto del mondo. Si crederebbe nel vederli, che di concerto col più crudele nemico dell’umano Genere si affaticassero a portare gli uomini [239] prima al disgusto, indi al dispregio, e finalmente all’odio di quella celeste immagine, che ambiziosi dovrebbono venerare fino all’estremo.

Ebene 3► Exemplum► Ma Scalcagnotto, un astuto di buona mina, ha ritrovato co’ suoi longhi viaggi, e coll’assidua applicazione, il segreto di rivoltare questa odiosa pratica in una lodevole arte, che puole contribuire al vantaggio, ed anche all’onore della nostra specie. La maniera con cui la esercita, non è meno oggidì utile a regolare l’esterno degli uomini, di quello sieno le Scienze per formarne l’interno.

E’ sì destro nel dare al suo corpo tutti gl’immaginabili attegiamenti, che in due ore l’ho veduto fare una infinità di Personaggi. Li rappresentava in maniera si naturale, e sì viva, che ne patirono alquanto i muscoli del mio volto, si sconcertò la mia gravità, e sui più volte sforzato a ridere.

[240] Si pose da principio a cammire con aria seria, e grave, con un guardare alle volte quieto, benche attento, alle volte composto ben che pieno d’Astuzia; ora fiero ma insinuante; ora trascurato, ma con disegno; ora maligno, e commico, ora insipido, ed assieme insidioso. Indi scosse la testa, alzò le spalle, abbassò ora un orecchio, ora l’altro; a destra, ed a sinistra, alla foggia delle Persone misteriose, che parlano sotto voce a loro. Dopo fissò in un subito le linee della fronte, e le innarcò sul politico tenore di quelli, che ascoltano cose di grande rillievo; questo galante Mimo sè tali parti con un serio, piacevole e naturale che lo pigliai per un vero moderno Politico.

Il secondo Personaggio che rappresentò fu quello d’un uomo in longa toga, che mi parve un Consigliere di stato; ma d’improviso, lasciato quell’abito grave, comparve ornato d’una scuffia, d’una mantelli-[241]na, e d’una sottana, pigliò l’aria dolce, ed altiera, e sè cento smorfiete proprie ad una Bella pervenuta allo stato di prima Direttrice circa i pubblici affari della Civetteria.

Un momento dopo si trasformò in uno di que’ spettabili vecchi, che decidono della vita, e della fortuna de’ loro compatriotti, e adempie sì bene le formalità del Tribunale, con tanta gravità, e convenienza, che il proverbio: E’ serio come un Senatore, puol’ avere tratta la origine da un uomo simile a quello, che ci dipinse. In un battere d’occhio cadde il Rubbune presso poco nella maniera, che una Ballerina di corda lascia la sottana per mostrare i Calzoni, e comparve in Giustacore rosso fatto giusta tutte le regole della nuova moda, listato d’oro sopra tutte le cuciture. Le due code della sua longa Perucca, che gli pendeano dinanzi, e gli davano un’aria grave furono con [242] molta disinvoltura gettate dietro alle spalle, e ci rappresentò al naturale uno di que’ Grilli, che chiamiamo Patroncini, o Damerini, da’ quali n’è uscita tuta la razza de’ Buffoni, Scaramuce e Trufaldini, che portano l’allegrezza in tutte le Fiere, Città, Borghi, e Ville dell’Europa.

Indi vestito d’un abito, all’Antica, e modesto, si trasformò in rigido osservatore dell’ordine, della Economia, e di tutto ciò, che è onorevole, da uomo delicato all’ultimo segno sopra la riputazione di tutte le Donne, che se gli avvicinavano, d’una gajosità sì tetra, d’un serio si affettato, e d’un capo sì duro, che parea incapace di perdere mai il cervello, con tutto ciò un poco più di un minuto il suo lungo mantello fù cambiato in una Corazza, e la sua spada vecchia in Lanza di maniera, che D. Quiziotte non è mai stato un più grotesco Originale.

La ultima Parte che fece, fu [243] quella d’un vecchio spilorcio, metaformozato all’improviso in un Paesano il piu rustico, ed il più grossolano che abbi mai veduto a miei giorni.

Quando ebbe accompiute le accennate, ed altri Parti, ed ebbe ripigliato il suo naturale, ebbimo assieme un lungo dialogo, sopra la utilità della sua Posessione. Bisogna sappiate, mi disse, Sig. Filosofo, che i quadri sono stati i miei Libri: I piu magnifichi Palaggi di Europa, ne quali vi è qualche adunanza di belle Pitture, e di Scolture sono stati le mie Librerie. Sono stato a Versalies, a Marli, alla Corte di Spagna, a Vienna, a Roma, a Venezia. Mentre non sarei mai diventato Professore di questa nuova Arte, nè in tutti i suoi differenti rami, si come i miei Discepoli non supererebbono gli altri, se non avessi scorti tutti i Paesi, che oggi fanno piu bella figura al mondo. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Io quì l’interruppi, e lo pregai svelarmi, chi fossero i Personag-[244]gi da lui rappresentati; ma si scusò col dirmi, che avea sofferte molte disgrazie, e passati pericoli della vita, appunto per avere appagata una simile curiosità. Bensì ebbe la cortesia di esibirsi a servirmi di modello, e si come non ha di che troppo esercitarsi in questi Paesi, si è impegnato a rappresentarmi tutte le pazziole, e tutti i Caratteri groteschi, che vi formigolano, acciò li possa descrivere al naturale. Ho accettata la offerta, benche mi costi cara, per l’avvantaggio del Pubblico. Mi servirò in avvenire di questa vivente Satira, per coreggere i leggeri difetti: mi ha convinto esservi certe Profiture più capaci di animare un Autore a scrivere con ingegno delle arte, e che sieduto nella mia Poltrona alla maniera di Scarrone, non solamente farò una più grotesca figura nel mio Gabinetto, ma eziando ne’ miei scritti, il che non puol essere, se non di profitto a miei Leggitori dell’uno, e dell’altro Sesso. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1