Num. 12 Antonio Piazza Moralische Wochenschriften Julia List Editor Magdalena Albert Editor Alexandra Fuchs Editor Kirsten Dickhaut Editor Ingrid Scherk Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 14.12.2015 o:mws.3915 Piazza, Antonio: Gazzetta veneta urbana. Venezia: Zerletti 1789, 89-96 Gazzetta urbana veneta 3 012 1789 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Menschenbild Immagine dell'Umanità Idea of Man Imagen de los Hombres Image de l’humanité Italien Italia Italy Italia Italie Theater Literatur Kunst Teatro Letteratura Arte Theatre Literature Arts Teatro Literatura Arte Théâtre Littérature Art Italy 12.83333,42.83333

Num. 12

Mercordi’11. Febbrajo 1789

Udine.

La notte delli tre del corrente Febbrajo fu data Festa di Ballo dalla Nobiltà Udinese nel suo Casino, a S. E. M. Antonio Giustiniani benemerito Luogotenente. Tutto ciò, che la magnificenza, ed il decoro poteano somministrare d’idee nobili, e grandiose nulla fù ommesso dalli Cavalieri Direttori, per rendere più brillante il Festino. Il concorso fù grandissimo, e le Camere tutte formicavano di gente. Molte Dame di riguardo, e molti Cavalieri Esteri accrescevano la bellezza di questo superbo spettacolo. La illuminazione di tutte le Camere, Sale, Atti, Scale, Corridori, e Botteghe, contrastava al più chiaro giorno il suo splendore.

La Rinfreschi furono scielti, delicati, ed abbondantissimi. L’Orchestra numerosa, ed eccellente. La ricchezza negli abiti de’Cavalieri, l’eleganza, ed il buon gusto in quelli delle Dame formavano un vago colpo d’occhio. Ballo tutta notte fu animato, la gioja, ed il piacere risplendevano fu’volti di tutti. Tutto fù ordine, e regola nè Forestiere, o Cittadino potè aggravarsi di nulla, mercè le savie disposizioni de’Presidenti. Alle 7. della notte fù aperta alta magnifica stanza al Buffè destinata. Sorgea dalla sommità di questa uno Scudo, in cui leggeasi in Cifra a caratteri d’oro, il nome del Mecenate. Gloria da un canto, coronava di lauro il suo, e nostro Eroe, mentre dall’altro, diversi Geni intenti, e premurosi soministravano alla Gloria de’nuovi Allori. Questa, e l’altre tutte Pitture fù opera del Sig. Francesco Chiarottini nome celebre, e rispettato su le Scene del Tebro. Il Buffè fù abbondantemente servito di rari Pesci, di scielto Selvaggiume, di Crocanti maestosi, e di tutto ciò, che la Cucina odierna può somministrare di più raffinato, e di buon gusto. Li Vini, li Liquori, li Rosolj erano de’più distinti. Alle 12 fù di nuovo aperta la Camera e di nuovo fù la numerosa, e nobi-le radunanza servita con abbondanza, e varietà. Dirimpetto a questa Camera eravi altra alla Bottega del Caffè destinata, e questa oltre 12 magnifiche, e frà loro quasi tutte diverse portate, era per comodo di chiunque aperta tutta notte. Molte Poesie furono stampate in lode del nostro benefico M. Ant. Giustiniani, nome tanto caro all’Adria, ed al suolo Friulano. Alle 17. della mattina susseguente terminò questa brillante festa, e tutti lieti, e contenti d’avere dato al nobile Preside questo attastato di profonda stima, e verace riconoscenza accompagnarono il loro Mecenate, che li accertò della sua compiacenza, e del suo aggradimento.

Amico Carissimo

Crema 4 Febbrajo 1789.

Eccovi le nuove della nostra seconda Opera. Questa è intitolata Una cosa rara. La musica piacque moltissimo, ed è del Sig. Martini Spagnuolo. La poesia è dolcissima, e ben condotta. La Sig. Biffi si stancò di obbedire la di Lei Sig. Madre, che le proibiva di cantare per certo puntiglio avuto con l’Impresario, e canta ogni sera, e ripete con somma compiacenza li pezzi ricercati. Nell’aria del secondo Atto vi giuro che innamora. Ella merita miglior fortuna, e già per acclamazione gli fu concessa una serata a di lei benefizio nelli ultimi giorni di Carnovale. Ella spera a ragione che li spettatori suppliranno alla poca paga, che gli diede l’Impresario.

Il. . . .poi, quello dal salto tombola ha posto in iscena il famoso ballo il Convitato di Pietra. Il concorso fù numeroso, e vantaggioso per Lui, perchè era a suo benefizio. La condotta del ballo fece tanta sorpresa, che gli fù tolto sospeso dopo la prima sera. Era un orrore da far disperdere le Donne gravide, e come in questo Paese venne sono molte così con sommo universale compiacimento resta sollevato il Commendatore di farsi ammazzare ogni sera; e Don Giovanni di andare all’inferno. Il secondo Ballo poi dello stesso. . . . è da Lui chiamato La Morte di Arlecchino. Questo fù molto applaudito dai nostri Cuochi intendenti della materia.

Il Primo Ballerino Monterossi allestisce un nuovo Ballo, nel quale potremo godere della virtù, e grazia della Sig. Melazzi eccellente Ballerina Seria.

Un Cavaliere che ha vedute le Opere Buffe che si fanno quest’anno nello Stato Veneto, ed anche nella Lombardia Austriaca, confessa che la nostra sia la migliore, ed io lo credo, perchè è Cavaliere intelligente di tali spettacoli; e sono certo che una Cantatrice, ed una Ballerina eguali alle nostre non vi siano nelli altri Teatri buffi; e sono

Affettuoso Vostro Amico.

In Senato

5. Del cor. Feb.

Prov. all’Armar.

s. Nic. Erizzo K. e Proc.

7. Detto.

Savio agli Ordini

s. Leonardo Zustinian.

In M. C.

8. Detto.

Pod. A Isola dura mesi 16.

s. Franc. Querini qu. Franc.

Fin. s. Cristof. Bonlini qu. Fabio.

Prov. in Almissa dura m. 24.

s. Z. And. Querini di s. Antonio

F. s. Z. Ant. M. Balbi qu. Alv.

Saliner a Chiozza dura m. 16.

s. Zuanne da Mosto qu. Z. Bit.

