Num. 101 Antonio Piazza Moralische Wochenschriften Ingrid Scherk Editor Kirsten Dickhaut Editor Magdalena Albert Editor Alexandra Fuchs Editor Ulrike Rieger Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 23.09.2015 o:mws.4100 Piazza, Antonio: Gazzetta veneta urbana. Venezia: Zerletti 1789, 801-808 Gazzetta urbana veneta 3 101 1789 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Menschenbild Immagine dell'Umanità Idea of Man Imagen de los Hombres Image de l’humanité Italy 12.83333,42.83333

Num. 101

Sabbato 19 Decembre 1789.

Continuazione del Proclama degli Eccellentissimi Cattaveri.

Colle suddette formalità, e colla promessa della secretezza, e del premio predetto saranno ricevute Denonzie dell’Eredità caduche ed inordinate, così di quelle che si rendessero irrite, caduche e nulle in vigor della Legge del Serenissimo Maggior Consiglio 20. Settembre 1767., onde resti assicurato non solo il Pubblico Regale diritto, ma sieno ancora preservate le private ragioni di qualsivoglia legittimo pretendente.

Quanto all’altra parte delli Effetti, Dinari, ed altro ritrovati sopra, e sotto Terra, sopra e sotto Acqua in qualsivoglia luogo del Serenissimo Dominio resta ingionto il debito alli Scopritori, ed Inventori di presentare e denonicare ogni cosa al loro Eccellentissimo Magistrato, acciò restino preservati li pubblici Diritti, e conseguisca l’Inventore il premio dalle Leggi assentito.

Resta perciò proibita risolutamente a qualunque Persona sotto qualsivoglia colore, o pretesto la ricerca, o Escavazione in qualunque luogo del Serenissimo Dominio di Dinari, Effetti, od altro sotto Terra nascosti, senza la previa permissione del loro Eccellentissimo Magistrato, che le sarà concessa colle discipline, e metodi dalle Leggi voluti.

Venendo scoperta qualunque Escavazione fatta, e la fraudolente occultazione delli Effetti ritrovati, e ne venisse di ciò apportata la Denonzia al loro Eccellentissimo Magistrato, che sarà tenuta secreta, sarà soggetto il Delinquente a formazione di Processo Criminale, ed a quei severi castighi, che fossero meritati dalla colpevole di lui detenzione del Pubblico Patrimonio, e sarà in oltre tenuto sempre Processo aperto d’Inquisizione contro gl’innobbedienti, ed otterrà il Denonziante il premio di quanto fosse per devenire col mezzo della di lui Denonzia in seno della Giustizia colli metodi delle Leggi.

E finalmente quanto alli Fondi, e Beni di privata ragione stati abbandonati, ed esistenti senza legittimo Padrone, o che fossero detenuti, ed usurpati dalla maliziosa altrui ingordigia, saranno pure per questi colle formalità sopraddette ricevute le Denonzie, e restano concessi li premj a Denonzianti, e cominate le pene a Trasgressori in tutto, e per tutto come fu di sopra ordinato.

Restano ancora sopra le cose tutte di sopra prescritte riservati li ricorsi legali al loro Eccellentissimo Magistrato a qualunque fosse per aver pretesa, giusta, e legittima intorno le cose denonciate entro li termini dalle Leggi prescritti.

E perchè resti il presente Proclama obbedito restano cominate a Rei le Pene di risarcimento, e refusione delli defraudi, e pregiudizj, non che le formazioni di Processi Criminali, anco per via d’Inquisizione, e li ulteriori castighi meritati dalla loro colpa.

Verona li 7. Decembre 1789.

Poichè nè gli autorevoli consigli, nè gli esempj funesti e sovente mortali bastano ancora a sbandir dalle mense i funghi, sarà offizio di umanità il propalare almeno i rimedj che si son dati a conoscere d’eccellente efficacia per conservare le vite messe a pericolo da quel veleno. Toccò farne prova nel giorno 6. del passato Ottobre a sette donne abitanti in questa Città nel Conservatorio della Trinità. Altre in una pentola di terra, altre in una di rame bastantemente stagnata, tutte avean fatto friggere i funghi nell’olio, dopo ch’ebber bollito nell’acqua. Nè sulla loro salubrità s’erano trascurati i consueti esperimenti, ridicoli in vero agli occhi dei dotti, ma pur creduti buoni generalmente così sulla fede vanissima della volgar tradizione. L’immersion del cucchiajo d’argento, di un anello d’oro, e di foglie di prezzemolo non aveva dato segnali nè men di lieve sospetto. Ma pur in capo a due ore dopo preso quel cibo cominciarono quelle incaute femmine a perder l’uso della ragione, ed alcune persino quello de’sensi. Due rimasero oppresse da sì profondo letargo, che in vano tentò il Chirurgo con vellicamenti e incisioni di scuoterle e ravvivarle. Una terza furente teneva in fatica e spavento diverse assistenti, che si sforzavano di resistere alle sue convulsive contorsioni. Una quarta dimandava disperatamente la confessione. Un’altra da contrario delirio posseduta correva baccante pel chiostro e per le corti, e con insano riso e non morigerate espressioni gittavasi al collo di chiunque se le affacciasse. Una sesta alternava le risa ed il pianto dirottamente. La settima alfine, ch’era stata men ghiotta delle altre, non parì se non qualche momentanea vertigine.

In questa tragica scena, dopo che s’eran già usati infruttuosamente l’aceto, la teriaca, ed altri rimedj, venne a mente all’abile medico Dot. Zenone Bongiovanni l’alcali volatile, della cui ammirabile efficacia in più sorte di morti apparenti, come per annegati, e per asfissie prodotte da esalazioni di carbone, di fermentazioni vinose, ecc. non meno che nelle scottature, nelle morsicature della vipera, nella Rabbia, nell’Apoplesia ecc. gli era noto ciò che aveva pubblicato Questo piccolo, ma utilissimo libretto, dove s’insegna ad amministrare l’alcali volatile ne’succennati accidenti, è stato tradotto in prò dell’Italia dal Sig. Antonio Cagnoli, mentre dimorava in Parigi e potè consultare con l’Autore medesimo: della qual traduzione si trovano ancora alcuni pochi esemplari appresso il Librajo Perlini all’insegna della Sacra Famiglia in merceria. il Sig. Sage, celebre Chimico Parigino. L’esperimento fattone aver non poteva più felice riuscita. Introdotto nelle narici delle due donne, che non davan più segno di vita, un rotoletto di carta imbevuto d’alcali, e fatte entrare anche in bocca alcune goccie di questo miste con acqua, non tardarono quelle meschine a rianimarsi ed a scuotersi violentissimamente. Consimili convulsioni eccitò in tutte le altre l’alcali somministrato ne’modi medesimi. Tutte, da una in fuori, ottennero salutiferi scarichi, sia per vomito, sia per secesso: e in poco d’ora si trovarono tutte in sufficiente calma. Fu poi compita la cura con bevande di latte, e coll’uso perfine di cristeri stimolanti suggeriti dal sopraggiunto Medico ordinario del luogo il Nob. D. Cartolari, il quale ebbe il merito di guarirle tutte da ogni reliquia del fiero male e dalle febbri che per più giorni sostennero. La narrazione completa del caso, con larga copia di erudizione, ed ingegnosa indagine delle teorie sopra l’alcali e sul veleno de’funghi, uscirà poi quantoprima dalla accurata penna del Sig. Dot. Bongiovanni, e da questi trochj degli Eredi Moroni.

