Sabbato 2. maggio 1789.
L’Evangelista San Marco fu sacrificato al furor de’Gentili
l’anno 68 di N. S. in un alpestre sito detto Bucoli poco lontano d’Alessandria. Era egli all’Altare
offerendo il divin sacrifizio quando assalito ed afferrato dagli
empj, legatagli una corda al collo fu strascinato come il più sozzo
animale in Città, passando per luoghi scoscesi onde tinse del suo
sangue la terra, e per la gravità delle contusioni, e lacerazione
delle sue membra morì, può dirsi, martirizzato. Ebbe dagli Cristiani
abitanti in quella Città onorevole sepoltura, ove giacque il
glorioso suo corpo sino al Secolo ottavo in circa.
Buon Tribuno, e Rustico da
Torcello, giunsero con dieci navi cariche delle loro merci
nella Soria, e ad onta della Legge inibitiva del Senato Veneto,
imposta a’suoi sudditi, d’approdare alle spiaggie d’Oriente
possedute; dagli Arabi Maomettani, fosse o per salvarsi dalle
minaccie d’un mar burrascoso, o per oggetti di loro interesse
contravvenero al comando, e per venerare il corpo del Santo
Vangelista già celebre in questa loro Patria portaronsi in
Alessandria ove il Califo de’Saraceni ordinato aveva il disfacimento
delle Chiese Cristiane affine di servirsi di que’marmi per
l’erezione d’un magnifico Palazzo nelle vicinanze di Babilonia.
Erano afflittissimi per questo comando Staurazio Monaco, e Teodoro Prete
custodi del Tempo in cui giaceva la sacra spoglia del Santo
Evangelista, e i due divoti Veneti viaggiatori si prevalsero della
loro dolorosa situazione onde averli propizj per trafugarla, e
portarla in questa Città. Fu essa destramente cangiata con quella di
Santa Claudia, e con un artifizio che deluse la vigilanza di
que’barbari trasportata in una di quelle Navi, che si misero tosto
alla vela. Giunte ad Umago n’ebbe avviso il
Do-Participazio, il quale
perdonò la trasgressione del comando a Buono
ed a Rustico, e colla Nobiltà e Clero,
seguito da popolar moltitudine si portò ad incontrare il santo
corpo, che fu solennemente deposto nella Cappella Ducale.
Ommettiamo per ora quanto avvenne dappoi per non uscire da que’confini, che la convenienza prescrive all’estensione di questo Foglio, e per discendere al compartimento delle cere che nel giorno di sì gran Santo protettore principale della nostra Patria si fa dalle Scuole Grandi, che visitano la sua Chiesa.
Anticamente erano queste portate sopra bacini d’argento, ed offerite alle quì sottoscritte Cariche. Ora si portano sopra dei Solaj disposte a mazzi con ordine, e vengono poi recate all’abitazione d’ognuno de’seguenti:
Ogni Scuola grande dà dunque al Serenissimo Doge un candelotto miniato col di lui stemma in argento.
Uno da libbre 4 a S. E. Monsignor Nunzio Apostolico.
Uno simile a S. E. Cancellier Grande.
Uno da libbre 3 a S. E. Monsignor Primicerio Ducale.
Uno da lib. 2 al Rev. Maestro di Cerimonie.
Uno simile all’Eccellentiss. Procurator Cassiere della Procuratia De Supra.
Uno simile ad ognuno degli Eccellentiss. Consiglieri.
Uno simile ad ognuno delli tre Eccellentiss. Avogadori.
Tre simili per gli Eccell. Capi dell’Eccelso Consiglio di X.
Tre simili alli tre Eccel. Capi della Quarantia Criminal.
Due simili per gli Eccel. Censori.
Uno simile ad ognuna delle Magistr. Biave,
sopr’Atti, Sal, Gov. dell’Entrate Pub., Proprio.
Uno simile al Reverendiss. Vicario Ducale.
