Mercordì 11. Marzo 1789.
Proseguimento delle nomine ed estrazioni per l’elezione del Serenissimo
Doge.
7 corrente. Mane.
25 nominati dagli 12, che stettero chiusi nella notte antecedente, e furon pubblicati in M. C. nel suddetto giorno.
s. Giacomo Zustinian. +
s. Lodovico Angaran.
s. Niccolò Pisani. +
s. Sebastian Manolesso.
s. Laz. Ant. Ferro Primo. +
s. Z. Matteo Balbi.
s. Giambat. Falier. +
s. Mario Soranzo qu. Lor. +
s. Alessandro Memmo.
s. Franc. Barbaro qu. Marco. +
s. Xaverio Mosto.
s. Stefano Valmarana.
s. Ant. M. Valaresso.
s. Gasparo Moro Primo. +
s. Zuanne Molin.
s. Pietro Paolo Boldù.
s. Lorenzo Nic. Ponte.
s. Cam. Bernardin Gritti.
s. Agostin Bressa. +
s. Franc. Maria Crotta. +
s. Girolamo Donà.
s. Angiolo M. Priuli.
s. Lancillotto M. Renier.
s. Girolamo Minio.
s. Ang. Corner qu. Vic.
Li nove segnati in margine sono quelli alla cui nomina uscì palla d’oro, nove delle quali poste
furon nell’Urna trà 16 d’argento estratte dal Ballottino come in prima.
Raccoltisi questi nove nelle Stanze del Ducale Palazzo assegnate in queste occasioni agli
elettori, che si chiaman de’Numeri, scelsero li seguenti 45, pubblicati nel
dopo pranzo in M. C. avendo ognuno d’essi la nomina di 5.
s. Lorenzo Zustinian.
s. Z. Matteo Balbi.
s. Iseppo Bonlini.
s. Angiolo Molin.
s. Leonardo Dolfin.
s. Marco Badoer.
s. Zuanne Sagredo.
s. Zuan. Bragadin qu. Gasparo.
s. Ant. Cicogna qu. Ang. +
And. Corner qu. Gir.
s. Iseppo Falier.
s. Iseppo Albrizzi.
s. Lorenzo Minotto.
s. Lor. Niccolò Ponte. +
s. Pietro Alv. Diedo.
s. Girolamo Barbaro.
s. Lodovico Angaran.
s. Lauro Querini. +
s. Ang. Basadona.
s. Dom. Condulmer qu. Alv. +
s. Lodovico Morelli. +
s. Nic. Contarini qu. Zuanne.
s. Z. Alv. Mosto qu. Giacomo.
s. Pietro Persico.
s. Franc. Moro di s. Gasparo.
s. Z. Ant. Benzon.
s. Giac. Boldù qu. Paolo.
s. Z. Franc. Pasqualigo.
s. Zuanne Bonfadini.
s. Niccolò M. Tiepolo.
s. Zuanne Paruta.
s. Zorzi Emo.
s. Giacomo Collalto. +
s. Franc. Lodovico Curti.
s. Giustin Donà qu. Ang.
s. Marco Gradenigo.
s. Giacomo Miani. +
s. Carlo Zen.
s. Cristof. M. Poli.+
s. Marco Foscari.
s. Pietro Ant. Trevisan. +
s. Ales. Ant. Barziza
Mis. Bened. Giovanelli Proc.
s. Niccolò Michiel. +
s. Z. Andrea Gritti.
Gli undici distinti dal solito segno, come altri favoriti all’estrazione di palla
d’oro, passano ad occupare le stanze de’numeri ove stanno la notte, ed
eleggono il Quarantuno, avendo i primi 8 voce alla nomina di 4, e gli altri 3
di 3. Avvertasi che ciascun nome dichiarito nell’elezioni da pubblicarsi in M. C. deve essere
approvato con ballottazione dagli Elettori; e nella prima di nove ci vogliono voti 7. nella 2da di
12 v. 9. nella 3za di 9. v. 7. nella 4ta di 11 v. 9. Tutto ciò si eseguisce colla più rigida
segretezza.
Ecco la scelta degli 11 per il Quarantuno elettore del Serenissimo Doge
offerta alla sovrana conferma del Supremo M. C. da cui ad uno ad uno tutti i nomi son ballottati. La
pluralità de’voti decide della ratifica. Per questa han luogo nella riduzione anche i Nobili Veneti
che giunti sono all’etade d’anni 25.
s. Zuanne Bonfadini.
