Sabbato 20 Giugno 1789.
Una cuoca, o impiegata in altro basso servile uffizio, che dicesi d’Estero Stato, ebbe
la sua licenza da una Patrizia Famiglia, che abita in Contrada di San Vio,
nella quale era collocata. Pratica della Casa potè nascondersi in essa, e ad ora opportuna alla
colpa fare un bottino di varie cose tra le quali un mantello di seta, una guantiera e due candellieri d’argento, pose tutto in un cesto coperto, e se lo portò via senza
impedimento veruno. Fecesi traghettare alla Zuecca ove in casa di certa
Donna, ch’Ella non conosceva, lasciò quel cesto pregata avendola di custodirglielo sinchè fosse
tornata a prenderlo; ita via, la curiosità femminile, che fu spesso cagione di mali, e talvolta di
beni, fece aprire il cesto alla depositaria di esso, ed esaminando tutto di capo in capo a ciglia
inarcate entrò in forte sospetto che quella fosse roba rubata. Fu consigliata dalla prudenza a
ricorrere al Piovano della sua Contrada. Egli la persuase a non restituire il cesto a colei che
glielo aveva lasciato se colà egli pure non fosse onde vedere e costituire la donna in sospetto. Era
a caso presente all’esame delle cose suddette un Religioso conoscente della Famiglia Patrizia a cui
vennero tolte; e fosse per consuetudine, o per qualche affare, si portò da lì a non molto
nell’abitazione appunto della preaccennata Famiglia, e udì che parlavasi del furto in essa commesso.
Sembrò uno scherzo la sua asserzione di sapere ove il tutto trovavasi, come a lui prima sembrava un
sogno lo scoprire i padroni delle cose rubate nelle nobili persone colle quali parlava. Si verificò
il fatto, la roba tornò a’suoi proprietarj, e atteso il competente ricorso la rea fu presa
l’altr’jeri, e condotta in prigione.
Storia della vita e del regno di Fe-Carlo Denina, e trasportata nell’italiano idioma.
In Venezia nella Stamperia Palese 1789. Si vende al Negozio Foglierini nella Merceria dell’Orologio al prezzo di L. 4. Il volume è di 400
pagine in circa, di forma ottava grande, con margine spazioso, impresso in bella carta su cui brilla
un nitido appariscente carattere, che dall’armonico suo compartimento riceve una maggiore
tipografica venustà. Tanto che, sì per la grandezza della mole, che per il pregio dell’edizione, è
raramente discretissimo il prezzo fissato a quest’Opera.
Nè s’ha a temere di comperar sotto un manto dorato una mummia schifosa anzi che un corpo
perfetto. Il merito letterario del Signor Abbate Denina è provato
dall’erudizione di tante altre sue Opere, che bastar deve il solo suo nome ad accreditar questa
ancora. Alcuni dotti, che la lessero asseriscono che, la sua Storia contiene
degli Aneddoti interessantissimi, che mancano nelle altre vite e memorie del gran Federico; che la
lettura della medesima è instruttiva e piacevole.
Il traduttore italiano, che per modestia non ha voluto nominarsi, è notissimo a questa Città per
delle recenti produzioni del suo ingegno, che furono molto applaudite; ed il Denina il quale scrisse la Storia di Federico in una lingua straniera
meritava veramente una penna fedele senza servile pedanteria, che parlar lo facesse nel suo e nostro
idioma colla purità ed eleganza che regnano in questa versione. Guai a lui se capitato fosse alle
mani di taluno di que’che chiamansi liberi traduttori! Si vedrebbe sfigurato
talmente da non riconoscere nella copia i lineamenti dell’Originale, e così caricato di note che non
potrebbe resistere al loro peso.
Per dare una qualch’idea di quest’Opera presentiamo il seguente Estratto de’Capitoli che la dividono.
