Zitiervorschlag: Gasparo Gozzi (Hrsg.): "N. 48", in: La Gazzetta Veneta, Vol.1\048 (1760-07-19), ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fabris, Angela / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3659 [aufgerufen am: ].
Ebene 1►
N.° 48.
Sabbato addi 19. Luglio 1760.
Che contiene
Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.
Ebene 2► Quello (sic.), ch’io dirò, parrà forse una fantasia, e un capriccio nuovo, e strano. Ma quando vengono i capricci vogliono uscire a marcio dispetto, e sono come il pizzicore, che quando è venuto alla pelle convien, ch’Uom gratti. Ebene 3► Fremdportrait► Io ho udito più volte Persone a lodare l’Osteria sopra ogni altro diletto del Mondo. Quello è un luogo, e un’abitazione, che ha una certa non intesa malìa, e un certo soave incantesimo, che abbaglia, e prende il cuore, come l’amo vestito d’esca i pesci. Quando si dice fra Compagni: io voglio, che tale, o tal giorno andiamo a fare uno stravizzo all’Oste, subito s’ode un sì sì universale, e si dispongono a mente gli spassi, le vivande, le qualità de’vini, e fino al giorno assegnato, quando si riscontrano, uno dice all’altro: tenete bene a mente tal dì, non mancate di parola, e chi si chiama compare, chi fratello, o con altri nomi d’amicizia, e tenerezza, perchè l’osteria forma una famiglia universale di tutti, e una parentela legata, e congiunta col mezzo del diletto. Io ho più volte pensato donde venga questo piacere quasi generale, ed esaminando fra me la cosa ho trovato che l’Osteria ha una certa somiglianza con quelle Arti, che si chiamano per onorarle fra l’altre, le buone Arti, o le belle Arti, ch’è lo stesso. Io vi prego, state attenti, perchè la cosa è d’importanza. La Musica, la Poesia, la Pittura, e la Danza, per esempio, sono le buone Arti. Le altre Arti sono nate pel bisogno degli Uomini, e adoperano la natura quale la trovano. Le quattro, che ho nominate, e che nacquero per dilettare, l’imitano solamente; ma non l’imitano già quale la veggono, che anzi cercano di migliorarla, e se sanno fare l’ufficio loro, cercano le parti sue più belle, le accozzano insieme prendendole quà, e colà, e ne fanno un intero, nel quale considerando i Veditori, o gli Ascoltatori, e trovandovi dentro una certa similitudine di natura, si compiacciono nel fare quella comparazione; e di quà nasce il diletto. Natura per esempio ha molte voci alte, basse, stridule, sonore, e vattene là; ma queste non escono però fuori della gola sempre a tempo, e talora ne vengono fuori de’polmoni con sì mala creanza, che spezzano gli orecchi. La Musica le prende, le accorda insieme, e ne fa misura, armonia, e concento. Natura ha molti atteggiamenti. Vedi quante attitudini fanno le gambe, le braccia, e il capo; ma chi si storce con violenza, chi alza le mani fuori di tempo, chi si prostende, chi fa una cosa chi l’altra, non sempre a misura. L’Arte della Danza si toglie ad imitare siffatti atteggiamenti, gli assetta in passini delicati, in capriuole trinciate, in clementi attitudini di braccia, in soavi girari di capo, e sì fatte altre galanterie, ed eccoti un’altra imitazione da passare il tempo con diletto a star a vedere. Le parti della Pittura, e della Poesia sono tante, e sì lunghe, che non è questo il luogo di noverarle, basta che le vanno con le prime due, e sono anch’esse imitatrici della natura migliore, e più bella. Vegnamo al proposito nostro, che non paresse, ch’io me ne fossi dimenticato. L’Osteria ha dunque un certo che di somiglianza con le quattro Arti da me nominate, anzi si potrebbe noverare per la quinta delle buone Arti, perchè com’esse, imita la natura in quelle parti che sono le migliori, e le più belle. In natura ci sono Case, e Palagi, si mangia, si bee, si dorme, e favisi anche il resto. Ma in tutte queste cose ci sono molti disordini, e non vanno bene a misura. Ci fa bisogno l’edificare, il prendere a fitto, il dare salario a chi spenda, a chi cucini, a chi serva. In casa ci sono intorno Figliuoli, Avoli, Zii, chi borbotta, chi rantaca, chi indugia, chi vuol far presto. E queste sono discordanze di natura. L’Osteria, o vogliamo dire la bell’Arte dell’Ostiere prende tutte le parti, che abbiamo detto, e ne fa una totalità misurata, e regolata, donde nasce un’armonia, la quale forma il diletto e l’incantesimo in chi s’impaccia seco. Come negli altri luoghi alloggi, e pure non è tuo alloggiamento, il mangiare, e il bere t’è apparecchiato, e non sai come, sei servito in ogni cosa, e non sai da cui, sei in compagnia, ma a tua elezione, sicchè vedi concento, e armonia mirabile di cose, ch’essa ti presenta, e se da tale imitazione dee nascere in tuo cuore il diletto.