La Bastiglia è divenuta un oggetto di pubblica curiosità nella sua demolizione quanto a’Parigini lo fu di terrore nella sua esistenza. Per ciò varj disegni ed incisioni in rame di quella superba fabbrica sparse in questi giorni si sono per farne conoscere la struttura, e la forza. Se ne vede una bella ed esatta nel pregiato Almanacco di Gotha del prossimo anno venturo, accompagnata da una descrizione, che puo interessare in questi momenti: laonde pensiamo che il tradurla nella sola parte storica, e materiale, ommettendo le riflessioni politiche, possa riuscir grato a’nostri leggitori, particolarmente a quelli, ch’essendosi provveduti della Carta stampata in questa Città accompagneranno per essa alla cognizione visiva la cronologica, e storica d’un Edifizio, che ha fatto tanto parlare il Mondo.

La Bastiglia castello, e prigione di stato, destinata a far sentire agli uomini colpevoli tutti gli orrori della più spaventosa miseria, era situata appresso una delle porte della Città di Parigi. Fu essa nel corso di molte etadi un oggetto d’orrore alla Nazione. Alla sua vista sembrava che fosse fatta per isfidare i secoli. La prima sua pietra di fondazione fu posta sotto il regno di Carlo V da Hugues Aubriot il dì 22. Aprile 1369, secondo altri 1370. Ebbe il suo compimento nel 1382, o 83, regnante Carlo VI. Li bastioni, e le fosse non furono eseguite che nel 1634. Lo scopo propostosi nell’edificarla fu quello di mettere i Parigini al coperto degl’insulti de’loro nemici, ma non si tardò a servirsene, per tener in dovere i Parigini medesimi, ed Hugues Aubriot, che l’aveva fatta innalzare, vi fu rinchiuso egli stesso.

Questo famoso Edifizio la cui estesa era grandissima, formava un lungo quadrato, che nella sua maggiore lunghezza estendevasi a circa 300 passi. I suoi muri avevano in qualche sito una grossezza di dieci piedi, e le pietre erano sì tenacemente legate insieme, che ci fu d’uopo d’una forza sorprendente per farne breccia. Otto torri rotonde e scemate che non si elevavano sopra la fab-brica servivano a fortificarla. Ne’principali suoi muri erano construiti cinque ponti levatoj; e cinque porte ben guardate, ne rendevano l’entrata, e l’uscita difficile. Riguardavasi questo forte come insuperabile; e di fatti poco tempo prima della sua presa il suo Maggiore de Pujet asserì, ch’egli rispondeva sulla sua testa della conservazione della Bastiglia quando ancora fosse attaccata da 50 mila uomini.

Nulla veder potevasi di più tristo di questa fabbrica. Le finestre sparse quà e là senza regolarità nè simmetria, e guarnite di spesse ferrate, i piccoli tetti delle loggette che s’innalzavano sopra dell’edifizio, l’imboccatura de’cannoni, che si vedeano in gran numero trà i merli de’muri inspiravano a’passaggieri la pietà ed il terrore.

Tale era questa fortezza allorchè soggiacque all’assalto, e alla sua rovina il dì 14 Luglio dell’anno presente.

Sull’origine, e le conseguenze di questo grande avvenimento ne hanno parlato abbastanza i pubblici Fogli polititi. A noi bastar deve d’aver tradotte dall’articolo dell’Almanacco, le riportate parole, che in certo modo appartengono a questa Gazzetta riguardate come semplici note alla stampa in rame della Bastiglia pubblicata in questa Città.

Cause

5 Decembre Post. Al Cons. Eccel. della C. N.

Nel 1777 a’26 Maggio il N. H. Barbon Michiel Morosini allora Capitano di Brescia ha colà venduto al Sig. Gius. qu. Giov. Gialdini in età maggior d’anni venti, li suoi 8 cavalli colle loro coperte, sopracinti, filetti, cordami per accoppiarli, e cavezze di cinghie per L. 8800.

Si obbligò il Sig. Gialdini al pagamento nel termine d’un anno.

Questa muta di cavalli nobili d’Holsteim costò all’Eccellentissimo Morosini suddetto L. 11. mila a pronti contanti, senz’alcun fornimento allorchè li comprò nel marzo 1776 dal N. H. Andrea Dolfin ora K. ch’era Capit. e V. Pod. a Verona.

Insorte questioni Forensi trà il debitore Gialdini, e la di lei Madre Sig. Elis. Ogliani Gialdini, su’punti delle quali quì si sorpassa, e spirato da tre mesi il tempo prescritto al pagamento il N. H. Morosini fece a sua instanza praticare a Brescia un Mandato, perchè nel termine di giorni tre dovesse il debitore soddisfarlo nell’accennata summa; al qual Mandato ei rispose col confessare il sacro suo debito, e protestando che n’era messo all’impossibilità dalle Pendenze allora vertenti al Cons. Ser. di 40 C. N. tra desso e sua Madre, per le quali interdetta restavagli qualunque disposizione de’proprj Effetti. Perciò a’ 9 Set. dell’anno 1778 S. E. creditore praticar fece Sequestro per il suo credito alla Madre del Sig. Gialdini, e a’12 contro Lei e suo Figlio confermazioni del Sequestro medesimo.

Attese Lettere impetrate dalla Signora Ogliani dagli Eccellentiss. Capi di 40 C. N. corsero per di Lei parte atti di sospensione nel Foro di Brescia, e di ripresa delle incontrastabili sue ragioni a S. E. Morosini. Mancò di vita il di lui debitore il giorno 13 Aprile 1781, e in vigore di suo Codicillo 28 Marzo anno stesso, si trovò erede universale di tutta la sua facoltà la Sig. Elisabetta sua Madre, onde le su intimato nuovo Mandato per il dovuto pagamento dal sud. N. H. creditore del quale ella si mise alla contraddizione per impedire le conseguenze, onde ridotto l’atto a semplice Dimanda riservarsi alle sue difese.

Alla presentazione di Carte per parte Morosini successer altri due Manda-ti, un Costituo, Avvogaresche Declaratorie, alle quali Carte corrispose in opposizione l’avversaria con Costituto di protesto con sospensione all’Interveniente di S. E. per cui seguì in Brescia agli 8 Ag. 1781 Spediz. absente che condannò la sua avversaria a presentar l’Inventario degli effetti di ragione di suo Figlio esistenti presso di lei. Le fu poi intimato il Mandato esecutivo di tale spedizione della quale Ella si appellò per non presentar carte. Al primo Set. levate furono lettere per l’Eccellentis. Creditore del Mag. Auditor Novo ad interponendam con citazione.