Tre simili per il Secretario, Fiscale, e Ragionato del Magistr. Eccellentiss. sulle Scuole Grandi.
Due simili agli Eccellentiss. Procur. De
supra.
Sessanta simili per gli Eccell. Senatori della muta d’Estate.
Quattro simili per le LL. EE. Porta Stocco e Compagni.
Uno simile al Ballottino di Sua Serenità.
Da lib. una e mezza num. 21 distribuiti alli Circospetti Segretarj del Senato, e dell’Eccelso Consiglio di X. attuali ed usciti, alli Notaj dello stesso Eccelso Consiglio, ai Fedeli Ragionati Ducali, ai Cancellieri inferiori, ed ai Gastaldi Ducali.
Candele da una libbra.
1. Al Cappellano di Sua Serenità.
2. Alli Rev. Sagrestani di S. Marco.
2. Alli Porta Mitra e Pastorale.
2. alli Rev. Diacono e Suddiacono.
2. Alli Rev. Assistenti.
3. Alli Gastaldi e Notajo Proc. De. Supra. Una
al Custode del Santuario di San Marco. Una al Cavalier di Sua
Serenità.
7. Alli Fanti dell’Eccelso Consig. di X. Una al Capitan Grande.
Da oncie sei.
1. al Zago di Sua Serenità.
2. Alli Rev. Accoliti.
6. Alli Ministri della Proc. De Supra.
4. Alli Nonzoli di Chiesa.
2. Alli Capitani di Sua Serenità.
6. A quelli dell’Eccelso Cons. di X.
6. Alli Chierici di San Marco che portano Aste e Croce.
Da oncie 4.
Num. 24. alla Corte di Sua Serenità.
Da oncie 2.
Num. 50. alli Comandadori Ducali.
Non abbiamo cangiato l’ordine con cui è stesa questa descrizione indirittaci dalla diligente bontà del solito incognito che ci favorisce queste notizie.
Angiolo
Emo, e si appagò la nostra venerazione per un sì illustre
Soggetto riproducendole su questi Fogli autenticate da que’pubblici
documenti, che colà eterneranno la sua memoria. Seppimo averne Egli
pure ricevuti a Ceffalonia, procurammo d’avere le carte necessarie
alla stampa; queste ci furono promesse, ma la nostra speranza rimase
per lungo tempo delusa. V’è un’avarizia in certuni su questo punto,
che fa un gran torto al loro genio, e non si saprebbe come
deffinire. Si vorrebbe che la Veneta Urcana Gazzetta fosse molto
interessante, s’ode a lagnarsi per non ritrovarla tale, e poi in
luogo d’aprire delle vie a chi suda per migliorarla, si oppone tutti
possibili ostacoli a’suoi tentativi.
Quello che s’è ricercato invano ci venne ora spontaneamente offerto da mano amica. Senz’indugiare lo diamo al torchio. La data non può rendere meno cara una Parte a chi non la lesse: per quelli che conservano i nostri Foglj sarà grato d’avere in essi la copia d’un monumento di cui mancavano, e di sentire ripetute le lodi d’un merito eccelso, che l’altr’jeri nell’Augusta Assemblea dell’Eccellentiss. Collegio fu oggetto di gentilissimo uffizio a nome d’uno de’maggiori Sovrani d’Europa.
Addì 11. Ottobre 1788. S. V. Presentata nella
Cancelleria di questa Magnifica Città dagl’Infrascritti
Magnifici Signori Sindici per essere della medesima data notizia
ex offitio alli Spettabili Signori Contrad. affine. ec.
Illustrissimo ed Eccellentissimo Reggimento,
Nobile, magnifico ed onorando Consiglio.
