Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCLXXXIII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.7\383 (1730), S. 228-237, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4349 [aufgerufen am: ].
Ebene 1►
Lezione ccclxxxiii.
A‘ Caritatevoli, agli Umili, agl‘ Infelici, ed a‘ Felici.
Zitat/Motto► E Calo descendit; nosce te ipsum.
Juv. Sat. XI. 27. ◀Zitat/Motto
Ebene 2► NOn so vi sia niente più degno della nostra attenzione, dell’esempio d’una persona caritatevole, che compatisce gli altrui mali, ed è sempre disposta a rimediarvi. La vista d’un Cristiano, tutti i di cui passi vanno a terminare nel dare prove convincenti del suo amore disinteressato verso de’ Prossimi, e per me un regalo, che mi riempie di gioja, e m’innalza sopra tutti i roversci della Fortuna.
[229] Ebene 3► Fremdportrait► Filandro va sempre a seconda della sua buona inclinazione, e sopra tutto della virtù, che l’anima, quando fa una sì bella parte nel mondo. Le sue grandi facoltà lo pongono in istato di fare questa nobile spesa, e la sua buona ecconomia l’ajuta non poco a proseguirla. Il Povero mai implora il di lui soccorso in vano, ed il modesto non è mai da lui rigettato. Veste gli uni, e consola gli altri; protegge le Vedove, assiste gli Orfanelli; libera i prigionieri, e difende le cause degli oppressi. Come il Sole di Primavera anima tutti i vegetabili, così può dirsi, che la sua presenza rallegra il cuore di tutti gli afflitti, che si ritrovano dentro la sfera della sua caritatevole attività. La bontà del suo naturale è accompagnata da tutto ciò, che puole renderlo amabile Pratica, colla divina assistenza, quanto è più difficile nella morale, e quanto la maggior parte del mondo non possiede, che in idea. ◀Fremdportrait ◀Ebene 3
[230] La umiltà parmi sia la base di questa Divina Colonna, e questo è il solo stabile fondamento, che ne può sostenere il peso. Il nostro Salvatore ce ne ha dato il modello, e la storia della sua vita è una continua tessitura dell’uso, che ne faceva. Ma il mondo è sì poco disposto a seguire il suo esempio, che tratta la umiltà da bassezza di animo, e gli umili da deboli, e vili talenti. Non si viene a questa falsa idea, se non per mancanza di riflessione, o perche non si conosce il giusto valore delle cose. I rei piaceri accecano a tal sesegno il cuore, che non ha più gusto i veri, e soli degni di stima. Vi è alcuno che si sia abbandonato a primi, e possa dire di non averne mai sentito rimorso di sorte? Se si libera da questo, non lo fa che a poco a poco, ed alla lunga, col tummulto delle passioni coll’imbarazzo degli affari, e colla varietà degli obietti mondani, che lo distraggono; E pure non ne con-[231]seguisce l’intento, l’Angiolo custode gli apre gli occhi, e se bene non si risveglia col pentimento, allora si risveglia il verme, che gli rode il cuore, allora vede, forse troppo tardo, la vergogna, e’l disordine della vita passata.
Sì dolorose riflessioni sono una sequela naturale della Superbia, quando l’umiltà ne produce delle consolatorie. Tutto ciò, che l’attornia le piace, ella non è intestata del proprio merito, nè rimane avvelenata dall’ingiurie. Capace di riflettere, ed illuminata da Dio, che l’ama, vede le cose, quali veramente sono, e sente, che la virtù non ci viene raccomandata se non per nostro vantaggio, anche in questa vita. Non vi è, che l’innattenzione, le oziosità, e la ignoranza, che ce ne possano dare altra idea. In fatti non vi è cosa, che più contribuisca al nostro onore, del regolare le nostre passioni; del rendere buoni ufficj a’ nostri prossimi; del to-[232]lerare con pazienza i nostri mali; dell’essere giusto, ed intero nel commercio della vita civile; del praticare in somma tutti i doveri del Cristianesimo. E’ una meravigliosa ricetta per la Sanità la contentezza dell’animo, ed anche per conservarsi longamente in vita. All’opposto chi non vede, che l’abbandonarsi a’ Vizj ci attrae una folla d’imbarazzi, e di malanni, i quali si succedono gli uni agli altri, fino che ci diventa insopportabile il loro peso? Chi non vede, che la Crapola, e l’Ubbriachezza cagionano malattie, querele, odj, vendette, e sovente anche la Povertà, fino che il corpo infermo, e lo spirito anche più debole, ci rendono intollerabili a noi medesimi, ed agli altri.
