Sabbato 31 Ottobre 1789.
s. Z. Antonio Ruzzini.
In due Lettere de’25 corr.
Quella magnifica Città ha deliberato, che l’Orologio Pubblico della Palata sia montato all’Europea. La ratifica della consultata
deliberazione si attende dal pieno Consiglio, che si terrà alla fine del vicino Decembre. Anche la
Spettabile Comunità di Lonato adottò un tal metodo regolando su questo uno degli Orologj di quella
Terra. Insorse qualche ostacolo a questa innovazione per il quotidiano suono dell’Avemaria della
sera; ma da intelligente Persona verrà questo pur superato con una Tabella, che stà sotto il torchio
dalla quale sarà a tal oggetto segnata la variazione de’tempi per evitar nel suonarla gli sbaglj. Li
Signori Filiberti custodi del suddetto pubblico Orologio, hanno già da molto
tempo fatta una Meridiana sulla Torre ov’è posto, che servirà al nuovo Piano accettato in tanti
Paesi d’Italia, per la quale hanno riportato gli elogj dovuti alle belle opere. Tanto contiensi in
una delle due Lettere, lo scrittore della quale manifesta la facile adesione di quel Pubblico a
secondare lo spirito dell’utili novità nel cui numero pone anche questa, come vincitrice degli
antichi pregiudizj.
Nell’altra si avvisa, che la notte de’24 verso le ore 9, per una finestra a cui levati avevano
certi ferri, introdotti si sono due Servitori uniti ad un Cantore teatrale nella Casa del Signor Ottavio Majoli cassiere del Pio Luogo del Soccorso, posta in una Contrada delle
meno frequentate della Città, ed ora quasi disabitata per la corrente villeggiatura. S’erano già
impossessati questi degnissimi Socj di dieci in dodici mila lire, e stavan rompendo una cassa
contenente alcune migliaja di Scudi
Abbiamo descritta alcuni ordinarj sono una baruffa significante seguita all’Osteria del Paesano di quella Città. S’è allora lasciato in pendenza il punto di contesa per
il risarcimento de’danni avuti dall’Oste. Ora sappiamo, che secondo la Legge chi
rompe paga soggiacque alla pecuniaria condanna delle cose da lui lanciate il Nobile che prese
di mira il Forense con una tempesta di tondi, e di vetri: così deciso dagli onesti mediatori della
Compagnia, che hanno avuto il merito di rappacificare gli animi agitati delli due contendenti.
Si doveva riferir anche questo ad esempio, onde in casi simili si sappia, che non può andar soggetto a spese strasordinarie chi divenne il bersaglio degli utensili da tavola, nè gl’innocenti testimonj delle contese, che di parole si cangiano in fatti.
L’Eccellentissimo Sig. Dom. Almorò Tiepolo Podestà di Chioggia sempre
attento agli oggetti di maggior comodo ed utilità alla Città da lui governata, ha ordinato un
conveniente numero di fanali a riverbero onde cominciando da’primi del prossimo mese essa pure sia
illuminata ne’siti più necessarj, e siano minorati al Popolo i pericoli naturali che si presentano
nelle lunghe tenebrose notti d’Inverno, particolarmenta nelle Città divise da canali com’è
quella.
Saranno accesi alle ore 24 ed avranno quattro angoli di riverbero onde spandere un lume corrispondente, che sia di guida sicura.
