Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 93", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.3\093 (1789), S. 737-743, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2414 [aufgerufen am: ].


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Num. 93

Sabbato 21 Novembre 1789.

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Gazzettiere.

La questione sui caratteri del vero e del falso Medico, è veramente delle più importanti; ed è perciò, che quantunque ne abbia veduta più d’una esposta nel vostro Foglio, nulla ostante vi voglio dire io pure il mio libero sentimento. La prima risoluzione di codesto problema parvemi piuttosto una lezione scritta per chi è iniziato nell’arte Ippocratica, che un utile avvertimento per chi non è Medico, e che più degli altri ha bisogno di conoscere l’impostore da chi non lo è. La seconda poi non dice che poco o nulla su questo importantissimo argomento. La maggior parte degli uomini per mancanza di cognizioni non possono erigersi in giudici d’un Medico qualunque, rapporto alle scienze ch’egli dovrebbe avere studiate. L’Anatomia, la Fisica, la Botanica ec. sono arti ignote al comune della gente, e (pur troppo!) si sa quanto facilmente s’ingannino le persone con un po di gergo inintelligibile accozzando assieme alcune parole il cui senso s’ignora. Conveniva dunque assegnare de’caratteri esteriori, e di comune intelligenza se si voleva utilmente additare la differenza tra il vero Medico e l’impostore. Io, come sapete, non sono Medico, ma non mancai d’osservare ad ogni occasione tutto ciò che i buoni ed i cattivi Medici sanno fare. Eccovi il risultato delle mie osservazioni: Colui è vero Medico il quale assiste con carità e premura tutti i suoi malati indistintamente, nulla curando il vile guadagno, nè restringendo o aumentando il numero delle sue visite in proporzione della mercede ch’egli ne aspetta. Colui è vero Medico, che all’aspetto d’una grave malattia si sente talmente interessato da non trovarsi bene, per così dire, se in grazia di attenta osservazione, di sano criterio e direzione, non vede la natura un po sollevata, e tendente verso il buon fine. Tuttociò suppone quel che si dice vero genio e cuore ben fatto, senza le quali prerogative io non credo che si possa giustamente entrare nel tempio d’Esculapio. Vero Medico è colui, il quale all’entrar nella stanza non veste un’aria sopraccigliosa e grave, e che non ischicchera senza bisogno mille frasi non intese, e con un parla-[738]re enfatico e metaforico non cerca di far istare a bocca aperta i domestici attoniti pretendendo di spiegare le intrigate funzioni della Natura. Quanti non ne ho io veduti prendere con gravità il polso del palpitante malato, e colle ciglia inarcate guardando le travi, e stringendo le labbra pronunciar poi certe paroluccie tratte dal Greco di polso dicroto, di polso miuro, e mille altre da fare ispiritare i cani! Quanti non ne ho io veduti nel caso di una semplice effimera leggera rivoltare ed esaminare con aria d’oracolo un vetro di orina, o un vaso di naturalissime escrementa? e quanti pronostici all’impazzata non ho io sentiti, il successo de’quali fu sempre, e sovente (heu nimis!) contrario all’aspettazione! Quanti poi non ve ne sono che ad ogni visita scarabocchian giù ricettaccie immense piene di confezioni, di elisiri, e di altri preziosi veleni, che Dio volesse, il loro effetto fosse quello soltanto di arricchire chi li prepara piuttosto che di popolare il sepolcri! E quanti altri non ve n’ha, mio dolce amico, che per meglio smerciare il loro capitale mettono in mostra ad ogni tratto tutta la loro scienza, o sciorinando erudizione a tutta possa a chi non ne vuol sapere, o facendo pompa di sua persona oziando tutto dì ad una bottega di spezieria! E quanti ancora (horrendum dictu!) che tenendo la divina arte d’Ippocrate per un mestiere de’più profani, per un sozzo interesse, e per acquistar fama e potere non badano d’abbassarsi alle più vili funzioni che farebbono disonore al facchino, alla zambracca! Questi questi sappia il mondo, amico mio, che sono i veri impostori, que’veri flagelli disseminati tra la Società dalla giusta ira di Dio per punizione de’nostri delitti. Ma, e che dirò io dei milantatori di specifici, e di segreti, e di que’tanti che col solo pretesto d’aver traversate le alpi danno ad intendere d’avere il privilegio di curare quella o tal altra incurabile malattia! Io sarei bene intrigato, se tutte ad una ad una volessi scoprire le frodi, colle quali vengono ingannati gli uomini in fatto di loro salute. Credei però bastante per guardarsene alla meglio, che ognuno dietro queste traccie generali premettesse un po di esame, con cui più facilmente scoprire il carattere del Medico prima di lasciarselo avvicinare al suo letto. Ma ohimè! parmi ora sentirvi dire, che se tutti facessero come tu dici, pochi assai resterebbono i Medici, a’quali affidare la propria salute. Ebbene, tanto meglio. Ecchè perciò? Sapete già con quanto buon successo fossero una volta scacciati da Roma tutti i Medici (notate però ch’eran tutti impostori) e sapete la bella ragione che fu resa al celebre Inglese Guglielmo Temple, il quale si sforzava di cercare il motivo per cui non si vedessero più quelle enormi erruzioni di gente, che sortiva una volta dal Seminario, come diceva egli, del Nord. Ebene 4► Zitat/Motto► “Se questo illustre Autore, disse un’altro Inglese (the Spectator V. I. Disc. XVI.) avesse un pò meglio riflettuto, che a que’tempi non v’era nel Nord alcuno studente di Medicina, e che ora questa scienza più che altrove vi fiorisce, avrebbe data una migliore soluzione alla sua difficoltà, che le tante altre da lui allegate.” ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4Vedete però che questo è un portare le cose agli estremi; nè io, nè voi vogliamo ora diventare i Rousseau della Medicina. Non parliamo neppure dei mezzi da opporsi all’ascendente dell’impostura sopra la vera Scienza; contentiamoci per quanto si può di smascherarla e di disonorarla, che così lo potessimo fare, come io vorrei.

