Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 66a", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\0661 (1790), S. NaN-IV, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2667 [aufgerufen am: ].


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Copia di Lettera scritta a S. E. Sign. Tommaso Condulmer Almirante delle Navi dal Sign. Brigadier Donà Cleva Direttore Superiore delle Galeotte Militari in data 5. Luglio 1790. Galeotta Amazzone. Porto della Lampedosa.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Omissis.

Alcune voci conosciute in Tripoli di decisamente attacarci li nostri Inimici, con un numero forte di Legni; benchè le voci stesse non fossero derivanti da fonti le più accreditate, nonostante ho raddoppiate le diligenze, eccitando a queste anche le conserve. Queste disposizioni riuscirono le più opportune, perchè ci posero nel più pronto stato d’incontrar qualunque cimento. Ed in fatti il giorno 17. susseguente allo spuntar del giorno, appena accusate dalle guardie 6. vele naviganti sopravento di noi vicino alli bassi fondi delle Peschiere di Sfax Reggenza di Tunisi mi disposi ben a riceverli. Riconosciuti all’apparir del Sole per grossi Legni Latini, che a favor del vento Greco Levante, e della Marea in due colonne venivano verso di noi, feci tosto il Segnal di salpare, e ciò eseguj, come pure le conserve in brevi momenti. Ben distinti questi Legni per quattro grosse Londre, e due mezze Galere, feci il Segnal di prepararsi a combattere, ed attrovandosi il Sciambecchino il Corrier a me vicino li feci accennare col porta voce di tenersi sempre nella stessa distanza, e nella stabilita ordinanza. Ridotto in Colonna con tutte le vele al vento con la direzione in Scirocco, cercai allontanarmi possibilmente da quei bassi fondi, per esser al caso di valermi di quelle evoluzioni, che mi si rendessero necessarie.

Dopo averci parlamentato gl’inimici per due volte, mantenutisi sempre sopravento in colonna si avanzarono verso di noi, quali per la leggerezza de’ loro Legni in pochi istanti furono quasi a portata di Cannone con noi. Col sparo di Cannone assicurarono le loro Insegne facendo susseguitar altro di sfida. Risposto tosto, e all’uno, e all’altro coll’estensione del Paviglione. Intanto avvicinati gl’Inimici eseguirono il scarico general delle loro Artiglierie; perchè conobbi cadute vanamente le loro Palle in qualche osservabile distanza da noi non corrisposi, e mi riservai di farlo con utilità al momento opportuno. Questo mi si presentò dopo qualche minuto avendo potuto valermi de’ cannoni dei lati come lo fecero anche le Conserve col maggior desiderabile esito.

I quattro più grossi Legni nemici con la loro direzione si avanzavano per attaccare le due Galeotte in un punto dividendosi in forze eguali. In fatti spiegarono questo divisamento col investire la Diana sullo Spirone da Prora, sbarcandosi nello stesso momento nella Palmetta alcuni inimici con la Sciabla alla mano, che furono in un momento annientati dall’armi, e da fuoco, e da taglio di quell’Equipaggio. Offesi, distrutti, e respinti parte delli aggressori, scemò questo Legno l’ardore, si distaccò dall’aggressa Galeotta, e riportò per prezzo del suo ardire da un tiro da 12. della medesima, distrutta ed arsa gran porzione dell’opera morta.

Quasi per rimettere il sofferto sfregio altra Londra eguale andò ad aggredire la medesima Galeotta nel Quartier da Poppa, nel qual secondo, e non dissimile abbordaggio rimase fatalmente colpito da colpo di Palla di Pistola il valoroso, e benemerito Cap. Gregorio Traninovich suo Direttore sopra la spalla sinistra; che dovette per la gravità della stessa dimettersi dal comando, e ritirarsi sotto Poppa; raccomandando all’Alfiere Zuanne Lazarovich la difesa del Legno, e dell’Armi Pubbliche.

Nel momento stesso che il detto Lazzarovich assunse il nobile incarico, facendosi nel seguito conoscere per esperto, e bravo Offiziale sopravenne altra Londra alla Poppa di quella attaccata soccorrendola di persone, e proseguin-[II]do scorrendo fino a Prora, tutto il Lato della Diana, dai Cannoni della quale, e sua Moschetteria offesa, e danneggiata avendogli per sino rotta la Penna dell’Albero di Maistra fu costretta ad allontanarsi.

Parimenti fu costretta l’altra Londra che accennai distaccarsi dalla Diana, il di cui fuoco non le fù possibile superare, che con la sola perdita di grossa parte del suo Equipaggio, e con distruzione di porzione del suo materiale.

Quasi contemporaneamente alle rassegnate prime azioni della Diana una grossa mezza Galera diretta per i riconosciuti suoi movimenti all’abbordaggio di quella da me coperta, passando necessariamente a portata del Cannone del Corriere le scaricò questo Sciambecchino contro l’intiera sua bordata. Proseguendo la stessa mezza Galera ed avvicinando l’Amazzone al lato sinistro, ricevè la scarica de’ suoi Cannoni e Moschetteria, dai quali due fuochi, avendo riportati de’ danni, fu obbligata poggiar a precipizio in ritirata.