Fu pubblicato lo scorso Mercordì un Proclama degl’Illustris. ed Eccellentis. Signori
Giudici di Piovego di S. Marco
e Rialto in cui notificasi, ch’essendo state raccomandate al loro Magistrato
sino dalla sua instituzione con Leggi Sovrane del Serenissimo M. C. le pubbliche ragioni in
proposito di Fabbriche ed altri lavori, onde non si potesse occupar aria, nè coll’audacia degli
operaj usurpare gli altrui diritti, venendo continuamente in aperta contravvenzione alle Leggi, e
disprezzo del Magistrato, senza la sua licenza intraprese e condotte a fine delle fabbriche,
ch’oltre ad altri cattivi effetti impediscono il libero transito, hanno per ciò le LL. EE.
richiamate ad esecuzione e osservanza le Leggi suddette stabilite da cinque Secoli, e ravvivate in
diversi tempi da successivi Proclami, onde i muratori, e di falegnami non abbiano in avvenire a
sottrarsi dall’adempimento de’loro doveri, nè possino dar mano ad alcuna fabbrica, o ristauro se
conosciuto non sia di dovuta permissione da’lumi dello stesso Magistrato, dando in appresso una
distinta e metodica spiegazione alle discipline nel proposito, quidditando i doveri, e stabilendo le
pene per la mancanza della lor esecuzione.
Da un Paese poche miglia distante dalla Patria di Tito Livio posto alle falde d’uno de’Colli
Euganei ci è giunta una Lettera con questa sottoscrizione. Il vostro
Lonvaglia.
Preme a questo Signore, che si faccia da noi sapere, che la Lettera di quell’ammalato immaginario
stampata al numero 85 di questi Fogli, è fedelmente tradotta da capo a piedi dall’Spettatore; e che una Compagnia scelta
d’onesta gente la quale ci fa l’onore di leggere questa Gazzetta, ha colà trà pochi altri suoi anche
il predetto Libro onde non può perdonarla al Plagiario, che come la
Cornacchia d’Esopo s’è vestito dell’altrui penne, e lo minaccia di smascherarlo se in avvenire si
prenderà più simili licenze.
Senza sapere chi sia il traduttor dell’Articolo siamo in obbligo di prendere le sue difese contro
la severità del minaccioso Signor Lonvaglia. Sarebbe vanità censurabile
quella di chi spacciasse per proprie le cose altrui mettendovi sotto il suo nome; ma se un tale
anonimamente sceglie qualche pezzo galante, lo traduce, e lo manda ad un Gazzettiere, che ha bisogno
di cose, l’azione non può tacciarsi d’avidità di far bella comparsa co’capitali degli altri. E se
ancora il Gazzettiere medesimo ne fosse il traduttore, e fingesse che d’altra mano gli venissero
certi aneddoti originali e bizzarri, quando non li dà per suoi sarebbe sempre un’ingiustizia
l’accusarlo di plagio.
Bisogna non conoscere l’impegno d’un Foglio pubblico, ch’esce due volte alla settimana, e la necessità a cui è posto il compilatore di questo d’attaccarsi a tutto per empirlo in certi momenti onde condannare indirettamente i ripieghi della sua attività. Siano, o nò, da noi ravvisate per copie certe novellette, che di tratto in tratto ci capitano, quando non le diamo a conoscere falsamente per opera di nostra invenzione, crederemo sempre di non meritare rimproveri: nè ci terremo in obbligo di accennare i Libri da cui son tratte, se cose sono non più tradotte; perch’abbiamo in mira di presentare sempre qualche cosa di nuovo almeno per la traduzione, cercando di conciliare in occasioni simili coll’utile il dilettevole.
Se cotesta Società d’ottime ed intelligenti Persone, che godendo d’un’aria sì pura, e d’un sì ameno soggiorno le cui delizie da noi s’immaginano con sentimento di sconsolante invidia, vorrà favorirci di qualche produzione, come promette, può bene esser certa di vederla in luce, perchè preferiamo sempre il buono al mediocre, ed il mediocre al suo inferiore, quando le materie non ci mancano. Così un giorno arrivasse in cui tutte fosser degli altri le parole di questi Foglj, e potesse, con nostro sollievo, essere il Pubblico ben servito in una varietà di cose non men allettevoli che instruttive! Questo sempre fu il nostro voto, fu sempre questa la nostra vista, ma dopo due anni e mezzo di prove, e di tentativi poco si ottiene, e lo sperare di più riesce vano. Infaticabili però nell’ardua impresa a cui accinti ci siamo, e conoscendo per tanto peso la scarsezza di nostre forze, abbiamo un argomento continuo di ringraziare la discreta bontà di que’nostri leggitori, che non pretendendo d’esigere ciò che dar non possiamo, benignamente contentansi delle diligenze nostre, e delle nostre fatiche.
