Zitiervorschlag: Gasparo Gozzi (Hrsg.): "N. 70", in: La Gazzetta Veneta, Vol.1\070 (1760-10-04), ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fabris, Angela / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3680 [aufgerufen am: ].
Ebene 1►
N.° 70.
Sabbato, addí 4 Ottobre 1760.
Che contiene
Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.
Ebene 2► Ebene 3► Allgemeine Erzählung► Il Martedì 23. dello scaduto Settembre discendeva per l’Adige una Barca carica di Truppe, con li cassoni dell’argenteria, e con quegli Ufficiali di Cucina, che aveano servito in Castel Nuovo al passaggio della Sposa Reale Madama Isabella. Accostandosi alla Fortezza la Barca, si cominciò a dare negli strumenti da fiato, e far segno dell’avvicinamento di quella. Per la qual cosa tratte al romore quante Persone erano in sulla piazza, corsero sul Ponte Levatojo, che appunto veniva innalzato per dar passaggio alla Barca, e tutte in calca, s’appoggiarono alle sbarre d’esso Ponte; le quali non potendo sostenere il gravissimo peso di tante genti, sì d’improvviso si crollarono, e scommessero, che cadettero rovinosamente, e con esse sconficcandosi e alzandosi le tavole della sponda, i cui chiodi mal si tenevano forse in qualche non veduto vecchiume di legni, si rovesciarono con quanti v’erano sopra. Videsi in un tratto molte di quelle infelici Persone, parte cadute nel fiume, e parte rimase a’chiodi penzoloni appiccate, chi in mezzo all’acqua appeso, o attenentesi alle travi, e chi alle tavole; ma la maggior parte miseramente si trovò involta fra l’onde della corrente. Spiccaronsi incontanente dalla riva quattro battelli per andare al soccorso degl’infelici, e tredici ne ricolsero dall’acqua; ma dicesi, che fu veduta una gran parte de’caduti, i quali insieme erano abbracciati, in un gran ruotolo insieme sprofondarsi senza riparo, che se disuniti fossero stati, alcuno se ne sarebbe salvato. Fu notata la mirabile prontezza, e forza di corpo, e d’animo d’un Uomo caduto con gli altri, il quale nuotò alla riva, e preso incontamente un battello accorse ad ajutare que’miseri, che s’annegavano. E oltre a ciò fu veduto un fedelissimo cane piombato anch’esso in acqua dal Ponte, che smaniava, e fiutava nuotando, in traccia del Padrone, e trovata una fanciulletta, presela co’denti alle gonnelle, e la trasse in salvo alla riva.
L’Eccellentiss. Signor Provveditore, ch’era sulla Ringhiera, accorse sul Ponte, e con le sue esortazioni, e promesse, diede animo agli Uomini de’battelli, per la pronta assistenza; mostrando veramente una paterna premura.
Eravi un certo uomo cognominato Arlotto, nome che gli si conviene per lo corpo suo grande, e grosso come una botte, il quale, dopo d’essere stato lungo tempo penzoloni gridando, venne finalmente liberato.
Fu per le vesti attaccato alle rovine trovato un Servitore, che avea tutto il capo pieno di ferite, sicchè si può credere accoppato, e annegato insieme. Si videro varii cappelli, ed uno zendale andare a seconda.
Dopo questa tragica scena sul Ponte, fu lagrimevole non meno quella degli Abitanti della Fortezza. Le Madri cercavano i Figliuoli, le Spose i Mariti, chi il Fratello, chi il Padre, poichè non si sapea, nè ancora si sa, quali o quanti fossero gli sfortunati, che quivi perirono. La sera alcuno fu consolato, altri dolente; perchè chi era alla Campagna, o alla Caccia ritornò indietro; e infine le Persone mancate nella Fortezza furono 17. e per lo meno si credono essere altrettanti delle Ville vicine. Rimasero diversi giorni sullo Stallo i Cavalli d’alcuni Forestieri, i quali si dice essersi annegati con molto danaro; e finalmente si può dire che una semplice curiosità costò grandemente cara a molte Famiglie. ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3
Paolo Colombani a’Nobili Veneti Leggitori di questo Foglio.