F. s. Gir. Ant. Corner qu. Zorzi.

Avvocato ai Consigli.

s. Zac. Morosini qu. Marin

F.s. Franc. M. Badoer dis. Rizzardo.

Avvocato ai Prigioni.

s. Zuanne Cicogna di s. Gir.

Masser alla Zecca dell’Argento.

s. Marco Corner di f. Sebastian

F. s. Franc. Moro qu. Zuanne.

Sopra Consoli.

s. Galean Balbi di s. Nic.

F.s. Alv. Moro qu. Franc.

Prov. alla Pace.

s. Marc’Ant. Donà qu. Dom.

F.s. Lor. Pizzamano qu. Zorzi.

De’60 dell’Aggiunta al Cons. di Pregadi.

s. Ang. Querini qu. Lauro, fu Cons.

Luogo di s. Zuanne Paruta eletto ai Govern. dell’Entrate Pub.

Paragrafo di Lettera scritta alli 2. del corrente da S. Bellino Territorio di Rovigo.

Li nostri Assassini continuano a violentare le Famiglie di questo Paese. Si son essi introdotti in Casa dell’Oste del Pontesello vicina alla sua Campagna in Fiesso, e dopo averlo ammazzato impossessati si sono del buono e meglio che v’era in quell’abitazione. Con questi spaventosi esempj ella può immaginarsi se viviamo tranquilli.

Lunedì p. p. si esposero in questa Città molte Poetiche Composizioni per i fausti Sponsali delle L. L. E. E. Marsilio Toderini, e Maddalena Pappafava. Il V. P. S. E. Lucio Antonio Balbi dedicò alla Nobilissima Sposa de’versi sciolti parto di felice immaginazione.

Dopo avere riprodotto nel Foglio precedente l’avviso a stampa per l’assocciazione al Teatro del Sig. Mercier, è ben giusto che si dia in questo una qualch’idea del saggio offertone nel Dramma in cinque Atti in prosa Le Tombe di Verona tradotto egregiamente in italiano dall’autore della Versione del Prospetto dell’Africa, e del Giornale di Bouillon, la cui interrotta edizione, per quanto s’ode, sarà trà poco ripresa da altro stampatore.

Si saranno accorti dal titolo quei, che non lessero l’originale, trattarsi in esso lo stesso argomento maneggiato tragicamente in Inghilterra dal Sakespear, e in Francia da M. Doucis; ma come riflette nel suo avviso l’editore italiano, il Sig. De Mercier riducendo il soggetto al genere drammatico si adattò alla convenienza delle persone che lo sostengono. L’azione condotta col maggiore artifizio poetico interessa gradatamente dal principio alla fine senza lasciar que’vacui nojosi, che fanno sovente languire anche delle pregevoli Composizioni, e l’orror che’essa inspira nelle più forti sue situazioni, è distrutto da un lieto fine.

Il carattere di Giulietta, è sostenuto sì mirabilmente, è dipinto sì al vivo il vero, costante, ed ardente suo amore: che per resistere ad alcune espressioni ci vuole un cuore di bronzo. Risoluta di prendere il sonnifero dalla mano del Medico Benvoglio, e di giacere sotto le volte funeree tra i marmi sepolcrali de’suoi antenati, arriva a dubitare in un soliloquio, che introduce l’Atto quarto, di rimanere estinta. Non ha il pensiero nulla d’atroce per Lei, molto per il suo Romeo.

Ma se la mano del mio protettore, dic’Ella, avesse oltrepassata la misura?

. . . . . Se io restassi in preda ad un eterno sonno?. . . . qual sarebbe la sorte di Romeo?  . . . . Orribil pensierò! . . . . Morire ed amare . . . .

A’sensi di tanta amorosa svisceratezza succedono questi d’eroico coraggio.

. . . . Ma Romeo lacierebbe sola la sua Giulietta nel sepolcro? Nò. Vi si precipiterebbe, stringerebbe colla sua questa mano gelata . . . . che posso adunque temere? Il nostro destino prospero o funesto, sarà sempre lo stesso. Si: io sono figlia di Capoleto; lo riconosco dall’intrepidezza che mi anima. Non più timori  . . . . La morte, o una felice libertà.

Il sentimento della vendetta nel di Lei Padre, con un vigore s’esprime proprio delle antiche Greche Tragedie. Egli in dubbio della sua morte non s’abbandona a’rimorsi d’esserne la cagione, allo sfogo della paterna sua tenerezza a segno di cedere all’ostinata ferocia da cui è dominato. Dopo le violenze del suo paterno colore riprende colle seguenti parole l’identità del suo carattere.

. . . . Sarebb’ella già morta? qual trionfo per i Montagati! Com’essi insulterebbero il mio dolore! Resta al mio nimico un figlio, un erede del suo nome; ed io non avrei chi succedesse al mio odio immortale.

Questo si chiama un conservare l’unità de’caratteri. Potremmo provarlo con degli squarci del fedelissimo Romeo, dell’amabile Benvoglio la cui morale sparsa senza prodigalità nell’azione, e messa in pratica dalla sua saviezza salva due miseri amanti, ed estingue uno spirito d’ereditaria vendetta, che costò tanto sangue alle due nemiche Famiglie de’Capoleti, e de’Montaguti. Potremmo dimostrarlo nel felice maneggio del carattere di Metilde madre di Giulietta la quale non violenta gli affetti di sua figlia, che per timor del marito, e per sottrarla al rigor del suo sdegno. Ma non appartiene al nostro foglio il dar una maggiore estensione alle idee dell’Opere altrui, e la diversità delle materie segua alla nostra penna de’limiti angusti. La scarsezza di soggetto di lodi trà tanta abbondanza di novità originali precipitate vergognosamente, o indegnamente sostenute in questi Teatri, ci sa cogliere l’occasione di ritrovarlo negli Autori stranieri, e d’invogliare i nostri Leggitori a conoscere un Dramma, che due anni sono fu invano esibito ad una di queste Comiche Compagnie.

I critici non vorranno forse perdonare al Sig. Mercier uno stile in alcune parti troppo fiorito, una locuzione figurata, e delle parità veramente poetiche. Son esse segnate in marine, perchè nella recita vengano ommesse. Ponno prendersi come pezzi staccati, che distintamente fanno brillare l’estro vivace dell’Autore francese. Si trovano nella traduzione italiana molti errori di stampa ma nel proseguimento promettesi una correzione esatta.

Avviso Per i Signori Forastieri.