Siate voi pure di questo numero, stimatissimo Signor Lonvaglia, e
contribuite al miglioramento di questa Gazzetta onde renderla degna della colta Società dalla cui
lettura è tanto onorata.
Un Fanciulletto d’anni quattro in circa presa una piccola seggiola se la portò su un
poggiuolo, e vi montò sopra su cui si mise a pargoleggiare. Avendo in mano un sassolino lo scagliò
in istrada, e perdendo nel lanciarlo l’equilibrio del corpo precipitò capovolto sul duro piano. Era
colà in quel punto giunto suo Padre, che ri-
Il funesto caso è seguito Giovedì della passata settimana alle ore quindici nella Corte oscura della Calle de’Fabbri in questa Contrada a San Geminiano. Possa
questo trà gli altri, che non di rado succedono, esser util esempio alle Madri dalle quali esigono i
loro Figli di tal’età la più indefessa vigilante custodia per sottrarsi a’continui pericoli che ad
ogni loro passo presentansi.
Martedì p. p. S. E. il Signor Marchese di Bombelles Ambasciatore della
Corte Reale di Francia a questa Serenissima Repubblica diede, nel suo Palazzo a San Geremia, un
lautissimo pranzo corrispondente all’altezza del suo grado, alla generosità del suo cuore, ed al
raffinamento del di lui ottimo gusto. Li Convitati erano trentadue tra i quali gli Esteri Ministri,
prescindendo da quei che sono in campagna, ed alcune Dame.
Se il Signor Violani verrà a cantare a Venezia il suo Teatro
sarà quello a San Samuele, e avrà per compagna la celebre Signora Mara le
notizie del cui merito sono delle più favorevoli, non già a San Benedetto ove ritorna il Signor Senesino. Questo benedetto Gazzettiere non sà in certi momenti dov’abbia la
testa, e prende granchj di questa grossezza, che la bile nutriscono de’suoi avversarj.
Ines de las Cisternas è una tragica Rappresentazione in versi, non di
carattere Spagnuolo, come credevasi, ma Barbaresco. La scena è finta in Algeri. Ines è una bellezza
da fulminar co’suoi guardi un’Orda di Tartari. Fatta schiava con un suo Fratello da un Corsaro di
quella Reggenza, è condotta in Algeri. Il Bey al vederla tra le prede offertegli per la scelta resta
incenerito sin ne’polmoni. La destina agli affetti suoi, le fa presentar de’preziosi doni qual Jarba
alla sua Didone, le fa chieder amore; Ella ricusa gli omaggj della ricchezza e del cuore, e qual
nuova Penelope per non mancar di fede al suo Ulisse s’espone alla perdita della libertà avuta in
dono dall’innamorato Sovrano, e della vita medesima. Suo Fratello è un Castigliano orgoglioso, che
parla in Algeri come se fosse a casa sua, e non sembra uno schiavo nell’Africa ma il libero
comandante d’un Esercito vittorioso. Egli monta sulle furie all’udire che il Bey ardisca di
pretender amore da sua Sorella, e dice roba da fuoco al temerario Messaggiero de’suoi affetti, come
ne dice poi al Principe stesso, ch’è la più buona creatura del Mondo, perchè soffre quanto gli esce
di bocca, e benchè dell’adorata Ines piegar non possa il cuore cinto
d’adamantina onestà, pure non giunge ad usar di sua forza, e nobilita la sua passione con una
tolleranza degna delle più colte Nazioni Europee. Che non può Amore se annoda i suoi strali
co’mustacchj de’Dispoti dell’Africa, e tutto che avvezzi al sangue, e alle stragi, alle rapine, alle
violenze, a’delitti, li fa diventare tanti bamboccj, che tremano d’una donna, e così nobili
umanamente, che