“L’ammirazione: che risvegliano i Genj estraordinarj, e l’esultanza
eccitata ne’cuori fedeli de’sudditi dalla presenza de’grandi utili
allo Stato, e preziosi alla Nazione, hanno diffuso una generale
sensibilità in tutti gli ordini dell’Isola alla prima sospirata
comparsa dell’Eccellentissimo M. K. e Procurator Angelo Emo Cap. Estraord. delle Regie Navi, dopo un
glorioso quinquennio di magnanime imprese nella Guerra Piratica
dell’Affrica. Noi ricordiamo con gioja di averlo veduto in altri
tempi ancora a decorare con le sue Navi il nostro Porto, quando che
nodrito negli studj più austeri, e più profondi; consecrato per
inclinazione alla scienza della quantità, per cui gli si accrebbe a
bella prima lo spirito nativo della combinazione, e del calcolo;
guidato dall’irresistibile impulso del genio all’arte sublime, e
complicata che ha la Filosofia per fondamento, il mare per soggetto,
e la grandezza degli Stati, e il commercio per iscopo, avvezzo a
moltiplicare le nozioni dirette con la più profonda riflessione più
utile dello studio; nato col talento de’dettagli, e con quel colpo
d’occhio rapido, che comprende tutte le relazioni, e prontamente
decide, venne egli nelle varie successioni de’navali comandi a
renderci spetattori delle traccie luminose del vasto suo genio, del
frutto maturo degli studj più estesi, e del solido vantaggio delle
più rare osservazioni esperimentali. Allorchè onorato da’Sovrani,
commendato dagli Esteri, benedetto da’sudditi, seguito ovunque
da’nostri voti ritornò in seno della Reale sua Patria; Noi accolsimo
con giubilo la notizia consolante, ch’egli Erede siccome delle virtù
Patricie, così della clemenza speciale dell’inclita sua Famiglia
verso la Grecia, ne fù in ogni occasione Protettore spontaneo,
benefattor generoso, quando seduto trà li augusti Confessi de’Padri
Conscritti, o impiegato in amplissime Magistrature occupò la mente
Ora perchè sia conservata perpetua la memoria d’un onore tanto prezioso, e perchè i posteri più remoti sappiano che noi abbiamo aspirato di dare una significazione permanente del nostro ossequio, e della nostra ammirazione verso un Soggetto così raro, ed insieme per procurarci il massimo bene di aver con quell’anima eccelsa un rapporto di peculiar rassegnazione fregiandoci d’un nome, che ci consoli.
Va Parte: che acclamato l’Eccellentissimo M. K., e Procurator Angelo Emo Cap. Estraord. delle Navi in
Protettore della Città, et Isola sia devotamente supplicato dalli
Sindici, accompagnati dalle Cariche principali, e da concorso
numeroso de’Nobili di accogliere con ge-
Angelo Emo Euqiti AEdis Divi Marci
Procuratori
Classis summo cum Imperio Praefecto viro
Justitia
Humanitate litterarum scientia Praeclaro
in
Ducenda & Moderanda Classe Facile
Principi
Eversis Jam Incensisque Piratarum
Urbibus
Fracta Eorum audacia asserta Marium
Libertate
Et Venera Virtute, e Bello Tunetano
Reduci
Cephalenae monumentum hoc fidei
Pietatis
Gratulationis Inclyto Patrono
Posuit.
( Gio: D. Crassan Sind.
( Pietro Valsamachi Sind.
( Gio: Franc. D. Zulatti Sind.
( Anzolo Orio P. Spirid. Malacchi Canc. della Magnifica Città
Vicario Pretorio l’Illustriss. Signor Vicenzo Cogo attualmente incaricato del medesimo Uffizio
nel Reggimento di S. E. Barbaro Pod. di
Brescia; e in sua vece sino al terminar di questo Reg. l’Illustriss.
Sig. Antonio Brocchi Giudice al Griffon e alla Regina
nell’attuale Reggim. di Verona di S. E. K. e Proc. Mocenigo.
Giudice al Malefizio l’Illustriss. Sig. Vicenzo
Fusi.
Giud. al Griffon e alla Regina l’Illustriss. Sig. Antonio
Panciera.