Dopo una Prefazione nella quale l’Autore parla succintamente di tutte le opere, che furono
pubblicate sulla vita e fatti di Federico Secondo, facendone conoscere il merito, o la falsità, ed
esaminando di passaggio lo scopo loro onde apparisca la necessità della sua, ch’empie i vuoti
lasciati dagli altri, e tende a diverso fine, si ha un compendio della Storia della Casa di
Brandeburgo sino all’anno 1712. Nascita ed educazione di Federico II. Suoi primi viaggi; progetto di
fuga scoperto; suo processo e sua prigionia; suo ritorno alla Corte; suo matrimonio. Com’egli
conobbe il Principe Eugenio di Savoja, e il Re di Polonia Stanislao. I suoi studj a Rheinsberg.
Riflessioni sullo stato della Letteratura tedesca avanti l’anno 1740, e sulla parzialità di Federico
per quella francese. Sue prime azioni come re. Viaggio a Strasburgo. Visita di Voltaire. Differenza
col Vescovo di Liegi per la Baronia di Herstal. Morte di Carlo VI. Dritti della Casa di Brandeburgo
sopr’alcune Provincie della Slesia. Sua prima campagna. Continuazione della guerra di Slesia.
Influenza de’Francesi negli affari dell’Impero. Pace di Breslavia. Cospirazione in Russia nella
quale egli è compromesso. Voltaire a Berlino. Seconda guerra di Slesia. Morte dell’Imperator Carlo
VII. Varie battaglie. Pace di Dresda. Acquisto dell’Ost-Frise. Suo Poema int. Palladium. Memorie di Brandeburgo. Origine della Società Federico. Domande alla Corte di Spagna. Contrasti di Voltaire con
Maupertuis. Motivi della guerra di 7 anni, prime Campagne, morte del Principe di Prussia.
Rivoluzione della Svezia. Varie battaglie. Presa di Berlino. Morte d’Elisabetta Imperatrice di
Russia. Azioni del Principe Enrico. Pace di Hubertsburg. Sue occupazioni letterarie:
rappacificamento con Voltaire; legami con d’Alembert. Viaggio d’Elvezio. Compendio storico dei
margraviati di Franconia. Edifizj, fabbriche, e colonie stabilite dopo la pace del 1763. Nuove
rivoluzione nella Svezia. Divisione della Polonia. Carestia prevenuta nel 1772. Sua condotta verso i
Gesuiti. Nuova guerra tra l’Austria e la Prussia. Pace di Teschen. Sue opere in diverse occasioni.
Discorsi sulla letteratura tedesca. Morte dell’Imperatrice Maria Teresa. Raynal a Berlino. Nuovo
disegno dell’Imperatore sulla Baviera. Confederazione Germanica. Turbolenze dell’Olanda. Malattia e
morte del Re. Riflessioni sul suo carattere, e sulla sua amministrazione.
I Carbonaj, che portano in questa Città alle case o botteghe il carbone nelle corbe a due manichi sostenute alla schiena, sogliono particolarmente nella calda corrente stagione prendere de’riposi per via depositando il peso su qualche sito elevato, e liberando le braccia dal legamento de’manichi. La loro pratica fa che prendino generalmente giuste misure quantunque agiscano senza vederci, perchè abbassano il carico curvando la schiena, e non possono girar il capo sul luogo ove lo posano.
Giovedì dopo pranzo uno di questi si trovò sul ponte detto di Cà Dolfin
trà il Palazzo di Cà Manin e l’abitazione ov’erano in passato le Poste, e
volendo riposarsi s’accostò a passi retrogradi a quella banda d’esso ponte
che guarda il Canal grande fu cui fece cadere la colma sua corba: ma sventuratamente per la
ristrettezza dello spazio restando il fondo della corba fuori della banda in
gran parte sopra l’acqua, il peso lo strascino prima ch’ei potesse sciogliere le braccia, e
precipitò in canale supino legato al suo carico. Da pronti ajuti ebbe la sua salvezza ma rimase
gravemente offeso in più parti del corpo. I battellanti di que’contorni si prevalsero del naufragio
ricuperando il galleggiante carbone per loro conto, e venendo ad una spezie di zuffa per la maggiore
raccolta. Così l’altrui disgrazia fu una fortuna per loro, ed il Popolo accorso sulle rive al romore
della rappresaglia non ebbe tempo di compiangere il misero carbonajo, occupato dal divertimento di
quel parapiglia.
