Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 102", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\102 (1790), S. 813-819, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2662 [aufgerufen am: ].


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Num. 102.

Mercordi 22. Decembre 1790.

Sabbato 18 corr.

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In Senato

Aggiunto sopra Prov. Ori & Argenti in Zecca dura mesi 6.

s. Bortolo Mora pmo.

In questa Sessione fu dispensato dal Reggimento di Padova con ampiezza di voti il N.H.

s. Francesco K. Morosini.

In M.C. 19. detto.

Pod. a Chiozza Reggim. c.p. dura m. 16 Elez. dello Scrutinio conferm. dal M.C. in luogo di

s. Ant. Giovanelli fu dispensato

s. Filippo Priuli di E. Giacomo.

Offiz. al Cattaver va in Senato con voto m. 16

s. Bernardo Gritti qu: Alv.

s. E. Alv. Contenti pmo.

Sig. Di Notte al Criminal m. 12.

s. And. Contarini qu: Vic.

s. E. Gasparo Donà.

Offiz. al formento a S. Maroc m. 16.

s. Polo Michiel

s. E. Zuanne Barbaro di E. Nic.

Offiz. Alla Dogana da mar m. 16.

s. Il M. Bonlini qu. Fer.

s. E. Crist. Bonlini qu: Fab.

Prov. al Cottimo d’Alessandria m. 16.

s. Dan. Contarini qu: Ales.

s. E.M. Antonio Contarini qu: Z.M.

Offiz. alla Giustizia Vecchia m. 16.

s. Marco Moro qu: Bort.

s. E. Piero Badoer prmo.

Offiz. alla Giust. N.m. 16.

s. Piero M. Marin di E. Gir.

s. E. Vicenzo Bembo qu: Fer.

a’X Savj và in Senato s.v.

mesi 12.

s. Il Manzoni pmo qu. Piero.

s. E. Domenico Pizzamano.

“Una Causa d’importante massima decisa nel Consiglio Eccellentiss. Di 40. C.N. li 3 Xbre corrente in Terzo Consiglio Post su brevemente raccolta e viene descritta perchè sevir possa di quiete a cadauna Famiglia negli argomenti di restituzion di Dote.

Un contratto di Nozze seguito a Corfù li 18 Agosto 1691 costituisce in Dote alla Signora Barbarella Minio Ducati 8265 specificando in contanti zecchini d’oro 500 a L. 25. L’uno che fanno Ducati Corsioti a L. 5:10 l’uno 2265 e la consegna su fatta allo Sposo che su lo Spettabil Sig. Francesco Spada da Corfù. Da questo Matrimonio nacquero Stellio, Giustina ed Antonia. Stellio si maritò ed ebbe un Figlia Maria che unì in Matrimonio con il Nobile Eccellente Conte Zorzi dalla Decima che vivie, e che ha 4 Figlj. Giustina è rimasta nubile Antonia si [814] maritò nel Nob. Sig. Spiridion Capodistria da Corfù dal quale nacque il Nob. Sig. Stellio Capodistria.