Canc. Pretorio l’Illustriss. Signor Baldis
Guerra in attualità di tal posto nel Reggim. di S. E. Barbaro a Brescia; e fino al terminare di
questo, in sua vece l’Illustriss. Sig. Gian Andrea
Contesini Canc. approvato, e presentemente V. Canc. Pret. a
Verona.
Canc. Prefettizio l’Illustriss. Signor Boglich.
Li sud. Brocchi e Panciera suppliranno per il Cogo, e
per il Guerra mediante Decreto dell’Eccelso
Conf. di X. con cui fu abilitato il supplicante N. U. Mussati ad attender questi compiuto il corso
de’loro attuali impieghi.
In questa Chiesa detta de’Gesuiti Martedì dopo pranzo, assistenti S.
E. Reverendiss. Monsig. Patriarca, e gli Eccellentiss. Signori
Riformatori dello Studio di Padova, sostenne una Tesi di Teologia il
M. R. Sign. D. Antonio Cicutto alunno della
Chiesa di San Felice sotto la direzione del M. R. Sig. D. Giov. Prodoscimo Zabeo Dottor in S. Teologia,
e Lettore della medesima in queste Pubbliche Scuole.
In suo Cappellano elesse il nostro Serenissimo Doge il M. R. Signor
D. Pietro Antoniuti della Diocesi d’Udine.
Scrive il Sansovino, che a’tempi suoi questo
era quasi sempre del numero de’Canonici. “Il carico suo (soggiunge
lo stesso Autore) è di celebrar ogni giorno Messa in Palazzo nella
Chiesiola del Collegio; alla quale vi interviene sempre il Doge, i
Consiglieri, i Capi di XL. i Savj del Consiglio, quelli della Terra
ferma, e quelli degli Ordini, coi Segretarj di Collegio; la qual
Messa vien celebrata sempre ad hore di terza, e fornita, se ne và il
Doge con tutti i predetti in Collegio.
Vestesi a maniche larghe, secondo
Chierico del Cappellano eletto da Sua Serenità. D. Zuanne de Santo alunno della Ducale Basilica. Questo serve
il Cappellano nelle Funzioni pubbliche in veste violata.
Dalle descritte elezioni si vede non essere queste due Cariche Ecclesiastiche di vitalizio possedimento, come le tant’altre alla potestà Ducale, soggette, ma di nuovo nomina, alla successiva esaltazione de’Dogi.
Un curiosissimo caso avvenne in un
Villaggio di questo Territorio i primi giorni di Aprile al
Parroco della Villa di N. In una notte avanzata gli parve udire
un mormorio di varie voci entro al proprio cortile. Sospettò che
fossero persone di mal costume, risolute di dar l’assalto ad un
grandioso pollajo, popolato di belle e grasse galline. Pien di
coraggio alzasi tosto e con indosso la sopraveste da camera,
scende in cortile con in mano una clava lunga e grossa quasi
quanto quella di Alcide. Fu egli osservato da due persone, che
si diedero prontamente alla fuga, e che non furono conosciute.
Sente però le galline svegliate che si lagnavano in lor
linguaggio d’essere disturbate nel loro soave sonno. Va pian
piano al portello del pollajo e dà de’piedi in un sacco ivi
lasciato da quelli che s’erano dati alla fuga. Dal cicaleccio
che ancor continuava di quel Pollame, s’immagina che vi sia
qualcun nel pollajo. Di fatti non s’ingannò. Quanto più può
contraffà la sua voce e, sbrigati, dice al birbantello. Non ne
ritrovo di grasse a modo mio, questo risponde. Le grasse
soggiunge il Piovano ridendo in cuor suo, le grasse stanno più
in là. Il ladro ubbidiente cerca le grasse nel sito indicato, ne
afferra una, la stringe al collo, la uccide e portala all’uscio,
che vien ricevuta nel sacco ben preparato dal giudizioso
Piovano. Insaccata la preda, e una, egli dice, va pur a
prenderne delle altre e non temere che qui t’aspetto. Appena lo
vedè allontanato chiude il portello col catenaccio e lo puntella
con quel bastone che aveva in mano. Contento ritorna in casa e
passa le poche ore che restavano all’apparire dell’alba sul
balcon più vicino al pollajo, per osservare se ritornavano
que’ch’eran fuggiti, o liberare il prigioniere. Alcun non
comparve, ed innalzato il Sole restò sorpreso che non ancora
fosse suonata l’Ave Maria, che per costume suonavasi tutti i dì
al comparire dei primi albori. Teme l’affettuoso Piovano che un
grave male ed improvviso abbia assalito il Campanaro. Va alla di
lui casetta, e vedendo mesta sull’uscio la di lui Moglie, la
interroga cosa sia del Marito? Con semplicità ella risponde che
dalle tre ore della notte antecedente non lo avea più veduto.