M. Franc. Pesaro K. e Proc.
s. Almorò Condulmer 40 C. N.
s. Z. Antonio Crotta.
s. Franc. Foscari.
Ms. Z. Bened. Giovanelli Proc.
Ms. Lodovico Manin Proc.
s. Agostino Garzoni.
s. Marco COntarini 40 C. V.
s. Zorzi Semenzi 40 C. V.
s. Agostino Bressa 40 Criminal.
s. Gir. Asc. Zustinian K.
s. Agostino Barbarigo.
s. Leonardo Angaran.
s. Marco Badoer Coll. de’XXV.
s. Giacomo Nani K.
s. Carlo Zen Coll. de’XXV.
s. Lorenzo Diedo 40 C. V.
s. Pietro Zusto.
s. Zuanne Grimani 40 Crim.
s. Z. Vic. Gherardini 40 C. V.
s. Andrea Morosini.
s. Girolamo Zorzi Criminal.
s. Francesco Barbaro 40 C. N.
s. Cam. Bernardin Gritti. 40 C. V.
s. Pietro Marin Coll. de’XXV.
s. Ales Dolfin di s. Ant. 40 Crim.
s. Pietro Marcello.
s. Franc. Lodovico Curti Avog. uscito.
s. Giambat. Benzon 40 C. N.
s. Iseppo Bonlini 40 C. V.
s. Marco Corner.
s. Mario Soranzo qu. Lor. Cell. XXV.
s. Angiolo Basadona.
s. Marco Donà.
s. Antonio Zulian.
s. Ales. Memmo 40 C. N.
s. Lorenzo Minotto.
s. Alessandro Barziza.
s. Zuanne Paruta.
Qualora avvenga, ch’uno o più nomi abbia l’esclusiva dal maggior numero de’voti negativi, si manda dagli 11 che restano chiusi e raccolti fino all’approvazione totale delle loro elezioni, ed essi in tal caso ne sostituiscono degli altri a quelli de’non confermati.
Questa moltiplicità di ballottazioni,
dice il Sig. Ab. Tentori nel suo Saggio sulla Storia Veneta, quantunque sembri di primo lancio puerile, dee riguandarsi come un capo d’opera della
umana prudenza, poich’ella serve a mirabilmente troncare le viste ambiziose de’concorrenti alla
Prima Dignità dello Stato, mercè di tante, e così diverse fortuite combinazioni, le quali vengono
dall’elezioni libere sapientemente corrette.
Raffermato il Quarantuno dall’autorità del M. C. gli Eccellentissimi nominati Soggetti passati son nella Sala contigua a quella del Collegio, ove nella presente stagione radunasi l’Eccellentissimo Senato. Ivi chiusi nel più stretto Conclave, a norma delle antiche Leggi elessero il Doge. Udita la mattina del Lunedì la Messa dello Spirito Santo, e dato da essi il giuramento della miglior elezione, scelsero li tre Presidenti, e due Segretarj. Chiamati da quelli ad uno ad uno gli Elettori metton essi in un’Urna i loro voti scritti in tanti viglietti. Son questi aperti da’Segretarj, che numerano le nomine, indi posti in un’Urna i nomi de’nominati, uno se ne cava a forte.
Se il Patrizio di cui s’è estratto il nome (dice il citato Sig. Ab. Tentori) vi si trovi presente, il si fa passare in un gabinetto vicino; e prima di procedere
più oltre li Presidenti domandano ad alta voce, se v’abbia alcuno che si opponga. Ognuno degli
Elettori in tal caso ha la libertà di accusare quel Personaggio, come gli pare ed il Personaggio
accusato è introdotto successivamente a giustificarsi delle mancanze, che gli vengono apposte. Un
tale costume (aggiunge il suddetto Autore) serve a fare in guisa, che rigettati gli indegni, vi si
promuovano i più meritevoli della suprema Dignità della Repubblica: ciocchè influisce eziandio a
conciliare la stima universale a quello, che al fine viene innalzato al Trono Ducale.
Ad ogni Elettore si dà una palla di scarlatto con croce gialla. Il Bossolo bipartito riceve le affermative, e le negative. Son esse estratte dalli Presidenti, non colla mano, ma col mezzo d’una bacchetta, per non dar luogo al menomo sospetto. La numerazione appartiene alli Segretarj, e bastano all’elezione 25 voti. Se non ne ha tanti il nome proposto se ne ballotta un altro di quei messi nell’Urna finchè ritrovisi quello che viene approvato.
