Mercordi’11. Febbrajo 1789
La notte delli tre del corrente Febbrajo fu data Festa di
Ballo dalla Nobiltà Udinese nel suo Casino, a S. E. M. Antonio Giustiniani benemerito Luogotenente.
Tutto ciò, che la magnificenza, ed il decoro poteano somministrare
d’idee nobili, e grandiose nulla fù ommesso dalli Cavalieri
Direttori, per rendere più brillante il Festino. Il concorso fù
grandissimo, e le Camere tutte formicavano di gente. Molte Dame di
riguardo, e molti Cavalieri Esteri accrescevano la bellezza di
questo superbo spettacolo. La illuminazione di tutte le Camere,
Sale, Atti, Scale, Corridori, e Botteghe, contrastava al più chiaro
giorno il suo splendore.
La Rinfreschi furono scielti, delicati, ed abbondantissimi.
L’Orchestra numerosa, ed eccellente. La ricchezza negli abiti
de’Cavalieri, l’eleganza, ed il buon gusto in quelli delle Dame
formavano un vago colpo d’occhio. Ballo tutta notte fu animato, la
gioja, ed il piacere risplendevano fu’volti di tutti. Tutto fù
ordine, e regola nè Forestiere, o Cittadino potè aggravarsi di
nulla, mercè le savie disposizioni de’Presidenti. Alle 7. della
notte fù aperta alta magnifica stanza al Buffè destinata. Sorgea
dalla sommità di questa uno Scudo, in cui leggeasi in Cifra a
caratteri d’oro, il nome del Mecenate. Gloria da un canto, coronava
di lauro il suo, e nostro Eroe, mentre dall’altro, diversi Geni
intenti, e premurosi soministravano alla Gloria de’nuovi Allori.
Questa, e l’altre tutte Pitture fù opera del Sig. Francesco Chiarottini nome celebre, e rispettato su le
Scene del Tebro. Il Buffè fù abbondantemente servito di rari Pesci,
di scielto Selvaggiume, di Crocanti maestosi, e di tutto ciò, che la
Cucina odierna può somministrare di più raffinato, e di buon gusto.
Li Vini, li Liquori, li Rosolj erano de’più distinti. Alle 12 fù di
nuovo aperta la Camera e di nuovo fù la numerosa, e nobi-Ant.
Giustiniani, nome tanto caro all’Adria, ed al suolo
Friulano. Alle 17. della mattina susseguente terminò questa
brillante festa, e tutti lieti, e contenti d’avere dato al nobile
Preside questo attastato di profonda stima, e verace riconoscenza
accompagnarono il loro Mecenate, che li accertò della sua
compiacenza, e del suo aggradimento.
Amico
Carissimo
Crema 4 Febbrajo 1789.
Eccovi le nuove della nostra seconda Opera. Questa è
intitolata Una cosa rara. La musica piacque
moltissimo, ed è del Sig. Martini Spagnuolo.
La poesia è dolcissima, e ben condotta. La Sig. Biffi si stancò di obbedire la di Lei Sig. Madre, che le
proibiva di cantare per certo puntiglio avuto con l’Impresario, e
canta ogni sera, e ripete con somma compiacenza li pezzi ricercati.
Nell’aria del secondo Atto vi giuro che innamora. Ella merita
miglior fortuna, e già per acclamazione gli fu concessa una serata a
di lei benefizio nelli ultimi giorni di Carnovale. Ella spera a
ragione che li spettatori suppliranno alla poca paga, che gli diede
l’Impresario.
Il. . . .poi, quello dal salto tombola ha
posto in iscena il famoso ballo il Convitato di
Pietra. Il concorso fù numeroso, e vantaggioso per Lui,
perchè era a suo benefizio. La condotta del ballo fece tanta
sorpresa, che gli fù tolto sospeso dopo la prima sera. Era un orrore
da far disperdere le Donne gravide, e come in questo Paese venne
sono molte così con sommo universale compiacimento resta sollevato
il Commendatore di farsi ammazzare ogni sera; e Don Giovanni di
andare all’inferno. Il secondo Ballo poi dello stesso. . . . è da
Lui chiamato La Morte di Arlecchino. Questo
fù molto applaudito dai nostri Cuochi intendenti della materia.
