Sabbato 8. Agosto 1789.
certo articolo spettante alla pratica Economia domestica sull’uso d’un
fornello da cuocere perfettamente con una sola libbra di carbone la quantità di carne di bue
bastante ad una tavola di molte persone. S’è detto in esso esserne l’inventore il Signor D.
Questa esibizione fece a noi dirigere due ricerche, una da Verona, l’altra da Brescia, che furono stampate successivamente su questa Gazzetta affine di servire al desiderio altrui, e all’interesse del fabbricatore. Ma passò tutto questo tempo senza che avessimo alcun risponsivo riscontro onde entrammo in sospetto di qualche burla come quella dello specifico per la sordità: giacchè l’anonimo medico Vicentino (creato forse da un cervello bizzarro) non si difese da’colpi vibrati contro di lui; nè chi fece parlare questo fantasma dell’immaginazione aggiunse nulla in sua lode per sostenerlo contro l’attacco.
Un mezzo particolare ci fece uscir da un tal dubbio. Per esso venne l’infrascritta Lettera, che
assicurerà il Pubblico della veracità del fatto, e spargerà maggior lume, sull’abilità del
prenominato Religioso, presentando al tempo medesimo una qualche idea del suo onesto carattere.
Eccellenza.
Il Religioso inventore del noto Fornello da cucina ebbe nel prossimo
passato mese di Giugno Lettere particolari dal Sig. Giulio Marchese Carlotti di Verona, e altra da Bologna, alle quali egli stesso rispose, e se la intese con
que’Signori.
Ora che io medesimo sono testimonio oculato della nuova costruzione di detto
Fornello, e che ho visto, e sperimentato l’ottimo effetto, ne fò tutta la fede a V. E. che può
assicurare il . . . Sig. Gazzettiere della verità del fatto, che non è altrimenti scherzo, nè
favola. Ne ha fatti parecchi di questi fornelli qua da noi, e nei nostri contorni; molti altri fuor
di Paese. In Bassano tra le altre nelle due Famiglie Compostella. Fu ancora
a Breganze: ed è impegnato di portarsi a Piove di Sacco ne’primi del venturo per farne costruire due alla N. D. Giulia Cigogna Badoer. Il fornello più grande da lui messo sinora in opera porta una pentola di rame capace
di quattro secchi d’acqua, e non ha difficoltà a farne di maggior ampiezza con eguale riuscita; se
non che in proporzione crescerà il consumo del fuoco. Esso è onest’uomo, non avido, non pretendente:
ma non è ozioso, nè facoltoso da intraprender viaggi a diporto per soddisfare a chi lo ricerca. È
per altro disposto di compiacer tutti con venire volontieri costì, o andare dovunque fosse
desiderato, senza però suo aggravio, promettendosi qualche ricognizione dalla generosità de’clienti;
perchè se per donarsi a’vantaggi altrui bisogna che scapiti ne’suoi proprj, è poi giusta una
ricompensa.
Rosà 29 Luglio1789.
Signor Gazzettiere.
“Mi piacque il caso dei Cavalieri da Voi inserito nella vostra
Gazzetta N. 59., e tuttochè messo in dubbio, vi dirò, che quanto a me lo credo vero, e verissimo.
Simili casi mi furono raccontati da parecchi coltivatori di questi Vermi. Persone di autorità, e
degne di fede, ed io stesso fui testimonio di casi ben dissimili nelle loro circostanze, ma niente
meno sorprendenti, e rari. Non ve ne faccio la descrizione, poichè non vi scrivo ad oggetto di
provare un Fenomeno verificato dall’esperienza, ed osservato da tanti senza poterne spiegare
l’arcana ragione. La questione per altro proposta da chi l’ammirabil caso vi scrisse, è ella
compatibile colla grandezza, e colla profondità del Fenomeno? Può essere; sebbene a crederlo io
m’abbia della difficoltà; ma un mio pari, uomo di Campagna, di pochissimo studio, e niente versato
nelle materie Forensi, si crede permesso di tener chiusa la bocca intorno alle pretese del
contadino, e del proprietario dell’Uccelliera. Concedetemi invece, di dirvi, che il caso dei
Cavalieri è meritevole dei più serj, e maturi riflessi dei Fisici, perchè vi confesso, non so, nè
posso comprendere da per me, come questi delicatissimi Vermi abbandonati alla sorte, e gettati dai
poveri contadini sul Letamajo, o sul Campo, massime allora, che v’è penuria di Foglia di Moraro
(d’altra Foglia non si costuma cibarli) abbiano a far le Gallette sode, pesanti, e in fatti migliori
delle Gallette lavorate dai Cavalieri, che si coltivano con tanto stento, e fatica, con tanto
studio, e spesa dai Benestanti di campagna.