Siamo privi delle sperate relazioni intorno allo Spettacolo Teatrale di Padova. Intanto, perchè alcuno non abbia la benignità di rimproverare il nostro silenzio, e di accusarci con falso supposto di non voler pubblicare ciò che credesi a noi diretto con Lettere, riferiremo quanto da unanimi relazioni vocali abbiamo potuto raccogliere.
Il nuovo componimento Poetico ha per titolo Daliso e Zelmita posto in musica dal celebre Signor Maestro Bianchi, che tante
volte si meritò ed ottenne tra noi, come in questa occasione, i comuni applausi. Fu messo in iscena
la sera de’12 corrente in quel nobile nuovo Teatro. L’inimitabile Si-Gaspero Pacchierotti diede in quest’azione una nuova prova del singolarissimo suo
valore. Egli sa piegarsi a tutti i caratteri, e non si fa meno ammirare rappresentando un Eroe che
un Pastore. Il genere particolare a cui egli ha ridotto la musicale declamazione, è frutto della
vivezza del suo sentimento, dell’assiduità del suo studio, e della stima di sè medesimo necessaria a
farsi stimare dagli altri. Al presente sono in certo modo più giusti gli applausi che compensano le
sue fatiche; perchè si sa che ad incontrarle non indusselo l’interesse ma un genio benevolo di
giovare alla società di que’Suonatori, che ne forma l’Impresa. Sogliono dire quelli, che o per
opporsi all’opinione universale, o perchè i loro sensi atti non sono a gustare i raffinamenti
dell’arte sua, ch’egli non piace che in queste parti, come se non fosse stato e ritornato
ne’principali Teatri d’Italia. Sappiano essi, ch’è richiamato per due anni a Londra ove ci andrà con
una paga da far trasecolare cento Poeti, e s’irritino anche contro gl’Inglesi, che hanno il nostro
cattivo gusto.
Nella parte di Delmita la Signora Casentini si fa
onore, e gode dell’influenza favorevole della sua vicinanza. In quella d’Astimadante è plaudito il Signor Maffoli, come la Signora Nettelet in quella d’Eurilla riesce bene.
Li Balli del Sig. Clerico piacciono, e molto più del primo, ch’è analogo
all’azione drammatica, il secondo intitolato la morte d’Ercole. Le scene del
Signor Mauro, e le grandiose decorazioni, concorrono al bello totale dello
Spettacolo, ch’è onorato di un pieno concorso.
Il Giugno. S. Barnaba Apostolo Chiesa parrocchiale e collegiata
d’anime 2 mila in circa eretta nell’anno 809 dalla Famiglia Adorni.
Incenerita nel 1168 fu ben tosto rinnovata e a’nostri giorni rifabbricata da’fondamenti sul disegno
del Boschetti. Si ammirano in essa molte bellissime Pitture fra le quali due
trasportate dalla Chiesa di Sant’Antonio di Castello uffiziata un tempo dalli Canonici Regolari di
S. Salvatore, la cui soppressione in quel Convento seguì nell’anno 1771. Una di queste si è la Pala
ch’era all’altare eretto dalla Famiglia P. V. Ottoboni di man del celebre Vittore Carpaccio rappresentante la strage de’dieci mila Martiri opera del MDXV.
divenuta rarissima; l’altra ch’era all’altare della P. V. Famiglia Cappello di mano del famoso Bonifacio rappresentante in aria la B. V. e diversi Angioli, ed al basso San
Niccolò, San Stefano, e San Domenico. Anche la Tavola dell’Altar maggiore che rappresenta San
Barnaba Apostolo ed altri Santi, di mano di Dario Varotari, è di molto
pregio.