Dietro alla presentazione delle carte eseguita dalla Sig. Ogliani, corse citazione contro di lei per lievo di pena, indi un quarto Mandato. Altra Spediz. 16 Luglio 1783 confermò il Mandato Morosini 22 Mag. 1781 contro la sua Avversaria, ed ebbe l’esecuz. a’21 Luglio. Per ripristino degli effetti asportati ottenne Lettere dell’Auditor Novo il di lei Fratello Rev. D. Carlo Oliani, che furono appellate in actis li 2 Agosto.

Con Costituto de’ 26 detto il Sig. Giac. Bonetti Proc. di S. E. Morosini in vista delle insidie e tergiversazioni avversarie, e per disinvogliersi da qualunque macchinato raggiro, accordò il ripristino degli Effetti asportati riserbandosi la pratica delle esecuzioni sulla facoltà Gialdini, eccitando la Sig. Elisabetta a descrivere con giuramento la quantità del soldo da essa nascosto onde non possa aver luogo altro pretesto a delusione degli atti esecutivi ec.

Nel Costituto risponsivo de’12 Set. 1783 si chiama protestato il credito Morosini, in controversia l’eredità Giuseppe Gialdini, e pendente la conoscenza se questo al momento dell’acquisto degli 8 cavalli fosse suis juris od in istato di minorità.

Avvertasi che nel Contratto di vendita de’medesimi è scritto che il sudetto Gialdini aveva in quel giorno 26 Maggio 1777 passati i 20 anni d’età come da Fede Battesimale del Curato della Parrochia di S. Giorgio di Brescia.

Finalmente dopo tanto tempo è giunto il giorno, che pose fine a sì lunghi ed odiosi contrasti, e la ragione dell’Eccellentissimo Morosini trionfò per il seguente Giudizio:

Al Laudo 22. Taglio 8 n. s. 1.

Avv. al Laudo eccellenti Cromer e Orlandi. Interv. Bellino Comici.

Al Taglio Eccel. Angieli e N. H. . . . . . . Balbi Interrut. Gienerini, Interv. Marzolo.

Sig. Gazzettiere.

Bergamo 12 Dec. 1769.

Sapendo che vi son care tutte le notizie onorevoli a chi nel governo delle Provincie rappresenta la potestà del Veneto Principato, e per l’utilità dell’esempio, e per ispargere la fama di chi con vero zelo del pubblico bene veglia alla sicurezza, e al miglior essere de popoli confidatagli, vi comunico li seguenti aneddoti.

Trà le gravi cure, che impegnano a tali oggetti l’animo del nostro Eccellentissimo Rappresentante s. Pietro Vettor Pisani, una delle principali è quella della proibizione dell’armi. L’altr’jeri Egli ebbe la consolante soddisfazione, che il Rev. Parroco d’una Villa nominato D. Giambat. David, che fa il predicatore per la Città, e per la campagna, gli facesse il più prezioso regalo, ch’egli potesse promettersi dalla pastorale sua umanità. Consisteva questo in una cestella di pistole, e di coltelli, che i suoi parrocchiani avevano volontariamente depositati nelle sue mani per secondare colla più degna obbedienza le mire salutari di questo Ec-cellentissimo Signore, che risolutamente si presta a serbare in vigor la Legge inibitiva dell’armi.

Giunse col dono il buon Sacerdote nel momento appunto, che il Popolo erasi adunato, non senza segni di terrore, al funesto spettacolo della corda, a cui era condannato un facinoroso e pessimo uomo, che fu sorpreso col coltello dalla pattuglia notturna, a cui fece delle forti resistenze. Nel momento, che si dovea tirare la corda, l’Ajutante diede col fazzoletto bianco il segno di grazia, che manifestò la clemenza di S. E. di cui per altro non potranno i rei lusingarsi d’abusarne.

Jeri mattina l’Illustriss. Sig. Vusio fece vedere all’E. S. de’mazzi di Licenze d’armi ritirate. Ecco gli effetti d’un efficace volontà, che ci promette la continuazione d’un ottimo Reggimento. Amatemi, e credetemi.

Vostro affezionatis. assocciato N. N.

“Quanto possa la Superbia, e l’Impostura nelle persone, che nate, e situate in uno stato di oscurità, ma poi sollevate da una piccola aura di fortuna, mercè l’arte civile, che debolmente però professano, perchè privi in gran parte di quei doni di natura, che l’arte istessa richiede, lo dimostra, e prova il fatto recentemente accaduto in una persona di qualificata condizione di una celebre Città d’Italia la quale quanto credula per l’addietro a porgere orecchio, e fidarsi di chi non è, che assai mediocre manuente nella Chirurgia, crede non ostante pareggiare i primi professori, altrettanto pur troppo sorda agl’avvisi dell’amicizia, che la stimolavano servirsi dei mezzi idonei ed approvati ai quali finalmente ricorsa spinta dalla necessità, ha esperimentati valevoli, e salutari. Dovea perciò umiliarsi, chi per inesperienza ne ritardò l’effetto; ma è successo al contrario, mentre non solo con mendicate ragioni, e bugiardi supposti ha cercato coprire la propria ignoranza, ma di più ha avuto il coraggio d’imposturare il valente professore istesso, dal quale la sua piccola fortuna dovrebbe solamente ripetere. Ciò serva di regola a chi abbisogna dell’altrui opera a non fidarsi solamente dell’apparenza, che il più delle volte inganna.”

Del Reverendiss. Sig. ArcipreteD. Celestino Bonvicini Vicentino

Sull’Anno 1789 Sonetto.

Storia ti eterna sol d’error feconda,

Anno feral, marte la nera lampa

Sul niester suote: orme crudeli stampa

Morte sull’Istro, e fa sanguigna l’onda.

Di crudi scempi Aletto sitibonda

Per il Gallico Ciel mugge, e s’accampa.

Là furor cieco in ogni petto avvampa,

Che Rege e Vulgo in mar di guai profonda.

Incontro al Soglio la superba fronte

Oh come audace innalza il Belga, e il freno

Morde e disdegna, e l’ire e l’armi ha pronte.

Di Vel tragico avvolto infausto e reo

Anno deh fuggi! A Eternitade in seno

Piomba, e t’accoppia ai neri dì d’Atreo.

Bastim. arriv. 2 cor.

Piel. P. Giov. Malebotich ven. da Albona con 33 bar. di miele, un bar. seta cruda, un fag. centene da marin.

Piel. P. Giov. Viviani ven. da Goro con 1250 m. risi alla rinfusa.

3 detto Piel. P. Mat. Benussi ven. da Sebenico con 11 bar. miele, e 65 bar. olive salate.

Piel. P. Franc. Bertoli ven. da Macasca e Brazza con 96 bar. olive salate, e 6 cai d’oglio.