L’accennato Problema fu più volte nella nostra compagnia l’argomento di serie discussioni, e cento altre cose che non vi scrivo furono dette a pro dell’afflitta umanità. Notate che abbiamo [739] nella nostra società anche un Medico, ch’è vero Medico, e moderatamente erudito. Egli se ne vive oscuro e contento della sua oscurità in una Villa quì vicina. Io l’ho più volte ricercato della sua opinione a questo proposito, ed è affatto d’accordo con tutti noi. Come erudito mi citò più di venti celebri Autori, ne’quali si tratta de’caratteri del vero Medico, e de’suoi doveri; ma credo inutile di qui rammemorarveli, perchè pochi sarebbono quelli che li leggessero. Egli mi mostrò su questo argomento alcuni aforismi del celeberrimo Macoppe, ch’egli si tiene come un tesoro fra i suoi Manuscritti, e che sono veramente un capo d’Opera. Anche in un libro di un certo Zimmerman egli mi fece leggere delle cose stupende, e degne d’essere stampate nel cuore d’ogni uomo come in quello d’ogni Medico.

Tutta la nostra società vi saluta; quel caro pazzo di Biscancile fra gli altri. Vedete se qui regna la noja e l’ippocondria, e se quì si abbia a temere la Medica impostura! Vi ringrazio della risposta alle mie lagnanze di plagio, che avete inserita ne’fogli passati. Scusatemene, voi avevate tutte le ragioni del mondo. Siano proprie o d’altrui le cose buone non sono mai ripetute abbastanza. La nostra società spera di poter attendere alle sue promesse, purchè non isdegnate d’accettare i primi saggi che si sforza di darvi il suo ed il vostro Lonvaglia.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Dal solito luogo poche miglia distante dalla Patria di Tito Livio.