Fu celebrata questa Festa il giorno 15 del corrente.
Si trova in questa Città un abilissimo Professore, sperimentato tale da molti ragguardevoli Soggetti, che ne fecero onorevole testimonianza, il quale senz’offesa, e senza il menomo dolore perfettamente guarisce dal male dell’unghie incarnate, guaste, voluminose, e durissime, come pure da’calli, porri ec.
Qualche recente operazione altrui riuscita a male, e produttrice di pessime
conseguenze, ci ha determinati a rinnovare ad oggetto di pubblico Floriano, del Buon Genio,
della Dama Veneta alle Procuratie Nuove ove si può dirigere le commissioni in
iscritto, per la maggior sicurezza.
Un giovine forastiere andava alla sua abitazione alle cinque della notte dello scorso
giovedì quando trapassando nella Contrada di San Provolo gli fu dato un urto da un tale che
camminava in fretta. Non sentendo più a ciondolare la catena del suo Orologio, si mise una mano al
taschetto de’calzoni, e s’accorse che gli fu rubato onde corse dietro a colui gridando: dai al ladro. Egli correndo per non essere raggiunto gridava pure: dai al ladro onde confondere chi affacciato si fosse per arrestarlo. Lo
stratagemma da professore gli valse, e torcendo il cammino sulla fondamenta dell’Osmarin prese il
ponte, che guida a San Severo, e s’internò nella stradiociula vicina ove l’assalito pensò
prudentemente di non tenergli dietro per non esporsi al pericolo di perdere dopo l’Orologio la vita.
Le petit Chansonnier
Francois, ou choix des meilleures Chansons, sur des airs connus in due grossi volumi in 8vo nel
quale si ritrovò finalmente le due seguenti Strofe, che fatte sembrano per la dimanda, se pure la
dimanda non è fatta per esse.
de la Louptiere. Li gusteranno gl’intelligenti della sua lingua, e vi sarà forse
trà loro chi facendone una bella traduzione avrà la compiacenza di farli gustare a quelli ancora che
non la intendono.
Berg. nom. Flora cap. And. Finlai Ingl. da Londra
con una part. lume di rocca, 460 pan. Piombo. Una cas. ferram. 3 botti e mille bottiglie Birra. Una
cassetta mercanzie. II cas. Pipe.
Piel. P. Gio. Florio da Rettimo con 56 cai e 10 carat. Oglio.
Brac. P. Giac. di Giac. Viezzolida Trieste con 6 Bot. e un pacco cera gialla. Un pacco ombrelle. 2 col. Lanarie. Una Bal. carta di ritorno. 9 col. tele. 2 bot. crogiuoli. 12 cas. acqua di Cilla. un bar. Lime. 20 cas. acciaj. 72 cas. limoni. un bar. merci. una scat. Sal amaro.
Piel. P. Giov. Vianello da Piran con 115 mog. di Sale.
Piel. P. Ang. Vianello da Pago con 200 mog. Sale.
Piel. P. Giov. Maras da Cattaro con 23 Bal. Lana. 246 mazzi cordovani e Montoni. 33 cuoj salati. un bar. sonza.
Piel. P. Franc. Bertoli da Spalato e Zara con 41 col. cera gialla, e una cas. Rosolio di transito.
Brac. P. Leon. Sbisà da Spalato con 36 col. cera gialla, e 4 cai oglio.
Brac. P. Nic. Spagna da Trieste con 2 Bot. cera gialla. 40 Bal. Tabacco. 5 colli Tele. 3 cas. Porcellana. 19 colli chiodi. 17 cas. Acciaj. una bot. padelle. un bar. fil di ferro 6 fascj di ferro.