Il Primo Ballerino Monterossi allestisce un
nuovo Ballo, nel quale potremo godere della virtù, e grazia della
Sig. Melazzi eccellente Ballerina Seria.
Un Cavaliere che ha vedute le Opere Buffe che si fanno quest’anno nello Stato Veneto, ed anche nella Lombardia Austriaca, confessa che la nostra sia la migliore, ed io lo credo, perchè è Cavaliere intelligente di tali spettacoli; e sono certo che una Cantatrice, ed una Ballerina eguali alle nostre non vi siano nelli altri Teatri buffi; e sono
Affettuoso Vostro Amico.
5. Del cor. Feb.
Prov. all’Armar.
s. Nic. Erizzo K. e Proc.
7. Detto.
Savio agli Ordini
s. Leonardo
Zustinian.
8. Detto.
Pod. A Isola dura mesi 16.
s. Franc. Querini qu. Franc.
Fin. s. Cristof. Bonlini qu.
Fabio.
Prov. in Almissa dura m. 24.
s. Z. And. Querini di s. Antonio
F. s. Z. Ant. M. Balbi qu. Alv.
s. Zuanne da Mosto qu. Z. Bit.
F. s. Gir. Ant. Corner qu.
Zorzi.
Avvocato ai Consigli.
s. Zac. Morosini qu. Marin
F.s. Franc. M. Badoer dis.
Rizzardo.
Avvocato ai Prigioni.
s. Zuanne Cicogna di s. Gir.
Masser alla Zecca dell’Argento.
s. Marco Corner di f. Sebastian
F. s. Franc. Moro qu. Zuanne.
Sopra Consoli.
s. Galean Balbi di s. Nic.
F.s. Alv. Moro qu. Franc.
Prov. alla Pace.
s. Marc’Ant. Donà qu. Dom.
F.s. Lor. Pizzamano qu. Zorzi.
De’60 dell’Aggiunta al Cons. di Pregadi.
s. Ang. Querini qu. Lauro, fu
Cons.
Luogo di s. Zuanne Paruta eletto ai
Govern. dell’Entrate Pub.
Paragrafo di Lettera scritta alli 2. del corrente da S. Bellino Territorio di Rovigo.
Li nostri Assassini continuano a violentare le Famiglie di questo
Paese. Si son essi introdotti in Casa dell’Oste del Pontesello vicina alla sua Campagna in Fiesso, e dopo averlo ammazzato impossessati
si sono del buono e meglio che v’era in quell’abitazione. Con questi
spaventosi esempj ella può immaginarsi se viviamo tranquilli.
Lunedì p. p. si esposero in questa Città molte Poetiche Composizioni
per i fausti Sponsali delle L. L. E. E. Marsilio
Toderini, e Maddalena Pappafava. Il
V. P. S. E. Lucio Antonio Balbi dedicò
alla Nobilissima Sposa de’versi sciolti parto di felice
immaginazione.
Dopo avere riprodotto nel Foglio precedente l’avviso a stampa per
l’assocciazione al Teatro del Sig. Mercier, è
ben giusto che si dia in questo una qualch’idea del saggio offertone
nel Dramma in cinque Atti in prosa Le Tombe di
Verona tradotto egregiamente in italiano dall’autore della
Versione del Prospetto dell’Africa, e del Giornale di Bouillon, la cui interrotta
edizione, per quanto s’ode, sarà trà poco ripresa da altro
stampatore.
Si saranno accorti dal titolo quei, che non lessero l’originale,
trattarsi in esso lo stesso argomento maneggiato tragicamente in
Inghilterra dal Sakespear, e in Francia da M.
Doucis; ma come riflette nel suo avviso
l’editore italiano, il Sig. De Mercier
riducendo il soggetto al genere drammatico si adattò alla
convenienza delle persone che lo sostengono. L’azione condotta col
maggiore artifizio poetico interessa gradatamente dal principio alla
fine senza lasciar que’vacui nojosi, che fanno sovente languire
anche delle pregevoli Composizioni, e l’orror che’essa inspira nelle
più forti sue situazioni, è distrutto da un lieto fine.