Tali sono i metodi descritti dall’Autore predominato intorno all’elezione del Quarantuno. Resta, per sapientissimo antico Decreto, sotto il silenzio d’impenetrabil mistero, quanto vien detto prò o contra in quel segreto Congresso, e non è noto con quanti voti un Doge sia stato eletto sennon dopo la di lui morte.
Era giunto alle ore 21 il p. p. Lunedì, e temevasi di non avere più in tal giorno la notizia
impazientemente attesa da un folto numerosissimo Popolo, allorchè s’udì suonare in mille bocche il
nome di Mes. Lodovico K. e Proc. Manin ora Serenissimo
Principe. Dietro al segno della Fusta o Galera mascoli disposti
a file ed in batterie lungo le rive della Piazzetta. Tra i globi di fumo, agitate dal vento le
colorite Bandiere, sembrava che gli alati Leoni scossi si fossero al lieto annunzio che mise
sossopra questa Città. Dopo quelle della gran Torre di S. Marco, suonarono a sesta le campane tutte
di queste Chiese. S’innalzò in poch’ore una macchina nella gran Piazza ove alle 2 della notte
s’accesero i fuochi d’artifizio. Attesa la ristretteza del tempo, e la pioggia caduta durante lo
spettacolo non si poteva avere di meglio nè quanto alla mole, nè quanto all’effetto del lavoro. A
quei d’artifizio succeduti sono i vivissimi fuochi detti all’Inglese,
de’barili da catrame disposti su quattro gran fusti diramati a disegno. L’interna illuminazione
delle Procuratie vecchie, e nuove, la gente affacciata a tutte le loro finestre, ed affollata sotto
i lor Archi, il Popolo numerosissimo nella Piazza raccolto, formavano un insieme della più
pittoresca grandezza da ricreare lo spirito. Da questo trattenimento i Cavalieri, e le Dame, gli
Esteri Ministri, i Nunzj delle Città, gli Uffiziali, e tutti i Forastieri di rango, passati sono nel
Ducale Palazzo ove nella Sala de’Banchetti composero, e godettero una splendidissima Festa di Ballo,
aperta dalla Vedova Cognata di sua Serenità Eccellentissima Dama Caterina Pesaro
Manin e da un Cav. di Malta.
Seguita appena l’elezione del Quarantuno il più vecchio di quel numero che fu l’Eccell. Sig. Franc. Foscari mise in capo all’eletto Doge la berretta
S’udì generalmente con pienissima soddisfazione la scelta di questo saggio ed illustre Soggetto
al più eminente grado della Repubblica. La Nazione ne diede non equivoci segni al riceverla, e
particolarmente la dimostrò al vederlo jeri mattina in Chiesa a S. Marco nella Tribuna di marmo alla
sinistra del Coro ove presentato da S. E. Foscari dietro alla di lui
introduzione, parlò al Popolo energicamente, e lo destò alla commozione, e ad un riverente appaluso.
Sceso dalla Tribuna in Chiesa salì nel Pozzetto, ove s’assise col N. U. Ant. Marin Priuli suo Nipote per linea femminina, con li due suoi maggiori Nipoti
Figli del qu. Eccel. Giovanni di lui Fratello, in abito detto alla Romana, che s’usa in occasioni pubbliche da que’Nobili Giovani, che per età
non hanno ancora la Veste Patrizia, col suo
Aperto al concorso de’Nobili il Ducal Palazzo, si gettò nella Corte d’esso al Popolo pane, e
denari in gran copia, poi si riprese la diurna Festa di Ballo, con profusione di scelti e squisiti
rinfreschi. Dopo pranzo si tornò a gettar pane, e denari, la sera s’ebbe il trattenimento de’fuochi
d’artifizio da una macchina più grande, innalzata dopo il transito del Pozzetto, finito il quale si radunò in maggior copia nel Palazzo Ducale la Nobilta Veneta e
Forestiera, e seguì la terza Festa di Ballo con somma magnificenza.
Possiamo solo per ora aggiungere, ch’jeri notte la Sala de’Banchetti divenne angusta al gran numero della Nobiltà componente la Festa. L’eleganza, e ricchezza degli abiti, la copia delle gioje, perle, ed ornamenti preziosi, misero le nostre Dame e le Forastiere nell’apparato dalla maggior splendidezza. Le scelte orchestre delle camere, i tavolini da giuoco, divisero il principesco trattenimento. Ad onta del più folto concorso tutti furono continuamente serviti di squisiti gelati. I dolci ed i garofani, distribuironsi con profusione.
