In medio Ramos, annosaque Brachia tenditUlmus opaca, ingens: quam sedem somnia vulgo.Vana tenere ferunt; foliisque sub omnibus haerent.
2. Ottobre 1786.
Fragmento di Greco MS. capitatomi a caso tra le mani somministrerà il Trattenimento al presente Foglio. A confessare schiettamente la Verità, la non troppo buona Opinione del Contenuto nel MS. medesimo fecemi sempre differire ad esporlo agli Occhi del Pubblico; e se risolvetti altrimenti poscia, fu solo sul Riflesso, che potrebbe altri aver la Chiave ad interpretar Dottrina, che fosse oscura all’Intelligenza mia. Checchè siane per essere, lasciando altrui l’intero Giudizio della Cosa stessa, contenterommi io della Lode d’averla traslata in Lingua a tutti intelligibile. Voglio tuttavia non defraudare me stesso della Gloria (siami lecito di dire il Vero) d’aver congetturato, che, contenendosi in esso MS. Citazioni di Autore essere a importante Sco-perta non ho luogo a dubitare che non sia il Pubblico per sapermene buon grado. – Fossi stato ugualmente felice nel riempire le Lacune, che sonovi disperse! Ma ciò che ne porta via il Tempo, Ingegno ristora difficilmente: irrimediabile Verità ch’è cagione, che dobbiam contentarci di questo Fragmento (così com’è) senza Titolo, e senza Conclusione; cioè, come si suol dire, senza Capo, e senza Coda. Facciane dunque il mio Lettore l’uso che può, o sa. Tutta l’agevolezza, che può dare alla sua Perspicacia la Diligenza mia, sarà soltanto di notare con Asterischi la Distanza almeno di quelle Parole, che sull’Originale non mi fu possibile di ricuperare dal Dente distruggitore del Tempo vorace. – D’una cosa sola restami di far avvertito il mio Lettore: ed è, che, trovando egli in questo Sbozzo Versi Italiani misurati col Metro delle due Lingue Famose, Greca, e Latina, nel disaminare questo Saggio di novella Prosodia, che la Lingua nostra, Emula di quelle, acquistar potrebbe, voglia sospendere il suo Giudizio fintanto almeno, che, prendendo io a trattare questo non indifferente Soggetto in un intiero Foglio, gli avrò con chiarezza sviluppata tutta l’Idea del novo Sistema.
Filomato, misteriosa Visione . . . . . . . . . . . . . . Tempio era detto di Fantasia. – Nel circolare spazioso Edifizio moltiplice Ingresso spalancavasi per cinque sboccanti Porte: ed i Fantasmi, che dentro affollavansi simboleggiati ognuno da quel Senso, che introducevali, concorrevano in cinquepartita Schiera (quasi quintuplici Elementi) a combinarsi in infiniti Sciami di vario-alati Composti. – Presiedeva alla feconda Nascita della fantastica Turba entusiastica Dea d’Abito assai bizzarra, appellata Immaginazione: la quale maestosamente in quel Tempio sopra Trono assisa (che epilogava nella sua struttura tutte le Combinazioni d’ogni corporea Sostanza, o Forma, o Figura, o Colore, o Sito, e d’ogn’altra Qualità siasi) indi ascoltava le Preci, ed esaudiva i Voti di que’, che entravano nel mistico Luogo, supplici Adoratori, ministra insieme di Verità, e d’Errore, di Gloria, e d’Infamia, di Piacere, e di Tristezza; e non di rado ancora perfino di Vita, e di Morte . . . . . . . . . . . . attendente a’suoi Cenni la prestigiatrice Illusione. La Verga, onde l’Alme inebria, temprata venne all’Acque del Fiume Lete. Ogni Uom che nasce, condanna acerba Sorte a portar impresso nella Natura sua il vertiginoso Effetto del fatal Tocco: e nella Selva della Vita qualunque siasi il Diverticolo, ov’altri travia (supponi d’Ambizione, d’Amore, di Voluttuosità, d’Avarizia, di Vanagloria, di Saccenteria) costretti