Sabbato scorso 7. Febbrajo nel Teatro Filarmonico di Verona andò in iscena l’Opera con un Ballo nuovo.

Quanto l’insieme del sorprendente Spettacolo abbia avuto di pubblico aggradimento, non è da esprimersi. L’aver veduto dopo l’Opera esser portati quasi in aria tutti li Attori e Ballerini, e per fino le Figuranti dall’immenso Popolo come in trionfo è un segno non equivoco dell’universale compiacenza. In fatti

Un Dramma intitolato il Demetrio di Metastasio

Musica scielta dall’armonico Impressario Rossi

Composta 14 anni fà dal Maestro Bianchi Ridotta al Gusto Moderno dal celebre Maestro Buniotti.

Suonata da una Orchestra che non hà l’eguale

Con Aria a Sordini fatta fare espressamente

Cantata da Professori di sommo valore

Un Ballo nuovo intitolato Lauretta Rapita tratto dal Marmontel anzi Novella di Marmontel composta apposta per questo Ballo

Eseguito da una prima Ballerina già nota per la sua eccellenza nell’Arte

E da altri 24 Ballerini scelti

Decorato al non plus ultra dalla generosità dell’Impresa

Con vestiario mancante solo di Argento, e Oro Metalli troppo nobili per le Scene

Con Illuminazione a giorno se l’Opera si facesse a mezzodì

Con Scene dipinte da maestri Pennelli

Formano uno Spettacolo che rapisce.

È bene perciò, che restino avvisati i Signori Forastieri che volessero approfittarne di prevenire il loro arrivo acciò possano trovare Alloggj, e al loro arrivo di domandare se in Verona in questo Carnovale vi sia Opera.

Riflessioni sull’Articolo che confronta Madama Bacelli col Sig. Senefino posto nella Gazzetta Urbana dei 4 Febbrajo, scritte dall’autore dell’avviso.

È stimabile la Signora Bacelli, se alla maestria nel Ballo accoppia la forza maestria nel Ballo accoppia la forza di una Pantomima espressiva.

È facile a persuadersi, che qual Ninfa d’Armida tenti Rinaldo con tutti i modi facili ad ispirare voluttà.

È vero però, che tale è anche l’Arte di tutte le Ninfe non favolose, che vi sono state, vi sono, e faranno.

Perchè non si fà anche di queste un confronto coi Senesini, coi Marchesi, coi Pacchierotti?

Convien dire che chi lo fa della Bacelli non si lasci solleticare gli affetti che da Donne in iscena.

Quand’è così la Musica sola è quella che dando una misurata melodia al Canto ce lo rende grato, e commovente.

Quand’è così la Musica sola è quella, che regolando i movimenti di una Ballerina, ed ispirandole anima nelle sue espressioni ce la rende un’origine di affetti, dalla varietà de’quali nasce poi che si ragioni sui confronti.

Sarà giusto dunque quello del Senesino colla Bacelli, ma è tutta Musica diversamente figurata quella che fa bilanciare la preferenza, e siamo sempre in Teatro.

Non si confronti una bella voce in una Camera con due Amanti nell’altra. La mozione d’affetti appartiene alli ultimi, e Senefino allora hà il torto; ma in Teatro si canta colla Musica, e si balla colla Musica.

Signor Gazzettiere Stimatissimo.

Brescia 8. Febbrajo 1789.

Hò letto nella sua Gazzetta Num. 10 la data di Brescia 29. Gennaio pross. pass. che riguarda il furto praticato a questo Nostro Negoziante Sig. Bolognini. Vedo calcolata la summa rubata a Scudi 5 mila. Chi le ha scritto quella Lettera di aver raccolto dalle voci della Piazza, il dettaglio di quel fatto. Ella sappia però in verità, che nella denunzia data in questo Maleficio dal derubato stesso la summa si fà ascendere a sole L. 16. mila circa, e che dopo gli è riuscito di trovar altre L. 4 mila che egli credeva incorporate in quelle derubategli; Sicchè restano 12 mila circa; e forse si minoreranno ancora. Venerdì notte fù uciso un Soldato Corazzo in una Locanda dove si ricettano Donne di mal affare. Costui era forse ubbriaco, e voleva colla Sciabla ammazzar tutti, fù però prevenuto da una archibugiata nel petto.

La stessa sera alle trè ore circa a Luna ben risplendente alla Palada fù assalito da due persone un Giovine a cui levarono due Orologj ed un Anello di Diamanti.

Anche in una Casa particolare fù levata ad un povero Servitore una Cassetta di Noce con entro alcune Pezze d’Argento. Il Ladro si lasciò chiudere in un Polajo, indi s’aprì lo scampo da un’altra Porta che metteva capo alla Pubblica Strada.

Tre Omicidj sono pure seguiti in tre diverse Torri del Nostro Territorio. Un vecchio dotto, che crede agl’instussi Celesti, dice che è un punto di Luna climaterico. Altri pensano diversamente, e ne danno la Causa al Vino a buon mercato.

Quello che è certo, egli è che non si manca di vigilanza da chi presiede al Governo per prevenir tali delitti, e che non passa giorno, che qualche Malfattore non cada nelle mani della Giustizia. Le Prigioni sono piene zeppe, ma non bastano a rinchiuderli tutti.

Sappia lo Scrittore di questa Lettera, che il prenditore di Lotto ha fatto il suo dovere, e servito alla Legge ricusando il terno di cento mila non potendo accettarlo che caricato alla summa di dieci mila.

Sig. Gazzettiere Stimatissimo.

Addì 8. Febbrajo 1789.

Non è gran tempo, che fu spogliata la Chiesa Parrocchiale di Corticelle anco dei vasi più sacri riposti nella Custodia avendo i Ladri sacrileghi rovesciate le sacre particole sulla mensa, ch’erano nella Pisside, ma seco loro portarono poi l’ostia ch’era nell’ostensorio. Per questi, non vi vorrebbe un miracolo?