Tra’vostri benemeriti Associati vi saranno dei Filosofi profondi, e dei pra-
Vostro Aff. Inassociato
Mario Paulotti.
Camisan sul Vicentino
4. Agosto 1789.
La donna, o finta donna, di Treviso, che ha cominciato ad iscrivere per questi Fogli,
ha sognato nella seconda sua Lettera in data de’27 Luglio stampata al Num. 60, od ha malignamente
inventato che travagliate dalla più fastidiosa miseria le R. R. Monache di
Castel Franco, sieno per Sovran Decreto provvidentissimo, per passare nel
nobilissimo Monastero di S. Taolo di Treviso.
Non è vera la somma loro indigenza, ed è falso egualmente, che sia stato proposto, o sognato il Sovrano Decreto per l’accennato passaggio.
Il dicesi non può giustificare la mendacia di simili asserzioni; e quando
trattasi di cose sì gravi ci vuole qualche fondamento per non ingannare il Pubblico seducendo chi
presentagli le correnti notizie. Credemmo di comunicare a’nostri Lettori un cangiamento piacevole a
quelle pie Religiose, ed esse probabilmente legate d’affetto all’attuale loro soggiorno, si saranno
forse rammaricate alla capricciosa invenzione svelataci da un Soggetto degno di rispetto, e di
fede.
La spedizione absente all’Uffizio illustrissimo dell’Avvogaria, è seguita a favore del Sig. Ghirardi e l’appellazione all’Eccellentis. Cons. di 40 fu fatta da’Nobili suoi
Avversarj. Benchè gl’intelligenti delle cose Forensi dal seguito Giudizio abbian potuto conoscere
l’errore di chi ci ha male informati, è nondimeno un dover l’emendarlo. V. nel Foglio precedente
pagina 496.
Sopra l’esaz. del danaro pub.
dura mesi 36.
s. Ang. Marcello Primo.
s. Zuanne Sagredo.
Una madre afflittissima per la perdita dell’unico suo Figlio in tenera età rapitole dal Vajuolo, comunica al Pubblico i suoi lamenti per mezzo di questo Foglio, ed essendo in età da secondare ancora il suo letto dimanda se v’abbia nell’arte medica alcun rimedio, che prevenga l’attacco d’un sì fatal morbo desolatore di tante famiglie, prescindendo dall’innesto di cui assolutamente non vuol ella udir nemmeno a parlare, ad onta di tante felici esperienze che lo raccomandano, e di quanto abbiamo scritto e riferito ne’passati tempi per renderne famigliare la pratica.
Questa ricerca risvegliò in noi la memoria d’un articolo del Giornal di Parigi, che fa onninamente a proposito per soddisfarla. Ebbimo della difficoltà, e della pena a rinvenirlo, ma questa ci condusse finalmente alla compiacenza bramata. Lo legga tradotto, come glielo presentiamo, la madre dolente, e con essa gli amatori di questo foglio, tra i quali forse vi sarà alcuno, che facendone conto, potrà salvar delle vite.
Ai Signori Giornalisti.
Siccome tutto ciò che interessa l’Umanità non potrebb’esservi indifferente, così m’affretto a farvi giungere il seguente avviso, pregandovi d’inserirlo in uno de’vostri prossimi Fogli. Egli può esser utile, e non è giunto a mia cognizione che poco fa.