Il carattere di Giulietta, è sostenuto sì
mirabilmente, è dipinto sì al vivo il vero, costante, ed ardente suo
amore: che per resistere ad alcune espressioni ci vuole un cuore di
bronzo. Risoluta di prendere il sonnifero dalla mano del Medico Benvoglio, e di giacere sotto le volte
funeree tra i marmi sepolcrali de’suoi antenati, arriva a dubitare
in un soliloquio, che introduce l’Atto quarto, di rimanere estinta.
Non ha il pensiero nulla d’atroce per Lei, molto per il suo Romeo.
Ma se la mano del mio protettore, dic’Ella,
avesse oltrepassata la misura?
. . . . . Se io restassi in preda ad un
eterno sonno?. . . . qual sarebbe la sorte di
Romeo? . . . . Orribil pensierò! . . . . Morire ed amare
. . . .
A’sensi di tanta amorosa svisceratezza succedono questi d’eroico coraggio.
. . . . Ma Romeo lacierebbe sola la sua Giulietta
nel sepolcro? Nò. Vi si precipiterebbe, stringerebbe colla sua
questa mano gelata . . . . che posso adunque temere? Il nostro
destino prospero o funesto, sarà sempre lo stesso. Si: io sono
figlia di Capoleto; lo riconosco dall’intrepidezza che mi anima.
Non più timori . . . . La morte, o una felice libertà.
Il sentimento della vendetta nel di Lei Padre, con un vigore s’esprime proprio delle antiche Greche Tragedie. Egli in dubbio della sua morte non s’abbandona a’rimorsi d’esserne la cagione, allo sfogo della paterna sua tenerezza a segno di cedere all’ostinata ferocia da cui è dominato. Dopo le violenze del suo paterno colore riprende colle seguenti parole l’identità del suo carattere.
. . . . Sarebb’ella già morta? qual trionfo per i
Montagati! Com’essi insulterebbero il mio dolore! Resta al mio
nimico un figlio, un erede del suo nome; ed io non avrei chi
succedesse al mio odio immortale.
Questo si chiama un conservare l’unità de’caratteri. Potremmo
provarlo con degli squarci del fedelissimo Romeo, dell’amabile Benvoglio la
cui morale sparsa senza prodigalità nell’azione, e messa in pratica
dalla sua saviezza salva due miseri amanti, ed estingue uno spirito
d’ereditaria vendetta, che costò tanto sangue alle due nemiche
Famiglie de’Capoleti, e de’Montaguti. Potremmo dimostrarlo nel felice maneggio del
carattere di Metilde madre di Giulietta la quale non violenta gli affetti
di sua figlia, che per timor del marito, e per sottrarla al rigor
del suo sdegno. Ma non appartiene al nostro foglio il dar una
maggiore estensione alle idee dell’Opere altrui, e la diversità
delle materie segua alla nostra penna de’limiti angusti. La
scarsezza di soggetto di lodi trà tanta abbondanza di novità
originali precipitate vergognosamente, o indegnamente sostenute in
questi Teatri, ci sa cogliere l’occasione di ritrovarlo negli Autori
stranieri, e d’invogliare i nostri Leggitori a conoscere un Dramma,
che due anni sono fu invano esibito ad una di queste Comiche
Compagnie.
I critici non vorranno forse perdonare al Sig. Mercier uno stile in alcune parti troppo fiorito, una
locuzione figurata, e delle parità veramente poetiche. Son esse
segnate in marine, perchè nella recita vengano ommesse. Ponno
prendersi come pezzi staccati, che distintamente fanno brillare
l’estro vivace dell’Autore francese. Si trovano nella traduzione
italiana molti errori di stampa ma nel proseguimento promettesi una
correzione esatta.
Sabbato scorso 7. Febbrajo nel Teatro Filarmonico di Verona andò in iscena l’Opera con un Ballo nuovo.
Quanto l’insieme del sorprendente Spettacolo abbia avuto di pubblico aggradimento, non è da esprimersi. L’aver veduto dopo l’Opera esser portati quasi in aria tutti li Attori e Ballerini, e per fino le Figuranti dall’immenso Popolo come in trionfo è un segno non equivoco dell’universale compiacenza. In fatti
Un Dramma intitolato il Demetrio di
Metastasio
Musica scielta dall’armonico Impressario Rossi
Composta 14 anni fà dal Maestro Bianchi
Buniotti.
