Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCLXXVI", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.7\376 (1730), S. NaN-171, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4342 [aufgerufen am: ].
Ebene 1►
Lezione ccclxxvi.
A quelli, che amano la proprietà, e la politezza.
Zitat/Motto► Simplex munditiis.
Hor. L. I. Od. V. 5. ◀Zitat/Motto
Ebene 2► Ebene 3► Allgemeine Erzählung► SOno pochi giorni, che obbligato a portarmi alcune miglia lontano dalla Città, in una Carrozza di vettura, ebbi la compagnia d’un molto succido signoretto, con una Giovane vestita con molto semplice proprietà. Siccome allora non ero di umore per ciaccolare, mi posi sul di dietro, col dissegno di esaminarli ammendue, e farne il soggetto d’una mia Speculazione. Ebene 4► Fremdportrait► Le loro differenti figure bastavano ad attrar-[165]re la mia attenzione. Il Signoretto portava un abito, il di cui fondo pareva nero, come scuoprii da certi piccioli intervalli, che si erano sottratti dalla polvere incorporata, con tutto il rimanente dell’Abito. La sua Perucca, che pareva di gran prezzo, gli fluttuava assai con trascuratezza sopra le Spalle, ed avreste detto, al vederla, che non era stata, da due, ò tre anni pettinata. Tutta la sua biancheria, e la sua sotto marsina, erano coperte di Tabacco, dall’alto fino al basso. Dall’altra parte la Giovane compariva con tutto il lustro della proprietà. Il di lei volto ovale, ed un colore assai unito, circondato da una picciola conciatura a minute crespe, della più fina Cambrada, traeva un grande vantaggio dalla ombra, che vi cagionava una Scuffia di nero Cendale, come pure la bianchezza delle sue braccia era rilevata dal modesto colore dell’Abito. La simplicità dell’ornamento si accordava benissi-[166]mo, con quella del suo discorso, e tutto questo mi suggerì della stima per la di lei innocenza. ◀Fremdportrait ◀Ebene 4 ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3
Questa opposizione mi suggerà il motivo di riflettere alla Proprietà, di rimirarla come una mezza Virtù, della quale ci parla Aristotile, e di considerarla fatto tre differenti pensieri. Come un argomento di Politezza, come un incentivo all’Amore, e come un segno, che palesa la mondezza del cuore.
Dico in primo luogo, ch’ella è un argomento di politezza. Tutto il mondo fa, che una Persona, priva di tale ornamento, non puole comparire nelle Compagnie, senza offenderle. Quanto più uno è a suo aggio, e ricco, tanto è più impegnato a questo dovere. I Popoli del mondo si sono tanto distinti colle loro proprietà, quanto colle Arti, e colle Scienze.
Quanto più una Nazione si è incivilita, ha tanto più riguardo a questa parte della Politezza. Ba-[167]sta confrontare una Donna di certi Paesi incolti, colle nostre gallanti, e polite Italiane, per sentire la verità, che avvanzo.
Si puo dire, in secondo luogo, che la Proprietà è la nodrice dell’Amore. E’ vero, che la Bellezza d’ordinario, produce questa passione, ma la Proprietà la mantiene, e la conserva. Una Giovane di assai mediocre fattezze, che sempre, con proprietà, si adorna, rileva più cuori d’una altra, che sia disadata, benche di esquisita beltà. Fino la vecchiezza ha qualche cosa di amabile, quando sia accompagnata da un fare proprio, e polito. Un Metallo netto, e lustro, benche di lega inferiore, piace più all’occhio d’una lega arruginita, benche più fina.
Potrei aggiugnere, che se la proprietà ci rende gradita agli altri, ci fa commodi a noi stessi; che’ ella è un preservativo eccellente della sanità, e che molti vizj [168] perniciosi all’anima, ed al corpo, non regnerebbono con un tale abito contrario alla loro natura. Ma abbandono queste riflessioni all’aggio de’ miei Leggitori, per osservare in terzo luogo, che tiene una grana analogia colla purità de’costumi, e che eccita in noi delle nobili passioni, e de’ sentimenti onesti.
La sperienza c’insegna, che la forza dell’uso ci famigliariza co’ più attroci delitti, e ne dimminuisce l’orrore. Tutto all’opposto, gli assuefatti al bene, subito fuggono quanto li puole offendere. Corre, presso poco, di noi al proposito, come delle nostre idee. I nostri sensi, che sono i Canali, per i quali vengono tutte le immagini portare alla mente, non vi ponno trasmettere se non le impressioni di quelli obbietti, che per lo più, ci attorniano. Se questi sono proprj, e modesti in se medesimi, ci suggeriscono proporzionati i pensieri. [169] Frà gli Orientali, dove l’ardore del Clima rende la proprietà più necessaria, che ne’ freddi Paesi; questa fa buona parte della loro Religione. La Giudaica Legge, come pure la Maometana, che in qualche parte tra esse convengono, esigono quantità di abbluzioni, di purificazioni, di Bagni, e d’altre simili cerimonie. Ma oltre le ragioni fisiche, che si adducono, non vi è dubbio, che il fine principale di tali abbluzioni, non tenda a significarsi la purità interna del cuore. Veggiamo nel Deuteronomio molti precetti in conferma di questa verità. Dicono alcuni, che tali cerimonie furono istituite per necessità colà nel Deserto, che altramente non sarebbe stato abbitabile per tanti anni continui; ma questa interpretazione non ha fondamento.
E per non dare luogo alle ora supestiziose [sic.] cerimonie delle accennate Leggi, e particolarmente della Maomettana, sempre inganna-[170]trice, e falsa anche nel suo principio; Metatextualität► terminerò questo Assaggio con uno storico tratto, ò vogliamo dire, con un Racconto, appunto Maomettano, da me letto in alcune Relazioni delle loro supestiziose usanze. ◀Metatextualität
Ebene 3► Exemplum► “Un giorno di buon mattino, un Dervich, assai celebre per la santità della sua vita, ebbe la disgrazia di lasciar cadere una Tazza di Cristallo, consegrata al Profeta, che si ruppe in mille pezzi. Subito dopo, entrò nella stanza il di lui Figlio; e quando il buon uomo stendeva le mani, per dargli, giusta il lodevole costume, la sua benedizione, il Giovane corse, cadde sulla porta, e si ruppe un braccio. Mentre il Vecchio, tutto spaventato, meditava sopra queste disgrazie, venne a passare una Caravana, che ritornava dalla Mecca. Vi accorse, per chiedere la benedizione a quella truppa beata; Ma [171] ambizioso di accarezzare uno de’ Santi Cameli, ne ricevette una calzata, che lo storpiò crudelmente. Si raddoppiarono in lui l’afflizione, e la sorpresa, fino a tanto che si ricordò, che, ò per inavertenza, ò per fretta, era escito di Casa, senza prima lavarsi le mani. ◀Exemplum ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1