La candida verità, che ordinariamente ha per limiti le soglie de’Grandi, e non si sveste della sua timidezza che ne’poveri Alberghi e nelle Adunanze ove non balena il fasto, e non romoreggia l’orgoglio, potrebbe alzar coraggiosa ovunque fosse la schietta sua fronte se ritrovasse per tutto degli uomini d’un carattere eguale a quello, che ha dimostrato verso di noi l’Autore di questa Lettera. Egli ci ha scritto col più libero sentimento sopra i delirj dell’ammalato immaginario scoprendo il letterario furto di chi ce li ha diretti, e la nostra risposta provocato avrebbe il suo sdegno se in lui avesse trovato uno di que’tanti e tanti uomini, ch’ostinatamente amanti della propria opinione credono disonore l’arrendersi alle altrui rimostranze. Son pur rari quelli che sanno compensare un’ingenua franchezza con qualche sacrifizio dell’amor proprio! Questo gentile Incognito ha fatto ne’suoi scritti conoscere coltura d’ingegno, erudizione, discernimento, buon gusto, e ci ha presentato allo stesso tempo il suo morale ritratto, che vagheggiamo colla maggior compiacenza. Le amarezze della nostra situazione temprate vengono non di rado dal favore, dall’amicizia di chi neppur conosciamo. Se un’anonima corrispondenza espone a de’disgusti, a de’torti accorda ancora de’vantaggi, e trà questi molto contiamo quello d’avere co’nostri Fogli onorevole accesso ad una Società di oneste e dotte persone, che ha cominciato a decorarli delle sue produzioni, e dalla quale possiamo prometterci delle cose degne del pubblico aggradimento.

In Senato

18 corrente.

Savio di Terraferma

In luogo di s. Marc’Ant. Michiel eletto Cap. a Verona.

s. Francesco Pisani qu. Almorò Proc.

Prov. Sopra Monasteri dura m. 24.

s. Carlo Antonio Donà.

Inquisitor sopra gli Ebrei dura m. 24.

s. Zuanne Widmann.

Prov. sopra le Fortezze dura m. 12.

s. Lor. Zustinian qu. Giac.

[740] Un amatore del Teatro, e conoscitore delle varie arti, che compongono gli spettacoli, si protesta obbligato alla nostra stima che rese un conveniente tributo al merito del Sig. Cav. Fontanesi. Egli approva con nostra soddisfazione la distinzione fata al Telone della Galleria, e c’incarica di pubblicare l’infrascritto Articolo a lume di que’che n’hanno bisogno.

“Non vi è cosa a cui si possa applicar meglio il detto di Orazio Frons prima decipit multos quanto al genere di pittura teatrale. Istantaneo cangiamento, per esempio, di un luogo allegro ad un melanconico, una moltiplice combinazione di oggetti strani, una quantità di colori combinati con arditezza sfrenata fanno una certa impressione di sorpresa all’occhio del non colto spettatore, che lo porta molte volte ad applaudire i generi più falsi e le cose più detestabili. La quantità de’pittori, che esistono in questo genere in Italia capaci di farsi applaudire per questa strada sono moltissimi quanto veramente si sà che i bravi sono assai pochi. La fama di questi è durevole, quella degli altri finisce al calar del Sipario. In fine per dare dei segni caratteristici a distinguere il buono dal mediocre, il mediocre dal pessimo, si può dire, che le cose belle in questo genere sono quelle che uniscono insieme questi caratteri. Primo semplicità di pensiere il di cui contrario è la confusione. Secondo verità di pensiere il di cui contrario è l’impossibilità di realizzarlo in esecuzione geometrica. Terzo stile che non può essere che quello tratto dagli antichi il di cui contrario è un unione, di archi, di pilastri, di colonne, che porgono in fuori, che si ritirano, che si allargano, e che si sormontano a capriccio e a comodo dell’artefice. Quarto armonia di tinte, verità di tinte, il di cui contrario è il crudo, l’inverosimile. In fine bisogn’avvertire, che si può dare una decorazione che abbia molta verità, e poca bellezza, come si può dare un ritratto somigliante di una brutta persona, e di cattivo penello.