Sed omittere nequeo Rogerium Rainerium, qui pro Venetis pugnando solus instar integri
exercitus pontem diu ad Soncium tutatus est. Sed ad nostram familiam
veniamus: ad nostram dico, quam nobis gloriam & tutamen, ut tot aliae, semper accrevisse
praedicavimus. Oratoris leges offenderem, si omnes bujos familiae heroes vellem recensere. Alios
enim scientia militari, alios consilio, alios optimis quibusque artibus enituisse fama est
immortalis. Ad historicos haec cura spectat. Exponat Marcus Fuscarenus eloquentia & eruditionis
auctor singularis, qui in Solio Ducali Rainerium praecessit, exponat quantum in hebraica lingua
pollebat Domenicus Rainerius S. Marci Procurator, exponat Sebastiani Rainerii eruditionem, qua ipsum
litterati viri magni faciebant; exponat quantum Franciscus Rainerius optimae spei atque, indolis
adolescens, ut ad ipsum Lugduno Joan. Michael Brutus solitus erat scribere, patriae expectationem
incendebat; exponat quot antiquae eruditionis monumenta nummis conservata Vico & Golzio
Ludovicus Rainerius subministravit; exponat quantum enituit Daniel Rainerius in Republica
Litteraria, dum tot meritis in patriam D. Marci Procurator summa omnium ordinum acclamatione electus
suerat. Sed majora addent Fasti Veneti: addent
At si praeclarae originis fulgor non tantum heroum serie conservatus, sed auctus etiam gestis
insignibus magnum ad honores supremos aditum sternit, haec ipsa merita exornant atque commendant
externae dotes, oris amabilitas, sermonis comitas, explicataeque frontis hilaritas. Quae tamen in
Paullo fuerit urbanitas vobis omnibus semper innotuit „Urbanitas, inquit Quintilianus Instit. 6.
urbanitas illa est, inquit Quintilianus Instit. 6. Urbanitas illa est, in qua nihil absonum, nihil
agreste, nihil inconditum, nihil peregrinum neque verbis, neque ore, gestuve possit deprehendi.”
Haec verba dum protuli, statim vos imaginem Rainerii mente concepisse mihi persuadeo. Fateor hanc
virtutem in Venetis Patritiis esse communem, hanc apud exteras gentes eos celeberrimos reddere, hanc
apud subditos populos summopere commendari. Sed non inde Rainerio decrescit laus, quin multo
augetur; quod nempe in ea virtute, quae pluribus est familiaris, ipse quodammodo singularis
extiterit. Tamen alia virtus inest, quae cum humanitate consociata plurimum laudis acquirit, quae
etsi a natura prima femina fortiatur, magna indiget prudentia & studio, ut vigorem suum &
splendorem conservet. Servare animum semper tranquillum, se semper amabilem ostendere in prosperis,
facile est; eam in adversis tranquillitatem servare laus est aliquorum virorum pecularis. Nemo fuis
caretae mulis, ipsa rerum gestarum gloria saepe invidiae morsibus subjicitur, multa casus efficit,
quae probo viro tribuuntur. Plenae sunt historiae praecipue
Virtutes singulas oratione complecti & arduum, & inopportunum arbitror, cum ubi de Duce Paullo Rainerio aliquam attigerit, illico vela contrahere Oratorem oporteat splendore & magnitudine oppressum: ad seriam igitur rerum meditationem, in qua ipsarum virtutum pulchritudo & utilitas deprehenditur, convertere orationem melius est, ad illam, intelligo, meditationem, quae doctorum scriprotum doeumentis instruitur, atque excitatur. Haec ut plurimum antiquis heroibus defuit, unde singuli unius vel alterius virtutis exempla posteritati reliquerunt. Hinc potuit Plato ex antiquorum gestis collatis Moralis Philosophiae documenta meditari; potuit Plutarchus collaris singulorum praerogativus, in quo laudis, in quo reprehensionis sunt, digni ad posterorum utilitatem examinare. At hoc heroibus nostrae aetatis fortunatissimum evenit, ut dotes animi a naturas acceptas valeant verustorum exemplis & documentis perpolire. Haec Principis Paulli Rainerii laus & dos singularis fuit.