La suddetta Barbarella Minio fece il suo Testamento e instituì eredi le due sue Figlie Giustina ed Antonia con reciproca tra di loro, escludendo Stellio altro Figlio. Morì Giustina, e rimase erede la sola Antonia la quale esercitando in Giudizio le sue azioni, e così quelle della Dote della qu: Barbarella Minio sua Madre chiamò in Giudizio con dimanda 16 Gennaro 1741. Stellio Spada suo fratello com’erede di Francesco spada Padre, ch’era il debitor della restituzion della Dote. L’anno 1745 furono sopite tutte le Questioni con un’accordo, e con passaggio de’Beni in dominio di Antonia, e con assegnazioni e compensi; e queste accordo colla presenza obbligazione e manutenzion del Nobile Signor Spiridion Capodistria Marito della stessa. Fu eseguito l’accordo e riportò da sua verificazione fino dopo la morte di Stellio, le azioni ed eredità del quale passate essendo nelli Figli della Nob, Signora Maria sua Figlia maritata nel suddetto Conte dalla Decima, ma ad esso Stellio premorta, su li 17 Aprile 1787 infirmato detto accordo dalla Nob. Sig. Antonia Spada maritata nel Capodistria per l’essetto che debbano riviver le pendenze e le reciproche ragioni. Morì anche la detta Antonia e passate le sue azioni nel Nob. Sig. Stellio Capodistria progredì la pendenza e li 26 Marzo 1789. Seguì a favor dello stesso lo Spazzo di Laudo di una spedizion con il quale fu tagliato l’accordo perché in costanza di Matrimonio non potesse esser firmato dalla Donna, che non può far Carta veruna in pregiudizio della propria dote. Rimaste così libere le ragioni delle Parti su delegato il Magistrato del Cattaver ove vi sono proposte le reciproche pretese, tra le quali si contestò per parte del Sig. Capodistria una massima che in presente debba restituirsi il contante della suddetta dote in effettivi zecchini, lo che importava la conseguenza di triplicar essa dote mentre il zecchino in presente vale in Levante L. 54: l’uno, ed al tempo della dote costituita con il suo valore di L. 25: l’uno, lo che farebbe l’effetto di ricever per 25. quello che vale 54. Il Sig. Conte dalla Decima Padre e Tutor de’suoi Figli ha creduto di sistemar il Giudizio con formal Scrittura divisa in Capi onde assoggettar al Giudice l’argomento. Alcuni de’quali Capi dovutisi accordar dal Nob. Signor Capodistria, rimasero li seguenti da decidersi.

Con un primo Capo, fu proposto dal Conte dalla Decima, che per li contanti costituiti in dote l’anno 1691. non possa il Sig. Capodistria pretender maggior credito della summa delli Ducati regetta l’insostenibil pretesa del pagamento in zecchini al valor di L. 25: qual’ora l’attuale è di L. 54.

Con un secondo capo implorò che non possa sostener il Sig. Capodistria interusurj dotali dopo l’accordo per occasion del seguito Taglio mentre la buona Fede corsa, e gl’altri Beni goduti dalla Madre sua che furono cessi e goduti rendea ingiusta la pretesa.

Con un Terzo Capo il dalla Decima implorò il Taglio del Vadimonio di dote col quale si pretendea il rilascio de’Beni ad …. come dotali, mentre non può aver effetto tal pretesa senza retroceder li Beni possessi dal Capodistria cessili al tempo dell’accordo, e senza farle il pagamento de’miglioramenti utili, necessarj, ed esistenti.

Con un quarto Capo il Dalla Decima contestò non poter esser obbligato al rilascio di una Bottega in Piazza di Corfù come ben dotale, dovendo rivolgersi verso li Possessori.