Senza nessuna colpa nè saputa mia, anzi con mio gran dispiacere, e con molta mortificazione dell’animo mio, fu ne’passati giorni dispensato un Manifesto per Lettere, che venivano da Parma. Contenevasi in esso le regole per l’associazione d’un nuovo Mercurio, che viene colà pubblicato. È qualche tempo, che lo Stampatore d’esso Mercurio, mi fece scrivere per interposta persona, s’io applicava a farne venire alquante copie in Venezia; ma la risposta mia tenne la facenda sospesa, non senza però qualche ringraziamento rivolto ad esso Librajo, della buona fede, ch’egli avea posta in me, e della cortesia, ch’egli m’usava. Di là a due Settimane in circa fioccarono in Venezia lettere co’Manifesti inclusi, ne’quali raso via il nome dello Stampatore Parmigiano, era stato in iscambio posto il mio, e quasi tutte furono dirette a’Nomi di Nobili Veneziani. Io ne sentii un vivo rincrescimento, perchè si giudicava, ch’io mi fossi preso una soverchia libertà con personaggi, che meritano il più profondo rispetto da un mio pari. Ma non sapendo come scusarmi, perchè non vedeva donde la faccenda derivasse, stetti tacito, e quieto fino a tanto, che per mie ricerche intesi, essersi il Librajo Parmigiano provveduto d’un Libro d’Oro, e quindi aver egli tratti di suo pensiero tutti que’rispettabili Nomi, a’quali inviò per la Posta le Lettere col Manifesto. Ora, ch’io lo so, so palese il case, qual esso è accaduto, assicurando tutti que’Nobili personaggi, che hanno ricevuto le dette Lettere, che in ciò non ho veruna colpa, e chiedendo loro umilmente perdono di quel dispiacere, che può loro aver dato il mio solo nome, adoperato da altrui, accerto, che il detto Mercurio non verrà mai nelle mie mani. Spero che la mia giustificazione sarà riconosciuta veridica, da que’Nobili personaggi, i quali hanno ricevute le Lettere.
C’è un detto quasi per provverbio, che tanto dura a lungo il dolore del marito morto quanto una doglia nel gombito, ch’è quanto chi dicesse, è acuto dolor, ma svanisse di subito. Quanto è a me credo, che il provverbio non sia vero, ma prolunghi il tempo più del bisogno. Io ho vedute alcune femmine, mentre che il marito tirava i calci, a ridere co’più intrinseci di casa, e quando sopraggiungeva alcuno a fare un altro viso, e quel, ch’è più a spremere qualche lagrimetta fra i peluzzi delle palpebre, e ad avere tutti gli atti d’una persona dolente, come chi dicesse una maschera. Morto il compagno, mi toccò d’udire fra le strida, ordinare al Sarto un vestito nero, e ricordarsi fra lagrima, e lagrima delle pieghe, delle maniche, e d’ogni altro artifizio d’esso vestito; e vidi scegliere fra i sospiri, e gli omei, con la maggior diligenza del mondo cordelline, e fiorellini neri, per far onore alla memoria del defunto. Udii stridere, e affacciarsi allo Specchio, piangere, e gridare alla fantesca, perchè non appuntava uno spillo con buon garbo, e finalmente guardare in modo, che un’occhiata significasse affetto al defunto, e ad un altro vivo ad un tempo. Metatextualität► Io non dico tutto ciò, perchè voglia biasimare le femmine; ma per dimostrare all’incontro, che sono buone Filosofesse, e che sanno pigliare il mondo pel verso, e non disperarsi de’casi, che avvengono. ◀Metatextualität Gli uomini non possono durar sempre, e se siamo nati per correre alla fine, perchè s’ha a disperarsi, che sia accaduto quel che dovea, e quello, che si sapea tanto prima? Ebene 3► Allgemeine Erzählung► Pochi giorni fa nella Contrada di Santo Appollinare s’infermò gravemente un Legnajuolo d’ottantadue