Mercordì 28. Gennaro 1789.
Quindi risultando, come si è
pienamente dimostrato dalla riflessibile differenza dell’intrinseco
al numerario la effettiva fraude, e cadendo questa tutta a peso, ed
aggravio della Nazione, e dello Stato per solo effetto della
punibile malizia, ed avidità de’Monetarj Monopolisti: così per far
argine a tal odioso tentativo, si fà pubblicamente intendere, e
sapere, che siano, e s’intendino banditi li suddetti Quarti di Pezza
di Spagna da ogni Commutazione, e Commerzio nello Stato, e che
giorni otto dopo la Pubblicazione del presente Proclama sarà
soggetto all’Inquisizione più rigorosa, e alle pene prescritte
contro li Trasgressori tanto quello, che li spendesse, quanto
l’altro, che li ricevesse, e molto più severamente chi fosse
scoperto esserne l’Introduttore sotto pretesto di qualsivoglia
Causa, e in qualunque maniera.
Al caso di fermo delle Monete suddette, dovranno tosto esser trasmesse a questo Inquisitorato, per farne eseguire la fondita, e dal netto ritratto delle stesse, sarà la metà data al Denunziante, e l’altra metà al Pubblico Rappresentante del Luoco, ove succedesse il fermo stesso, per disponerla a supplimento delle Spese, che per tal causa avesse abbisognato.
Il presente approvato, che sia dall’Eccellentissimo Senato, sarà stampato, pubblicato, e diffuso per la sua esecuzione, e spedito alli N.N. H.H. Rappresentanti della Terra Ferma per l’effetto stesso.
Data dall’Inquisitorato sopra Ori, e Monete li 20. Decembre 1788.
(Niccolò Michiel Inquisitor.
Zuanne Filippi Segr.
Approvato con Decreto dell’Eccellentissimo Senato.
Addì 22. Gennaro 1788.
Pubblicato sopra le Scale di S. Marco, e di Rialto, per Gio: Battista Pace Comandador Pubblico.
24 corrente.
Prov. all’Adice.
s. Zuanne
Falier.
25. detto.
Capit. della Cittadella di Corfù c. p. dura m. 24. elez. detto Scrutinio conferm. dal M. C.
s. Gir. Nad.
Contarini qu. Alv.
Finisce s. Leonardo
Pisani di s. Ant.
Pod. a Rovigno dura m. 16.
s. Antonio
Riva qu. Zuanne.
F. s. Alv. Corner qu. Z. Bat.
Cam. a Vicenza m. 16.
s. Leonardo
Riva di s. Barbarigo.
F. s. Is. Riva di s. Barbarigo.
Offiz. al Sopra Gastaldo.
s. Alv. Zen
di s. Defendi.
F. s. Pietro
Dom. Contarini qu.
Carlo.
Offiz. al Formento a S. Marco.
s. Girolamo
Balbi qu. Ant.
Luogo di s. Pietro Ant. Bembo el Prov. a Maran.
Offiz. alla Ternaria Nuova.
s. Ang. Riva
qu. Zuanne.
F. s. Nic. Riz. Badoer di s. Riz.
Visdomino alla Tana.
s. Zuan
Foscarini qu. Franc. Ant.
F. s. Ger. M.
Sagredo di s. Z. B.
Prov. al Sal.
s. Marco
Corner qu. And.
F. s. Gasparo
Moro qu. Franc.
Offiz. al Dazio del Vino.
s. Franc. Alv. Corner qu. Marc’Ant.
F. s. Bernardo
Bembo.
Prov. alla Pace.
s. Dom. Moro
qu. Gasp.
F. s. Vic. Bembo qu. Fer.
Abitatore d’una Città di Terraferma le cui porte chiudonsi metodicamente la notte a buonissima ora, un Giovine che non è mai stato a Venezia, e probabilmente non ci verrà mai, scrivendo ad un suo Amico dimorante da qualch’anno in questa Città, si stupisce altamente che non essendo circondata di mura, non avendo porte, nè sentinelle, possiamo la notte dormire i nostri sonni tranquilli, senza che il timore li agiti o rompa.
S’egli riflettesse, che in questa popolata Capitale commettonsi ordinariamente meno delitti in un anno, che talvolta in un mese nella sua Patria, benchè Città di Provincia, cesserebbe la sua meraviglia, e dormirebbe più tranquillo trà noi, in seno d’una sicura Libertà, che all’ombra de’Patrj Lari mal difesi da forti mura, e da veglianti milizie.