Salchon, Medico a Melford, indicò nel quinto Volume delle Raccolte di Berlino, come un preservativo
dal Vajuolo la pratica di far ripassare il sangue verso la placenta prima della legatura, e della
sezione de filo umbilicale. Nel cominciamento dell’anno 1769 egl’insegnò questo metodo alle
Levatrici della Provincia di Fidertithmaschen, e le impegnò a praticarlo.
Egli lor disse di risospingere cautamente, ma prontamente, e compiutamente quanto più fosse
possibile verso la placenta il sangue contenuto nel cordoncello umbilicale de’bambini appena venuti
al Mondo; in modo, che la porzione di questo cordoncello, che dopo la sezione restasse attaccata al
feto, fosse quanto più si potesse purgata dal sangue, dal fiero, e dagli altri fluidi; e di non
applicare la legatura seguita dalla sezione, che dopo l’evacuazione ordinata.
L’autore osservò nel 1778 che tutti i fanciulli nati nel 1769, per i quali seguito si aveva il
suo metodo, erano stati esenti dal Vajuolo. Questo morbo fece delle stragi terribili alla fine del
1769 e nel 1771 a Melford, continuate ancora nelle sue vicinanze con maggior
danno, e rinnovate a Prines nel 1776.
Nondimeno esso non attaccò che i fanciulli nati avanti di quell’epoca, o quelli su’quali non fu praticato un tal metodo. Il numero de’nati a Melford dal 1769 ed ancora viventi nel 1778, i quali dalle Levatrici erano stati trattati coll’accennata pratica, ascendeva a 260, e nemmen uno soggiacque alla contagione del vajuolo nelle mentovate epidemie.
Si può osservare, a proposito di questa pratica, che gli animali fendono co’loro denti il cordone
umbilicale, e lo leccano sino a tanto che non vi sia più sangue, prima d’abbandonarlo al suo
diseccamento. Così preservano i loro parti, non solamente dal Vajuolo ma presso che da tutte le
altre malat-
Questo avviso, Signor, non vi sembrerà certamente da negligere. Sarebbe desiderabile che i maestri dell’arte, degni amici dell’umanità, volessero occuparsi su tal soggetto. Tocca ad essi l’illuminarci. Quando ancora non ammettessero l’efficacia della proposta pratica, dovrebbero dire almeno se la medesima potesse produrre qualche conseguenza funesta per l’individuo. Ecco di che si tratta; perchè se questa prova non ha per sè stessa niente di pericoloso, non costerebbe nulla il tentarla, purchè s’usasse la prudenza raccomandata da M. Salchon. Più vale l’esperienza di tutti i ragionamenti. Non basta forse, per eccitar l’attenzione e l’interesse, che un metodo sia proposto come un preservativo contro uno de’più terribili flagelli che affliggano l’umanità? Oltre ciò, come non desiderare che un metodo sì semplice sia nello stesso tempo sicuro ed efficace? È questo il voto di tutte le anime sensibili; e sarà senza dubbio anche il vostro. Io sono ec.“
Gabriel.
Il Serenissimo Principe fa sapere, ed è per ordine
degl’Illustrissimi, ed Eccellentissimi Signori Governatori dell’Entrade.
Che essendo stati deliberati li due Partiti Carte da Giuoco, cioè, quello della Dominante, e Dogado per la Fabbrica, e Vendita delle Carte grosse bianche denominate ad uso Veneto per Anni otto da principiar 28. Luglio 1789., e parimenti l’altro della Terra Ferma comprendente anco la Fabbrica delle Carte ad uso di Bologna per pari tempo di Anni otto da principiar primo Settembre di detto Anno, Abboccatore di questo Partiti D. Antonio Zeltron qu. Pancrazio, fanno noto a chiunque, e col presente Proclama specialmente intendere, e sapere alli Venditori tutti nella Dominante e Dogado sì delle Carte grosse bianche, egualmente che delle altre fabbricate ad uso di Bologna, delle però provenienti dalla Fabbrica della Terra Ferma permesse introdursi dal Capitolo Sesto della Polizza d’Incanto quanto segue.