Brac. P. Giac. Viezzoli da Trieste con 28 bal. lana 30 bal. Pepe, 6 cas-sele, 12 fiaschi oglio d’osmarino, una cas. cannella, un bar. verdemonte, 2 bot. Roza, 3 bar. ottoni, 2 fascj serro, 3 bar. chiodi, 9 cas. acciaj, 6 bar. sortiti, un bar. e 16 baze fil di ferro.

Piel P. Ant. Sponza ven. da Cattaro con 26 m. castradina, 18 lingue di manzo, 33 mog. e mastel. fighi, 444 pez. form. morlacco, 5. cassoni e una cassetta cand. di sevo.

4 detto Piel. P. Gius. Marassi da Cattaro con 17500 lib. Castradina, 5 pezze panno da rifar, 300. st. sem. di lino, 2 cassoni e una cassetta cand. di sevo.

Piel. P. Antonio Spellich da Trieste con 3 bot. bud. salati, 17 sac. grippola, 2 bot. trementina, una cassetta fazzoletti, 3 col. tele, un fag. ombrelle, una bot. colla 9 bar. arg. vivo, una bot. padelle, 3 col. chiodi, 3 bot. e 24 baze fil di ferro.

Brac. P. Ant. Spolar da Trieste con un fag. osso di balena, un bar. crauti, una cassetta scatole, un fag. carte geografiche, una bot. colla, 2 bot. crogiuoli, una bot. tele, un bar. capari, 2 bar. acciughe una cas. lanarie, un bar. fil d’otton, e fil di ferro.

Tartanon P. Laz. Davanzo d’Ancona con 2. ballotti Libri, 3 bal. pepe, 16 bar. caviale, 8 bal. pelli finimenti, 2 cas. e un fag. pane da gioco, 45 sac. polv. di grippola, una cas. cristi e medaglie, 60 m. e 2 cento baccalati, 2 bar. mandole, 2 bariletti, e una balletta tabacco.

5 detto Piel. P. Vic. Gebin da Portogruer con 500. st. formenton.

Piel. P. Elia Giancovich da Cattaro con 38. m. e 50 lib. castradina.

Nave nominata Nelly Capitan Giovanni Felton Inglese da Berghen il primo Ot. rac. al Sig. Gius. Treves con 800 bal. Baccalari in pesci 110 mila. 1537 lame, e 486 pezzi ferro grezzo.

Checchia la Sirena del mare Cap. Giovanni Bottarin manca dal Zante li 23. Set. e da S. Maora li 19 Ot. rac. al Sig. Giov. Rastopulo con 174 mog. di sale, e 2 carat. oglio.

6 detto.

Brac. P. Doimo Paruzza ven. da Spalato con 125 bar. olive salate.

Brac. P. Carlo Gaminovich da Spalato e Sebenico con 7 bal. pel. caprine.

Tartanon P. Marc’Ant. Cecchi d’Ancona con 4 sac. gripola, e 33 mila e 300 Stocfis.

7 detto.

Piel. P. Giov. Fiorentin ven. da Veggia con un involto feta 3 mogliazzi scombri salati, 70 lib. formaggio, un sac. grippola, 6 bisacielana sudicia, 29 bar. miele, un rot raffa, 500 lib. ferro v. e vetro r.

Piel. P. And. Letis da Fiune con 15 bar. miele.

Piel P. Santo Vianello da Piran con 183 mog. di sale, compreso il gettito.

Tartanon P. Gius. Mondaini da Pesaro con 3 bariletti olive, 13 sac. gripola, in sorte, una cassettina paste e dolci, 4 sac. polv. di gripola, 7 bal. pel. finimenti, 4 cas. cristi e medaglie.

Piel. P. Fil Mauro da Porto Re con 420 stanghe da calesso, 194 remi di fagher, 4 bar. miele, 15 padelle di fagher.

Piel. P. Adamo Marassi da Cattaro con 2 panetti cera gialla, 36 m. e 7 cento lib. Castradina, 4 cai oglio, 40 Mogliazzi, e mastelladi fighi, 968 pel. boldroni, 641 pez. form. morlacco, 3 cassoni e una cassetta cand. di sevo.

Piel P. Dom. Sutera da Zara con un c. oglio, 113 bar. olive salate

8 detto.

Piel. P. And. Radimini da Cattaro con 15. pel. boldroni, 18 m. castradina, un fag. cera gialla, 2364 pez. form. morlacco, 144 mogl. e mastel. fighi, un fag. rame v. 4 cassoni cand. di sevo, 15 majali salati, 2 cai oglio.

(Il resto Mercordì)

Cambj Venerdì 18 corrente.

Roma 63 Napoli 116 e un 4to Livorno 99 e 3 4ti Milano 155 Genova 91 e 3 4ti. Amsterdam 92 e un 4to. Londra 49 e 5 8vi. Augusta 102 e mezzo. Vienna 197 e mezzo.

Non c’è cambio per Lione, nè per Parigi.

Prezzi delle Biade

Formento da L. 35 a 36.

Sorgo Turco da 16. a 17.

Segale a L. 22.

Fag. bianchi a L. 22.

Miglio a L. 18.

Risi da Duc. 36 a 37 al m.

Questa mattina de'19 cor. seguì nell'Eccellentissimo pieno Collegio l'elezione in Capitano di Nave pubblica del Sig. Gregorio Chiega.

Martedì p. v. si eleggerà il Governatore alla Messeteria, posto vacante per la morte del Sig. Franc. Buffetti.

Savio di Settimana p. r la p. v.

Ms. Franc. K. e Proc. Morosini.

Ristretti i conti di questa seconda Compagnia d'Assicurazioni dello scorso anno 1788 risultò un’utilità di Duc. 15 mila, che ripartita negl'individui recò ad ognuno il profitto di Duc. 750 c. Resta ancora indiviso un capitale sufficiente al riparo degli ulteriori danni possibili procedenti da'tocchi dell'anno med. qualora la mala sorte il volesse.

Morti.

La Sig. Antonia Petrogalli Contessa Revedini.

S. E. il Sig. Giulio Corner, Abbate. Fu trasportato da Treviso e seppellito in questa Chiesa, de'SS. Apostoli con molta pompa funebre.

Estrazione del Pubblico Lotto di Venezia 19 Decembre 1789.

Introito.

Di Venezia - L. 212295:8

Di Terra Ferma - L. 119176:2

L. 331471:10 - sono D. 53463:4

Numeri Estratti 1. 38. 76. 20. 56.

Vincite Qualità , e quantità de'Terni.

Ambi coll'Augumento - D. 9984:-N. 1. da Duc. 500

Terni simili - D. 4815:-N. 1. da Duc. 300

Estratti - D. 820:-N. 1. da Duc. 200

N. 1 da Duc. 150

D. 15619:-N. 6 da Duc. 100

N. 15. da Duc. 50

N. 7. da Duc. 25

N. 32

La ventura estrazione sarà li 30 Gennaro 1789. M. V.

Ricapiti per le Notizie ed Assocciazioni di questo Foglio.