indi sono gl’illudenti Spettri a saltellargli perpetuamente davanti gli affascinati occhi . . . . Ciechi sventurati! cui le allettanti Specie (quasi ingannevol Esca) attraggono inavvedutamente nelle tese Reti dell’Ungui-graffiante Penitenza: la quale con torvo inflessibile Aspetto altri agli aspri Rimorsi condanna, altri alle voraci Malattie, altri a tormentosa Vecchiezza, altri all’Infamia, Miseria, Avvilimento; alcuni eziandio ai Ceppi, ed alle Pene famose! – Figli pure, e Ministri d’Immaginazione solleciti zelavano nel fantastico Tempio i due Fratelli (di Madre, non di Padre) il buono, ed il rio Entusiasmo. Questo dall’Error generato, gemello di Superstizione, e freneticante della Paterna Ebbrezza, squarciò d’empie piaghe il puro Seno del verace Culto; e sopra contaminati Altari sacrificò (o Empietà nefanda!) umane Vittime agli Dei avversi! Ma Figlio del nobile Zelo il buono Entusiasmo accende alla Gloria gli Eroi: dalla cui animatrice Aura ispirati poggiano altri da un lato (calpestati gli Ostacoli) sopra l’erto Giogo, dove Drappello dell’irraggiante Religione la guardinga Prudenza, e la nobile Fortezza, e la candida Giustizia, e l’amabile Temperanza scintillano in brillante Coro: ove pure il casto Amore, l’accesa Amicizia, il magnanimo Patriotismo, e la Fede, l’Affabilità, la Beneficenza con tutta la gentile Schiera sociale intrecciano dolci Carole all’Armonia celeste. – Dall’altro lato non meno lieti per i vani Intoppi di faticosa via scorge l’animatore Genio i suoi Seguaci alla Longe-rifulgente Magione delle Aonie Dive: ove tra gli ombrosi Laureti rassembransi a mano a mano incoronate l’estatica Poesia, l’appassionata Musica, e la melliflua Eloquenza dall’Istoria accompagnata: ove con la contemplativa Astronomia, e tutte le Calcolatrici Sorelle si accerchiano bene accolte le nobili Mecaniche, Pittura, Scoltura, ed Architettura: e dove in somma risplendono sopra la cospicua Eminenza le Scienze, e l’Arti tutte . . . . . . può solo, o mio caro Filomato, render vano l’Incanto della sopradetta ammaliante Illusione, seguendolo indivisibile Scorta con generoso Ardore pel duplice Sentiero di Gloria! . . . . Più pareami d’innoltrarmi in quel maraviglioso Tempio, più attraeva l’Attenzione mia sempre nuovo Stupore! Vidi riflettersi in Pareti tutto l’Universo visibile: ma per la varia disposizione della lucida Superficie il Raggio degli Oggetti, secondochè variamente o rifranto, o riflesso, o disgregato, o composto, o diretto, o deviato, pingeva le Immagini sul fondo cangiante di quel Fantastico Edifizio or ampliate, ora scorcie, or rivolte, ora inverse, ora compresse, ora allungate: ed in ogni guisa alterate di modo che poca, o niuna Rassomiglianza ripresentassero dell’Originale Archetipo. Onde le rimanenti Vestigia vi notai ancora e degli Atomi divergenti, e delle attenuate volanti Superficie, e dell’Idee per se esistenti, e della Materia Prima, Forma, e Privazione, e della sopraelementare Quintessenza celeste; ed osservai rovesciati a gran Mucchi gli omai cancellati Fantasmi delle Simpatie, od Antipatie, e Qualità occulte d’una Filosofia mistica con tutti gli Astrologici Apparati, ed Alchimici Svaporamenti. Notaivi ancora con più recente impronto (l’avveduto Lettore crederà meco Insertizio il presente Passo) e Monadi, ed Armonie prestabilite, e vertiginosi Vortici, ed organiche Molecole con (io non so se debba parlarne) appena lasciate Traccie di non so quale Magnetismo. – E credesi in quel fantastico Teatro (con tali o d’Idee vuoti