Il Bey è un re de’galantuomini per questa bell’azione di cui stupisce egli stesso. In Coggia suo cortigiano ha un traditore che aspira a salir al trono sul suo
cadavere. Morto il Gran Signore, senza che il Bey lo sappia, il di lui successore manda un
Ambasciator in Algeri colla segreta commissione di fargli la testa. Questi se la intende con Coggia
per fomentare una ribellione, detronarlo, e decapitarlo. Colto in momento opportuno il Castigliano
irritato contro la temerità del Bey, tentan essi d’averlo del lor partito, e d’armargli il braccio
al gran colpo. Egli incapace d’un tradimento diventa furioso contro chi glielo ha proposto. Un fedel
Servo di Corte ode a caso un accordo de’Congiurati nell’interno d’un Bosco. Si svela l’arcano, n’è
inteso il Bey, che nel disporre i ripari a salvezza della sua vita si mostra un innamorato che ha
perduta la testa, perchè in vece di farla da tiranno accorto, com’è descritto in principio,
comparisce uno sciocco raggirato a lor senno da’suoi traditori. Contentandosi di voler Coggia
disarmato al suo fianco, deposita tutta la sua autorità in mano dell’Ambasciatore, e lo lascia far
ciò che vuole ne’castighi, e ne’premj. Non sè egli che colui congiuri contro di esso, ma non ha
veruna ragione di fidarsi tanto, e di preferire uno sconosciuto Straniero in un arbitrio così
assoluto, a tutti gli altri della sua Corte. Ines e suo Fratello accusati son d’attentato contro i
suoi giorni, tornano alle catene, alle prigioni, l’azione avviluppasi, il fedel Servo ch’avea nel
Bosco udita la nera trama, e l’avea palesata, è incaricato di far morir gl’innocenti accusati: in
vece li lascia fuggire, li arma, e il Castigliano arriva prodigiosamente a tempo di salvare la vita
al Bey assalito da Coggia. Atterrato costui e con un’arma alla gola, empiuta la Scena di Soldati,
disposte le figure in tableau ebbe a cader dagli applausi il Teatro, e se ne
volle la replica.
Scoperta l’innocenza de’Castigliani, condannato Coggia l’Ambasciatore alla morte, l’Autore per dare un maggior risalto alla virtù d’Ines le fa manifestare al Bey ch’egli le piaceva, e che nello staccarsi da lui si sentiva divider il cuore. Alla non necessaria confessione quel pover uomo si sente morire: ma gareggiando d’eroismo con esso lei è costretto a lasciarla andar col nome del Cielo lusingato da lei di poter rivederla, ed esser forse suo Sposo, se volesse cangiar Religione, ch’è quanto dire lasciar un trono per vivere privatamente in Ispagna.
Ecco un’idea di questa Rappresentazione, che ha il merito di non aver annojato, perchè l’azione non langue mai, e i suoi difetti medesimi son fatti per abbagliare il Popolo. Prova di ciò ne furon gli applausi trà gli atti ed in fine, che richiamarono gli Attori a’soliti complimenti. Anche per farne una di questa certamente ci vuol del talento. Così meglio fosse impiegato allo studio del piano, alla conoscenza de’costumi, alla verisimilitudine de’caratteri, alla probabilità degli accidenti!
La Comica Compagnia ha sufficientemente decorata questa Rappresentazione, e quantunque la Parte
di Bey non sia di quelle che meglio convengono al Sig. Belloni nondimeno è
giustizia l’asserire che in certe situazioni recitò benissimo, come fece in quella d’Ines la Signora Luigia sua Moglie. Il male si è che appunto quando dicevano
meglio restava il Teatro mutolo, e si sgangherava soltanto quando non c’era ragion di moversi.