Martedì della scorsa setimana, fu aggredito nel proprio Palazzo di notte tempo dai Ladri il Nob. Sig. Camillo Sala nella sua amata villeggiatura di Cellatica. Sentite in qual forma. Appostarono un palo alle mura del cortile, arrampicati sul quale si calarono nel medesimo cortile, ed aprirono la porta. Indi accostatisi all’uscio della cucina, mediante una leva di ferro, presto v’entrarono, dove trovate le chiavi della dispensa, e della cantina si satollarono, e beverono egregiamente. Ben pasciuti, com’erano s’avviarono alla volta della camera del Padrone, che pure egregiamente riposava. Arrivativi senz’alcun ostacolo, essi diedero principio a sforzare l’uscio della medesima, che sebben forte, e ben chiuso pure lo aveano in pochi colpi quasi aperto. A questi brevi, ma forti colpi risvegliossi il povero vecchio Gentiluomo, e fù un miracolo, per esser egli di pochissimo udito. Subito gridò chi va là, ma nessuno gli rispondeva, e intanto l’uscio veniva perseguitato. Risvegliò il servitore ch’è solito a tener seco in camera, e gli fece suonar tanto forte il campanello, di cui tiene la corda nella sua stanza, che risvegliossi tutta la servitù . I Ladri intanto presero la fuga. Fu questa poi sì precipitosa, che lasciarono indietro la leva di ferro, le maschere, le searpe, e il salame, che dalla dispensa aveano levato, e legato colle cinte delle calzette. Da ciò si deduce che il loro progetto non fosse che di ucciderlo in letto, e spogliarlo delle più preziose sostanze, e non sarebbe stato inferiore bottino, giacchè, dicesi abbia in sua custodia anche l’argenteria di quella Chiesa.

Frutti carnovaleschi.

Non lungi dalla casa diroccata, alla sonna de’Grumelli esiste tralle altre una Locanda di povere bisognose sotto la direzione d’una superiora chiamata Balia. Qui d’ordinario vi si tripudia ignora, ed a guisa dei gran fanali che vedesi accesi nei porti di mare per direzione dei navigatori, vedesi la lanterna accesa sulla porta nelle ore più remote della notte a comodo de’passeggeri. Venerdì sera alle ore cinque nacque in detta Locanda l’omicidio d’un soldato corazza, detto Zaccaria …Vicentino.

Venuto alle mani l’interfetto con certo Bighello, questi fu assicurato in una stanza. Non poterono gli astanti acquietare l’animosità del Soldato, che armato di palozzo, e di coltello volle atterrare l’uscio della camera in cui era il suo rivale. Questi non potendo sfuggire il pericolo, diedi piglio ad uno schioppo, che ivi trovò a caso, e sparollo contro l’infierito Soldato, che miseramente restò estinto sul colpo. Ciocchè reca maggior ammirazione sì è, che la canna dello schioppo si spaccò, e staccossi pure dal calcio sbalzando in corte. Anche per questo povero militare sarebbe stato meglio non avesse trasgredito agli ordini de’suoi comandanti, e rimasto fosse in quartiere.

Persuadetevi adunque Sig. Gazzettiere che questa sola Città e Provincia potrebbe fornirvi di casi interessantissimi, e se da tutti si comprendesse l’utilità della vostra Gazzetta vi crescerebbe il numero degli assocciati, e quindi sarebbero alcuni più solleciti a parteciparvi poi, quanto accade di curioso. Io rimango pertanto.

Vostro nuovo amico N. N

Il Gazzettiere si protesta obbligato alle attenzioni di chi gli scrive le notizie di Brescia, ma bramerebbe averne di liete e piacevoli. In ogni Paese c’è il suo bene, e il suo male. Possibile, che colà pure non vi sia da somministrargli di che trattenere i suoi leggitori senza funestarli?

D’Affittar.

Ad uso di Avvocato, Interveniente, o Fisicale due Mezzadi in Primo Piano sopra Campo di S. Luca.

Pagano annui Ducati 60. da L. 6:4 Chi li volesse, vada a parlar con la Signora Abitante nella Casa in detto Campo alla Porta fra il Sealetter, e Sartor.

Avviso.

In Verona sul Corso in vicinanza alle Piazze, nel sito volgarmente chiamato dalla Signora Antonia dalla Acque, abitano Luigi, e Fratello Besutti, quali sono possessori di quattro Camere, e Sala nobilmente fornite per alloggiare Signori Forastieri, come pure altre Camere fornite per uso della Servitù, e Sottocoperto per Carrozze.

Si accorderà l’Alloggio di dette Abitazioni a discretissimo prezzo, compresso Letti con Biancheria. Vi sarà anco apparecchio per Tavola, e comodo di chi lo bramasse. Qualunque Concorrente può assicurarsi, che sarà civilmente servito, e contento.

Delitti.

In questa Contrada di San Lio la sera dello scorso Lunedì una di quelle Femmine, che vanno sole la notte piantò uno stilo nel cuore a certo Fri-tellajo di Castello, e cader morto lo fece. Qualunque sia stato l’insulto da Lei ricevuto la vendetta fu molto barbara. Non è questo il primo esempio della donnesca fierezza, e dovrebbe insegnare alla Plebe ad esser meno insolente col volgo, e la feccia d’un sesso, che non sempre, nè totalmente ha ribrezzo a simili delitti.

4 Estraordinarj alla Cancelleria Ducale eletti dall’Eccelso Consiglio di X nella Sessione dello scorso Lunedì.

Antonio Pietro Morelli 6. – 10.

Michiel Zorzi detto Papadopoli 7. – 9.

Giulio Cesare Alberti 10. – 6. + così anche in riballottazione.

Giambatista Sanfermo 7. – 9.

Ferdinando Crivelli 8. – 8.

Gianadrea Rubi 12. – 4. +

Girolamo Caotorta 7. – 9.

Benedetto Pagan 11. – 5. +

Giovanni Stae 10. – 6. in riballottazione 8. – 8.

Giambat. Zocchi 5. – 11.

Giambat. Angeli 6. – 10.

Lorenzo Agazzi 7. – 9.

Pietro Perazzo 7. – 9.

Francesco Zon 10. – 6. in riballottazione 11. – 5. +

Nicolò Nerini 6. – 10.

Giuseppe Crucis. 8. – 8.

Tommaso Tasca 6. – 10.

Giuseppe Viola 7. – 9.

Riceviamo una terza Lettera di Brescia in data degli 8. Confermarsi in essa l’assalto del Venerdì, e si nomina l’assalito Sig. Capretti a cui rubate furono anche le fibbie, oltre l’orologio, l’anello, il denaro, ed il fazzoletto, secondo quest’ultima relazione.

Abbiamo respirato trovandovi in essa queste parole. Oggi vi sarà gran gala con un corso di carrozze magnifiche, gran lusso in ogni genere & c.