Furono aggiunte diverse dichiarazioni ed obblazioni in Giudizio per assicurarne l’effetto, ma non furono dal Nob. Sig. Capodistria accettate anzi incontrati di suddetti Capi di Principal con cinque Capi di Converso cioè [815] quattro, primo, 2do. 3zo. E 5to in confronto delli suddetti di principal, & un’ altro numerato per quarto con il quale non solo propose di non rilasciar li stabili conseguiti con l’accordo che fu tagliato ma propose di verificar il pagamento del suo credito dotale sopra li stessi. Contestate così queste pretese con reciprochi Atti seguì Spedizion absente al Cattaver a favor del Nobile Signor Capodistria la quale appellata dal Conte dalla Decima al Consiglio di 40. C.N., e fatto il Pender divenne il Soggetto del Terzo Consiglio disputato Post nel giorno 3 Xbre corrente. Le dispute degli Avvocati furono di sommo ingegno e per l’una e per l’altra parte. Sopra il primo Capo ch’era di Massima decisiva si disputava al Taglio che qualora veniva restituita una dote delli Ducati componenti li zecchini costituiti non si potea escluder li Ducati per aver li enumerati zecchini in specie essendo ingiusto e ributtante l’assunto perché al tempo del Contratto furono ricevuti li zecchini a L. 25: l’uno essendo così in allora il loro valore, e come furono scossi così furono spesi, e se in presente si dovessero restituire in specie verrebbero scossi per L. 25: quando il loro valore corrente è di L. 54: in Levante. Si disputò la Massima che l’accrescimento del valor di monete star deve a benefizio del Debitor nè mai del Creditore, mentre chi riceve, per il prezzo che vale la moneta, la spende per l’egual prezzo. Che ciò regger in massima ed anche per li molti seguiti Giudizj di Consiglj Sereniss. di 40. co’quali se anche vi furono contratti col patto di restituir la moneta effettiva quando fu nel suo valore accresciuta furono perfino tagliati li Patti stessi come ingiusti, mentre la moneta dar e ricever si dee per il suo fissato e corrente valore. Si disputò la massima di tutte la Famiglie che pur troppo essendo Stocchi le doti che vengono ricevute diverrebbe un maggior eccidio qualora si volesse la restituzion del contante nell’effettive monete le quali essendo per lo più suscettibili di un accrescimento diverrebbero aumentare le doti nella loro restituzione, e non vi sarebbe Patrimonio di Famiglia sicuro mentre quella dote che fosse costituita in fine del decorso secolo in zecchini che valevano L. 17: l’uno, ora chi avesse l’azione di conseguirla potrebbe pretender tanti zecchini quanti furono li consegnati e niente calcolando il valor presente porterebbe così l’evidente vantaggio per sè, e l’enorme peso per la Casa debitrice. In egual modo delle doti costituite in Ducati nelli decorsi tempi che valeano L. 6: l’uno quando in presente il sue valore è di L. 8: in Venezie, e di più in alcuni altri luoghi. Si disputò dunque che in tal modo il soldo diverrebbe fondo dotale per doverne dell’identico farne la restituzione. In concreto fu fatto conoscer che se il valor della moneta ricevuta cala star deve a peso di chi la ebbe ricevuta, e se cresce il benefizio dev’esser sempre di chi n’è il debitore, e che quando una dote si restituisce in tanti Ducati, in tante Lire, in tanti Zecchini, per il valore corrente che possi formar la summa ricevuta non si può mai pretender di più. Al Laudo si sosteneva che per la forma del Contratto, e per ogni principio di ragione una dote costituita con zecchini in specie dev’esser restituita con altrettanti enumerati zecchini in specie, nè la variazion della moneta per il suo valore può mai esimer il debitor della dote dall’obbligo scritto. Sopra questi principj versarono le dispute nelli due primi Capi l’uno di principal, e l’altro di converso, e con sommo valor su trattata la Causa dagli Avvocati.

Gli altri Capi poi furono disputati reciprocamente con li principj e ragioni enunciate nel Contesto che si rileva come li abbiamo distinti e seguì il Giudizio come si descrive

[816] Primo Capo

Al taglio 23)

Al Laudo 10) Tagliato

N.S. 3)

Secondo Capo

Al Taglio 23)

Al Laudo 9) Tagliato

N.S. 4)

Terzo Capo

Al Taglio 18)

Al Laudo 13) Patta

N.S. 5)

Quarto Capo

Al Taglio 18) Patta

Al Laudo 13)

N.S. 5)

Quinto Capo

Al Taglio 16)

Al Laudo 15) Patta

N.S. 5)

Sesto Capo

Al Taglio 15)

Al Laudo 16) Patta

N.S. 5)

Settimo Capo

Al Taglio 15)

Al Laudo 16) Patta

N.S. 5)

Ottavo Capo

Al Taglio 15)

Al Laudo 16) Patta

N.S. 5)

Nono Capo

Al Taglio 15)

Al Laudo 16) Patta

N.S. 5)

Avvocati al Taglio

Ecc. Vicenzo Silvestrini

Ecc. Stefano Stefani

Ecc. Domenico Facini Interruttor.

Ecc. Giuseppe Tabacchi Interv.

Avvocati al Laudo

Ecc. Tommaso Gallini

Ecc. Gio: Batt. Cromer

Interv. Ec. Gio: Battista Medini.

A lume e regola di chi desidera sapere viene descritto il valor del zecchino dal tempo del fino stampo come segue.