Ma s’egli preferisce il piacere di star ben chiuso a quello di respirare un’aria di libertà sì comune al genere umano, anzi questo non è nemmeno conosciuto da lui, lo consigliamo a passare a Ginevra, e fissare colà il suo soggiorno, che avrà la maggiore soddisfazione conveniente al suo genio.
de
Villette in una sua Lettera a Voltaire parla con del calore su questo
proposito.
Allorch’jeri voleva (egli dice) uscir di Ginevra
alle cinque del dopo pranzo, trovai chiuse le porte, e sì
chiuse, che il Re di Francia non avrebbe potuto entrarvi.
Bisogna convenire che questo civil governo abbia della
stupidezza, e della barbarie. Io non intendo come degli uomini
sì fastosi della loro libertà acconsentino a passare tre quarti
del giorno serrati da’catenaccj e mi si riaccende lo sdegno al
rammentare quel tratto compassionevole, che voi raccontato
m’avete colle lagrime agli occhi; quella povera Madre che arriva
un minuto più tardi su’ponti, che supplica ginocchioni di
lasciarla entrare per allattar il suo bambino da lei lasciato in
Città, e che passata avendo la notte lamentandosi alla porta,
ritrovò la mattina appena estinto all’avvicinarsegli, il frutto
delle sue viscere.
Signor Gazzettiere Stimatissimo.
Brescia li 22. del 1789.
Udiste mai contesa veruna quaggiù in
Terra seguita tra gli Angiolo Custodi? Noi certamente siano al
fatto di sentirne una la quale dovrà esser probabilmente decisa
da questa sapientissima Carica. La Scola degli Angioli Custodi,
che si onorano in questa Chiesa di San Giuseppe de’P. P. Minori
osservanti impedir vuote all’altra Scola degli Angeli, che si
venerano nella Prepositurale di S. Lorenzo di solennizzarsi la
loro Festa nella Domenica medesima, ch’essi pure vengono
festeggiati in San Giuseppe. Sembrerà a voi esser questa forse
una ideale impostura, eppure ella è cosa certa, e notoria a
tutta la Città, che se ne prende ormai trastullo, epperciò degna
anco da riferirsi.
Eccovi ad’un dispresso lo stato della cosa,
lasciando l’arbitrio di schiarirla meglio a chi ne fosse
maggiormente informato.
Nell’una e l’altra delle due sunnominate Chiese tra
le altre da molti anni in qua vien solennizzata la Festa degli
Angioli Custodi, ed in ciascuna di esse evvi una pia unione di
Divoti, che suppliscono alle spese occorrenti. Accade in
quest’anno la combinazione, e forse per maggior loro comodo, che
anco da quei di S. Lorenzo sia stata scelta, e fissata la
giornata stessa per fare tal funzione, in cui sono soliti
solennizzarla a tal uopo quei di S. Giuseppe. Sentire mò che
quei benedetti P. P. pretendon essi d’avere il jus privativo in
tale giornata, e nessun’altra Chiesa possa solennizzare gli
Angioli Custodi fuorchè la sua? Tanto essi sono persuasi, che
dopo avere posto sottosopra tutta la Città, trovandosi
nell’impossibilità di sortirne altrimenti sono ricorsi
all’Eccellentissima Carica caldamente raccomandandole la causa
per essi loro troppo importante. Citato pertanto il Direttore
della Angelica Fraglia Laurenziana, che suppongo il
Reverendissimo Prevosto di detta Chiesa, nel difendersi con ogni
modestia possibile, con altrettanto di energia protestò non
poter egli impedire ai P. P. Minori di fare qualunque funzione
nella loro Chiesa quando più a loro piacesse, ma credersi in
libertà anch’egli di fare lo stesso nella sua Parrocchiale in
quei giorni che sono permessi. Per quanto sentesi la Sentenza è
ancor sospesa: sicchè ognuno ne attende la sospirata decisione.
Io per me non so trovar vera divozione in quelle
funzioni, che d’ordinario altro scopo non anno, che
l’ostentazione accompagnata sempre da qualche puntiglio.