Cause.

17 Nov. cor.

Al Coll. Eccell. de’XXV. Mane.

Sin dall’anno 1781 il N. H. N. . . B. . . . fu emancipato dal di lui Padre N. H. R. . . . null’altro avendo dalla Casa paterna che il puro vitto. Incontrato da esso impegno di matrimonio con la Signora E. . . . . G. . . . . . atta per la sua condizione a dar successione al patriziato in quella Nobil Famiglia, fece chiedere all’Eccellentissimo di lui Padre il permesso di seco condurla, ond’ell’avesse luogo alla mensa comune; ma egli non assentì.

Nacque da questa negativa la ricerca fattagli da S. E. N. . . . per il proprio alimento: onde con Estragiudiziale dimandò presentazione dell’Asse della paterna Facoltà. Produsse in conseguenza di tal intimazione S. E. R. . . . . un Bilancio di rendite ragguagliato a prezzi ministeriali.

Non contento di ciò il N. H. Figlio presentò una Dimanda al Mag. Illustris. di Petizion nella quale chiamò il Giudice a sentenziare il di lui Genitore alla presentazione di un Asse esatto: indi lo citò al Magistrato medesimo. Comparve per esso il suo Interveniente in Offizio, e nel rispondere di volontà instò per la reggezione.

Incoata ed assentita reciprocamente tal Pendenza al Mag. di Petizion il N. H. N. . . citò il Padre allo stesso Mag. per alimenti e Provvisionale. Credettero i suoi difensori, che per le Leggi, che ordinano li Compromessi trà Padre e Figlio, tal Pendenza non [741] potesse correre al Petizion, e per ciò citarono il Figlio al Proprio per estrazione di Giudici Confidenti.

A tal citazione non rispose il N. H. N. . . ., ma seguendo il proprio Giudice assentito dal Padre, fece nascere al Petizion un Atto absente, che lo sentenzia in Duc. cor. 250 per Provvisionale in un primo Capo, ed in Duc. 800 all’anno, in un secondo, durante la Pendenza, e ne implorò ancora li Comandamenti esecutivi.

A tal Atto rispose S. E. R. . . .  con Costituto, che riguardo il Primo Capo egli lo eseguisce, ma col Patto che il Figlio rinunzj la Causa al Petizion, e vadi in Arbitri. A questa condizione si fece dal Figlio un aperto protesto.

Vedendo il N. H. R. . . ., che dopo gli assensi prestati, era difficile il disalveare dal Mag. di Petizion tal Pendenza, invocò l’autorità Avvogaresca per una citazione per intromissione di detta Spedizione, Comandamento esecutivo, ed Atti relativi: indi assunto Giudizio unitamente all’Illustrissimo Mag. del Proprio, fu coll’Intromissione dell’Eccellentis. Avvogador portata la materia all’Eccellentis. Coll. de’XXV. ove si disputò se potessero correre gli Atti surriferiti al Mag. di Petizion, o se si dovesse andar in Arbitri al Mag. del Proprio, e fu deciso col seguente Spazzo di Laudo a favor del N. H. N. . . Figlio. Laudo 13. Taglio 4.

Avv. al Laudo Eccellenti Cromer e Orlandi. Interv. Gian Ant. Peretti.

Al Taglio Ecc. Ant. Costantini, e C. Gius. Alcaini. Interrut. Sig. Pietro Antonini. Interv. Sig. Gir. Gastaldis.