Visnadel, e di scongiurare; onde nò nò, prese a dire, il mio
coraggio non giunge a tanto, e non colgo il buon incontro di far queste fortune. Gli si voleva far
vedere delle cifre sopra una pergamena ripiegata a più doppj, e due moccoli neri da accendersi allo
scongiuro: egli non volle veder nulla, e giunto alla Porta di Treviso scese dal Legno, e diede un
addio al suo Compagno augurandogli buona sorte col Diavolo.
S’avviò alla casa de’suoi conoscenti, ove non ritrovò alcuno, perch’eran iti a Cendone. Senza scomporre la filosofica sua tranquillità noleggiò un sediolino, e col cavadenti a tergo passò a quella Villa. Per certa solennità s’aspettava colà
da Treviso un Oratore, con impazienza. Al vederlo in lontano il Popolo ha creduto che quello egli
fosse, fu avvisato il Parroco, ch’uscì ad incontrarlo, fu fermato a forza il Legno alla Chiesa, e
gli fu detto di montar subito, e salire in pulpito a recitar il Sermone. Quando fu scoperto l’errore
tutti rimasero mortificati; egli si mise a ridere, e passò all’abitazione di que’Signori, che a
braccia aperte l’accolsero. Raccontò subito le sue avventure, e divertì la brigata. Servito di
quant’occorrevagli passò la notte in quel luogo, ma dovè contentarsi d’aver per compagno di letto il
finestrajo di Casa uomo lepido, che divertiva que’Signori in campagna. Dormì poco, perch’ebbe da lui
molt’ore di conversazione che rider lo fece: e credeva di risarcirsi quando restò solo alla punta
del giorno. Ma il Finestrajo svegliando la Servitù fece accendere il fuoco in cucina, tagliò alcune
fette di salame, le mise a friggere nel butiro, e svegliando il buon Sacerdote, che saporitamente
dormiva, gli presentò questa colezione. In vece d’irritarsi s’alzò per secondar quel bizzarro umore,
e vedendo quella pietanza non sai tu, diss’egli, ch’è Venerdì? Disperato il Finestrajo cavò le fette
dal tegame colle mani, le gettò in terra, e trinciando del pane co’diti ne pose i tocchi nel burro
onde inzuppati mangiarseli, ma fu avvertito che non potea farlo onde aprì un balcone, e lanciò
all’aria il tegame, poi si mise a ballare d’intorno al letto, ed a cantar una canzonetta.
Nel suo ritorno a Treviso viaggiò il buon Prete a cavallo colla veste succinta, e con un
ramoscello di faggio in vece di sferza, ed ebbe una bestia sì docile, e pratica, che gli fece far
buona figura guidandolo bene giacchè non era guidato per mancanza di cognizione. Da Treviso Peotina chiusa da specchj, e di
soffici panchette. In questa tornò a Venezia colla compagnia di carrozza, e con altri nobili
Giovanotti, che colà l’aspettavano. Il passaggio della Laguna gli sembrò di momenti, perchè da
quell’allegra adunanza si cantò, si suonò, si tenne de’dialoghi spiritosi, e furono improvvisati
de’versi. Il nostro buon Religioso si fece onore anch’esso nell’estemporanea Poesia, trattò degli
argomenti con disinvoltura, e tanto piacque a tutti, che si volle intervenisse pur egli ad una lauta
cena apparecchiata in un sontuoso Casino.
Questa descrizione assegnata alla Gazzetta Urbana in tempo di villeggiatura si tolleri
da’leggitori con pazienza, e bontà, in grazia d’alcuni che unitamente all’avventuroso Sacerdote
hanno desiderato di vederla in luce.
23 Ottobre.
Checchia nominata Nobile Andrianna, Capitan Giacomo Pernesich venda Pietroburgo.
Al Sig. Gius. Treves qu: Emanuel ferro stricche num. 1855 lino ballotti 1176. Bulgari bal. 78.