Non doveva stupire lo scrittore di questo Foglio al ritrovare nelle nostre stampe delle relazioni che si contraddicono. Protestammo da lungo tempo di ammettere in ogni materia il prò e il contra in segno d’imparzialità, e per lasciar decidere le cause a’giudici competenti.

Rappresentazioni per questa sera.

a S. Gio: Grisostomo

Ferdinando Cortes conquistatore Messico.

a S. Angelo

Replica del Pittore Naturalista

a S. Luca

Replica del D. Gusmano

Num. 12 Mercordi’11. Febbrajo 1789 Udine. La notte delli tre del corrente Febbrajo fu data Festa di Ballo dalla Nobiltà Udinese nel suo Casino, a S. E. M. Antonio Giustiniani benemerito Luogotenente. Tutto ciò, che la magnificenza, ed il decoro poteano somministrare d’idee nobili, e grandiose nulla fù ommesso dalli Cavalieri Direttori, per rendere più brillante il Festino. Il concorso fù grandissimo, e le Camere tutte formicavano di gente. Molte Dame di riguardo, e molti Cavalieri Esteri accrescevano la bellezza di questo superbo spettacolo. La illuminazione di tutte le Camere, Sale, Atti, Scale, Corridori, e Botteghe, contrastava al più chiaro giorno il suo splendore. La Rinfreschi furono scielti, delicati, ed abbondantissimi. L’Orchestra numerosa, ed eccellente. La ricchezza negli abiti de’Cavalieri, l’eleganza, ed il buon gusto in quelli delle Dame formavano un vago colpo d’occhio. Ballo tutta notte fu animato, la gioja, ed il piacere risplendevano fu’volti di tutti. Tutto fù ordine, e regola nè Forestiere, o Cittadino potè aggravarsi di nulla, mercè le savie disposizioni de’Presidenti. Alle 7. della notte fù aperta alta magnifica stanza al Buffè destinata. Sorgea dalla sommità di questa uno Scudo, in cui leggeasi in Cifra a caratteri d’oro, il nome del Mecenate. Gloria da un canto, coronava di lauro il suo, e nostro Eroe, mentre dall’altro, diversi Geni intenti, e premurosi soministravano alla Gloria de’nuovi Allori. Questa, e l’altre tutte Pitture fù opera del Sig. Francesco Chiarottini nome celebre, e rispettato su le Scene del Tebro. Il Buffè fù abbondantemente servito di rari Pesci, di scielto Selvaggiume, di Crocanti maestosi, e di tutto ciò, che la Cucina odierna può somministrare di più raffinato, e di buon gusto. Li Vini, li Liquori, li Rosolj erano de’più distinti. Alle 12 fù di nuovo aperta la Camera e di nuovo fù la numerosa, e nobi-le radunanza servita con abbondanza, e varietà. Dirimpetto a questa Camera eravi altra alla Bottega del Caffè destinata, e questa oltre 12 magnifiche, e frà loro quasi tutte diverse portate, era per comodo di chiunque aperta tutta notte. Molte Poesie furono stampate in lode del nostro benefico M. Ant. Giustiniani, nome tanto caro all’Adria, ed al suolo Friulano. Alle 17. della mattina susseguente terminò questa brillante festa, e tutti lieti, e contenti d’avere dato al nobile Preside questo attastato di profonda stima, e verace riconoscenza accompagnarono il loro Mecenate, che li accertò della sua compiacenza, e del suo aggradimento. Amico Carissimo Crema 4 Febbrajo 1789. Eccovi le nuove della nostra seconda Opera. Questa è intitolata Una cosa rara. La musica piacque moltissimo, ed è del Sig. Martini Spagnuolo. La poesia è dolcissima, e ben condotta. La Sig. Biffi si stancò di obbedire la di Lei Sig. Madre, che le proibiva di cantare per certo puntiglio avuto con l’Impresario, e canta ogni sera, e ripete con somma compiacenza li pezzi ricercati. Nell’aria del secondo Atto vi giuro che innamora. Ella merita miglior fortuna, e già per acclamazione gli fu concessa una serata a di lei benefizio nelli ultimi giorni di Carnovale. Ella spera a ragione che li spettatori suppliranno alla poca paga, che gli diede l’Impresario. Il. . . .poi, quello dal salto tombola ha posto in iscena il famoso ballo il Convitato di Pietra. Il concorso fù numeroso, e vantaggioso per Lui, perchè era a suo benefizio. La condotta del ballo fece tanta sorpresa, che gli fù tolto sospeso dopo la prima sera. Era un orrore da far disperdere le Donne gravide, e come in questo Paese venne sono molte così con sommo universale compiacimento resta sollevato il Commendatore di farsi ammazzare ogni sera; e Don Giovanni di andare all’inferno. Il secondo Ballo poi dello stesso. . . . è da Lui chiamato La Morte di Arlecchino. Questo fù molto applaudito dai nostri Cuochi intendenti della materia. Il Primo Ballerino Monterossi allestisce un nuovo Ballo, nel quale potremo godere della virtù, e grazia della Sig. Melazzi eccellente Ballerina Seria. Un Cavaliere che ha vedute le Opere Buffe che si fanno quest’anno nello Stato Veneto, ed anche nella Lombardia Austriaca, confessa che la nostra sia la migliore, ed io lo credo, perchè è Cavaliere intelligente di tali spettacoli; e sono certo che una Cantatrice, ed una Ballerina eguali alle nostre non vi siano nelli altri Teatri buffi; e sono Affettuoso Vostro Amico. In Senato 5. Del cor. Feb. Prov. all’Armar. s. Nic. Erizzo K. e Proc. 7. Detto. Savio agli Ordini s. Leonardo Zustinian. In M. C. 8. Detto. Pod. A Isola dura mesi 16. s. Franc. Querini qu. Franc. Fin. s. Cristof. Bonlini qu. Fabio. Prov. in Almissa dura m. 24. s. Z. And. Querini di s. Antonio F. s. Z. Ant. M. Balbi qu. Alv. Saliner a Chiozza dura m. 16. s. Zuanne da Mosto qu. Z. Bit. F. s. Gir. Ant. Corner qu. Zorzi. Avvocato ai Consigli. s. Zac. Morosini qu. Marin F.s. Franc. M. Badoer dis. Rizzardo. Avvocato ai Prigioni. s. Zuanne Cicogna di s. Gir. Masser alla Zecca dell’Argento. s. Marco Corner di f. Sebastian F. s. Franc. Moro qu. Zuanne. Sopra Consoli. s. Galean Balbi di s. Nic. F.s. Alv. Moro qu. Franc. Prov. alla Pace. s. Marc’Ant. Donà