Potrei anche aggiungere, ch’essa è come dire l’arte maestra che comprende l’altre quattro, o almeno, che da essa sono come da sua origine derivate, perchè fra le mura dell’Osteria si desta l’entusiasmo di tutte. Quivi pare che le ginocchia di tutti si sciolgano spontaneamente a danzare, fuori dell’uscio hai chi t’invita con gli strumenti, si scrivono canzonette sulle muraglie, si fanno brindisi in versi, visi si dipingono co’carboni, si canta quanto esce della gola; sicchè si può dire ch’essa sia un uovo creativo della danza, della Poesia della Musica e della Pittura, che stanno tutte nel guscio d’essa. ◀Fremdportrait ◀Ebene 3 Metatextualität► Il capriccio è finito. Me l’ha ispirato la Polizza, che segue; e ch’io stampo quale m’è pervenuta alle mani. ◀Metatextualität
Ebene 3► Zitat/Motto► In Poveglia Isola amenissima situata, come ognun sa, nelle Lagune di Venezia, si è novellamente aperta una magnifica, e sontuosa Osteria. Se la cosa sia vera lo potrà sapere per isperienza, chi colà vorrà andare, e godere con gli occhi proprj una bellissima veduta di terra, di mare, e di vascelli, gentili suppellettili, e sopra tutto una squisita pulitezza dell’Oste, il quale non ha risparmiato spesa veruna per provvedersi d’ogni cosa, che possa occorrere a qualunque nobile compagnia. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3
Ci sono alcune infermità, dalle quali l’uomo si crede talvolta essere egli il solo assalito, e ne tace per vergogna; poi alla fine spinto dal dolore, o dalla paura, parlandone, trova, che dalla stessa malattia è aggravato il tale, che il tale altro è guarito, che un altro per non farne conto a tempo è morto, o quasi morto, tanto che l’occasione delle sue magagne, gli discopre un’infinito numero d’infermi del suo stesso male. Così fanno certe novelle di questi Fogli. Alcuna ce n’è, che uscita alla luce, si credeva d’essere sola, e trova quelle, che le somigliano. Metatextualität► Io narrai già di due che andarono sul territorio Trivigiano per cavarne tesori, e ora me ne vien mandata un’altra, che ha dentro le stesse intenzioni d’arricchire, ma diverse le circostanze. ◀Metatextualität
Ebene 3► Allgemeine Erzählung► Presso a Malamocco vi sono certe casipole guaste, e rovinate dal tempo, le quali di dentro non hanno altro, che calcinacci vecchi vestiti da spine, cardoni, e altre erbacce salvatiche molto ben alte, e di fuori certe muraglie, che le circondano, senza incrostatura, guaste, rotte, nido di lucertole, e di scorpioni. Corre quivi una voce fra la minutaglia delle genti (come si fa di quasi tutti questi vecchiumi, e rimasugli del tempo) che anticamente un Romito adiratosi col Diavolo, l’obbligasse a sprofondarsi in quel terreno; di che lo spirito d’Inferno volendo fare una sua vendetta seco traesse tutti i Danari del Paese, e in sua compagnia ne gli sotterrasse. Non v’ha persona colà, che non dica questa novella, e passa di
Padre in figliuolo, come uno Statuto, e chi dicesse non è vero, ne sarebbe berteggiato, o cacciato via per uomo, che non s’affidi alla comune oppinione (sic.). Ora avvenne poche sere fa, che un cert’uomo, il quale è al servigio dell’Ammiraglio di Malamocco, udito a sparare un Cannone, si levò sù per andare alla marina, e vedere se potea di là scorgere qualche Vascello. Passando egli colà da quelle casipole, che abbiamo detto, ed essendo stimolato dalla voglia del fare acqua, s’accostò alla muraglia. Quivi standosi pe’fatti suoi, gli parve d’udire di dentro un certo romore, come di cane, che graffiasse il terreno; onde la prima cosa, che gli cadesse in mente si fu, che fosse venuta la voglia al Diavolo di restituire a lui solo il Danaro, che avea già ingojato a tutto il Paese. Per la qual cosa, ajutato dal barlume delle notti serene della State, pose l’occhio ad una fessura della vecchia muraglia, che molte n’avea, spiò dentro, e vide un cane tutto nero, che in effetto graffiava