Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCLXX", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.7\370 (1730), S. 118-124, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4336 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccclxx.

Alle Vedove, così da giuoco.

Zitat/Motto► Sed mihi vel tellus optem prius imadehiscat;
Vel Pater omnipotens adigat me ful-
mine ad umbras,
Pallentes umbras Erebi, nostemque
profundam,
Ante pudor quàm te video, aut
tua jura resolvo.
Ille meos, primus, qui me sibi jun-
xit, amores
Abstulit: ille habeat secum, servetque sepulcro

Virg. Æn. IV. 24. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Signor Filosofo.

Potete arricordarvi, che ultimamente vi ho scritto sopra un’antica usanza ricevuta nella Signoria di Porcella ed altrove, e che vi ho parlato d’un certo diritto, che si chiama Franco bene, di cui [119] godono le Vedeve di que’ benestanti Contadini.

Vi dirò al presente, che questo diritto è fondato sopra un titolo il più litiggioso, ed il più facile a perdersi, che vi sia in que’ Paesi. Questo non è il tutto, giusta le promesse, che allora vi feci, ho io esaminati con incredibili pene diversi registri, ne’ quali si parla di questa usanza del nero Caprone. Finalmente ho ritrovate le procedure della Corte de’ diritti, che si tenne per questo consummando vi un giorno intero. Ebene 4► Exemplum► Si legge, che un Vecchio Residente, il qual’era un fino astuto, dopo una esata rigorosa ricerca de’ Titoli, in virtù de’ quali i Contadini possiedevano le loro Terre, erano quasi tutte confiscabili al Signore, per lo mancamento delle loro Vedove, e che voleva subito mettersene in possesso, ma che quelle buone Donne dimandarono perciò il beneficio del Caprone. Subito, che il Residente ebbe esaminate le loro rag-[120]gioni, differì la Corte fino alla metà di Giugno, affinche stante la longhezza de’ giorni, non mancasse il tempo per le cerimonie.

Essendosi dunque raunata la Corte in mezzo d’una grande folla di genti venute da tutte le parti per vedere la bella Fonzione; la prima, che entrò fù la vedova Learda, che era comparsa alla Cavalceta dell’anno trascorso. Il Registro osserva, che avendo ella ritrovato, che il Caprone aveva un buon andante, e che potrebbe averne, per altre volte bisogno, lo comprò dal Residente.

Venne poscia madona Friana, Vedova di G. Friano, la più grande astuta di tutta la communità. Fece da principio qualche difficoltà nel pigliare la coda del Caprone in mano; e si accorsero, che recitando i prescritti versi, ne addolciva le più emfatiche parole, mentre in vece di Crincum Crancum, diceva, Clincum, Clancum. Ma il Residente ebbe cura di far-[121]la parlare chiaro, prima di restituirle le Terre.

La terza Vedova, che soggiacque a questa infame comparsa, salita sopra un Caprone vizioso, ebbe la disgrazia d’essere gettata per terra, e credette subito d’essere dispensata dal rimanente della Cerimonia; Ma il Residente, ben istruito nella Legge, osservò saggiamente, che quando la corda d’un Appiccato viene a rompersi, questo non impedisce la esecuzione della Giustizia contro il Reo.

La quarta Donna specificata nel Registro era la Vedova di Biecco famosa Civetta, che dopo avere tenuti sospesi dieci, ò dodici Giovani vigorosi per lo spazio di due anni, e date prove del suo favore al suo Gianno Carettiere, fu introdotta allo strepito de’ clamori di tutti quelli, che l’avevano amata, e che vennero a corteggiarla.

Zibellina vestita col suo Lutto, il quale compariva molto proprio, e tutto nuovo, dello stesso colore [122] col suo bizarro Palafreno, se una decentissima figura in così riguardevole giorno.

Un altra, ch’era stata citata a comparire, venne scusata dal Residente, il quale sapeva, che il Signore del Feudo l’aveva doppiamente qualificata, e posta in istato di presentarsi, a cavalozzo sopra il nero Caprone.

Surasina, la quale non aveva che opporre alla Citazione, si scusò per essere Grossa; ma si disse, che aveva portata anche l’anno precedente la medesima scusa. Ed il Residente considerò, che potrebbe sempre aggiustarsi in maniera i flauti, di non essere mai in istato di soddisfare a’ diritti della Signoria.

La Vedova Fretilla fece istanza dinanzi alla Corte, che ella non aveva fatto niente dopo la morte di suo marito che sempre on facesse anche prima, quando era vivo; e priegò il Residente a considerare il caso della sua propria [123] Moglie se venisse a morire prima di lei.

Quella, che venne dopo era di una corpulenza enorme, per cui voleva esentarsi dalla cerimonia sotto pretesto, che non vi farebbe stato Caprone abbastanza forte per sostenerla. Così il Residente commutò la pena, ò più tosto la Cavalcatura, e determinò, che farebbe la sua entrata sopra un nero Toro.

La Vedova Maccarina, che aveva sempre mantenuta la riputazione di virtuosissima Donna, appena ebbe cacciata, con un trasporto, di Casa la sua Vecchia serva, che questa vendicativa Creatura, la fè salire più volte lo stesso giorno sopra il nero Caprone.

Molte Vedove del Vicinato, citate per soggiacere all’esame, ferono vedere, che non appartenevano a quella Signoria, sì che furono licenziate.

Una bella, e giovane Creatura, che terminava la fila della Caval-[124]cata, entrò con aria sì vezzosa, che il Residente ne parve toccato; e la sposò, un mese dopo la morte di sua Moglie.

La Signora Rugnona, comparve in virtù della citazione, ma non rimase in niente aggravata, essendo sempre vissuta con irreprensibile onestà dopo la morte di suo Marito, dal quale fu lasciata Vedova in età di sessantanove anni. ◀Exemplum ◀Ebene 4

Sono & c. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1