Ebene 3► Exemplum► Certo Forense d’una Città di Terraferma abita la casa d’una Donna, che non gli può mai cavare un soldo d’affitto. Ella gli dimanda denari, ed egli le manda delle carte, e a forza di Atti sopra Atti, di cavilli, e raggiri si scansa da’pagamenti. Stanca della di lui resistenza, e di tenergli dietro nel Labirinto del Foro, questa Femmina coraggiosa s’accese d’ira, andò a sorprenderlo nel suo Scrittojo, l’afferrò al collo, e lo graffiò al volto qual gatta rabbiosa. Liberatosi a stento dalle sue furie cors’egli colla faccia grondante di sangue a denunziarla al Malefizio, asserendo d’essere stato ferito da Lei di coltello, onde dare un prezzo alla sua rinunzia, ossia atto d’un offeso, che si spoglia d’ogni pretesa contro dell’offensore, il quale supplir potesse a’suoi debiti, e metterlo in credito di rate future. Gli esami della Giustizia faranno sventar questa mina, ma non gli mancherà ingegno per provar in causa, che le unghie delle Donne arrabbiate son micidiali quanto le armi da taglio; presenterà un conto di spese in medico, chirurgo, e rimedj, che ascenderà a molta summa; l’accrescerà notabilmente colla partita del lucro cessante; calcolerà a suo credito la paura, e il dolore, e la Padrona di Casa starà fresca se non saprà ben difendersi. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Metatextualität► Non è questa una Favoletta, ma verità di peso di cui si rise, e si tornerà a ridere nella Cita ove il fatto successe. ◀Metatextualität

Serie delli Piovani della Chiesa di S. Maria Maddalena.

1285 Francesco Bevilacqua Notajo

1299 Daniel Vendellino

1350 Domenico . . .

1383 Matteo Cavallari

1394 Basilio Darvasi Notajo, e Cancellier Ducale, fù prima Prete di S. Niccolò, poi Piovano di detta Chiesa, Canonico Ducale, e Notajo del Magistrato al Petizion, passò al Piovanato della Ss. Tri-[742]nità, e poi a quel di S. Paolo.

1402 Leonardo dalla Valle Notajo, e Archidiacono di Castello. Passò al Piovanato di S. Maria Formosa, e fù eletto Prior dell’Ospital di S. Marco.

1454 Domenico da Faenza: rinunziò al Piovanato per passar al Titolo Suddiaconale di S. Gio: Grisostomo.

1455 Pietro Rossi prima Suddiacono di S. Gio: Grisostomo, Notajo, e Cancellier Ducal, e Canonico di S. Marco.

1486 Tommaso . . .

1492 Francesco Vernier Dottor di Sacra Teologia.

1522 Andrea Arricordi, Cappellano Curato di S. Severo, Canonico Ducale.

1555 Gio: Battista Coppo.

1576 Tommaso Folli.

1599 Evaristo Pinea.

1617 Sergio Taddei.

1625 Isidoro Moretti, Instituì la Chiesa Collegiata.

1653 Marchiò Bampo Dottor, Instituì un secondo Titolo Presbiterale, ed Arciprete di S. Canzian.

1677 Giacomo Melizzana Canonico di Castello.

1705 Francesco Riccardi Dottor, Arciprete di S. Angelo, e Conservator della Bolla Clementina.

1728 Gioan Antonio Mazzoleni.

1741 Francesco Rusteghello Canonico di Corinto.

1749 Giovanni Marchioni.

1774 Giovanni Mazzucco.

1784 Antonio Bonaccioli.

1789 Gio: Paolo Spinelli.

Dalla Santità del Sommo Regnante Pontefice fu eletto al vacante Vescovato di Verona il Sig. Abbate D. Gian Andrea Avvogadro Patrizio Veneto ex Gesuita, che si distinse in sacra eloquenza su varj rinomati pulpiti d’Italia. Nacque li 2 Novembre 1735.

Ci fu scritto da Brescia in data de’12 cor. che appena nel Nobile Consiglio di quella Città fu presa Parte di scoprire la miracolosa Immagine della B. V. delle Grazie si serenò il tempo, e che non fu mai vano il ricorso alla sua protezione. Stette esposta li giorni 11. 13. e 15. ed il concorso de’divoti fu innumerabile.