con molta furia la terra, forse per trarne fuori qualche talpa, o sorcio, che quivi s’era celato. Vennegli prima un capriccio di paura, e poco mancò, che non fuggisse: ma pure immaginando fortemente, che il cane graffiando gli volesse indicare il luogo del tesoro; ed entrandogli sempre più nell’animo il desiderio d’avere, gli si formò nel cervello il vaneggiamento, sicchè gli parea di toccare oro, e noverare monete. Se non che non potendo egli solo, e senza ordigni bastare alla fatica, venutogli in mente un amico suo detto il Fossi, che albergava poco lontano di là, messasi la via fra gambe, cominciò a trottare, e giunto alla casa dell’amico, si diede a gridare all’uscio: O Fossi, o Fossi, levati, ch’io ho a darti certi Danari per parte del mio Padrone. Il Fossi poco udiva, perchè la sera avea voluto vedere il fondo a non sò quanti oriuoli di vino, onde la fatica del levare molte volte il gombito l’avea sì pesto, e renduto spossato, che dormiva come un ceppo, e avea fatto del naso una tromba. Ma l’amico, il quale avea nell’ossa, e nei nervi lo stimolo dell’oro, tanto picchiò di forza, e tal romore fece all’uscio, che finalmente ruppe il sonno nella testa al Fossi, il quale uscì mezzo attonito come un tordo, con le brachesse in mano, e domandando: chi è là, alzava una gamba per mettervela dentro. Egli avea però udito così fra il vegliare, e il dormire, che l’amico era venuto ad arrecargli Danari; onde alle due parole, stesa la mano aspettava, che noverasse. Ma l’amico, gli disse, che tesori, e non pochi quattrinucci di fava gli avea arrecati, e gli raccontò in un fascio del Romito, del Diavolo, delle casipole, e del cane, tanto che nel Fossi con la sua appassionata persuasiva, appiccò la stessa smania come fuoco nell’esca; per modo, che scalzo, e senza berretta, prendendo due vanghe, si mise a seguire l’amico. Giunti alle muraglie rotte adocchiano, e il cane facea lo stesso. Dice l’amico al Fossi: Sapresti tu qualche incantesimo da far istare questo Diavolo a segno? Risponde il Fossi, io non so nulla; ma a me pare che tu dovresti andare per quattro pani, e provare se potessi trar fuori di quà il cane, tanto ch’io cavassi il terreno, perchè o Diavolo, o cane ch’esso si sia io non m’affiderei a’suoi denti. Va l’amico per li pani, e torna con essi; e dall’un lato lusinga la bestia, che sentito l’odore esce, e va dietro alla Pastura. Intanto il Fossi entra per una finestretta, e comincia a lavorare con tanta furia, e sì di vena, che in mezzora cavò una fossa alta quanto egli era, e sarebbe, cred’io andato fino agli abissi, se il cane terminato avendo di mangiare, non fosse tornato alla sua abitazione. Il Fossi impaurito balza fuori per la fenestra, e conta tutto sudato, e trafelato all’amico il suo lavoro; e mentre che l’uno, e l’altro tribulati si querelano, eccoti che passa per via un uomo, il quale vedendogli stanchi, afflitti, e mezzi morti, parte per lo dolore, e parte per la durata fatica, chiede loro che abbiano. Essi finalmente narrano il caso, e quegli ride; entra nelle casipole, prende il cane, e dice ch’era una bestia smarritasi dal suo Padrone venuto da Venezia per diporto; e che gliel’avea raccomandato; e ringraziando l’uno e l’altro, che gli avessero insegnato, dov’era, se n’andò in pace. Il Fossi e l’amico in iscambio di tesoro, ne cavarono un sonno, che durò loro parecchi dì, e molte risate da tutti gli amici, e i conoscenti. ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3
Metatextualität► Ecco a chi la desiderava la versione de’versi del Signor di Voltaire, che si prese per soggetto di lodare il Signor Dottor Carlo Goldoni. In questo punto l’Amico mio me gli manda, e io non manco di supplire alla promessa fatta, per compiacere quanto posso le brame del Pubblico. ◀Metatextualität
Ebene 3► Zitat/Motto► Dappertutte le Nazioni
Si molestano i talenti;
Ma chi critica Goldoni
Fa la Guerra ai difendenti.