Un Autore, che fa molte riflessioni sopra la miseria umana, ci dice, che il tumulto degli affari, e la varietà de’ piaceri, ne’ quali c’impegnamo non tendono, che ad occultare a noi medesimi [233] la nostra mortalità, e la nostra miseria. Aggiogne, non esservi, che un solo mezzo per rendere l’uomo sopportabile a se stesso. Ecco in quale maniera si esprime:
Ebene 3► Zitat/Motto► „Io non parlo, dice, se non di quelli, che si considerano senza alcuna mira di Religione. E’ vero che frà le meraviglie della Religione Cristiana, vi è quella di raconciliare l’uomo con se medesimo, riconciliandolo con Dio. Di rendergli soportabile la vista di se medesimo; e di fare che la solitudine, ed il riposo sia più gradevole a molti di quello sia l’aggitazione, ed il commercio degli uomini. Così rattenendo l’uomo in se medesimo, non fa ella tutti questi meravigliosi effetti; portandolo indi fino a Dio, e mantenendolo nel sentimento delle sue miserie, colla speranza di un altra vita, che non lo dee liberare per sempre?
Da questo nasce, aggiugne, [234] che tante persone si compiaciono del Giuoco, della Caccia, e d’altri divertimenti, che occupano tutta la loro anima. Non già che in fatti vi sia della felicità in ciò, che si puole acquistare col giuoco, nè che s’immagini, che la vera Beatitudine consista nel danaro, che si può guadagnare nel giuoco, o nella Lepre, che s’inseguisce; non si accetterebbe quando venisse offerta. Non è l’uso pacifico, e molle, che ci lasci pensare alla nostra infelice condizione, quello che si ricerca egli è il rumore, che ci distolga dal pensarvi.
Così li Divertimenti, che formano la delizia degli uomini, non solamente riescono vili e bassi, sono eziandio falsi, ed ingannevoli; hanno cioè per oggetto de’ Fantasmi, e delle illusioni, che sarebbono incapaci di occupare il cuore dell’uomo se non avesse perduto il gusto [235] del vero bene, e se ne fosse ripieno di bassezza, di vanità, di leggerezza, di superbia, e di altri innumerabili vizi. Non solamente non ci sollievano nelle nostre miserie, ci cagiona una più reale, e più effettiva miseria. Questo è quello, che principalmente c’impedisce il pensare a noi, e ci fa perdere insensibilmente il tempo. Senza di queso saremmo annojati, e tale noja ci portebbe a ricercare qualche più sicuro mezzo d’escirne. Ma i divertimenti c’ingannano, e ci fanno giugnere incensibilmente alla morte.
Non avendo gli uomini possuto rimediare alla morte, alla miseria ed alla ignoranza, hanno pensato per vivere felici di non punto pensarvi. E questo è il tutto, che hanno saputo inventare per consolarsi in tanti mali. Ma è un’assai miserabile consolazione; tende non risanare il male, ma a sempli-[236]cemente nasconderlo per qualche poco di tempo; e nascondendolo, fa che non si pensi a veramente guarirlo. Così per via d’uno strano roversciamento della natura nel uomo si ritrova, che la noja reputata il di lui più sensibile male, è in qualche maniera il suo più utile bene, mentre più d’ogn’altra cosa puole contribuire a fargli ricercare il vero mezzo per risanarsi; e convincerlo, che i divertimenti da lui riguardasi, come il suo bene maggiore sono in fatti il suo male peggiore, allontanandolo più d’ogn altra cosa dal ricercare le medicine a suoi mali. Tanto il divertimento quanto la noja sono ammirabili prove della miseria, e della coruttela dell’uomo, ed allo stesso tempo della sua grandezza. L’uomo non s’infastidisce di tutto, ne cerca tante occupazioni, se non perche ha la idea della sua perduta [237] felicità; e non ritrovandola in se, la cerca innutilmente nell’altro cose esterne, senza potersi mai contentare, mentre non si ritrova, nè dentro di noi, nè dentro le Creature, ma solamente in Dio.” ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1