Aggiungesi, che si spera possa avere una benigna influenza l’esempio d’alcuni Signori che a lor proprie spese fanno illuminare la lanterna al Pozzo dell’Olmo, ch’è un angolo de’più solitarj della Città, ond’abbiano degli altri Genj benefici ad acquistarsi un simil merito in altre parti che non ne sono men bisognevoli.

Altra Causa al cons. Eccell. di 40 C. N. Mane.

18 Novembre 1789.

“Bandito con Confiscazione fin dal 1442. il Co: Lodovico dal Verme di Verona furono venduti al Pubblico li di Lui Beni, frà quali un pezzo di Terra montivo, pascolivo, boschivo, che incomincia dal luogo detto Mugnon fino al fine del Luogo detto Fontanelle.

Tal Luogo fù acquistato dalla Comunità d’Incanal, ma pretendendo il Comun di Lubiara di aver un azione possessoria per il Pascolo, e per far Legne sopra tal fondo; la contestò con Lettere Avvogaresche delle quali, appellate dal Comun d’Incanal, nacque Spazzo di Taglio a favor dello stesso li 18. Settembre 1779.

Quindi usando il Comun di Lubiara [743] delle riserve admesse con detto Spazzo si rivolse con Dimanda 26. Maggio 1781. in petitorio contro detta Comunità d’Incanal, ed instò che fosse decisa la promiscuità di detto Terreno per il Pascolo, e Legne.

Si difese la Comunità d’Incanal instandone la reggezione assoluta.

Nata Sentenza in Contradditorio avanti li Eccellentissimi Rettori di Verona a favor del Comun di Lubiara fù questa appellata e portata la questione a cercar della realtà del preteso promiscuo possesso, e fù decisa con il seguente Spazzo a favor della Comunità di Lubiara. Taglio 17 Laudo 12. N. S. 1.

Avvoc. al Taglio Eccel. Orlandi e Stefani. Interrut. Pozzo. Interv. Marcantonj.

Avvoc. al Laudo Eccel. Sartori e Mutinelli. Interv. Il Sig. . . . . Montagna.

Bastimenti arrivati.

13 corrente.

Tartana Capit. And. Savarese venuto da Cattanea. Al Sig. Ant. di Ben. Buratti cenere in sacchi e alla rinfusa cantara 2200.

Piel. Pat. Fil. Radimiri ven. da Paxò. Alli Sig. Angeloni e Gheno Oglio cai 93. Al Sig. Zorzi Radimiri detto cai 8 e bar. 9.

14 Detto.

Bergantino nom. il Viaggiatore Capit. Paolo Comello ven. da Palermo e Scoglietti. Al Sig. Niccola Martinelli cenere in sacchi e alla rinfusa cant. 3600.

16 Detto.

Tartana Capit. Ant. Rombaldo venuto da Napoli di Calabria e Messina. Al Sig. And. Astori uva di Calabria cant. 150 in ceste e bar. Arancie di Portogallo m. 8. Limoni m. 2.

17 Detto.

Checchia. La Bella Annetta Capit Marc’Ant. Bonicelli ven. da Salonicchio.

Al Sig. Menach. Vivante Gotton Bal. 108.

Al Sig. Memo Curiel detto Bal. 5.

Al Sig. Eman. Jacur detto Bal. 30.

Al Sig. Franc. Rubelli detto Bal. 16.

Al Sig. Marco Codognato detto Bal. 6.

Filati Bal. 2.

Portata del Capit. e Marin. Tele fag. 10.

Notizie Sacre.

19 Nov. S. Elisabetta Regina d’Ungheria. A S. Franc. della Vigna v’è il suo altare mantenuto dalle Terziarie Francescane dette Pizzoccare, che sono 20 ed abitano in una Casa vicina alla sud. Chiesa; vengono assistite nelllo spirituale dalli RR. PP. Francescani.