anni; avea questi la moglie sua d’ottanta quattro, e un figliuolo di quaranta in circa. La malattia aggiunta agli anni divenne sempre peggiore; e fu osservato da’circostanti, che la Donna sua non si rammaricava punto, ma raccontava di tempo in tempo in qual giorno s’era maritata, quanti figliuoli avea partoriti; e molte cose diceva del dì delle sue nozze, e si ringalluzzava, e ricreava la sua narrazione con qualche risolino, che le usciva dalle gengìe, e non da’denti, come può pensare ognuno. Finalmente il marito si rimase sfidato da’Medici, e nelle mani d’un buon Religioso, il quale uscito la mattina fuori della Stanza, ritrovò la vecchierella, che sedea di fuori, la quale gli domandò quello, che fosse avvenuto. Il Religioso con un amorevole preambolo incominciò a dirle, che le cose di quà sono caduche, e fragili, e che in esse non si dee stabilire il suo cuore; e altre siffatte cose buone e belle, dietro alle quali conchiuse, che il marito suo era spirato in quel punto. Di che la femmina, non cambiando punto la faccia da quel ch’era prima gli disse: che i proemii erano inutili seco, e ch’ella sapea benissimo le cose del mondo essere ombra, e vento; e che quanto era accaduto al marito prima, sarebbe potuto accadere a lei, sicch’ella era già confortata da sè medesima. Si maravigliava grandemente il Religioso nell’udire tanta fortezza, e fra sè avea gran voglia di scoprirne l’origine. Intanto il figliuolo, che udita avea l’amara novella, piangea da un altro lato amaramente, e dolevasi con singhiozzi della morte del Padre. Per la qual cosa la Madre andatagli a’versi, incominciò a rinfacciarlo del suo soverchio dolore, e a ricordargli, che non dovea punto disperarsi, ma darsi animo, e pensare, che se ad alcuno toccava il dolersi di tal morte, toccava a lei. Vedi, diceva ella, e cominciò a piangere, che le lagrime le cadevano a quattro a quattro; il Padre tuo m’ha lasciata grossa di quattro mesi, sicch’io non posso rimaritarmi, perch’io non troverei uomo, che mi volesse a casa sua, con questo tuo fratellino nel ventre, e così dicendo la cadde svenuta per l’amarezza del dolore. Il Religioso, e il figliuolo le furono intorno con molti aiuti, tanto, che la rinvenne; ma sempre con questo farnetico nel capo; onde giudicarono quelli, che l’avevano udita prima ragionare di nozze, e del suo maritaggio, ch’ella fantasticando sopra la sua vedovanza, e vedendosi vecchia, e conoscendo, che quando moriva il marito la non si sarebbe più potuta rimaritare, tanto occupasse la fantasia, e la riscaldasse un tal pensiero, che finalmente dopo morto il marito desse la volta al cervello. ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3
Avviso
D’un’Oppiata per rimedio dei denti.
Serve la presente Oppiata a ripulire ed imbiancare i Denti, conservandoli sempre tali, ogni qual volta di detta se ne faccia uso di quando in quando.
Ritorna al pristino stato le Gengie, allorachè da pertinace calcinaccio fossero state corose, impedendone il ritorno, e per fine li fortifica, lasciando (dopo averla adoperata) un alito gratissimo.
Usasi questa con Pezzetta nuova rivolta al dito Indice piuttosto ruvidetta, intingendola in detta, e poscia fregare i Denti, indi poi con acqua tepida si sciacquerà la bocca.
Se per il corso di tempo si fosse mai disseccata, vi si porrà un poco di Aceto Rosato, che con questo ritornerà all’essere suo primiero.
Viene questa fabbricata da Professore Medico-Chirurgo, che dal Dentista di S. M. Christianissima in Parigi l’apprese, onde quì non vi è inganno, nè ciarlatanate.