Metatextualität► si darà nel foglio v. ◀Metatextualität

Metatextualität► Da un viaggiatore ci venne scritta una Lettera d’osservazione su due opposti caratteri, che merita la luce, e servir potrebbe d’idea a qualcuno de’ nostri comici moderni Poeti per metterli in iscena, lavorandoli sul modello che ne presentiamo. La diamo tradotta a comune intelligenza essendo l’originale in Francese. ◀Metatextualität

Ebene 3► Fremdportrait► Il Conte di P….. ostentava in tutto la singolarità. Mobili, cavalli, pranzo, modi d’agire, tutto era appresso di lui estraordinario; e per coronare il suo capriccio egli pretendeva di non poter essere soggetto ad alcuna malattia, e che niun accidente renderlo potesse infelice.

Il Marchese di N….. si crede sempre ammalato, e passò tre quarti della sua vita in cercare una regola di mantenersi adattata al suo temperamento che sconcertò la sua salute e i suoi affari. Il Conte di P…. voleva che gli si lasciasse ignorare quanto avvenire potevagli di molesto: il Marchese di N….. si suppone sempre vicino ad essere oppresso da tutte le disgrazie possibili. Epitetto alla morte di sua moglie volea che si dicesse averla egli resa a quello, che gliel’aveva data: il Conte di P…. aveva risolto di non restituire nulla di ciò ch’egli possedeva: invano gli si annunziava qualche tristo avvenimento, egli si ostinava a negarlo. Essendo morta la sua moglie non volle crederlo; e finch’ gli visse fece mettere a tavola, la sua posata. Praticava lo stesso quando suo figlio era absente. Egli medesimo vicino a morire sostenne di non esser ammalato, e un quarto d’ora prima di spirare voleva levarsi per ire a prender aria. Avrebb’egli detto volontieri come quell’antico Filosofo, ch’era crudelmente [817] attaccato dalla gotta: nò io non confesserò mai che tu sia un male.

Il Signor C. …uomo di molto merito, rese un giorno la visita al Conte di P. …. il cui piccolo cane lo morse a una gamba. Non abbiate paura, dissegli il Conte, il mio cagnetto non morde mai. Il Sig. C. … che con un colpo di canna l’aveva steso per terra, rispose sul tuono medesimo non temete nulla, Signore, io bastono mai canti. ◀Fremdportrait ◀Ebene 4

Non v’ha nulla, che sia opposto più de’caratteri, e se chi scrive per il Teatro Comico studiasse il Mondo in vece di copiare le altrui stravaganze, o logorarsi il cervello a crearne di nuove al gran fine di far inarcare le ciglia, e sbalordire colle cannonate d’una fantasia sconcertata, il piacere, e l’instruzione sarebbero frutti delle comiche invenzioni, e non la noja, e lo stordimento de’bergoli. Oh! Il Popolo vuol così, non si scuote che al grande, al sorprendente, al meraviglioso. Non è che voglia così: dite piuttosto che avete guastato il suo gusto nutrendo il suoi pregiudizj, e confessatevi rei della colpa d’aver offuscata al nostro Teatro la gloria d’essere una scuola de’costumi ove la morale in azione, e il maneggio maestrevole della comica sferza correggeva piacevolmente: ove le oneste Famiglie condur potevano i loro figlj a specchiarsi, a imparar l’esercizio delle virtù domestiche. Ora voi non gli fate vedere gli uomini che sopra le nuvole, e co’vostri Drammi, colle vostre rappresentazioni ec. giungete ad empiere de’Teatri, ad ottener delle repliche, a servire all’interesse vostro e de’ Commedianti; ma meritate per questo l’indulgenza del Pubblico saggio ed illuminato? Uditene il suoi rimproveri. Esso vi convince alle recite delle più vecchie Commedie del gran Goldoni, che il Popolo assapora ancora ed applaude il bello semplice, benchè senza il pregio di novità. Se l’orme seguendo di quell’ illustre Riformatore del nostro Teatro la vostra mira fosse stata l’imitazione della natura non ci sarebbe d’nopo di ricorrere al Teatro tedesco per aver ciò che piaccia nel nostro. Ma ci vuol poco ad imporre alla moltitudine quando Comici spendono in decorazioni, e perciò i vostri mostri poetici vestiti a mosaico brillano agli occhj del Volgo, e non vi curate del giudizio di chi li esamina nella deforme lor nudità.