De’suoi scritti con ragione
Giudicar si aveva cura,
Onde presa in tal quistione
Fu per arbitra Natura.
Disse al Critico, al Geloso
La Natura, al vero accinta:
Ogni Autore è difettoso,
Ma Goldoni mi ha dipinta. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3
Cose perdute.
Chi avesse ritrovato un Cameino col fondo color di granata, e la Testa bianca d’un Vecchio con barba, e capigliatura lunga, legato in oro con contorno a Soaza, e con due Fogliette bianche alle parti in vece di diamanti perduto Lunedì sera adì 14. del corrente, dalla Fondamenta di S. Stin fino in Campo a Sant’Apponal, lo faccia sapere, o recapitare al Signor Alberto Doglioni Orefice in Ruga di Rialto, ovvero al Sig. Paolo Capello Orefice al Ponte dei Nomboli, che gli sarà data un’onesta, e cortese riconoscenza.
Case ricercate.
Viene desiderata una casa Dominicale in Campagna nelle vicinanze di Venezia con terreni ad essa congiunti, per prendergli a fitto, e si pagherebbe la summa di due mila presso a tremila Ducati. Chi avesse siffatto Stabile ne avvisi il Sig. Paolo Colombani Librajo in Merceria all’insegna della Pace.
Case da Fittare.
Casa d’affittar a S. Severo, paga all’Anno Duc. 270. che ora presente vi sono li N. N. H. H. Co: Colalti, chi la volesse parli con il Fabro di S. Samuel.
Casa d’affittar in campiello de’Carnielli, paga all’anno Duc. 28.
Casa da fittare di nuovo restaurata, con terrazzi nuovi, e tutte le sue comodità in Barberia delle Tole, paga all’Anno Duc. 110.
Le chiavi sono in Barberia delle Tole dal Marangon vicino alla detta casa.
Legni arrivati.
Adi 10 Luglio. Trabacolo, Patron Ipolito Bartoli, venuto da Pago, con 130. Mozza Sal.
11. Detto. Polaca nominata S. Zorzi, e S. Isidoro, Capitan Damian Palicuchia, manca da Smirne li 13. Marzo, da Salonichio li 12. Maggio, da Atene 32 giorni, e dal Zante 22. Giorni, Parcenevole detto Capitan, con 207. Cantara Smeriglio in Pietra. 149. Cantara Lume di Rocca. 323 Balle Gotton. 71. Balla Filadi. 2 Casse Riobarbaro. 2 Cassette Trementina. 1 Balla Bordatti Pezze 152. 1. Balla Borghi Pezze 250. 1 Balla detti. 1 Balla Capotti. 2 Balle Perlo di Gambello. 30. Fagotti Uvapassa. 8 Balle Tabacco.
Detto. Nave Atta nominata Flora, Capitan Alessandro Palicuchia, manca da Costantinopoli li 30. Gennaro, da Smirne li 13. Marzo, da Salonichio li 12. Maggio, da Atene 32 giorni e dal Zante 22 giorni, Parcenevole detto Capitan, con 1130. Pelle Cuori Salati. 580. Cantara Lume di Pocca. 2 Balle, e 1. Fagotto Capotti. 15. Balle Fil di Capra di Angora. 2. Balle Coltre Mezzane. 1. Fagotto dette. 491 Balla Gotton: 2 Botte Caminetti di Pippa. 2. Bar. Vetriol di Cipro. 1 Collo, e 3. Balle Cera. 2. Balle detta zala. 8 Balle Pello di Gambello. 2 Cassette Opio. 9. Bar. Storas Liquida. 21 Balla, 4 Ballette, e 1 Sacco Filadi. 1 Cassa Salarmoniaco. 1. Fag. Lana. 1 Sacco Semenzina. 1 Cassa Riobarbaro. 3 Fagotti Bordatti, e Tellarie. 1. Cassa Terraglie. 5. Barile Vin di Cipro. 12. Fagotti Uvapassa. 2 Barile Vin.