A S. Bartolommeo in calle stretta dal Colombani Librajo.

A S. Giuliano dal Curti Librajo appresso il Caffè di Menegazzo.

Si paga un Zecchino all'anno anticipato, o diviso in Semestri, ed ogni Assocciato è servito due volte alla Settimana alla sua abitazione, o ricapito.

Le Assocciazioni si ricevono in qualunque tempo.

Num. 101 Sabbato 19 Decembre 1789. Continuazione del Proclama degli Eccellentissimi Cattaveri. Colle suddette formalità, e colla promessa della secretezza, e del premio predetto saranno ricevute Denonzie dell’Eredità caduche ed inordinate, così di quelle che si rendessero irrite, caduche e nulle in vigor della Legge del Serenissimo Maggior Consiglio 20. Settembre 1767., onde resti assicurato non solo il Pubblico Regale diritto, ma sieno ancora preservate le private ragioni di qualsivoglia legittimo pretendente. Quanto all’altra parte delli Effetti, Dinari, ed altro ritrovati sopra, e sotto Terra, sopra e sotto Acqua in qualsivoglia luogo del Serenissimo Dominio resta ingionto il debito alli Scopritori, ed Inventori di presentare e denonicare ogni cosa al loro Eccellentissimo Magistrato, acciò restino preservati li pubblici Diritti, e conseguisca l’Inventore il premio dalle Leggi assentito. Resta perciò proibita risolutamente a qualunque Persona sotto qualsivoglia colore, o pretesto la ricerca, o Escavazione in qualunque luogo del Serenissimo Dominio di Dinari, Effetti, od altro sotto Terra nascosti, senza la previa permissione del loro Eccellentissimo Magistrato, che le sarà concessa colle discipline, e metodi dalle Leggi voluti. Venendo scoperta qualunque Escavazione fatta, e la fraudolente occultazione delli Effetti ritrovati, e ne venisse di ciò apportata la Denonzia al loro Eccellentissimo Magistrato, che sarà tenuta secreta, sarà soggetto il Delinquente a formazione di Processo Criminale, ed a quei severi castighi, che fossero meritati dalla colpevole di lui detenzione del Pubblico Patrimonio, e sarà in oltre tenuto sempre Processo aperto d’Inquisizione contro gl’innobbedienti, ed otterrà il Denonziante il premio di quanto fosse per devenire col mezzo della di lui Denonzia in seno della Giustizia colli metodi delle Leggi. E finalmente quanto alli Fondi, e Beni di privata ragione stati abbandonati, ed esistenti senza legittimo Padrone, o che fossero detenuti, ed usurpati dalla maliziosa altrui ingordigia, saranno pure per questi colle formalità sopraddette ricevute le Denonzie, e restano concessi li premj a Denonzianti, e cominate le pene a Trasgressori in tutto, e per tutto come fu di sopra ordinato. Restano ancora sopra le cose tutte di sopra prescritte riservati li ricorsi legali al loro Eccellentissimo Magistrato a qualunque fosse per aver pretesa, giusta, e legittima intorno le cose denonciate entro li termini dalle Leggi prescritti. E perchè resti il presente Proclama obbedito restano cominate a Rei le Pene di risarcimento, e refusione delli defraudi, e pregiudizj, non che le formazioni di Processi Criminali, anco per via d’Inquisizione, e li ulteriori castighi meritati dalla loro colpa. Verona li 7. Decembre 1789. Poichè nè gli autorevoli consigli, nè gli esempj funesti e sovente mortali bastano ancora a sbandir dalle mense i funghi, sarà offizio di umanità il propalare almeno i rimedj che si son dati a conoscere d’eccellente efficacia per conservare le vite messe a pericolo da quel veleno. Toccò farne prova nel giorno 6. del passato Ottobre a sette donne abitanti in questa Città nel Conservatorio della Trinità. Altre in una pentola di terra, altre in una di rame bastantemente stagnata, tutte avean fatto friggere i funghi nell’olio, dopo ch’ebber bollito nell’acqua. Nè sulla loro salubrità s’erano trascurati i consueti esperimenti, ridicoli in vero agli occhi dei dotti, ma pur creduti buoni generalmente così sulla fede vanissima della volgar tradizione. L’immersion del cucchiajo d’argento, di un anello d’oro, e di foglie di prezzemolo non aveva dato segnali nè men di lieve sospetto. Ma pur in capo a due ore dopo preso quel cibo cominciarono quelle incaute femmine a perder l’uso della ragione, ed alcune persino quello de’sensi. Due rimasero oppresse da sì profondo letargo, che in vano tentò il Chirurgo con vellicamenti e incisioni di scuoterle e ravvivarle. Una terza furente teneva in fatica e spavento diverse assistenti, che si sforzavano di resistere alle sue convulsive contorsioni. Una quarta dimandava disperatamente la confessione. Un’altra da contrario delirio posseduta correva baccante pel chiostro e per le corti, e con insano riso e non morigerate espressioni gittavasi al collo di chiunque se le affacciasse. Una sesta alternava le risa ed il pianto dirottamente. La settima alfine, ch’era stata men ghiotta delle altre, non parì se non qualche momentanea vertigine. In questa tragica scena, dopo che s’eran già usati infruttuosamente l’aceto, la teriaca, ed altri rimedj, venne a mente all’abile medico Dot. Zenone Bongiovanni l’alcali volatile, della cui ammirabile efficacia in più sorte di morti apparenti, come per annegati, e per asfissie prodotte da esalazioni di carbone, di fermentazioni vinose, ecc. non meno che nelle scottature, nelle morsicature della vipera, nella Rabbia, nell’Apoplesia ecc. gli era noto ciò che aveva pubblicatoQuesto piccolo, ma utilissimo libretto, dove s’insegna ad amministrare l’alcali volatile ne’succennati accidenti, è stato tradotto in prò dell’Italia dal Sig. Antonio Cagnoli, mentre dimorava in Parigi e potè consultare con l’Autore medesimo: della qual traduzione si trovano ancora alcuni pochi esemplari appresso il Librajo Perlini all’insegna della Sacra Famiglia in merceria. il Sig. Sage, celebre Chimico Parigino. L’esperimento fattone aver non poteva più felice riuscita. Introdotto nelle narici delle due donne, che non davan più segno di vita, un rotoletto di carta imbevuto d’alcali, e fatte entrare anche in bocca alcune goccie di questo miste con acqua, non tardarono quelle meschine a rianimarsi ed a