Volendosi per ogni modo impedita al terminare del cadente Partito qualunque rimanenza, o codazza
di Carte di qualsisia genere fabbricate in qualunque luogo dello Stato dal Partitante D. Francesco
Orsoni qu. Lazaro, o dalli di lui Subconduttori, ed Agenti, e procedendo loro Eccellenze con le
facoltà del Capitolo Nono della Poliz-
Sarà permesso a quel Confidente, o Cerca, che sarà munito da legali Mandato da loro Eccellenze il poter visitare dopo il giorno 28. Luglio 1789. nella Dominante, e Dogado le Botteghe tutte, ove si vendono Carte della Fabbrica del cadente Partito, e similmente le Botteghe, Magazzeni, ed Osterie ove si giuoca, e si pagano da’Giuocatori le Carte per praticare le più opportune perquisizioni, ed asportare da qualunque luoco le Carte della sopraddetta qualità inibita per Vendita, e per Giuoco, presentando l’asporto al Magistrato medesimo per il lievo di quelle pene pecuniarie, ed afflittive, che sono da replicati Proclami cominate.
Ed il presente sarà stampato, e pubblicato, non che intimato alli Gastaldi dell’Arte dell’Acquavita, e Naranzeri per dover esser trasfuso ad ogni Individuo dell’Arti stesse, e così a cadauno Oste, e Magazzeniere, come pure trasmesso alli rispettivi Reggimenti del Dogado per la sua pubblicazione, ed inviolabile esecuzione.
Data dal Magistrato Eccellentissimo de’Governatori dell’Entrade li 5 Settembre 1788.
Addì detto.
Gl’Illustriss., ed Eccellentiss. Signori Governatori dell’Entrade, hanno ordinato al
Pubblico Stampator Pinelli, che a spese del Partitante delle Carte da Giuoco Antonio Zeltron sia stampato il presente Proclama.
Addì 18. Luglio 1789.
Pubblicato sopra le Scale di San Marco, e di Rialto, per Gio: Battista Pace Comandador Pubblico.
Per l’innalzamento alla Porpora Cardinalizia di S. E. Monsignor Flangini Auditor della Sacra Rota Romana per questa Seressinima Repubblica, si son vedute la
sera del prof. scorso Giovedì illuminazioni di gioja a questo suo Palazzo nella parrocchia di San
Geremia, come in altre parti della Città a quelli degli Eccellentissimi suoi Parenti. Dicesi, che
siano tre gli aspiranti al vacante posto della S. R. R. due de’quali del corpo degli Eccellentis.
Cons. di 40. Sentite si sono (e tanti l’attestino che bisogna crederlo) delle leggiere scosse di
terremoto nella notte del p. p. Lunedì, e verso la sera del giorno seguente. Molti Abitatori di
questa Capitale spaventati si sono, alcuni protestarono di non aver avuto il menomo timore; e tanti
altri non vogliono assolutamente creder nulla, perchè di nulla s’accorsero. Abbiamo avvisi da
Treviso, che colà pure negli stessi indicati tempi si sentì il minaccioso scuotimento, e Dio non
voglia che in qualche lontano Paese sia succeduto del male.
La musica di quaranta Autori.
La prima donna un atorto della musica.
Il primo Buffo, ch’è un Giovine di 72 anni fa bene la parte di servo; e meglio la potrebbe fare se posto fosse alla pratica esecuzione, essendo corrispondente figura, ed abilità.
Gli altri meritano d’esser proscritti dal ceto civile, e musicale.
Li Balli sono un caos di cose, che formano un trattenimento da plebe, non essendo neppure esposto il sentimento della musica.
Il primo Ballerino eseguirebbe benissimo la parte di primo figurante.
La prima Ballerina è un niente.
La seconda ohimè!
L’orchestra non merita d’esser serva, rapporto all’accompagnamento di sì fatta gente.
La prima Grottescha per età eguale al primo buffo. Per abilità passabile.
Le Scene erano belle ora sono tutte logore e cattive.
Illuminazione buona.
Il concorso ve lo potete immaginare.
Io per altro vado quasi ogni ser a per avermi miseramente accordato.
Signor Gazzettiere.