30 Detto. Bat. P. And. Vianello da Trieste con 52 cas. Limoni.
31 Detto. Piel. P. Stef. Benussi da Spalato e Rovigno con 3900 tocchi Porcina salata. una cas. cand. di sevo. 2 rot. Rassa.
Piel. P. Marco Dobrilovich da Spalato e Zara con 350 Pezzette form. Morlacco, 12 m. Scodano, e Pub. attrezzi di rifiuto.
Primo Giugno. Piel. P. Gius. Nezzo da Trieste con 200 cas. limoni per chiozza.
Piel. P. Gius. Florio da S. Maura, e Corfù con 67 cai e 6 carat. Oglio.
Polacca la Sposina Cap. Spir. Chielmi da Tripoli con 81 Bal. Sena. 25 Bal.
Pelli bazzane. una Bal. e 5 stuoje. un fag. folicoli di Sena. un Ballotto e 4 fag. cordovani. 3 Bal.
2 fag. e un fagottin Pelli cremisine. 6 Bot. e 28 Coffe dattoli. 3 Ballotti, 2 fag. e una stuoja
pelli Cicali. 57 botti 59 botticelle 154 giare 6 barilotti 2 carat. e 10 bar. oglio. una cassetta e
un fag. manti di vava. una Coffa cera. una sporta vetri rotti. 3 fag. e una balla pennacchj. un
pacchetto verghe n. I e granello d’oro. un gruppo oro. una stuoja spongie. un gruppetto con 2
zuccarigli oro. un fag. cordovani e pennacchj. un gruppo verghe n. I pignolo d’oro. un gruppo verghe
2 d’oro. un gruppo colonarie. 700 lib. dattoli, 99 pel. Marocchini.
Pinco Cap. Gius. Cassiero da Trapani con 224 mog. sale 140 cant. sughero.
2 Detto Piel. P. Pietro Tomich da Cattaro e Castel Nuovo con una cas. otton e rame v. 300 placche di pietra. 798 pez. form. morlacco. 80 toc. Porcina salata. 4 cai oglio. 50 lib. spalmatura di sevo. una cas. cand. di sevo.
Chec. Cap. Crist. Cossovich da Corfù con 71 m. Valonia 92 cai e 6 carattelli oglio.
Chec. Cap. Bart. Scarpa da Corfù con 23 m. valonia 111 cai e 7 car. oglio. 2 bal. origano.
Pinco Cap. Bias. Milatovich da Corfù con 60 m. valonia 107 caie 5 carat. oglio. 15 barilotti Terra d’ombre.
Trab. P. Giov. Vidovich da Nona con 26 bal. Tabacco in libretti. 14 bal. detto alla rinfusa.
Polacca Cap. Marco Lazzari dal Zante con 72 cai e 12 carat. oglio.
Palandra nom. Maria Cap. Amb. Hansen Danese manca
da Riga li 28 Agosto con 33 colli lino.
Bergantino Cap. Ant. Ragusin manca da Salonicchio il primo Maggio con 579 Bal. le Gotton 2 bot. cera gialla 46 Bal. Capoti 5 bal. e un fag. pelli di Lepre.
Pinco Cap. Pietro Sposito da Trapani con 240 salme di sale 15 casse limoni, 12 cantara sughero 8 fagotti pasta 70 cant. pomice 2 bal. pelo di coniglio, un arnaso vino. 500 punte ossi di bue.
Bergantino la Minerva Cap. Cornelio Luca Olandese
manca da Berghen li 12 Dic. con 600 Bal. Baccaladi in Pesci 80 m.
Piel. P. Michiel Turcato da Ancona con 39 bar. catrame e pietra di gesso.
6 Detto. Chec. Cap. Franc. Nordio da Corfù con 162 cai e 8 car. Oglio e 60 m. valonia.
Chec. Cap. Gaetano Picello da S, Maura con 211 mog. e 31 misura di sale.