scuotersi violentissimamente. Consimili convulsioni eccitò in tutte le altre l’alcali somministrato ne’modi medesimi. Tutte, da una in fuori, ottennero salutiferi scarichi, sia per vomito, sia per secesso: e in poco d’ora si trovarono tutte in sufficiente calma. Fu poi compita la cura con bevande di latte, e coll’uso perfine di cristeri stimolanti suggeriti dal sopraggiunto Medico ordinario del luogo il Nob. D. Cartolari, il quale ebbe il merito di guarirle tutte da ogni reliquia del fiero male e dalle febbri che per più giorni sostennero. La narrazione completa del caso, con larga copia di erudizione, ed ingegnosa indagine delle teorie sopra l’alcali e sul veleno de’funghi, uscirà poi quantoprima dalla accurata penna del Sig. Dot. Bongiovanni, e da questi trochj degli Eredi Moroni. La Bastiglia è divenuta un oggetto di pubblica curiosità nella sua demolizione quanto a’Parigini lo fu di terrore nella sua esistenza. Per ciò varj disegni ed incisioni in rame di quella superba fabbrica sparse in questi giorni si sono per farne conoscere la struttura, e la forza. Se ne vede una bella ed esatta nel pregiato Almanacco di Gotha del prossimo anno venturo, accompagnata da una descrizione, che puo interessare in questi momenti: laonde pensiamo che il tradurla nella sola parte storica, e materiale, ommettendo le riflessioni politiche, possa riuscir grato a’nostri leggitori, particolarmente a quelli, ch’essendosi provveduti della Carta stampata in questa Città accompagneranno per essa alla cognizione visiva la cronologica, e storica d’un Edifizio, che ha fatto tanto parlare il Mondo. La Bastiglia castello, e prigione di stato, destinata a far sentire agli uomini colpevoli tutti gli orrori della più spaventosa miseria, era situata appresso una delle porte della Città di Parigi. Fu essa nel corso di molte etadi un oggetto d’orrore alla Nazione. Alla sua vista sembrava che fosse fatta per isfidare i secoli. La prima sua pietra di fondazione fu posta sotto il regno di Carlo V da Hugues Aubriot il dì 22. Aprile 1369, secondo altri 1370. Ebbe il suo compimento nel 1382, o 83, regnante Carlo VI. Li bastioni, e le fosse non furono eseguite che nel 1634. Lo scopo propostosi nell’edificarla fu quello di mettere i Parigini al coperto degl’insulti de’loro nemici, ma non si tardò a servirsene, per tener in dovere i Parigini medesimi, ed Hugues Aubriot, che l’aveva fatta innalzare, vi fu rinchiuso egli stesso. Questo famoso Edifizio la cui estesa era grandissima, formava un lungo quadrato, che nella sua maggiore lunghezza estendevasi a circa 300 passi. I suoi muri avevano in qualche sito una grossezza di dieci piedi, e le pietre erano sì tenacemente legate insieme, che ci fu d’uopo d’una forza sorprendente per farne breccia. Otto torri rotonde e scemate che non si elevavano sopra la fab-brica servivano a fortificarla. Ne’principali suoi muri erano construiti cinque ponti levatoj; e cinque porte ben guardate, ne rendevano l’entrata, e l’uscita difficile. Riguardavasi questo forte come insuperabile; e di fatti poco tempo prima della sua presa il suo Maggiore de Pujet asserì, ch’egli rispondeva sulla sua testa della conservazione della Bastiglia quando ancora fosse attaccata da 50 mila uomini. Nulla veder potevasi di più tristo di questa fabbrica. Le finestre sparse quà e là senza regolarità nè simmetria, e guarnite di spesse ferrate, i piccoli tetti delle loggette che s’innalzavano sopra dell’edifizio, l’imboccatura de’cannoni, che si vedeano in gran numero trà i merli de’muri inspiravano a’passaggieri la pietà ed il terrore. Tale era questa fortezza allorchè soggiacque all’assalto, e alla sua rovina il dì 14 Luglio dell’anno presente. Sull’origine, e le conseguenze di questo grande avvenimento ne hanno parlato abbastanza i pubblici Fogli polititi. A noi bastar deve d’aver tradotte dall’articolo dell’Almanacco, le riportate parole, che in certo modo appartengono a questa Gazzetta riguardate come semplici note alla stampa in rame della Bastiglia pubblicata in questa Città. Cause 5 Decembre Post. Al Cons. Eccel. della C. N. Nel 1777 a’26 Maggio il N. H. Barbon Michiel Morosini allora Capitano di Brescia ha colà venduto al Sig. Gius. qu. Giov. Gialdini in età maggior d’anni venti, li suoi 8 cavalli colle loro coperte, sopracinti, filetti, cordami per accoppiarli, e cavezze di cinghie per L. 8800. Si obbligò il Sig. Gialdini al pagamento nel termine d’un anno. Questa muta di cavalli nobili d’Holsteim costò all’Eccellentissimo Morosini suddetto L. 11. mila a pronti contanti, senz’alcun fornimento allorchè li comprò nel marzo 1776 dal N. H. Andrea Dolfin ora K. ch’era Capit. e V. Pod. a Verona. Insorte questioni Forensi trà il debitore Gialdini, e la di lei Madre Sig. Elis. Ogliani Gialdini, su’punti delle quali quì si sorpassa, e spirato da tre mesi il tempo prescritto al pagamento il N. H. Morosini fece a sua instanza praticare a Brescia un Mandato, perchè nel termine di giorni tre dovesse il debitore soddisfarlo nell’accennata summa; al qual Mandato ei rispose col confessare il sacro suo debito, e protestando che n’era messo all’impossibilità dalle Pendenze allora vertenti al Cons. Ser. di 40 C. N. tra desso e sua Madre, per le quali interdetta restavagli qualunque disposizione de’proprj Effetti. Perciò a’ 9 Set. dell’anno 1778 S. E. creditore praticar fece Sequestro per il suo credito alla Madre del Sig. Gialdini, e a’12 contro Lei e suo Figlio confermazioni del Sequestro medesimo. Attese Lettere impetrate dalla Signora Ogliani dagli Eccellentiss. Capi di 40 C. N. corsero per di Lei parte atti di sospensione nel Foro di Brescia, e di ripresa delle incontrastabili sue ragioni a S. E. Morosini. Mancò di vita il di lui debitore il giorno 13 Aprile 1781, e in vigore di suo Codicillo 28 Marzo anno stesso, si trovò erede universale di tutta la sua facoltà la Sig. Elisabetta sua Madre, onde le su intimato nuovo Mandato per il dovuto pagamento dal sud. N. H. creditore del quale ella si mise alla contraddizione