Detto. Polaca nominata Madonna di Caderò, Capitan Nicolò Dabovich, manca da Alessandria li 11. Novembre, e da Smirne li 13. Marzo, e da Salonichio li 12. Maggio, da Atene 32. Giorni, e dal Zante 22 giorni, Parcevole D. Stefano Landi, con 1352. Cantara Lume di Rocca. 280. Balle Gotron. 6. Car. Droghe. 2 Fagottini Tellarie. 1. Fagottin Filadi Rossi.
Detto. Pieligo, Patron Piero Vianello, venuto da Placiol, con 53. Sacchi Farina zala. 4 Sachi Orzo.
Detto. Bracera, Patron Mattio Sandrin, venuto da Trieste, con 6. Bar Fil di Ferro. 7 Bar. Chiodi. 2 Botte corzioli. 5 Balle Telle. 1 Bar. Cortine. 1 Bar. Fil di Otton. 7. Pezzi Piombo. 2. Car. Cera zala. 1 Fag. Telle Stampate.
Detto. Bracera, Patron Cristofolo Spolar, venuto da Trieste, con 4. Bar. Feramenta. 24. Sacchi cera zala. 7. Balle Telle. 1. Car. Britole col Manego di Legno. 5. casse Acqua di Silla. 4. casse Acqua Minerale. 7. Bar Ottoni. 2 Bar. Legnami 2. Bar. Lime. 1. Bar. Ferro. 1 Bar Fil di Ferro. 1 cassa Lameta. 1 Bar. Colla caravella. 1 cassa Libri. 6. Bar. Colla Todesca. 5 Bar. Chiodi.
Detto. Pieligo, Patron Francesco Vianello, venuto da Plama nova, con 12 Sacchi Orzo. 65. Sacchi Farina zala.
Detto. Pieligo, Patron Zuanne Vianello, venuto da Palaciol, con 227. Sacchi Farina zala.
Detto. Tartanon, Patron Zuanne Severin, venuto da Pesaro, con 36. Colli Merce.
12. Detto. Pieligo, Patron Mattio de Mondo, venuto da Liesena, Spalatro, e Sebenico, con 4. Cai Oglio. 1 Fag. Rame vecchio. 2. Vasi Acqua della Regina. 1 canevetta quinta Essenza. 1. Rodolo Rassa in più cavezzi. 1 cassa candelle di Seo di Tramesso.
Libri Forestieri
Del Governo Civile degli Antichi Toscani, e delle cause della lor decadenza, Discorso di Giammaria Lampredi: in Lucca 1760. In 4.
La perfezione, e i difetti del Cavallo, Opera del Barone d’Eisemberg Direttore, e primo Cavallerizzo dell’Accademia di Pisa: in Firenze 1753 in foglio.
Opere inedite di Niccolò Macchiavelli. Londra 1760. 4.
Contiene questo Libro un Discorso sopra il riformar lo Stato di Firenze, fatto ad instanza di Papa Leone Decimo. E Quaranta Lettere sopra diversi soffetti.
Sono i detti Libri appresso il Signor Giambatista Pasquali.
E capitato al Sig. Antonio Zatta il Tomo VIII. a favore de’Padri Gesuiti.
Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 18. Luglio 1760.
Lione Ducati- 58 7/8 Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno.
Bolzano Soldi- 132 per un Scudo da Carantani 93.
Roma Scudi Oro Stampe 63 1/3 per Ducati 100. Banco.
Napoli Ducati Regno 121 ¾ per Ducati 100. Banco.
Firenze Scudi- 80 ¼ Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100. Banco.
Livorno Pezze da 8/r 104 ¾ per Ducati 100. Banco.
Milano Soldi- 154 ¾ per un Scudo di Soldi 117. Imperiali.
Genova Soldi- 94 1/8 per un Scudo da Lir. 4: 12 Fuori Banco.
Anversa grossi- 95 ¼ per un Ducato Banco.
Amsterdam grossi- 91 2/5 per un Ducato Banco.
Amburgo grossi- 87 per un Ducato Banco.
Londra Sterlini- 52 ¾ per un Ducato Banco.
Augusta Taleri- 99 ¾ per 100. Ducati Banco.
Vienna Fiorini- 191 ½ per Ducati 100. Banco. ◀Ebene 2
Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.
A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.
In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo.
Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo.
In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.
Con Privilegio. ◀Ebene 1