E perchè non possi venir da veruno contrafatta, sarà il continente sugellato con un Segno, servendo così di regola a chi di detta si provederà.
Chi volesse poi farseli ripulire, eguagliarli ec. farà Capo dal Signor Simone Gelsomini sotto le Procuratie Vecchie all’Insegna dell’Umiltà, Mercante di Galantarie.
A’Signori Studiosi, e dilettanti della Sagra Poesia.
Nell’anno 1751. sortì dalle Stampe di Venezia il nuovo Sagro Poema intitolato il Davide Re d’Israele di Antonio Bianchi Servidore di Gondola Veneziano, ed alla copiosa edizione primiera fu necessaria e subita, e numerosissima la seconda, che da gran tempo è pur consumata.
Dopo nov’anni ei produce al Pubblico questo suo Poema migliorato, per quanto ha potuto con ogni suo sforzo, ma senza dubbio migliore di quel primo, che pur tanto piacque. E perchè nulla gli potesse mancare a renderlo istruttivo, e piacevole, oltre l’accennata riforma, ed i nuovi Argomenti, lo ha illustrato di morali Allegorie precedenti a ciascun Canto, e di eruditissime Annotazioni, d’autorità delle SS. Scritture, e de’SS. PP. , in cui fonda egli le cose sue; poi di riscontri con i Poeti migliori, dietro le norme de’quali ha saputo egli regolarsi nell’imitazione, e nel maneggio degli affetti, cotanto difficile agli Scrittori per esprimerne al vivo le immagini.
Egli poi per abilitarsi all’enorme spesa dell’edizione, che sarà non poco voluminosa, esibisce il suo Poema per Società, impresso con carattere nuovo, ed in carta finissima, che viene a valer L. 15. alla risma; ma questa per i soli Associati; ed inoltre distribuirà il Poema completo, e legato in cartone.
L’intiera spesa d’ogni concorrente sarà di L. 4. soltanto, e queste ancora divise in due esborsi, cioè Lir. 2. anticipate nell’ascriversi, e l’altre due alla consegna del Libro: esente però l’Autore da qualunque spesa per commissioni, e transmissioni in Terraferma, ed esteri Dominj.
Pel facile numero di soli 300. Aggregati ha fissato il Bianchi il ricapito a sè medemo, non potendo egli aggravarsi di spese sovverchie dopo d’avere ridotto il prezzo del Volume quasi eguale alla spesa propria.
Finalmente nel fondo del Poema si stamperà anche il Catalogo delli Signori Associati. Questa decorazione dell’opera valerà a contestare quella giustizia, che dall’oneste e virtuose Persone suol farsi in ogni tempo alla verità, e quella che può meritarsi, se non il valore, ch’è tenuissimo di tali sue opere, almeno il buon genio di questo studioso servo, versato per quanto può a giovare altrui co’proprj talenti, ed a non risparmiar fatica per un sì commendabile oggetto.
Libri da vendere.
Paolo Colombani ha dato fuori il Libro in altri Fogli accennato delle Quattro elegantissime Egloghe, ec. ornato con molte belle Figure in rame. Si compiace d’avere attenuto quanto promise, e di vedere, che le figure vengono per la loro finezza lodate grandemente, e che la stampa è giudicata diligente, e d’una bella vistosità. Il prezzo è di lire sei. Se ad alcuni paresse soverchio, sono pregati a dar giudizio non alla grossezza del Volume; ma alle infinite spese, che porta seco un’Edizione fatta con diligenza, e con galanteria, qual è la presente.
È uscita la Tragedia della Morte d’Adamo del Sig. Klopstock, anche separata dal Mondo Morale, e vendesi dallo stesso Colombani una lira. Il restante d’essa che va congiunto al Mondo Morale uscirà Lunedì prossimo, secondo il modo consueto.
Libri che si vendono dal Sig. Pietro Bassaglia in calle degli Stagneri al Segno della Salamandra.