Vocaboli; Concetti) potersi spiegare le maravigliose Bellezze di questo magnifico Mondiale Apparato! – lo stellifero Azzurro della Notte! – l’aureo Solar Raggio del Giorno riflettentesi con tanta Diversificazione di Luce sopra il ceruleo Lembo de’Fiumi, Laghi, e Mari! – le verdeggianti Pianure, fioriti Colli, e selvose Montagne! – le Scene pompose delle varianti Stagioni! – Il Decoro, la Diversità, il Numero delle vario-pinte vegetanti Famiglie! – la feconda Materia degli Elementi bulicante di sì moltiplice Vita! – l’Uomo! . . . . . . . . . . Rappresentava da un lato la Simbolico-Fantastica Piramide tutte le Lingue delle Nazioni. Occupando l’Apice sommo la Primitiva, seguivano diramate in sempre più largo Spazio le Soddivisioni dei collaterali Dialetti con Progressione continuata fino alle Favelle oggidì in uso presso i Popoli della Terra. E senonchè molte Interruzioni fatte avea il Tempo corrodendo i Caratteri, ed il Valore dei Suoni, con l’Origine certa d’ogni Lingua indicato avrebbe quel Registro Simbolico più chiaramente i Progressi dell’umano Intendimento. – Da un’altra parte della Piramide (senza troppo fissarmi sopra i Geroglifici o Egiziani, o Cinesi) non poco sentii ricrearmi nel ingegnose Invenzioni della nostra Greca Mitologia: nè vedeva impressa in quel Monumento d’Immaginazione, o Deità, o Eroe alcuno favoloso con le sue simboliche Divise, che non tornassemi a mente alcun insigne Capodopera de’nostri Artisti illustri o dipinto, o scolpito, o coniato, o gittato, o tessuto, o trapunto, che adorni del prezioso Apparato di Maestria i nostri Gabinetti, Sale, Gallerie, Giardini, Teatri, e Templi. – Ma quel, che più ancora allettava il Genio mio in quello Immaginario Repertorio, era, o mio Filomato, di trovarvi allusivi divini Passaggi d’Epica, Tragica, e Lirica Poesia principalmente. Voglio dirtene quì alcuni, che rivocommi a mente la Contemplazione di quella Mitologica Piramide del Tempio d’Immaginazione. Ed, acciocchè non ti maravigli, perchè, lasciato il nostr’Latino Bellezze di Gusto raffinato d’una Nazione, nostra Vincitrice nell’Armi, che noi abbiamo nelle Arti ripulita. – Al vedere adunque colà Eolo raffrenante i tempestosi Venti nell’Antro la mia Memoria corse tosto al Primo dell’Eneide.
Fulmini di Egide di Tridente di Trafiere di Caduceo di Cesto di Iride il versicolore suo Lembo. Quivi (oltre della gran Fucina, ove temprò il nostr’Ira d’Grotta di Calipso, Ciclopi, Lestrigoni, Scille, Cariddi, Sirene, e Giardino d’Alcinoo distinti negli Errori d’Tempio della nascente Cartagine: dove vidi
Al veder poi Troiano.
Ma nel risovvenirmi del Tragico suo Fine le Lagrime grondavanmi senza ritegno!
Trepida, e del fisso Disegno infuriata
Sanguigni volve sguardi, di livide Tacche
Le Guancie diffusa, e di Morte tinta futura:
Gl’interni penetra fiera, impetuosa Recessi;
E sale l’alta Pira furibonda; e sguaina la Spada. –
Così, amato Filomato, a misura che scorrevano i miei Occhi que’Mitologici Oggetti della Simbolica Piramide, la Mente mia riscontravali coi più bei Passaggi degli eccellenti Poeti. Onde la mia Memoria rinfrescossi non solamente in quanto io aveva studiato d’Letteratura Latina mi si risvegliò nello Spirito. E mentre con Compiacenza io godeva d’un tale quasi Rammemorativo Mecanismo vidi scritto nella Base della Piramide in chiarissimo Splendore d’Ordine, di Metodo, di Precisione, di Compartimento, Arte della memoria! . . . . . . . . . .
Torino presso G. M. Briolostamp. e lib. della r. accad. delle scienzecon permissione.