Il nostro articolo a lode della celebre Signora Todi, puro dettame d’un animo, che volontariamente tributa i suoi affetti di stima all’eccelsa elevatezza del merito ovunque lo vegga, è stato pienamente giustificato dal gran concorso a tutte le recite della Didone, dalla continuata universale soddisfazione degli uditori, dalla penetrazione, e commozione, dal diletto, dal rapimento della sua azione, e del suo canto. V’ha un monumento di gloria riguardo a questo, nella grand’Opera dell’Enciclopedia il quale illustra il suo nome, e lo assicura alla memoria de’posteri. Noi stimiamo di far cosa grata a’leggitori di questo Foglio lor presentando la traduzione italiana di quell’intero paragrafo in cui contiensi l’elogio accennato, che forma una parte dell’articolo erudito alla voce canto.

Da qualche tempo molto s’è ragionato sulla natura del canto. Fu detto che la Musica è un arte indisciplinabile: ch’esse non imita che per compiacenza; ch’una espressione seguita e sostenuta non era unibile alle sue forme passeggiere e fuggitive; che nell’aria la più espressiva, v’era necessariamente de’passaggi contradditorj alla dominante espressione; e diedesi per esempio il primo versetto dello Stabat del Pergolese.

Si rispose ch’era difficile, e non impossibile di conciliare con la espressione l’unità del disegno in un canto [818] regolare; ch’era questo il problema dell’Arte risolto cento volte dal genio; e che il primo versetto dello Stabat ove non trovavasi de’disgiunti che per cattiva esecuzione, era da un capo all’altro l’espressione la più sublime d’un profondo dolore, mescolata di lamenti e singhiozzi. Il partito opposto al canto seguito, al periodo musicale, pretese che le arie italiane le le più patetiche, e nelle quali il disegno del canto era meglio eseguito altro non fossero che de’madrigali. L’altro partito appellavasi ai canti di Madama Todi, al rapimento che ci cagionavano le arie patetiche, e melodiche, ch’ella eseguiva ne’nostri concerti; e dimandava se la Scena dell’Alessandro nell’Indie Dunque mori, che il Pubblico non si stancò mai d’ascoltare ed applaudir con trasporto fosse terminata con un madrigale; e se l’aria se il ciel mi divide mancasse d’unità nel disegno, o d’analogia nella espressione. Chiedevano gli sostenitori di questo partito se l’aria dell’Olimpiade Se cerca se dice; Se l’aria del Domofonte Misero pargoletto fossero madrigali in parole; e se mai alcun compositore fatti ne avesse de’madrigali in musica. Si rispose che tutte queste arie e altre mille non erano che di musica da leggio. Si replicò che avevano cominciato coll’avere in Teatro il più luminoso successo. Fu opposto a ciò, che quanto parve il sublime dell’espressione su’Teatri d’Italia, e su tutti quelli d’Europa, non era degno della Scena francese; che un canto sviluppato rallenta troppo l’azione, e che per correrle dietro, bisogna che s’interrompi. Qui ancora risposesi che se il canto doveva interrompersi non tornava conto che cominciasse, che un disegno abortito non faceva che ingannare l’orecchio; che quando l’azione doveva correre, esse non aveva d’uopo che d’una declamazione corrente; ma che l’interesse dell’azione bene spesso chiedeva, che l’anima commossa da un sentimento se ne occupasse, e che la passione si ripiegasse sopra di sè medesima; che nella Tragedia l’azione non corre sempre; e ch’essa non solamente permette, ma esige sulla scena, degli sviluppamenti che ne fan l’eloquenza, e che in ciò sopra tutto i gran Poeti si distinguevano; che questi sviluppamenti, in vece d’indebolire l’interesse della situazione non lo rendono che più sensibile; e che il diminuire le più fine gradazìoni non farebbe un abbreviare ma bensì un mutilare la scena;

Metatextualität► Il resto Sabbato. ◀Metatextualität

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Gazzettiere.

Ben merita d’aver luogo nel suo Foglio un piccolo pensiero intorno l’impareggiabile Sig. Todi, il quale dicesi di un celebre autore d’Epigrammi tanto suoi che tradotti dal Francese.

Ebene 4► Tu di Didone il core

Sì bene a noi dipingi

Che da stupir non è

Se qull’ardente amore

Che per Enea tu fingi

Noi lo sentiam per te. ◀Ebene 4 ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Bastimenti arrivati e lor carico.