La Fontana della Crusca, ovvero il Dizionario Italiano-Tedesco, e Tedesco-Italiano di Niccolò Castelli in 4. 2. Vol. Lipsia 1759.
Calmet Commentaria in Sacram Scripturam. fol. 9. Vol.
Stato di tutti i Popoli del Mondo, del Salmon. 8. Tom. 22. con figure.
Case da Fittare fuori di Venezia.
È d’affittar un Casino sopra la Brenta dalla parte del cavallo in Villa della Mira, paga all’anno Duc. 30. Chi vi applicasse parli con Giacomo Madalenna Marcer in Campo a S. Maurizio.
Palazzino d’affittar un miglio di quà dal Dolo, dalla parte del cavallo vicino Kà Grimani, con Chiesiola, Barchessa, Scudaria, Rimessa, e Lozza, Orto, Brollo, Giardin, paga all’anno Duc. 150. Chi desidera vederlo, li sarà mostrato dal Gastaldo, che vi è dentro, e per volerlo parli quì in Venezia in Kà Mocenigo in calle delle Rasse.
Casa in Soler in Este con riva sopra la Brenta, che serviva di Dogana con Magazzeni, due Canevoni, Stalla, e sei Casette; paga all’anno Duc. 140. e sue regalie. Chi la vuole parli col Sig. Mattio Verdelli Careghetta in Este.
Legni arrivati.
Adì 26. Settembre. Nave, nominata Madonna della Pace, e S. Nicolò, Capitan Luca Giadrosich, manca da Salonichio li 13. Agosto, e dal Zante li 10. Settembre, Parcenenvole D. Conte Anzolo Revedin, con 693. Balle Gotton.
Detto. Nave, nominata S. Demetrio, Capitan Zorzo Caenazzo, manca da Salonichio li 13. Agosto, e dal Zante li 10. Settembre, Parcenevole D. Conte Demetrio Perulli, con 756. Balle Tabaco Ordinario. 763. Balledetto Caradà. 200. Balle, e 24. Ballette Gotton. 15. Balle Lana Fina Lunga: 25. Ballette Salonichi. 3. Barile Vin da Scopolo.
Detto. Polaca, nominata Madonna del Lauro, e le Anime del Purgatorio, Capitan Piero Biondo, manca da S. Gio: di Acri li 30. Maggio, da Cipro li 19. Giugno, da Regno di Cipro li 5. Luglio, da Rodi nel Regno di Candia li 28. detto, e dal Zanti li 10. Agosto raccomandata D. Giuseppe Pelli, con 157. Balle Gotton. 1. casson colloquintida. 2. Fag. Tellarie. 11. Scatole Storas in Lacrima. 3. coffe Santuarii. 1. cassetta crosette. 13. Barile, e 1. car. Vin di Cipro.
Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 3. Ottobre 1760.
Lione Ducati- 58 ¾ Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno.
Bolzano Soldi- 131 ¾ per un Scudo da Carantani 93.
Roma Scudi Oro Stampe 63 ½ per Ducati 100. Banco.
Napoli Ducati Regno 121 per Ducati 100. Banco.
Firenze Scudi- 80 Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100. Banco.
Livorno Pezze da 8/r 104 per Ducati 100. Banco.
Milano Soldi- 155 ¾ per un Scudo di Soldi 117. Imperiali.
Genova Soldi- 93 ¾ per un Scudo da Lir. 4: 12 Fuori Banco.
Anversa grossi- 94 ¼ per un Ducato Banco.
Amsterdam grossi- 90 1/3 per un Ducato Banco.
Amburgo grossi- 83 per un Ducato Banco.
Londra Sterlini- 52 ¾ per un Ducato Banco.
Augusta Taleri- 99 ½ per 100. Ducati Banco.
Vienna Fiorini- 192 per Ducati 100. Banco. ◀Ebene 2
Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.
A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.
In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo.
Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo.
In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.
Con Privilegio. ◀Ebene 1