La Londra poi grossa, che si ritrovava in centro della Linea delle Squadriglia nemica, che per la quantità di Bandiere, tenendone sino una di seta al Quadro di Poppa, per l’inusitata banda d’istrumenti bellici sembrava la comandante, il che anche me lo fa credere il grosso e fiorito suo Equipaggio, si dimostrò disposta ad attaccarmi per Poppa, ma fu resa vana ogni sua intenzione mentre con l’opportuno movimento fu ricevuta soltanto sul fianco sinistro dal quartier di Poppa vicino alla scaletta. Non avendo risentito questo Legno quel danno ch’essa si avea promesso dalle precedenti sue scariche di tutta la sua Artiglieria, Tromboni, e Moschettaria, che danneggiò soltanto tutta la preparata impaglietatura formata di questi Uffiziali, ed Equipaggio.

Nell’avvicinarsi, come rassegnai, questa Londra alla scaletta spezzando l’urto alquanti Remi gli riuscì approssimare la perteghetta, e permettere con ciò l’ingresso nelle Pavisade a quantità d’Inimici con le armi alla mano da fuoco, e da taglio, i quali nello stesso luoco lasciarono la loro vita, dal fuoco rulante della nostra Moschettaria, e Tromboni, servendo li Cannoni del lato stesso a rovinar e distruggere, quelli che si pressavano di succedere ai corrolanti cadaveri dei loro compagni. Fu replicato ma sempre con lo stesso esito l’ingresso dei nemici, e triplicato ancora; nel momento stesso una grossa Londra si aveva avvicinata alla nostra Poppa, non che altro Legno nemico alla parte sinistra da Prora, avendo la prima eseguite due scariche di Artiglierie con Palle, ed Anzoli, che offesero le vele, e senza conseguenza anche il Trinchetto. Respinti in un tempo quelli da Poppa dai Tromboni, e Fucili della gente che presidiavano il Cassero, e quella da prova da cinque consecutivi colpi di Canone da 6. a palla, e mitraglia per li quali fu costretta a precipitosa fuga, come pure l’altro che ci aveva attaccati per Poppa di passaggio, ed in fine quella che ci aveva attaccati alla scaletta dopo di aver perduto quasi tutto il suo Equipaggio arso, e distrutto il Legno.

Il Sciambecchino il Corriere che si aveva tenuto nella fissata Linea agendo sempre con un continuato fuoco da tutte le parti danneggiava quelli che attaccavano la Galeotta Diana, ed ugualmente quelli che assalivano l’Amazzone, allontanando quelli che avessero avuta l’intenzione di rinnovare l’attacco.

L’Amazzone, che fu l’ultima a deliberarsi dall’aggressione per quasi un’ora continua, avendo con la strage avviliti, e smarriti gl’Inimici, osservò questi incerti Legni prendere la fuga per loro salvezza.

Fatto tosto il segnale di caccia, ed inseguiti dall’Amazzone, e dalle conserve li fuggiaschi, cercai la loro total distruzione con la continua scarica de’ Cannoni.

Più celeri, perchè più leggeri ci avanzarono per distanza decisiva dirigendosi, [III] ed internandosi, trà i bassi fondi di quelle Peschiere, per il che conoscendo l’inutilità di proseguire rovesciai di Bordo, e mi avvicinai alle conserve per riconoscere quali fossero i danni, che avessero risentiti in questo conflitto.

Per la Diana mi risultarono oltre il ferito Direttore, le ferite d’altri 8. Individui, danneggiata in parte la manovra, offese le vele, non illeso qualche albero minore, non che il Pallamento in numero di cinque Remi; come ancora le brande, e l’impagietadura formata dei matterazzi dell’Equipaggio, la maggior parte dei quali caduti all’acqua.

Quelli poi dell’Amazzone consistono oltre gli anunciati (sic.) in sette feriti Individui d’arma bianca; nella rovina in qualche parte delle vele e delle manovra; in tutto essendo stato illeso il solo Sciambecchino il Corriere.

Esigendo la gravità delle ferite del nominato Capitanio, e di alcuni soldati una qualche momentanea quiete; come pure gli oggetti del Servizio il disimbarazzamento di tutto ciò che potesse impedirlo, mi parve non improprio il riflesso della mia riduzione alla Lampedosa, che mi presentava la facilità della guarigione dei feriti, e il mezzo di disfarmene se fosse per esser prolungata col innoltrarli in loco opportuno, e ponere in tal modo in attività questi Legni, come lo è della massima mia premura sempre analoga al sentimento delle venerate prescrizioni di V. E.

Direttomi tosto verso questo Porto; fatti sbarcar a terra li feriti, li feci alloggiare in ben costruite baracche, quali ho munite dei occorrenti Presidj di Forza, facili in ogni immaginabile bisogno essere rinforzati e protetti dai legni; avendo per sino collocato qualche pezzo d’Artiglieria del Corriere a terra per impedire qualunque furtivo ingresso nel Porto di qualche minuto Legno.