Ebbene, soggiunse il Piovano, meco venite che vi farò vedere
quel buon galantuomo di vostro Marito prigione poco di qua
lontano. La poverina, ch’era una di quelle poche Donne che amano
i loro Mariti, si sbigottì, tremò, ma assicurata che non v’era
alcun male, giunse al portello del pollajo, ed apertolo il
Parroco disse: Ga-latnuomo
ecco qua tua Moglie afflitta per essere stata soletta tutta la
notte. Va pure, per questa volta io ti perdono. Corri a suonare
l’Ave Maria che il Sole è già avanzato. Sortì dal pollajo
confuso e a capo chino il Campanaro, che ubbidì prontamente il
suo Piovano e consolò l’afflitta e cara Conforte.
Treviso li 29 Aprile 1789.
Vostro Amico N. N.
Lo Spettacolo Teatrale, che si sta
apparecchiando per la prossima Fiera abbiamo ogni lusinga di
credere, che sarà per ottenere l’aggradimento del Pubblico.
Consisterà questo in un Dramma Eroico intrecciato con Balli, e
Cori, il che formerà tutto insieme, uno spettacoloso complesso;
e se l’effetto corrisponde alle cure, ai pensieri, ai dispenaj,
che vi s’impiegano, è da sperare che debba riuscire degno
dell’aspettazione, che giustamente se ne ha conceputa fin da
questo momento. La Musica sarà scritta di nuovo dal rinomato
Sig. Maestro Francesco Bianchi, ed
eseguita dal Sig. Pacchierotti, dalla
Signora Casentini, Signor Mafoli, e
la Signora Nettèlèt. La
invenzione e direzione de’Balli sarà opera del Signor Francesco
Clerico. Lo scenario, è già da qualche tempo che si sta
lavorando dal celebre Signor Antonio Mauro; e perchè tutto corrisponda all’effetto, fu anche
pensato dalli Nobili Compatroni di moderare provvisionalmente la
tinta esterna del Teatro, aggiungendovi qualche picciolo fregio
di chiaro scuro. Più distintamente sarà informato in appresso il
Pubblico, col solito Cartello d’Opera. Per gli altri spettacoli
ordinarj non s’è presa ancora alcuna deliberazione.
Primo Maggio.
Oggi dalli NN. UU. LL. CC. dell’Ecc. Famiglia Semitecolo s’ è ottenuto al Cons. Ser. di 40.
C. V. il Pender de Vacui nell’importantissima
Causa pendente in pristino trà il NN. UU. sud. e l’Ecc. K Pietro Manin come Procuratore di S. S.
assuntor di Giudizio, e la N. D. Loredana M.
Grimani Kra Morosini assuntrice di Giudizio, e questo sopra
l’appellazione interposta contro li stessi li 14. Ag. 1788 della
Spediz. absente seguita a loro favore al Mag. del Superior li 8 di
detto mese, colla quale vennero tagliati gli atti d’intromissione 8
Luglio 1660 e vendita 2 Giugno 1661 fatta dal fu N. U. Ant. Grimani K e Proc. di S. Marco.