qu. Dom. F.s. Lor. Pizzamano qu. Zorzi. De’60 dell’Aggiunta al Cons. di Pregadi. s. Ang. Querini qu. Lauro, fu Cons. Luogo di s. Zuanne Paruta eletto ai Govern. dell’Entrate Pub. Paragrafo di Lettera scritta alli 2. del corrente da S. Bellino Territorio di Rovigo. Li nostri Assassini continuano a violentare le Famiglie di questo Paese. Si son essi introdotti in Casa dell’Oste del Pontesello vicina alla sua Campagna in Fiesso, e dopo averlo ammazzato impossessati si sono del buono e meglio che v’era in quell’abitazione. Con questi spaventosi esempj ella può immaginarsi se viviamo tranquilli. Lunedì p. p. si esposero in questa Città molte Poetiche Composizioni per i fausti Sponsali delle L. L. E. E. Marsilio Toderini, e Maddalena Pappafava. Il V. P. S. E. Lucio Antonio Balbi dedicò alla Nobilissima Sposa de’versi sciolti parto di felice immaginazione. Dopo avere riprodotto nel Foglio precedente l’avviso a stampa per l’assocciazione al Teatro del Sig. Mercier, è ben giusto che si dia in questo una qualch’idea del saggio offertone nel Dramma in cinque Atti in prosa Le Tombe di Verona tradotto egregiamente in italiano dall’autore della Versione del Prospetto dell’Africa, e del Giornale di Bouillon, la cui interrotta edizione, per quanto s’ode, sarà trà poco ripresa da altro stampatore. Si saranno accorti dal titolo quei, che non lessero l’originale, trattarsi in esso lo stesso argomento maneggiato tragicamente in Inghilterra dal Sakespear, e in Francia da M. Doucis; ma come riflette nel suo avviso l’editore italiano, il Sig. De Mercier riducendo il soggetto al genere drammatico si adattò alla convenienza delle persone che lo sostengono. L’azione condotta col maggiore artifizio poetico interessa gradatamente dal principio alla fine senza lasciar que’vacui nojosi, che fanno sovente languire anche delle pregevoli Composizioni, e l’orror che’essa inspira nelle più forti sue situazioni, è distrutto da un lieto fine. Il carattere di Giulietta, è sostenuto sì mirabilmente, è dipinto sì al vivo il vero, costante, ed ardente suo amore: che per resistere ad alcune espressioni ci vuole un cuore di bronzo. Risoluta di prendere il sonnifero dalla mano del Medico Benvoglio, e di giacere sotto le volte funeree tra i marmi sepolcrali de’suoi antenati, arriva a dubitare in un soliloquio, che introduce l’Atto quarto, di rimanere estinta. Non ha il pensiero nulla d’atroce per Lei, molto per il suo Romeo. Ma se la mano del mio protettore, dic’Ella, avesse oltrepassata la misura? . . . . . Se io restassi in preda ad un eterno sonno?. . . . qual sarebbe la sorte di Romeo?  . . . . Orribil pensierò! . . . . Morire ed amare . . . . A’sensi di tanta amorosa svisceratezza succedono questi d’eroico coraggio. . . . . Ma Romeo lacierebbe sola la sua Giulietta nel sepolcro? Nò. Vi si precipiterebbe, stringerebbe colla sua questa mano gelata . . . . che posso adunque temere? Il nostro destino prospero o funesto, sarà sempre lo stesso. Si: io sono figlia di Capoleto; lo riconosco dall’intrepidezza che mi anima. Non più timori  . . . . La morte, o una felice libertà. Il sentimento della vendetta nel di Lei Padre, con un vigore s’esprime proprio delle antiche Greche Tragedie. Egli in dubbio della sua morte non s’abbandona a’rimorsi d’esserne la cagione, allo sfogo della paterna sua tenerezza a segno di cedere all’ostinata ferocia da cui è dominato. Dopo le violenze del suo paterno colore riprende colle seguenti parole l’identità del suo carattere. . . . . Sarebb’ella già morta? qual trionfo per i Montagati! Com’essi insulterebbero il mio dolore! Resta al mio nimico un figlio, un erede del suo nome; ed io non avrei chi succedesse al mio odio immortale. Questo si chiama un conservare l’unità de’caratteri. Potremmo provarlo con degli squarci del fedelissimo Romeo, dell’amabile Benvoglio la cui morale sparsa senza prodigalità nell’azione, e messa in pratica dalla sua saviezza salva due miseri amanti, ed estingue uno spirito d’ereditaria vendetta, che costò tanto sangue alle due nemiche Famiglie de’Capoleti, e de’Montaguti. Potremmo dimostrarlo nel felice maneggio del carattere di Metilde madre di Giulietta la quale non violenta gli affetti di sua figlia, che per timor del marito, e per sottrarla al rigor del suo sdegno. Ma non appartiene al nostro foglio il dar una maggiore estensione alle idee dell’Opere altrui, e la diversità delle materie segua alla nostra penna de’limiti angusti. La scarsezza di soggetto di lodi trà tanta abbondanza di novità originali precipitate vergognosamente, o indegnamente sostenute in questi Teatri, ci sa cogliere l’occasione di ritrovarlo negli Autori stranieri, e d’invogliare i nostri Leggitori a conoscere un Dramma, che due anni sono fu invano esibito ad una di queste Comiche Compagnie. I critici non vorranno forse perdonare al Sig. Mercier uno stile in alcune parti troppo fiorito, una locuzione figurata, e delle parità veramente poetiche. Son esse segnate in marine, perchè nella recita vengano ommesse. Ponno prendersi come pezzi staccati, che distintamente fanno brillare l’estro vivace dell’Autore francese. Si trovano nella traduzione italiana molti errori di stampa ma nel proseguimento promettesi una correzione esatta. Avviso Per i Signori Forastieri. Sabbato scorso 7. Febbrajo nel Teatro Filarmonico di Verona andò in iscena l’Opera con un Ballo nuovo. Quanto l’insieme del sorprendente Spettacolo abbia avuto di pubblico aggradimento, non è da esprimersi. L’aver veduto dopo l’Opera esser portati quasi in aria tutti li Attori e Ballerini, e per fino le Figuranti dall’immenso Popolo