per impedire le conseguenze, onde ridotto l’atto a semplice Dimanda riservarsi alle sue difese. Alla presentazione di Carte per parte Morosini successer altri due Manda-ti, un Costituo, Avvogaresche Declaratorie, alle quali Carte corrispose in opposizione l’avversaria con Costituto di protesto con sospensione all’Interveniente di S. E. per cui seguì in Brescia agli 8 Ag. 1781 Spediz. absente che condannò la sua avversaria a presentar l’Inventario degli effetti di ragione di suo Figlio esistenti presso di lei. Le fu poi intimato il Mandato esecutivo di tale spedizione della quale Ella si appellò per non presentar carte. Al primo Set. levate furono lettere per l’Eccellentis. Creditore del Mag. Auditor Novo ad interponendam con citazione. Dietro alla presentazione delle carte eseguita dalla Sig. Ogliani, corse citazione contro di lei per lievo di pena, indi un quarto Mandato. Altra Spediz. 16 Luglio 1783 confermò il Mandato Morosini 22 Mag. 1781 contro la sua Avversaria, ed ebbe l’esecuz. a’21 Luglio. Per ripristino degli effetti asportati ottenne Lettere dell’Auditor Novo il di lei Fratello Rev. D. Carlo Oliani, che furono appellate in actis li 2 Agosto. Con Costituto de’ 26 detto il Sig. Giac. Bonetti Proc. di S. E. Morosini in vista delle insidie e tergiversazioni avversarie, e per disinvogliersi da qualunque macchinato raggiro, accordò il ripristino degli Effetti asportati riserbandosi la pratica delle esecuzioni sulla facoltà Gialdini, eccitando la Sig. Elisabetta a descrivere con giuramento la quantità del soldo da essa nascosto onde non possa aver luogo altro pretesto a delusione degli atti esecutivi ec. Nel Costituto risponsivo de’12 Set. 1783 si chiama protestato il credito Morosini, in controversia l’eredità Giuseppe Gialdini, e pendente la conoscenza se questo al momento dell’acquisto degli 8 cavalli fosse suis juris od in istato di minorità. Avvertasi che nel Contratto di vendita de’medesimi è scritto che il sudetto Gialdini aveva in quel giorno 26 Maggio 1777 passati i 20 anni d’età come da Fede Battesimale del Curato della Parrochia di S. Giorgio di Brescia. Finalmente dopo tanto tempo è giunto il giorno, che pose fine a sì lunghi ed odiosi contrasti, e la ragione dell’Eccellentissimo Morosini trionfò per il seguente Giudizio: Al Laudo 22. Taglio 8 n. s. 1. Avv. al Laudo eccellenti Cromer e Orlandi. Interv. Bellino Comici. Al Taglio Eccel. Angieli e N. H. . . . . . . Balbi Interrut. Gienerini, Interv. Marzolo. Sig. Gazzettiere. Bergamo 12 Dec. 1769. Sapendo che vi son care tutte le notizie onorevoli a chi nel governo delle Provincie rappresenta la potestà del Veneto Principato, e per l’utilità dell’esempio, e per ispargere la fama di chi con vero zelo del pubblico bene veglia alla sicurezza, e al miglior essere de popoli confidatagli, vi comunico li seguenti aneddoti. Trà le gravi cure, che impegnano a tali oggetti l’animo del nostro Eccellentissimo Rappresentante s. Pietro Vettor Pisani, una delle principali è quella della proibizione dell’armi. L’altr’jeri Egli ebbe la consolante soddisfazione, che il Rev. Parroco d’una Villa nominato D. Giambat. David, che fa il predicatore per la Città, e per la campagna, gli facesse il più prezioso regalo, ch’egli potesse promettersi dalla pastorale sua umanità. Consisteva questo in una cestella di pistole, e di coltelli, che i suoi parrocchiani avevano volontariamente depositati nelle sue mani per secondare colla più degna obbedienza le mire salutari di questo Ec-cellentissimo Signore, che risolutamente si presta a serbare in vigor la Legge inibitiva dell’armi. Giunse col dono il buon Sacerdote nel momento appunto, che il Popolo erasi adunato, non senza segni di terrore, al funesto spettacolo della corda, a cui era condannato un facinoroso e pessimo uomo, che fu sorpreso col coltello dalla pattuglia notturna, a cui fece delle forti resistenze. Nel momento, che si dovea tirare la corda, l’Ajutante diede col fazzoletto bianco il segno di grazia, che manifestò la clemenza di S. E. di cui per altro non potranno i rei lusingarsi d’abusarne. Jeri mattina l’Illustriss. Sig. Vusio fece vedere all’E. S. de’mazzi di Licenze d’armi ritirate. Ecco gli effetti d’un efficace volontà, che ci promette la continuazione d’un ottimo Reggimento. Amatemi, e credetemi. Vostro affezionatis. assocciato N. N. “Quanto possa la Superbia, e l’Impostura nelle persone, che nate, e situate in uno stato di oscurità, ma poi sollevate da una piccola aura di fortuna, mercè l’arte civile, che debolmente però professano, perchè privi in gran parte di quei doni di natura, che l’arte istessa richiede, lo dimostra, e prova il fatto recentemente accaduto in una persona di qualificata condizione di una celebre Città d’Italia la quale quanto credula per l’addietro a porgere orecchio, e fidarsi di chi non è, che assai mediocre manuente nella Chirurgia, crede non ostante pareggiare i primi professori, altrettanto pur troppo sorda agl’avvisi dell’amicizia, che la stimolavano servirsi dei mezzi idonei ed approvati ai quali finalmente ricorsa spinta dalla necessità, ha esperimentati valevoli, e salutari. Dovea perciò umiliarsi, chi per inesperienza ne ritardò l’effetto; ma è successo al contrario, mentre non solo con mendicate ragioni, e bugiardi supposti ha cercato coprire la propria ignoranza, ma di più ha avuto il coraggio d’imposturare il valente professore istesso, dal quale la sua piccola fortuna dovrebbe solamente ripetere. Ciò serva di regola a chi abbisogna dell’altrui opera a non fidarsi solamente dell’apparenza, che il più delle volte inganna.” Del Reverendiss. Sig. ArcipreteD. Celestino Bonvicini Vicentino Sull’Anno 1789 Sonetto. Storia ti eterna sol d’error feconda, Anno feral, marte la nera lampa Sul niester suote: orme crudeli stampa Morte sull’Istro, e fa sanguigna l’onda. Di crudi scempi Aletto sitibonda Per il Gallico Ciel mugge, e s’accampa. Là furor cieco in ogni petto avvampa, Che Rege e Vulgo in mar di guai profonda. Incontro al Soglio la superba fronte Oh come audace innalza il Belga, e il freno Morde e disdegna, e l’ire e l’armi ha pronte. Di Vel tragico avvolto infausto e reo Anno deh fuggi! A Eternitade in seno Piomba, e t’accoppia ai neri dì d’Atreo. Bastim. arriv. 