Al Sig. Francesco Bosio pellami colli 2.
Del Capitano tela Lunetta pezze 3. Tela stampata pezze 1. Bulgari fag. 1. Filati mazzi 2.
Piel. P. Gius. Scarpa venuto da S. Maora e Corfù.
Al Magistrato Eccellentis. del Sale mog. 116 sale.
Portata del Pat. e Marin. oglio carattelli 5.
Checchia Capitan Cristofolo Cossovich da Santa Maora, Zante, e Corfù.
Al suddetto Eccellentis. Mag. sale mog. 121.
Al Signor Giorgio Gasparacchi rame vecchio bar. 1. miele carat. 15. oglio cai 7.
Al Signor Giovanni Domeneghini cai 36.
Al Sig. Dom. Daltin c. 8. Al Sig. Giov. Rastopolo detto c. 2. miele carat. 5.
Port. del Capit. e Marin. Oglio carat. 6.
24 Detto.
Bergantino nominato Il Felice Incontro Capit. Giuseppe Heutte venuto da Stockolm.
Al Signor Giuseppe Treves qu. Emanuel catrame barili 750. Pece barili 74.
Casa Bottega nella Contrada di San Pantaleone situata nel Campiel delle Mosche. Suo annuo Affitto Ducatti correnti trentasei.
Le Chiavi sono dal Calegher vicino e volendo trattare converrà portarsi al
Negozio da panni del General in Merceria a San Giuliano.
Oggi finisce con poco garbo questa Fiera. L’escrescenze d’acqua, la contrarietà
de’tempi piovosi, e la difficoltà delle strade congiurarono a farla riuscire poco brillante. L’Opera
Buffa fù l’unico nostro divertimento. La Signora Cioffi, che sostenne con
tutto il merito l’impegno di prima Donna si meritò gli applausi universali. Accoppiando ad una
perfetta cognizion di musica una voce delicata, e soave, Ella non ha invidia delle più rinomate
Virtuose. Ogni lode merita il primo Buffo Signor Marchesi, e se avesse più
voce egli riuscirebbe incomparabile nella sua professione. Anche il Tenore Sig. Guariglia ha il suo merito. L’Opera intitolata la Ballerina amante, o
sia l’Amante ridicolo riuscì gustosissima, ed eccellente la Musica del famoso
Professor Napoletano Sig. Cimarosa. I balli molto cattivi, e l’Orchestra per
verità poteva esser migliore.
Li Signori Harington, e Champernowne
venuti dalla Germania.
Li Signori Dorrien, e Nugent venuti dalla
Germania.
Il Signor Goudvard venuto d’altre Parti d’Italia.
Tutti li suddetti Signori co’loro Domestici sono Inglesi.
Il Signor Rigadon Francese.
30. Ottobre.
Lione 57 e 3 8vi.
Parigi 56 e 3 4ti.
Roma 63 e un 8vo.
Napoli 115 e 3 4ti.
Livorno 100.
Milano 155.
Genova 91 e un 3zo.
Amsterdam 93 e mezzo.
Londra 48 e 3 4ti.
Augusta 103.
Vienna 197.
Formento dalle L. 32.10 alle 33.
Sorgo Turco a L. 16:
Segale a L. 20.10
Fag. bianchi a L. 23.
Miglio a L. 18.
Risi da’Duc. 34. 12 a 35.
Replica d’Ines de las Cisternas.
Replica dell’Avviso a’Maritati.
Replica di Namur, e Teraldo Tragedia.
Ricapiti per le Notizie ed Assocciazioni di questo Foglio.
A S. Bartolommeo in calle stretta dal Colombani
Librajo.
A S. Giuliano dal Curti Librajo appresso il Caffè di
Menegazzo.
Si paga un Zecchino all’anno anticipato, o diviso in Semestri, ed ogni
Assocciato è servito due volte alla Settimana alla sua abitazione, o ricapito.
Le Assocciazioni si ricevono in qualunque tempo.