come in trionfo è un segno non equivoco dell’universale compiacenza. In fatti Un Dramma intitolato il Demetrio di Metastasio Musica scielta dall’armonico Impressario Rossi Composta 14 anni fà dal Maestro Bianchi Ridotta al Gusto Moderno dal celebre Maestro Buniotti. Suonata da una Orchestra che non hà l’eguale Con Aria a Sordini fatta fare espressamente Cantata da Professori di sommo valore Un Ballo nuovo intitolato Lauretta Rapita tratto dal Marmontel anzi Novella di Marmontel composta apposta per questo Ballo Eseguito da una prima Ballerina già nota per la sua eccellenza nell’Arte E da altri 24 Ballerini scelti Decorato al non plus ultra dalla generosità dell’Impresa Con vestiario mancante solo di Argento, e Oro Metalli troppo nobili per le Scene Con Illuminazione a giorno se l’Opera si facesse a mezzodì Con Scene dipinte da maestri Pennelli Formano uno Spettacolo che rapisce. È bene perciò, che restino avvisati i Signori Forastieri che volessero approfittarne di prevenire il loro arrivo acciò possano trovare Alloggj, e al loro arrivo di domandare se in Verona in questo Carnovale vi sia Opera. Riflessioni sull’Articolo che confronta Madama Bacelli col Sig. Senefino posto nella Gazzetta Urbana dei 4 Febbrajo, scritte dall’autore dell’avviso. È stimabile la Signora Bacelli, se alla maestria nel Ballo accoppia la forza maestria nel Ballo accoppia la forza di una Pantomima espressiva. È facile a persuadersi, che qual Ninfa d’Armida tenti Rinaldo con tutti i modi facili ad ispirare voluttà. È vero però, che tale è anche l’Arte di tutte le Ninfe non favolose, che vi sono state, vi sono, e faranno. Perchè non si fà anche di queste un confronto coi Senesini, coi Marchesi, coi Pacchierotti? Convien dire che chi lo fa della Bacelli non si lasci solleticare gli affetti che da Donne in iscena. Quand’è così la Musica sola è quella che dando una misurata melodia al Canto ce lo rende grato, e commovente. Quand’è così la Musica sola è quella, che regolando i movimenti di una Ballerina, ed ispirandole anima nelle sue espressioni ce la rende un’origine di affetti, dalla varietà de’quali nasce poi che si ragioni sui confronti. Sarà giusto dunque quello del Senesino colla Bacelli, ma è tutta Musica diversamente figurata quella che fa bilanciare la preferenza, e siamo sempre in Teatro. Non si confronti una bella voce in una Camera con due Amanti nell’altra. La mozione d’affetti appartiene alli ultimi, e Senefino allora hà il torto; ma in Teatro si canta colla Musica, e si balla colla Musica. Signor Gazzettiere Stimatissimo. Brescia 8. Febbrajo 1789. Hò letto nella sua Gazzetta Num. 10 la data di Brescia 29. Gennaio pross. pass. che riguarda il furto praticato a questo Nostro Negoziante Sig. Bolognini. Vedo calcolata la summa rubata a Scudi 5 mila. Chi le ha scritto quella Lettera di aver raccolto dalle voci della Piazza, il dettaglio di quel fatto. Ella sappia però in verità, che nella denunzia data in questo Maleficio dal derubato stesso la summa si fà ascendere a sole L. 16. mila circa, e che dopo gli è riuscito di trovar altre L. 4 mila che egli credeva incorporate in quelle derubategli; Sicchè restano 12 mila circa; e forse si minoreranno ancora. Venerdì notte fù uciso un Soldato Corazzo in una Locanda dove si ricettano Donne di mal affare. Costui era forse ubbriaco, e voleva colla Sciabla ammazzar tutti, fù però prevenuto da una archibugiata nel petto. La stessa sera alle trè ore circa a Luna ben risplendente alla Palada fù assalito da due persone un Giovine a cui levarono due Orologj ed un Anello di Diamanti. Anche in una Casa particolare fù levata ad un povero Servitore una Cassetta di Noce con entro alcune Pezze d’Argento. Il Ladro si lasciò chiudere in un Polajo, indi s’aprì lo scampo da un’altra Porta che metteva capo alla Pubblica Strada. Tre Omicidj sono pure seguiti in tre diverse Torri del Nostro Territorio. Un vecchio dotto, che crede agl’instussi Celesti, dice che è un punto di Luna climaterico. Altri pensano diversamente, e ne danno la Causa al Vino a buon mercato. Quello che è certo, egli è che non si manca di vigilanza da chi presiede al Governo per prevenir tali delitti, e che non passa giorno, che qualche Malfattore non cada nelle mani della Giustizia. Le Prigioni sono piene zeppe, ma non bastano a rinchiuderli tutti. Sappia lo Scrittore di questa Lettera, che il prenditore di Lotto ha fatto il suo dovere, e servito alla Legge ricusando il terno di cento mila non potendo accettarlo che caricato alla summa di dieci mila. Sig. Gazzettiere Stimatissimo. Addì 8. Febbrajo 1789. Non è gran tempo, che fu spogliata la Chiesa Parrocchiale di Corticelle anco dei vasi più sacri riposti nella Custodia avendo i Ladri sacrileghi rovesciate le sacre particole sulla mensa, ch’erano nella Pisside, ma seco loro portarono poi l’ostia ch’era nell’ostensorio. Per questi, non vi vorrebbe un miracolo? Martedì della scorsa setimana, fu aggredito nel proprio Palazzo di notte tempo dai Ladri il Nob. Sig. Camillo Sala nella sua amata villeggiatura di Cellatica. Sentite in qual forma. Appostarono un palo alle mura del cortile, arrampicati sul quale si calarono nel medesimo cortile, ed aprirono la porta. Indi accostatisi all’uscio della cucina, mediante una leva di ferro, presto v’entrarono, dove trovate le chiavi della dispensa, e della cantina si satollarono, e beverono egregiamente. Ben pasciuti, com’erano s’avviarono alla volta della camera del Padrone, che pure egregiamente riposava. Arrivativi senz’alcun ostacolo, essi diedero principio a sforzare l’uscio della medesima, che sebben forte, e ben chiuso