2 cor. Piel. P. Giov. Malebotich ven. da Albona con 33 bar. di miele, un bar. seta cruda, un fag. centene da marin. Piel. P. Giov. Viviani ven. da Goro con 1250 m. risi alla rinfusa. 3 detto Piel. P. Mat. Benussi ven. da Sebenico con 11 bar. miele, e 65 bar. olive salate. Piel. P. Franc. Bertoli ven. da Macasca e Brazza con 96 bar. olive salate, e 6 cai d’oglio. Brac. P. Giac. Viezzoli da Trieste con 28 bal. lana 30 bal. Pepe, 6 cas-sele, 12 fiaschi oglio d’osmarino, una cas. cannella, un bar. verdemonte, 2 bot. Roza, 3 bar. ottoni, 2 fascj serro, 3 bar. chiodi, 9 cas. acciaj, 6 bar. sortiti, un bar. e 16 baze fil di ferro. Piel P. Ant. Sponza ven. da Cattaro con 26 m. castradina, 18 lingue di manzo, 33 mog. e mastel. fighi, 444 pez. form. morlacco, 5. cassoni e una cassetta cand. di sevo. 4 detto Piel. P. Gius. Marassi da Cattaro con 17500 lib. Castradina, 5 pezze panno da rifar, 300. st. sem. di lino, 2 cassoni e una cassetta cand. di sevo. Piel. P. Antonio Spellich da Trieste con 3 bot. bud. salati, 17 sac. grippola, 2 bot. trementina, una cassetta fazzoletti, 3 col. tele, un fag. ombrelle, una bot. colla 9 bar. arg. vivo, una bot. padelle, 3 col. chiodi, 3 bot. e 24 baze fil di ferro. Brac. P. Ant. Spolar da Trieste con un fag. osso di balena, un bar. crauti, una cassetta scatole, un fag. carte geografiche, una bot. colla, 2 bot. crogiuoli, una bot. tele, un bar. capari, 2 bar. acciughe una cas. lanarie, un bar. fil d’otton, e fil di ferro. Tartanon P. Laz. Davanzo d’Ancona con 2. ballotti Libri, 3 bal. pepe, 16 bar. caviale, 8 bal. pelli finimenti, 2 cas. e un fag. pane da gioco, 45 sac. polv. di grippola, una cas. cristi e medaglie, 60 m. e 2 cento baccalati, 2 bar. mandole, 2 bariletti, e una balletta tabacco. 5 detto Piel. P. Vic. Gebin da Portogruer con 500. st. formenton. Piel. P. Elia Giancovich da Cattaro con 38. m. e 50 lib. castradina. Nave nominata Nelly Capitan Giovanni Felton Inglese da Berghen il primo Ot. rac. al Sig. Gius. Treves con 800 bal. Baccalari in pesci 110 mila. 1537 lame, e 486 pezzi ferro grezzo. Checchia la Sirena del mare Cap. Giovanni Bottarin manca dal Zante li 23. Set. e da S. Maora li 19 Ot. rac. al Sig. Giov. Rastopulo con 174 mog. di sale, e 2 carat. oglio. 6 detto. Brac. P. Doimo Paruzza ven. da Spalato con 125 bar. olive salate. Brac. P. Carlo Gaminovich da Spalato e Sebenico con 7 bal. pel. caprine. Tartanon P. Marc’Ant. Cecchi d’Ancona con 4 sac. gripola, e 33 mila e 300 Stocfis. 7 detto. Piel. P. Giov. Fiorentin ven. da Veggia con un involto feta 3 mogliazzi scombri salati, 70 lib. formaggio, un sac. grippola, 6 bisacielana sudicia, 29 bar. miele, un rot raffa, 500 lib. ferro v. e vetro r. Piel. P. And. Letis da Fiune con 15 bar. miele. Piel P. Santo Vianello da Piran con 183 mog. di sale, compreso il gettito. Tartanon P. Gius. Mondaini da Pesaro con 3 bariletti olive, 13 sac. gripola, in sorte, una cassettina paste e dolci, 4 sac. polv. di gripola, 7 bal. pel. finimenti, 4 cas. cristi e medaglie. Piel. P. Fil Mauro da Porto Re con 420 stanghe da calesso, 194 remi di fagher, 4 bar. miele, 15 padelle di fagher. Piel. P. Adamo Marassi da Cattaro con 2 panetti cera gialla, 36 m. e 7 cento lib. Castradina, 4 cai oglio, 40 Mogliazzi, e mastelladi fighi, 968 pel. boldroni, 641 pez. form. morlacco, 3 cassoni e una cassetta cand. di sevo. Piel P. Dom. Sutera da Zara con un c. oglio, 113 bar. olive salate 8 detto. Piel. P. And. Radimini da Cattaro con 15. pel. boldroni, 18 m. castradina, un fag. cera gialla, 2364 pez. form. morlacco, 144 mogl. e mastel. fighi, un fag. rame v. 4 cassoni cand. di sevo, 15 majali salati, 2 cai oglio. (Il resto Mercordì) Cambj Venerdì 18 corrente. Roma 63 Napoli 116 e un 4to Livorno 99 e 3 4ti Milano 155 Genova 91 e 3 4ti. Amsterdam 92 e un 4to. Londra 49 e 5 8vi. Augusta 102 e mezzo. Vienna 197 e mezzo. Non c’è cambio per Lione, nè per Parigi. Prezzi delle Biade Formento da L. 35 a 36. Sorgo Turco da 16. a 17. Segale a L. 22. Fag. bianchi a L. 22. Miglio a L. 18. Risi da Duc. 36 a 37 al m. Questa mattina de'19 cor. seguì nell'Eccellentissimo pieno Collegio l'elezione in Capitano di Nave pubblica del Sig. Gregorio Chiega. Martedì p. v. si eleggerà il Governatore alla Messeteria, posto vacante per la morte del Sig. Franc. Buffetti. Savio di Settimana p. r la p. v. Ms. Franc. K. e Proc. Morosini. Ristretti i conti di questa seconda Compagnia d'Assicurazioni dello scorso anno 1788 risultò un’utilità di Duc. 15 mila, che ripartita negl'individui recò ad ognuno il profitto di Duc. 750 c. Resta ancora indiviso un capitale sufficiente al riparo degli ulteriori danni possibili procedenti da'tocchi dell'anno med. qualora la mala sorte il volesse. Morti. La Sig. Antonia Petrogalli Contessa Revedini. S. E. il Sig. Giulio Corner, Abbate. Fu trasportato da Treviso e seppellito in questa Chiesa, de'SS. Apostoli con molta pompa funebre. Estrazione del Pubblico Lotto di Venezia 19 Decembre 1789. Introito. Di Venezia - L. 212295:8 Di Terra Ferma - L. 119176:2 L. 331471:10 - sono D. 53463:4 Numeri Estratti 1. 38. 76. 20. 56. Vincite Qualità , e quantità de'Terni. Ambi coll'Augumento - D. 9984:-N. 1. da Duc. 500 Terni simili - D. 4815:-N. 1. da Duc. 300 Estratti - D. 820:-N. 1. da Duc. 200 N. 1 da Duc. 150 D. 15619:-N. 6 da Duc. 100 N. 15. da Duc. 50 N. 7. da Duc. 25 N. 32 La ventura estrazione sarà li 30 Gennaro 1789. M. V. Ricapiti per le Notizie ed Assocciazioni di questo Foglio. A S. Bartolommeo in calle stretta dal Colombani Librajo. A S. Giuliano dal Curti Librajo appresso il Caffè di Menegazzo. Si paga un Zecchino all'anno anticipato, o diviso in Semestri, ed ogni Assocciato è servito due volte alla Settimana alla sua abitazione, o ricapito. Le Assocciazioni si ricevono in qualunque tempo.