7 Detto. Piel. Patron Sebastian Donaggio da Trieste con 105 mastelle Pece cotta 5 m. detta in sacchi per Venezia. 42 casse limoni e 60 mazzi mastelle per Chiozza.
Tartanou P. Antonio Davanzo d’Ancona con 21 cassa pignoli 14 Sacchi polvere di gripola 4 bal. pelli finimenti 2 fag. zafferano 2 sacchi Galla, una cassetta cristi e medaglie 12 bar. catrame 2 balle lino, una Bal. Tabacco.
Brac. Patron Giacomo di Giacomo Viezzoli da Trieste con 39 sac. cera gialla 2 casse tele 45 casse limoni 32 fasci ferro, un bar. arg. vivo 2 cassettine oglio di Ginepro.
Brac. P. Giac. Viezzoli da Trieste con 29 bal. tabacco, un fag. lingue secche 13 colli tele 6 bot. e 25 sac. cera gialla 22 cas. limoni 2 bot. terlisi 2 col. lanarie 6 bar. chiodi, un bar. manifat. di ferro 7 fascj ferro 11 arnasi oglio.
Brac. P. And. Spolar da Trieste con una cas. Acqua di Cilla 19 Sac. Cera gialla. una bot. cola. 50 mastelle pece ricotta 3 col. tele una Balletta Canadindie 11 bar. chiodi, un bariletto e 8 Bazze fil di ferro.
Piel. P. Giov. Rovere da Trieste con un bar. arg. vivo 16 bal. tabacco, un bar. Sal armoniaco, un Pacco sal di Boemia, un bar. Lime 4 cas. Acqua di Cilla 10 bal. Griso 2 Bot. e un Pacco cera gialla, un bar. Litargirio, una cassetta tamisi, una cas. e 3 pacchi tele 8 arnasi oglio, un ballotto panni 20 colli chiodi. 4 mazzi lamarini 3 cas. acciaj. un baril fil di ferro, una cassetta merci.
Brac. P. Ant. Spolar da Trieste con 2 bar. arg. vivo, una bot. cola 15 bal. tabacco 3 bot. zuccaro 2 bal. griso, una bot. e 11 sac. cera gialla 8 bal. tele, 2 fag. bombasine 105 cas. acciaj 12 colli chiodi, una bot. falci, e una fil di ferro 20 barili sortiti. una scat. storace.
Bat. P. Dom. Zenaro da Trieste con 31 sac. mandole e 34 cas. limoni per chiozza.
Piel. P. Ant. Madonizza da Spalato e Traù con 143 col. cera gialla 4 pelli suine 53. bal. cordovani e montoni 212 schiavinotti da cavallo 4 cai oglio 2 bal. cordovani 11 bal. montoni, un fag. rame v. 4 bal. e 2 fag. pelli di lepre, un cav. panno da tingere, un rot. rassa in più cavez.
Brac. P. Ant. da Piran, ven. dalla Brazza e Spalato con 20 col. cera gialla 2 cai oglio 3 bar. sevo e un cassone cand. di sevo.
8 Detto. Piel. P. Giov. Ghezzo da Trieste con 4 m. e 700 lib. pece 6 bal. e un fag. tele per Venezia. 130 cas. limoni e 10 sac. mandole per Chiozza.
Bat. P. Giov. Cavagnin da Trieste con 100 cas. limoni per Chiozza.
Piel. P. Giov. Verona da Patrasso con 9 cai oglio 5930 Pezze form. moriotto.
Bergantin Cap. Ang. Visetto da Genova con 1689 cant. legno campecce 26 sac. caccao 2 scat. cioccolata, 6 dozzine ombrelle di tela incerata.