Suonata da una Orchestra che non hà l’eguale
Con Aria a Sordini fatta fare espressamente
Cantata da Professori di sommo valore
Un Ballo nuovo intitolato Lauretta Rapita
tratto dal Marmontel anzi Novella di Marmontel composta apposta per questo
Ballo
Eseguito da una prima Ballerina già nota per la sua eccellenza nell’Arte
E da altri 24 Ballerini scelti
Decorato al non plus ultra dalla
generosità dell’Impresa
Con vestiario mancante solo di Argento, e Oro Metalli troppo nobili per le Scene
Con Illuminazione a giorno se l’Opera si facesse a mezzodì
Con Scene dipinte da maestri Pennelli
Formano uno Spettacolo che rapisce.
È bene perciò, che restino avvisati i Signori Forastieri che volessero approfittarne di prevenire il loro arrivo acciò possano trovare Alloggj, e al loro arrivo di domandare se in Verona in questo Carnovale vi sia Opera.
Riflessioni sull’Articolo che confronta Madama
Bacelli col Sig. Senefino posto nella Gazzetta Urbana dei 4 Febbrajo,
scritte dall’autore dell’avviso.
È stimabile la Signora Bacelli, se alla
maestria nel Ballo accoppia la forza maestria nel Ballo accoppia
la forza di una Pantomima espressiva.
È facile a persuadersi, che qual Ninfa d’Armida tenti Rinaldo con tutti i modi facili ad ispirare voluttà.
È vero però, che tale è anche l’Arte di tutte le Ninfe non favolose, che vi sono state, vi sono, e faranno.
Perchè non si fà anche di queste un confronto coi Senesini, coi Marchesi, coi Pacchierotti?
Convien dire che chi lo fa della Bacelli
non si lasci solleticare gli affetti che da Donne in iscena.
Quand’è così la Musica sola è quella che dando una misurata melodia al Canto ce lo rende grato, e commovente.
Quand’è così la Musica sola è quella, che regolando i movimenti di una Ballerina, ed ispirandole anima nelle sue espressioni ce la rende un’origine di affetti, dalla varietà de’quali nasce poi che si ragioni sui confronti.
Sarà giusto dunque quello del Senesino
colla Bacelli, ma è tutta Musica
diversamente figurata quella che fa bilanciare la preferenza, e
siamo sempre in Teatro.
Non si confronti una bella voce in una Camera con due Amanti
nell’altra. La mozione d’affetti appartiene alli ultimi, e Senefino allora hà il torto; ma in Teatro
si canta colla Musica, e si balla colla Musica.
Signor
Gazzettiere Stimatissimo.
Brescia 8. Febbrajo 1789.
Hò letto nella sua Gazzetta Num. 10
la data di Brescia 29. Gennaio pross. pass. che riguarda il
furto praticato a questo Nostro Negoziante Sig. Bolognini.
Vedo calcolata la summa rubata a Scudi 5 mila. Chi le ha
scritto quella Lettera di aver raccolto dalle voci della
Piazza, il dettaglio di quel fatto. Ella sappia però in
verità, che nella denunzia data in questo Maleficio dal
derubato stesso la summa si fà ascendere a sole L. 16. mila
circa, e che dopo gli è riuscito di trovar altre L. 4 mila
che egli credeva incorporate in quelle derubategli; Sicchè
restano 12 mila circa; e forse si minoreranno ancora.
Venerdì notte fù uciso un Soldato
Corazzo in una Locanda dove si ricettano Donne
di mal affare. Costui era forse ubbriaco, e voleva colla
Sciabla ammazzar tutti, fù però prevenuto da una
archibugiata nel petto.
La stessa sera alle trè ore circa a Luna ben
risplendente alla Palada fù assalito da due persone un
Giovine a cui levarono due Orologj ed un Anello di
Diamanti.
Anche in una Casa particolare fù levata ad un
povero Servitore una Cassetta di Noce con entro alcune Pezze
d’Argento. Il Ladro si lasciò chiudere in un Polajo, indi
s’aprì lo scampo da un’altra Porta che metteva capo alla
Pubblica Strada.