Altrettanto affirmeranno, e
più ancora tutti quegli che saggiamente, e da veri
Cattolici pensano in proposito di certe pompose feste che si
veggono. Egli è certo però, che gli fautori di esse saranno
premiati da Dio, nella guisa promessagli: sicut fecerunt
& ut viderentur ab ho minibus ita receperunt mercedem suam; e rimarrando colel mano vuote.
Martedì sera 20. Gennaro alle ore due circa di notte nel cadere
una muraglia d’una certa Casetta situata nel Trasandello
dell’Auqila nera in vicinanza alla fontana de’Grumelli
diroccarono successivamente anche tutti gli pavimenti dei
diversi ordini in detta Casa, sotto le cui rovine non rimase
estinta che un’infelice Donna Moglie d’un Servidore di
quest’Offizio delle Vettovaglie. Diverse persone d’ogni età e
sesso in essa Casa affittuali sarebbero rimaste vittime, se per
voler del Cielo, non si fossero a tempo poste in salvo. La
povera Donna non ebbe il tempo, perchè nell’atto, che uscir
voleva dell’uscio le cadde sulla testa la superiore Scala, e
dovette rimaner schiacciata sul colpo.
Non è questa la sola mal sicura Casa, che in
Brescia vi sia, perchè se ne contano molte decine a colpo
d’occhio. Alle volte l’impotenza, ma per lo più l’avarizia
de’proprietari delle medesime fa sì, ch’essi chiudano l’orecchio
alle continue istanze de’poveri affittuarj, i quali oltre il
soffrire diversi incomodi, vivono anco con un continuo timore,
per vedersi sempre esposti alla sorte colla loro vita. Parlando
d’Avari, proprietarj di fabbriche in specie io sarei persuaso
benissimo, che certiuni, piuttostochè spendere qualche cosa in
ristaurare dove occorre soffrirebbero di rimaner ach’essi sotto
le rovine delle medesime. Se sapeste quanto poi si torce il loro
collo, quando vengono burlati coll’affitto da qualche birbante,
e quì d’ordinario affittano costoro, voi nol credereste …..
Pensano tuttaltro, che a conchiudere essere il Demonio in
allora, che viene da essi loro a prendere la sua Decima
giustamente dovutagli. Volesse il Cielo però, che pentiti
costoro dell’abituato lor vizio si contentassero d’un onesto
frutto sul loro capitale, e conto si facessero soltanto di
oneste persone affittuarie, per quindi godere un po’di quiete
spirituale, e temporale. Sono pertanto
Di voi Sig. Gazzettiere Stimatissimo
Vostro costante
Amico.
N. N.
In data degli 11. Giugno 1788.
Esco dal Palazzo Reale, ove hò veduto una
bellissima piccola Creatura, e resto attonito, che nel vostro
Giornale non ne abbiate fatto, un particolare ricordo.
Questi è un
Nano della più piccola, ma nel tempo stesso della bella specie
nominato Akenheil. È nato in Germania da
Padre, e Madre di Statura ordinaria. I suoi Fratelli, e Sorelle
al numero di cinque, o sei sono tutti di statura grande, ed esso
non ostante che abbi compiti
li anni 13 non è alto più di 28 pollici. Bèbè Nano del fù Re Stanislao era dell’altezza di 33. Viene
assicurato, che Akenheil non ha cresciuto
dopo i cinque anni. Io non credo, che dopo Borovilaski Gentiluomo Polacco nato l’anno 1738 la di cui
altezza era egualmente di 28 pollici, e che era così vivace e
ben fatto, non non si abbi veduto niente di più straordinario ed
interessante in tal genere.
I Nani sono ordinariamente della specie di piccoli
Mostri in disgrazia della natura, tanto nel morale, che nel
fisico. Sono quasi tutti mal fatti, mal proporzionati, e qualche
volta totalmente stupidi. Anno essi una testa enorme, il busto
corto, e grosso, le gambe, e le coscie non ben diritte.
Akenheil e tutto affatto diverso. Questi è un
Ragazzo vivace, spiritoso, ben fatto nella sua piccolezza, e di
civili e graziose manierne.