5. Agosto 1789 . . . . .
Un famoso duello nato in questa città degno d’esser posto su’vostri fogli.
a lei se hà
cuore, a lei se hà cuore. Lo schiamazzo fatto in quella strada fu incredibile; quando saziata
la gente appieno della ridicola scena agevolmente suonarono la ritirata, e facendo restituire al
Mantovano la sua parrucca questi dall’una e quelli dall’altra parte presero la partenza, con un
seguito di fanciulli che gli gridavano dietro: bravi i campioni.
Pietro Menegatti, che conduceva a spasso un Nipotino di
questo suo Padrone, Speziale da Medicine all’Insegna della Madonna. Un Forastiero colà trastullavasi
facendo saltar in canale il suo cane dietro un pezzo di legno che vi gettava, e veniva preso e
ripreso a nuoto da quella bestia. Sceso per ciò su’gradini d’una di quelle rive, e sbilanciandosi
nel lanciare il legno, a sdrucciolando sul marmo bagnato, cadde in acqua, e fu a pericolo
d’affogarsi, perchè non v’era alcuno a portata d’assisterlo. Mosso a compassione il buon servo si
gettò in canale, e lo ha salvato. Ebbero ambidue ricovero da un barbiere, e ogni assistenza
possibile. Il Forastiero vole-
Questo tratto d’umanità nobilitato da un disinteresse sì raro nella gente di sua condizione merita la luce delle stampe, e gli elogj dell’anime oneste.
Nelle vicinanze di Vicenza vi sono 33. campi allo in circa con casino e sue adiacenze, e in Città una Casa con Bottega, il tutto libero, e in vendita.
Questo affare è raccomandato al Sig. Giuseppe Reccanè pub. Sensale il cui
ricapito è al Caffè della Fortuna a S. Marco. E siccome gli son venute delle proposizioni da persone
colle quali dovea dividere la provvigione in caso d’accordo, così egli dichiara di non voler
ascoltarne, che dagli immediati acquirenti. Sono da lui esibiti in vendita gl’infrascritti vini in
bottiglie, d’ottima qualità.
Bordeaux, Borgogna, Lunel, Moscato di Cipro
vecchio, Generoide, Canarie bottiglie doppie, S. Laurent, Monte Libano, e
Reno.
Si notifica, per certa particolare ragione, ed a comune certezza, che a Milano il Sensal teatrale
di cui si vagliono gli Impresarj dello Stato Veneto nelle loro occorrenze per quella parte, è il
Sig. Giuseppe Verzellotti.
Un Giovine di 28. anni cerca impiegarsi in qualche scrittojo, o in altro offizio onorato. Egli oltre di attendere al suo dovere farà scuola ai figli del suo Principale di Grammatica, di Rettorica, di Geografia, di leggere, e scrivere francese, d’aritmetica, di scrittura mercantile, e d’azienda; del vero metodo d’apprendere facile il modo di calcolare riguardo alla specolazione de’Banchieri, e Negozianti tanto rispetto al banco, che alla mercatura.
Darà cognizione della sua persona, e idonea sicurtà di qualunque somma. Indrizzo dal Colombani venditore di questo foglio.
s. Francesco Foscari.
Formento a l. 32. Sorgo Turco a 16 in circa.
Segale a 20. 10. Miglio a 17.
Risi da’ 34. a 35. duc. al m.
Se non piace a certuno di Terraferma il veder pubblicato il valore del Sorgo Turco, sappia che per fargli servizio da noi non devesi accrescerlo di qualche lira alterando quello che fa la Piazza nelle cui riferte siamo fedeli.
Lione 57. e mezzo. Parigi 57. e un 3zo. Roma 62. e 7. 8vi. Napoli 114. e 3. 4ti. Livorno 100. e un 3zo. Milano 155. Genova 91. e 3. 4ti. Amsterdam 92. Londra 48. e 3. 4ti. Augusta 103. Vienna 196. e mezzo.
Bottega e magazzino grande alla Zuecca vicina al Ponte lungo.
D’annuo affitto ducati 32.
Le chiavi sono dal fruttajuolo vicino. Chi v’applicasse parli con l’Agente di Cà Gradenigo alli Gesuiti.
L’Illustrissimo Signor Antonio Alcaini Maggiore del Castello di
Chiozza, d’anni 88.