pure lo aveano in pochi colpi quasi aperto. A questi brevi, ma forti colpi risvegliossi il povero vecchio Gentiluomo, e fù un miracolo, per esser egli di pochissimo udito. Subito gridò chi va là, ma nessuno gli rispondeva, e intanto l’uscio veniva perseguitato. Risvegliò il servitore ch’è solito a tener seco in camera, e gli fece suonar tanto forte il campanello, di cui tiene la corda nella sua stanza, che risvegliossi tutta la servitù . I Ladri intanto presero la fuga. Fu questa poi sì precipitosa, che lasciarono indietro la leva di ferro, le maschere, le searpe, e il salame, che dalla dispensa aveano levato, e legato colle cinte delle calzette. Da ciò si deduce che il loro progetto non fosse che di ucciderlo in letto, e spogliarlo delle più preziose sostanze, e non sarebbe stato inferiore bottino, giacchè, dicesi abbia in sua custodia anche l’argenteria di quella Chiesa. Frutti carnovaleschi. Non lungi dalla casa diroccata, alla sonna de’Grumelli esiste tralle altre una Locanda di povere bisognose sotto la direzione d’una superiora chiamata Balia. Qui d’ordinario vi si tripudia ignora, ed a guisa dei gran fanali che vedesi accesi nei porti di mare per direzione dei navigatori, vedesi la lanterna accesa sulla porta nelle ore più remote della notte a comodo de’passeggeri. Venerdì sera alle ore cinque nacque in detta Locanda l’omicidio d’un soldato corazza, detto Zaccaria …Vicentino. Venuto alle mani l’interfetto con certo Bighello, questi fu assicurato in una stanza. Non poterono gli astanti acquietare l’animosità del Soldato, che armato di palozzo, e di coltello volle atterrare l’uscio della camera in cui era il suo rivale. Questi non potendo sfuggire il pericolo, diedi piglio ad uno schioppo, che ivi trovò a caso, e sparollo contro l’infierito Soldato, che miseramente restò estinto sul colpo. Ciocchè reca maggior ammirazione sì è, che la canna dello schioppo si spaccò, e staccossi pure dal calcio sbalzando in corte. Anche per questo povero militare sarebbe stato meglio non avesse trasgredito agli ordini de’suoi comandanti, e rimasto fosse in quartiere. Persuadetevi adunque Sig. Gazzettiere che questa sola Città e Provincia potrebbe fornirvi di casi interessantissimi, e se da tutti si comprendesse l’utilità della vostra Gazzetta vi crescerebbe il numero degli assocciati, e quindi sarebbero alcuni più solleciti a parteciparvi poi, quanto accade di curioso. Io rimango pertanto. Vostro nuovo amico N. N Il Gazzettiere si protesta obbligato alle attenzioni di chi gli scrive le notizie di Brescia, ma bramerebbe averne di liete e piacevoli. In ogni Paese c’è il suo bene, e il suo male. Possibile, che colà pure non vi sia da somministrargli di che trattenere i suoi leggitori senza funestarli? D’Affittar. Ad uso di Avvocato, Interveniente, o Fisicale due Mezzadi in Primo Piano sopra Campo di S. Luca. Pagano annui Ducati 60. da L. 6:4 Chi li volesse, vada a parlar con la Signora Abitante nella Casa in detto Campo alla Porta fra il Sealetter, e Sartor. Avviso. In Verona sul Corso in vicinanza alle Piazze, nel sito volgarmente chiamato dalla Signora Antonia dalla Acque, abitano Luigi, e Fratello Besutti, quali sono possessori di quattro Camere, e Sala nobilmente fornite per alloggiare Signori Forastieri, come pure altre Camere fornite per uso della Servitù, e Sottocoperto per Carrozze. Si accorderà l’Alloggio di dette Abitazioni a discretissimo prezzo, compresso Letti con Biancheria. Vi sarà anco apparecchio per Tavola, e comodo di chi lo bramasse. Qualunque Concorrente può assicurarsi, che sarà civilmente servito, e contento. Delitti. In questa Contrada di San Lio la sera dello scorso Lunedì una di quelle Femmine, che vanno sole la notte piantò uno stilo nel cuore a certo Fri-tellajo di Castello, e cader morto lo fece. Qualunque sia stato l’insulto da Lei ricevuto la vendetta fu molto barbara. Non è questo il primo esempio della donnesca fierezza, e dovrebbe insegnare alla Plebe ad esser meno insolente col volgo, e la feccia d’un sesso, che non sempre, nè totalmente ha ribrezzo a simili delitti. 4 Estraordinarj alla Cancelleria Ducale eletti dall’Eccelso Consiglio di X nella Sessione dello scorso Lunedì. Antonio Pietro Morelli 6. – 10. Michiel Zorzi detto Papadopoli 7. – 9. Giulio Cesare Alberti 10. – 6. + così anche in riballottazione. Giambatista Sanfermo 7. – 9. Ferdinando Crivelli 8. – 8. Gianadrea Rubi 12. – 4. + Girolamo Caotorta 7. – 9. Benedetto Pagan 11. – 5. + Giovanni Stae 10. – 6. in riballottazione 8. – 8. Giambat. Zocchi 5. – 11. Giambat. Angeli 6. – 10. Lorenzo Agazzi 7. – 9. Pietro Perazzo 7. – 9. Francesco Zon 10. – 6. in riballottazione 11. – 5. + Nicolò Nerini 6. – 10. Giuseppe Crucis. 8. – 8. Tommaso Tasca 6. – 10. Giuseppe Viola 7. – 9. Riceviamo una terza Lettera di Brescia in data degli 8. Confermarsi in essa l’assalto del Venerdì, e si nomina l’assalito Sig. Capretti a cui rubate furono anche le fibbie, oltre l’orologio, l’anello, il denaro, ed il fazzoletto, secondo quest’ultima relazione. Abbiamo respirato trovandovi in essa queste parole. Oggi vi sarà gran gala con un corso di carrozze magnifiche, gran lusso in ogni genere & c. Non doveva stupire lo scrittore di questo Foglio al ritrovare nelle nostre stampe delle relazioni che si contraddicono. Protestammo da lungo tempo di ammettere in ogni materia il prò e il contra in segno d’imparzialità, e per lasciar decidere le cause a’giudici competenti. Rappresentazioni per questa sera. a S. Gio: Grisostomo Ferdinando Cortes conquistatore Messico. a S. Angelo Replica del Pittore Naturalista a S. Luca Replica del D. Gusmano