10. Dec. Cor.

Nave nom. L’Enrichetta Cap. Carlo Adorno ven. da Tripoli.

Al Sig. Giusp. Corticelli e Comp. Sale Moggia 200.

Al Sig. Moisè David Serfati sienna Bal. 3. Cordovani un fag.

Al Signor Abramo Valenzin detti cas. 2.

Al Sig. Isacco Arbib sienna Bal. 21. zecchini tripolini n. 100. in gruppo.

Al Sig. Memo Cuniel sienna Bal. 2.

Al Sig. Stef. Renzoli detto Bal. 1.

Al Sig. Giusto Benuffi detta Bal. 1.

Al sig. Abramo Ruben detta Bal 13. verghe d’oro n. 1. in un gruppo.

Al Sig. Isdraele Seror sienna Bal 2. Marocchini ua Ballotto. Bazane una Bal. [819]

Al Sig. Elia Sanson dette Bal. 1.

Pennacchj e Marocchini un fag. Filo d’oro lavorato un Pacchetto. Una verghetta d’oro. Un fag. Pennacchj.

Al Sig. Califa Seror detti un Bal.

A chi presenterà sienna Bal. 25. Bazane Bal. 1. Baraccani un Ballotto. Mizzari 7. Stuoje. Marocchini un Ballotto.

Pinco Cap. Liberato Cassiero ven. da Trapani, Palermo, e Messina.

Al Sig. Corticelli e Comp. Sale falme 182.

Al Sig. Valentin Comello Sughero Cantara 140. Robe da uso cas. 4. Tavole grandi n.1.

Alli Sigg. Frat. Revedin qu. Ant. mantole dolci Bal. 28.

Al Sig. Spiridion Zingherlara fighi casse 53. Sugo di Limon una Bot. Limoni cas. 20.

11. detto.

Bergantino nomin. Pacchetto Vivace Cap. Guglielmo Esbrueek Ven. da Terra Nuova nell’America.

Al Sig. Gius. Treves Salamoni barili 670.

12. detto.

Bergantino nom. Boecfoy Cap. Gio. Clarke ven. da Falmauth.

Al Sig. Marc’Ant. Zinelli Stagno bar. 50. Cospettoni bar. 500.

14. detto.

Checchia Cap. Bart. Scarpa ven. da Corfù.

Al Sig. Ben. Scarpa cenere m. 2.

Al Sig. Nic. Braida Catrame barili 21.

Al Sig. Menach. Vivante Vallonia lib. 245 mila 430. Oglio bot. 12.

Al Sig. Gio. Dom. Rusteghello detto bot. 2.

Al Sig. Elia Todesco Bot. 7.

Al Sig. Eman. Jacur. Bot. 1.

Al Sig. Ang. Papadopoli Bot. 2.

Al Sig. Stef. Critti Bot. 4.

Al Sig. Ben. Ciatto Bot. 4.

A’Sigg. Angeloni e Gheno Bot. 10.

Al Sig. Giov. Franguli Bot. 4.

Al Sig. Bort. Rizzotti Bot. 8 e un carat.

Port. Del Cap. e Marin. detto carat.6.

15. detto.

Nave nomin. La Madre Amorosa

Cap. Simon Budenich ven. da Cipro e Alessandria.

Al Sig. Gio. Bat. Pacchina vin di Cipro cai 2.

Al Sig. Gius. Treves cai 50. Mirra Scaf. 3. Gomma Scaf. 2. Incenso Scaf. 3. Cassia Scaf. 6. Caffè Bal. 205.

Al Sig. Gio. di Serpos detto Bal. 10. e fardi 1.

Al Sig. Sam. Moravia Bal. 2.

Al Sig. Isacco Morpurgo Bal. 10.

Al Sig. Jacob V. Dies Bal. 1.

Al Sig. Dom. dalla Bona Fardi 3.

Al Sig. Dan. Bonsil. Bal. 55. Incenso Scaf. 26. Gomma Scaf. 25. Mira Scaf. 4. Cassia Scaf. 10. Acquavite Damigliane 2.

Al Sig. Fman. Jacur Gomma Scaf. 1. cera gialla una Botticella e una coffa. Caffè Bal. 54 e un sardo. Incenso 3 Scaffasci.