In questa Parrocchia di S. Giac. dall’Orio introdotti si sono la notte dell’altr’jeri de’Ladri nell’abitazione d’una civile Famiglia. Uno delli Padroni giovani era ancora fuori di casa quando costoro s’erano internati per eseguire il furto. S’accorse di qualche tradimento al non poter aprire la porta, e prevalendo i suoi sforzi alla resistenza de’malandrini mise in rischio la sua vita, perchè al bujo gli si vibrò un colpo d’arma da punta da cui lo difese fortunatamente un bottone di metallo del suo giustacore. Egli pieno di coraggio con mano armata di coltello ferì uno de’ladri, che fuggirono in un battello disposto a trasportare il bottino.

Anche a S. Gio: Grisostomo si tentò d’aprire una Bottega da Linarol, si svellero de’ferri, se ne smossero degli altri, ma l’opera rea restò senza effetto.

Forastieri allo Scudo di Francia.

Il Sig. Cav. Fabio Caracciolo di Napoli. Il Sig. Colonnello Ginliano Lombard, e li Sig. Tenenti Giac. Jsouard e Rocco Lombard tutti e tre Maltesi. Il Cav. Denon Inglese. Mons. Querrus, e Mons. Pezzon Negoziante, Francesi. Il Sig. Bern. di Carli Milanese.

Alla Regina d’Inghilterra.

Il Sig. C. Antonio Antonini con due Comp. e servitù, d’Udine. Il Sig. C. Gasp. Morando con un suo Comp. e servitù, di Verona.

Savio in Settimana
Per la prossima v.

s. Pietro Zen.

Trà gli orrori della più fiera burrasca il mare rigurgitò nelle nostre lagune una piena sì strabocchevole nella notte del p. p. Giovedì, che questa Piazza si rese navigabile per poch’ore. Furono allagate le vie più basse quando appunto la gente veniva da’Teatri onde si può immaginare lo scompiglio, e il disordine.

È avvisato il Possessore del Vocabolario della Crusca ediz. di Napoli del 1646 che c’è Persona che vorrebbe saperne il prezzo per determinarsi all’acquisto.

Cambj.

20 corrente.

Lione 58 e un 3zo. Parigi 57 e un 4to. Roma 63. Napoli 117 e un 4to. Livorno 99 e 3 4ti. Milano 155. Genova 91 e un 4to. Amsterdam 93 e un 4to. Londra 48 e mezzo. Augusta 102 e 3 4ti. Vienna 197.

Prezzi delle Biade.

Formento da L. 33.10 a 34. Sorgo Turco a L. 17. Segale a L. 21. Fag. bianchi a L. 23. Miglio a L. 18.

Risi da’Duc. 34. 12. a 35. al m.

Morti.

Il Sig. Leonardo Capitanacchi quond. Demetrio. Mancò di vita nella Villa del Dolo e fu trasportato in questa Città nella Par. di S. Severo, e sepolto nella Chiesa di sua Nazione di S. Giorgio de’Greci.

La N. D. Anna M. Labia fu moglie del N. H. Dom. Cappello. Morì nella Par. di S. Salvatore, e fu seppellita in Chiesa di Santa Maria Formosa nell’Arca della Fam. Cappello.

Estrazione del Pubblico Lotto di Venezia 20 Novembre 1789.

Introito.

Di Venezia – L. 233108:18

Di Terra Ferma – L. 128610:16

Numeri Estratti 49. 89. 41. 78. 39.

Vincite. Qualità, e quantità de’Terni.

Ambi coll’Augumento – D. 12540: – N. 1. da Duc. 250

Terni simili – D. 7200: – N. 4. da Duc. 200

Estratti – D. 1120: – N. 3. da Duc. 150

D. 20860: – N. 18. da Duc.

N. 24. da Duc.

N. 60.

La ventura estrazione sarà li 19 Decemb. 1789. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1