Nel dì 6 Maggio dell’anno p. p. seguì in questa Causa in Vacui lo spazzo di Taglio a favore delli NN. UU. Semitecolo con 19 al. T. 10 al L. 3 N. S. ed annotato dalle Parti soccombenti il Pristino ora forma il soggetto del Giudizio pure di Vacui, i quali comincieranno il dì 9 cor. ed il secondo Consiglio ai 26 dello stesso.
Lo Spazzo di Taglio a favore delli NN. UU. Semitecolo fu preceduto da due Giudizj d’Ordine in due
Terzi Conf. ordinarj, il primo li 2 Decembre 1786 di Patta essendo al Taglio li NN. UU. Semitecolo con intromis. Avogaresca d’uno
spazzo absente 15. Maggio 1682 contro li loro autori per capo
d’ordine, e la ballottaz. fu al T. 15. al L. 14. N. S. 1. Il secondo
in disputa seguì a favore delli NN. UU. Semitecolo con v. 19. al T. 8. al L. e 4 N. S. dal che poi
derivò che fu posta e decisa a favor Semitecoli la Causa di Vacui dell’anno sc. nella Pendenza
che rimase sopra la quale era seguito lo spazzo 1682 tagliato.
Gli Avvocati ne’prossimi Vacui di giorni 6 saranno. Taglio.
Alcaini per il 2do
Consiglio. L’Ecc. C. Santonini. Di riserva
l’Ecc. Campiuti. Interv. li Signori Gio: Ant. Derenni, e Gas.
Aix. Interrut. Faccini.
Al Laudo per li NN. UU. Semitecolo. Ecc. Stef. Stefani. Per il 2do Cons. Ecc. Giambat. Cromer. Di
riserva per i Vacui Ecc. C. Gir. Medini. Per
il 2do Cons. Ecc. Gir. Bagolin e C. Nic. Sola. Interv. Stanislao Bonzio e Gius.
Tabacchi.
Nella promozione alle Porpore Cardinalizie, e ad altre inferiori
Dignità della Chiesa, fatta da Sua Santità il dì 30 Marzo, vi fu per
questo Stato l’elezione del M. R. P. M. Giacinto
Pellegrini Domenicano Inquisitore del S. Offizio a Zara al
Vescovato di Veglia: e a quello di Cattaro del M. R. Signor D. Giov. Baccolo Veneziano.
Oggetti di loro utile, o soddisfazione, determinano alcuni di Terraferma ad iscriverci. Non basta per certi tali l’esenzione da quegli aggravj, che son imposti dagli altri Gazzettieri in simili ricorrenze, vogliono incaricarci in oltre della spesa delle Lettere. Non possiamo sottrarci a questo discapito, ma possiamo bene lasciar inedite, almeno quelle che non contengono cose interessanti, e cominciamo da quest’ordinario.
Lione 58 e un 8vo. Parigi 58. Roma 62 e un 4to. Napoli 115 e 3 4ti. Livorno 100 e mezzo. Milano 156. Genova 92 e un 4to. Anversa 97 e 3 4ti. Amsterdam 92 e mezzo. Londra 49. Augusta 102 e un 4to. Vienna 197.
Di Corfù a Duc. 139. Di Zante a 134. Mosti a 135.
Formento a L. 36. Sorgo Turco a L. 26. Segale dalle 25 alle 26. Miglio a 21.
Risi da’Duc. 35 e mezzo a’36.
Un Appartamento fornito in Contrada di S. Moisè in Calle dell’Ascensione.
Le chiavi son appresso Niccola Furtariol.
Un Magazzino in Corte di Cà Semenzi sulle
Fondamente Nuove. Paga all’anno Duc. 36.
Le chiavi sono appresso il N. U. Zorzi Semenzi
al suo Casino in Canonica.
Capi dell’Eccelso Cons. di X. per il mese presente.
( s. Lunardo Emo.
(. s. Bernardo Memo.
( s. Antonio Boldù.