Tre Omicidj sono pure seguiti in tre diverse
Torri del Nostro Territorio. Un vecchio dotto, che crede
agl’instussi Celesti, dice che è un punto di Luna
climaterico. Altri pensano diversamente, e ne danno la Causa
al Vino a buon mercato.
Quello che è certo, egli è che non si manca di
vigilanza da chi presiede al Governo per prevenir tali
delitti, e che non passa giorno, che qualche Malfattore non
cada nelle mani della Giustizia. Le Prigioni sono piene
zeppe, ma non bastano a rinchiuderli tutti.
Sappia lo Scrittore di questa Lettera, che il prenditore di Lotto ha fatto il suo dovere, e servito alla Legge ricusando il terno di cento mila non potendo accettarlo che caricato alla summa di dieci mila.
Sig.
Gazzettiere Stimatissimo.
Addì 8. Febbrajo 1789.
Non è gran tempo, che fu spogliata la Chiesa
Parrocchiale di Corticelle anco dei vasi
più sacri riposti nella Custodia avendo i Ladri sacrileghi
rovesciate le sacre particole sulla mensa, ch’erano nella
Pisside, ma seco loro portarono poi l’ostia ch’era
nell’ostensorio. Per questi, non vi vorrebbe un miracolo?
Martedì della scorsa setimana, fu aggredito nel proprio Palazzo
di notte tempo dai Ladri il Nob. Sig. Camillo
Sala nella sua amata villeggiatura di Cellatica. Sentite in qual forma. Appostarono un palo
alle mura del cortile, arrampicati sul quale si calarono nel
medesimo cortile, ed aprirono la porta. Indi accostatisi
all’uscio della cucina, mediante una leva di ferro, presto
v’entrarono, dove trovate le chiavi della dispensa, e della
cantina si satollarono, e beverono egregiamente. Ben pasciuti,
com’erano s’avviarono alla volta della camera del Padrone, che
pure egregiamente riposava. Arrivativi senz’alcun ostacolo, essi
diedero principio a sforzare l’uscio della medesima, che sebben
forte, e ben chiuso pure lo aveano in pochi colpi quasi aperto.
A questi brevi, ma forti colpi risvegliossi il povero vecchio
Gentiluomo, e fù un miracolo, per esser egli di pochissimo
udito. Subito gridò chi va là, ma nessuno gli rispondeva, e
intanto l’uscio veniva perseguitato. Risvegliò il servitore ch’è
solito a tener seco in camera, e gli fece suonar tanto forte il
campanello, di cui tiene la corda nella sua stanza, che
risvegliossi tutta la servitù . I Ladri intanto presero la fuga.
Fu questa poi sì precipitosa, che lasciarono indietro la leva di
ferro, le maschere, le searpe, e il salame, che dalla dispensa
aveano levato, e legato colle cinte delle calzette. Da ciò si
deduce che il loro progetto non fosse che di ucciderlo in letto,
e spogliarlo delle più preziose sostanze, e non sarebbe stato
inferiore bottino, giacchè, dicesi abbia in sua custodia anche
l’argenteria di quella Chiesa.
de’Grumelli esiste
tralle altre una Locanda di povere bisognose sotto la direzione
d’una superiora chiamata Balia. Qui
d’ordinario vi si tripudia ignora, ed a guisa dei gran fanali che
vedesi accesi nei porti di mare per direzione dei navigatori, vedesi
la lanterna accesa sulla porta nelle ore più remote della notte a
comodo de’passeggeri. Venerdì sera alle ore cinque nacque in detta
Locanda l’omicidio d’un soldato corazza, detto
Zaccaria …Vicentino.
Venuto alle mani l’interfetto con certo Bighello, questi fu assicurato in una stanza. Non poterono
gli astanti acquietare l’animosità del Soldato, che armato di
palozzo, e di coltello volle atterrare l’uscio della camera in cui
era il suo rivale. Questi non potendo sfuggire il pericolo, diedi
piglio ad uno schioppo, che ivi trovò a caso, e sparollo contro
l’infierito Soldato, che miseramente restò estinto sul colpo.