Berg. Cap. Ant. Picon francese da Genova con 79 cas. zuccaro mascabà 1738 pezzi legno camp. 186 cant. legno Verzin 24 fardi cocchini 34 bal. mandole 228 sac. e 4 bot. caccao 154 giarette miel, una giara balsamo, un bàr. droghe 4 bot. cassia 3 fardi Gialappa, un bar. terra nera, una cas. chiuna 13 cas. Paste.
Piel. P. Dom. Rosada da Pago con 125 mog. di sale.
Piel. P. Vinc. Vianello da Piran con 155 mog. di sale compreso il getto per burrasca.
Piel. P. Franc. Vianello da Pago con 200 mog. di sale.
9 Detto. Piel. P. Franc. Veselich da Traù con 3 cai oglio e 4 presciutti.
Polacca Cap. Natale Cacace da Trapano con 336 salme di sale 140 cant. sughero 7 m. limoni.
Tartanon P. Vic. Mondaini da Pesaro con 16 cassette vitriolo 22 sac. polv. di grippola, una bal e un ballotto libri 3 bar. catrame 1500 lib. serro v. una cassetta cand. di sevo, e una di carne porcina.
Piel. P. Paolo Costich da Pago con 205
Trab. P. Natal Supisich da Pago con 170 mog. di sale.
Trab. P. Ant. Tarabocchia da Pago con 200 mog. di sale.
10 Detto. Piel. P. Fort. Desiderio da Goro con 90 m. risi.
Piel. P. Marianno Turchi da Rimini con 38 ceste Formaggiette, 2 cassette e una cestella presciutti, un fag. lume d’otton, un carat. oglio di lino.
L’esattissimo Bartolommeo
Borghi è il geografo accreditato dell’Atlante de’Signori Vincenzo Pazzini, Carli e Figli. Si danno le carte miniate per
assocciazione al prezzo di lire una Venete l’una. Sin’ora ve ne son uscite molte.
Si vendono dal Sig. Marco Sebastiano Giampiccoli incisore in rame a S.
Giacomo dall’Orio, e al Caffè Berizzi in calle de’Fabri.
Lione 58.
Parigi 57. e mezzo.
Rma 62 e 3 8vi,
Napoli 116 e mezzo.
Livorno 100 e 5 8vi.
Milano 155.
Genova 91 e mezzo
Amsterdam 93 e un 4to.
Londra 49 e mezzo.
Augusta 103 e mezzo.
Vienna 197 e mezzo.
Il Formento a l. 30.
Il Sorgo Turco a l. 20.
Le Segale a l. 18.
Da’Duc. 35 ai 36 al m.
Di Corfù a duc. 137.
Di Zante a duc. 132.
Mosti ---- a duc. 130.
Si avverte quel Fedele
Associato il quale lasciò un Biglietto per noi dal Curti, che non abbiamo mai ricevuto precedentemente altri Fogli suoi, nè Sonetti; e che nulla
mai ci fu scritto sull’argomento che lo interessa.
Un Maestro di Ballo, che dice di non poter più stare in piedi, e d’amar nondimeno passionatamente l’arte sua, dimanda se questa sia d’origine antica, e in quale Nazione instituita venisse.
Rispondesi, per quanto si sa, che i primi Maestri di Ballo furono veduti in Francia nel 1659
regnante Luigi XIV. che stabilì per Edito una comunità de’medesimi, e di suonatori di violino il cui
capo chiamavasi il Re de’violini; e il primo che venne onorato di questo
titolo fu Guglielmo
Dumanoir.
Patron Sior Maestro.
Replichiamo, che le Lettere anonime le quali non ci giungono franche non saranno certamente più stampate su questa Gazzetta.
Il Signor Tommaso
Temanza Architetto di somma riputazione, che viverà nelle sue fabbriche, e
ne’suoi scritti. Era egli Proto del Magistrato Eccellentissimo alle Acque. È
autore di molte Opere pregiate trà le quali quella delle vite degli Architetti.