Igitur inspiciamus eum in puerile illa aetate, cui frivoli joci, & ineptiae unicum esse
solent oblectamentum. Quaeritur puellus inter aequales, sed abest. Ubi tandem invenietur ? inter
libros, in continuo legendi ac scribendi exercitio. Videt patrem, aut paedagogum de inveniendo puero
sollicitum, obvius accurrit, non bene intellecta sibi explicari rogat. Haec discendi cupido aetate
cescit, & ecce jam juventutem ingressus Vitas percurrit Venetorum procerum fama & meritis
celebriorum, ut rerum humanarum vicissitudines, & earum caussas melius investigare possit;
Historiam Romanam & Graecam praecipue meditatur, & ne in Graecae linguae lectione haesitet,
poetas, Homerum praecipue & Pindarum expedite conatur intelligere. Hinc illa nativa facundia
& dicendi facilitas de qua amplissimus dicendi locus erit, quae Venetis civibus tantum honoris
comparat, potuit semper uberius persici, atque exornari. Philosophorum deinde libros evolvit, nec
fatis est; plures Platonis libros & dialogos in patrium sermonem vertit. Sed cur tantus labor?
Debeo, inquit, Reipublicae inservire: opus est ut mentem instruam magnorum hominum documentis. Vix
credibile forsan vobis videbitur, quod ipsi mihi accidit: si fidem non mercor merentur omnes, quos
testes possum appellare. De quodam Platonis documento circa Reipublicae administrationem forte
incidit fermo, cum vespere consueverant privato colloquio plures recreandi animum gratia apud
humanis-
Sarà proseguito.
Parti prese nel Serenissimo Maggior Consiglio addì 6 Marzo 1789.
offerte dagli Eccellentissimi Correttori della Promissione del Doge, nominati nel precedente Foglio
Num. 18.
Oggetti di pietà, e di Religione mossero in ogni tempo li nostri Progenitori ad avere una particolar cura, ed attenzione per il buon governo, e direzione dell’Ospitale della Cà di Dio, Juspatronato de’Serenissimi Dogi. Quindi con varie Parti di questo Maggior Consiglio furono di tempo in tempo date le opportune providenze tanto in linea di economia, che di disciplina per la preservazione, e sussistenza del Luogo medesimo, ordinando, che secondo la pia mente degl’Istitutori, e di questo Maggior Consiglio, non possano entrare in detto Luogo, che sole povere Nobili, e Cittadine Originarie, e munite delle Fedi di Cittadinanza degli Avvogadori di Comun, e non mai verun’altra condizion di persone.
Essendo necessario, che una Deliberazione così utile, e così giusta sia mantenuta nella più esatta osservanza, L’anderà Parte, che le Camere della Cà di Dio, che si distribuiscono da’Serenissimi Dogi, siano concesse per solo atto di Carità, e senza il menomo aggravio unicamente a povere Nobili Nostre, e Cittadine Originarie, di onesta vita, non maritate, e non minori d’età di Anni trenta; e che non possano estendersi dalli Cancellieri Inferiori Atti d’Investiture di Camere, senza il fondamento delle Fedi dell’Avvogaria di Comun, che comprovino le condizioni sopra prescritte; e però sarà della pietà, e vigilanza de’Serenissimi Principi esaminare non solo, se nelle introdotte vi concorrano li voluti requisiti, per devenirne in ogni caso all’esclusione, ma avvertire in appresso, che nelle introduzioni avvenire siano osservate le condizioni suddette, che son dichiarite particolarmente nel Decreto 19. Agosto 1623., confermandosi le Parti 1722. 21. Agosto, e 1734. 14. Gennaro, con le quali fù commesso, che al Carico di Ragionato Revisore di detto Ospitale sia corrisposto per ricognizione di sue fatiche, ed incombenze quanto gli fù destinato dalla Terminazione del Serenissimo Grimani 1604. 19. Gennaro; e che il Priore del medesimo Pio Luogo debba di due in due Anni sotto pena di perder il Carico, render conto delle Rendite, e Spese, e di tutta l’Amministrazione del Luogo stesso al Serenissimo Principe, e Consiglieri.
Sarà egualmente della Pietà, e Religione del Serenissimo Doge di osservare nelle distribuzioni de’Benefizj Ecclesiastici, dipendenti da’suoi Juspatronati, le Pubbliche Massime, e Leggi nel proposito, le quali assegnano tali Beneficenze ai più poveri Sacerdoti Cooperatori del Divin Culto nelle Chiese, a cui sono annessi, o vicini li Benefizj medesimi.
E la presente sia stampata, ed aggiunta alla Promission Ducale.
L’altre due Parti Sabbato.