Ciocchè reca maggior ammirazione sì è, che la canna dello schioppo
si spaccò, e staccossi pure dal calcio sbalzando in corte. Anche per
questo povero militare sarebbe stato meglio non avesse trasgredito
agli ordini de’suoi comandanti, e rimasto fosse in quartiere.
Persuadetevi adunque Sig. Gazzettiere che questa sola Città e Provincia potrebbe fornirvi di casi interessantissimi, e se da tutti si comprendesse l’utilità della vostra Gazzetta vi crescerebbe il numero degli assocciati, e quindi sarebbero alcuni più solleciti a parteciparvi poi, quanto accade di curioso. Io rimango pertanto.
Vostro nuovo amico N. N
Il Gazzettiere si protesta obbligato alle attenzioni di chi gli scrive le notizie di Brescia, ma bramerebbe averne di liete e piacevoli. In ogni Paese c’è il suo bene, e il suo male. Possibile, che colà pure non vi sia da somministrargli di che trattenere i suoi leggitori senza funestarli?
Ad uso di Avvocato, Interveniente, o Fisicale due Mezzadi in Primo Piano sopra Campo di S. Luca.
Pagano annui Ducati 60. da L. 6:4 Chi li volesse, vada a parlar con
la Signora Abitante nella Casa in detto Campo alla Porta fra il Sealetter, e Sartor.
In Verona sul Corso in vicinanza alle Piazze, nel sito
volgarmente chiamato dalla Signora Antonia dalla
Acque, abitano Luigi, e Fratello Besutti, quali sono possessori di quattro Camere, e Sala
nobilmente fornite per alloggiare Signori Forastieri, come pure
altre Camere fornite per uso della Servitù, e Sottocoperto per
Carrozze.
Si accorderà l’Alloggio di dette Abitazioni a discretissimo prezzo, compresso Letti con Biancheria. Vi sarà anco apparecchio per Tavola, e comodo di chi lo bramasse. Qualunque Concorrente può assicurarsi, che sarà civilmente servito, e contento.
In questa Contrada di San Lio la
sera dello scorso Lunedì una di quelle Femmine, che vanno sole la
notte piantò uno stilo nel cuore a certo Fri-
4 Estraordinarj alla Cancelleria Ducale eletti dall’Eccelso Consiglio di X nella Sessione dello scorso Lunedì.
Antonio Pietro Morelli 6. – 10.
Michiel Zorzi detto Papadopoli 7. – 9.
Giulio Cesare Alberti 10. – 6. + così anche in riballottazione.
Giambatista Sanfermo 7. – 9.
Ferdinando Crivelli 8. – 8.
Gianadrea Rubi 12. – 4. +
Girolamo Caotorta 7. – 9.
Benedetto Pagan 11. – 5. +
Giovanni Stae 10. – 6. in riballottazione 8. – 8.
Giambat. Zocchi 5. – 11.
Giambat. Angeli 6. – 10.
Lorenzo Agazzi 7. – 9.
Pietro Perazzo 7. – 9.
Francesco Zon 10. – 6. in riballottazione 11. – 5. +
Nicolò Nerini 6. – 10.
Giuseppe Crucis. 8. – 8.
Tommaso Tasca 6. – 10.
Giuseppe Viola 7. – 9.
Riceviamo una terza Lettera di Brescia in data degli 8.
Confermarsi in essa l’assalto del Venerdì, e si nomina l’assalito
Sig. Capretti a cui rubate furono anche le
fibbie, oltre l’orologio, l’anello, il denaro, ed il fazzoletto,
secondo quest’ultima relazione.
Abbiamo respirato trovandovi in essa queste parole. Oggi vi sarà gran gala con un corso di carrozze magnifiche,
gran lusso in ogni genere & c.
Non doveva stupire lo scrittore di questo Foglio al ritrovare nelle
nostre stampe delle relazioni che si contraddicono. Protestammo da
lungo tempo di ammettere in ogni materia il prò e
il contra in segno d’imparzialità, e per lasciar decidere
le cause a’giudici competenti.
a S. Gio: Grisostomo
Ferdinando Cortes conquistatore Messico.
Replica del Pittore
Naturalista
Replica del D. Gusmano