Al Sig. Gius. Aide detto Scaf. 4. Caffè Bal. 4.

Al Sig. Lor. Bernardi detto Bal. 5 e 2 fardi: Zaffroni Bal. 11.

Al Sig. Franc. Redolfo detti Scaf. 3. Droghe Scaf. 5. Caffè Bal. 7. Filati Ballotti 8.

Al sig. Gio: Battista Rossetti detti Bal. 3.

Al Sig. Gio: Heinzelmann Nitron Oche 69 mila e 19. Zaffroni Scaf. 15: Al Sig. Gio. Rastopolo Caffè Bal. 4. Incenso Scaf. 8.

Al Sig. Nic. Venerando Libri un fag. e roba a lume due caffe di ritorno. A chi presenterà Caffè Bal. 3. Lino ballette 10.

Port. Del. Cap. e Marin. Vino di Cipro Cai 5. e Barile 50. Telarie un fag. Caffè 6. Coffette.

Venezia 22 Decembre 1790.

“Il Signor Luigi Marchesi è quel virtuoso personaggio, che ora con tanto applauso fa brillare le nobilissime scene di questa augusta Metropoli nel Teatro di San Benedetto. Il nome suo è noto a tutte le maggiori Corti d’Europa, dove ha fatto la delizia dei Sovrani, e l’ammirazione dei popoli. Però non è necessario ripeterne quì l’elogio che si è meritato. Colla scienza della musica ha perfezionato i doni della propizia natura, aggiungendo coll’arte infiniti ornamenti alla voce, ed all’azione, che lo rende un caro spettacolo a chiunque professa anima, e sentimento. Maggior dell’invidia attrae a sè ogni classe di persone, che si affollano al grato canto, e partono dal teatro piene di meraviglia, e di compiacenza. Ciò posto, si è creduto d’interessar maggiormente tutti quelli che hanno la fortuna di ascoltarlo, col porre sotto gli occhi l’imagine sua istessa, tratta dall’originale, ed incisa a granito da valoroso incisore. Si è procurato in questa di esprimere al vivo gli atteggiamenti del portamento vivace, che dinota quell’intimo senso, che accompagna ogni suo movimento. Non farà dunque discaro di possedere l’effigie del suddetto Signor Marchesi che al presente esce nuovamente ricorretta, e si offre vendibile al discreto prezzo di paoli due ossia L. 2: Venete.

Il recapito per chi vuol favorire farà a San Barnaba al Negozio Zatta, ed in Merceria al Negozio Remondini.

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Gazzettiere

Venezia 21 Xbre 1790.

Riccoro a Lei, Signore, onde voglia favorirmi d’inferire nel Foglio di dimani li due Distici che le occludo; le farò grato del piacere, e mi creda

Un suo AffettuosisS. Associato, ed Amico.

Syrenas proeit Amphiona ac Orphea cantu

Una non major TODIAS Harmonia.

Hanc tam dulce aures mulcere animosque potentem

Mortales, ispam dixeris Harmoniam. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Gazzettiere.

Oggi si troverà vendibile al Negozio Curti in Merceria di S. Giuliano La Morte d’Ercole Tragedia per musica del Conte Alessandro Pepoli, che dovea essere eseguita nel Nobile Teatro Venier il giorno di San Stefano.

Abbiamo saputo, che fra non molto tempo uscirà da’torchj un Elogio dello prestantissimo Senatore S.E. il Sig. Francesco Foscari della cui morte abbiamo pubblicata la trista notizia nel Foglio di Mercordì. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Morti.

L’Eccellente Signor Antonio Sozzi Avvocato Veneto. ◀Ebene 2

Ricapiti per questo Foglio in Terra-ferma.

A Padova dalli Signori Fratelli Conzatti Libraj al Ponte di S. Lorenzo.

A Verona dalli Signori Eredi Moroni Libraj, e dal Sig. Tommaso Passarini diret. dell’Offizio di Posta di Venezia.

A Brescia dal Sig. Dionisio Colombo Librajo.

A Bergamo dal Sig. Franc. Locatelli Librajo.

A Udine dal Sig. Gio: Battista Damiani. ◀Ebene 1