Ho la consolazione di veder in oggi questi feriti ben avanzati nella guarigione a riserva del Capitanio indicato, che non manifesta quel miglioramento, che con vero sentimento sempre li ho desiderato.

Al dovere di rassegnare in dettaglio il fatto a V. E. trovo annesso ancora l’altro dell’annovero degli Uffiziali tutti di Presidio sopra questi Legni, che ha voluti V. E. affidare alla mia insufficienza, quali Uffiziali si sono impiegati in questa circostanza con onore, e valore.

Quantunque essi le siano noti pure io la supplicarò di permettermi la soddisfazione di nominarli, trovando un compenso l’animo mio divoto nell’accennare il loro nome con elogio.

Essi sono catalogati nell’unita nota con la descrizione dei Legni, a cui appartengono tutti veramente degni di essere presentati, e raccomandati all’E. V.

Quanto poi particolarmente lo meriti il nominato Capitan Franinovich, come pure il 2do Piloto Giulio Chielich Capitanio del Sciambecco il Corrier, per l’utile, e fruttuosa sua opera, come rassegnai a V. E. Giudice integerrimo, ed illuminato, può conoscerlo abbastanza senza ch’io mi accinghi a descriverlo. Prima di far silenzio alle lodi che il mio labbro osa presentare a V. E. però ancora per un momento di quelle ben dovute a tutti li bassi Uffiziali, ed intieri Equipaggi, che col valore delle loro azioni dimostrarono il più encomiabile sentimento d’onor per la gloria, e servigio del loro adorato Principe.

Testimonio occulare di quello di questa Galeotta principalmente nell’occasione dell’attacco della grossa Londra alla scaletta al lato sinistro, che sostenne e respinse con la massima intrepidezza, la più ostinata tentata introduzione de’ nemici, per sottometterla, ed impadronirsi, non curanti le stragi, e le ruine, che presentarono i già estinti più animosi loro compagni, non posso tacerlo alla sua equità senza degradare quei sentimenti di verità, che mi anno scortato in tutta la mia vita.

Potrei dire ancora senza niente levar alla molesta riserva aver preso incre-[IV]mento la strage medesima dai eccitamenti delle mie deboli voci sempre pronte ad animare, e confortare questo Presidio, ma questo non aumento già di più il merito dello stesso.

Li notabilissimi danni che per niente nella sua precisione posso avvicinare, ne men dall’osservata perdita d’uomini e rovina dei Legni allontanati, quasi semidistrutti, avrà fatta cessar in Sfax la milantata sicurezza della presa di questi Legni, sulla qual fiducia era sortito quell’annientato armamento: che doveva esser maggiore, ma che ha creduto ben sufficiente quel Comandante, che contava il più felice esito nel numero dei Equipaggi de’ suoi Legni; consistente quello delle Londre in 260 persone per cadauna, e quello delle mezze Galere in 160 quali tutti uniti facevano il numero di 1360 delli migliori di Sfax, Levantini, e Gianizzeri: cose tutte narrate da un Capitanio Francese Bousie di passaggio da questo Porto, che s’attrovava in Sfax al momento della partenza di quell’Armamento, e che andò quasi soggetto alla strana vicenda di perire per una manovra fatta, onde presidiare dalla corrente il suo Bastimento, supposta dai Sfaxioti per concertato segnale d’avvertimento ai Nostri.

Quantunque possi essere indifferente questo cenno alla cognizione di V. E. nonostante io glielo umilio per effetto d’esattezza in questo momento stesso, ch’Ella si presenta inaspettatamente a consolare colle sue clementi espressioni questi Equipaggi, colle sue provvidenze a riparare ai bisogni; ed animare con quel generoso compatimento, ch’Ella ha voluto sempre donare alla mie povere opere, quella considerazione, e venerazione con le quali mi sono dato sempre l’onore di protestarmi ec. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Foglio in cui sono descritti li nomi, e cognomi, degli Uffiziali appartenenti agl’infrascritti Legni soggetti alla Direzione dell’infrascritto Uffizial Superiore, che deve esser unito alla Lettera del medesimo scritta all’Eccell. Almirante delle Navi in data 5. Giugno 1790. descrivente la seguita Azione sopra li secchi di Sfax. contro 6 Legni Inimici Tunesini.

Galeotta l’Amazzone

Alf. Giovanni Co: Benedetti

Cad. Girolamo Signoretti

Marco Zezevich 2do. Piloto

Girogio Mitrovich Piloto Pratico.

Galeotta la Diana

Cap. Gregorio Franinovich Direttore della detta Galeota

Alf. Giovanni Co: Lazzarovich

Basilio Moroso 3zo Piloto

Paolo della Canna Piloto Pratico

Sciambecchino il Corrier

Giulio Chielich Cap. e Direttore del detto Sciambecchino pmo Piloto

Pietro Cherstich 3zo Piloto primo Tenente

Niccolò Costanzi 4to Piloto 2do Tenente

Luigi Sachet Piloto Pratico

Brig. Donà Cleva Sup. Dirett. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1