Il suo corpo è perfettamente dritto, la sua Testa,
il suo Busto, le sue Braccia, le mani, le gambe i piedi tutto è
giustamente proporzionato. È alquanto grasso, ma è fatto a
dipingere. Questo Ragazzo mai hà sofferto malattie eccetto che
il Vajuolo. Gode la più perfetta sanità, beve, magia, dorme, e
fa esattamente tutte le sue fonzioni. È bello, vivace, e sempre
si move, curiosissimo tutto vuol vedere, vuole imparare tutto,
capisce, e si ricorda con gran facilità. Nato in mezzo d’una
Campagna di Parenti poveri, è rimasto senza educazione fino
all’età di 11. anni, dopo che in pochissimo tempo hà appreso le
Lingue Francese, e Italiana, e gli Elementi delle Geografia.
Canta, suona qualche aria sul Mandolino, gioca i bussolotti, e
batte il Tamburro con una forza niente inferiore ad un uomo
grande. Esso è fatto
per interessare assai più li Professori di Fisica, e di Storia
Naturale, che tutti coloro che concorrono a vederlo per mera
curiosità. Sono &c.
Nell’anno scorso furono in questa Città fabbricate nove Statue di
naturale grandezza, di materia mista imitante la carne umana, le
quali rappresentano la tragica morte di Didone. Le navi fuggitive d’Enea che in lontananza si
vedono; il Rogo su cui son poste l’armi, le spoglie, e l’immagine
d’esso lui; la disperazione espressa in Anna
Sorella della sventurata Regina; la confusione dolente in Barce vecchia Nutrice di Sicheo, le quali unitamente ad alcune Damigelle assistono
alla spaventevole esecuzione; la maestosa discesa d’Iride mandata da Giunone a recidere il crine della spirante Sovrana di
Tiro, formano uno Spettacolo degno dell’osservazione de’giusti
estimatori delle cose.
Tanto è detto in un Avviso stampa la cui ben conceputa, e corretta descrizione servir potrebbe di norma a’Manifesti de’nostri Roscj moderni.
Il Casotto, che contiene quest’Opera è trà le Colonne di S. Marco. L’entrata per i primi posti costa Soldi 5 per i secondi in migliori siti 10. Si fà vedere dalle ore 18 fino alle 2 della notte.
È stata ritrovata, il giorno terzo del corrente Gennaro, nella Chiesa Ducale di San Marco una Reliquia della Santa Croce, in una custodia d’Argento. A chi la perdette verrà restituita dai Sagrestani della Chiesa medesima, quando ne vengano lor dato gli evidenti contrassegni.
La sera del Lunedì p. p. si fece l’ultima recita a S.
Benedetto del Dramma intitolato Arsace. Fu
numeroso il concorso, Il Signor Senesino
replicò, come nelle recite precedenti, il suo Rondeau nell’Atto secondo per cui ottenne gli universali
sinceri, e giustissimi applausi. Fu quella la situazione, che gustar
fece all’Udienza la melodia del suo canto, la perfetta intonazione
della sua voce, e che impose silenzio.
S’ebbe per il primo Ballo l’attenzione istessa, che accompagnò il
corso delle sue rappresentazioni, e dopo il suo fine ricevette i
soliti onori il suo Compositore, e gli esecutori primarj del
medesimo, chiamati fuori da un esulante consenso a sentir ratificata
da mani e voci l’approvazione delle loro grate fatiche. Senza fare
un esame analittico all’invenzione del Sig. Clerico, ma parlando soltanto dell’arte con cui ha posto
in varj ben disegnati movimenti le sue figure, e del ballabile che
vi ha tratto tratto introdotto, per iscansare il pericolo della noja
d’una lunga pantomima, confessare si deve che fu il suo lavoro molto
studiato, faticoso, e degno del felice destino, che compensò i suoi
sudori. Senza pregiudizio del suo merito accordare però si deve,
ch’hanno molto contribuito a metterlo nella più bella sua vista
delle scene superbe, un vestiario ricco e magnifico, decorazioni di
molta spesa, ed assai più un’abilissima Compagnia danzatrice,
particolarmente per l’inimitabile Mad. Baccelli il cui valor è superiore a ogni elogio, e per il
leggiadrissimo Sig. Angiolini. Questa Copis
dopo avere nel primo Ballo eseguita colla maggior bravura la sua
parte, formò le delizie del secondo con un Pasde-deux si gentile, ben ideato, eseguito con tanta
esattezza, d’una musica sì parlante, d’un carattere nella sua
semplicità così amabile, da meritar ogni sera un pieno Teatro
s’altro non ci fosse stato da vedere che quello. Il sommo pregio di
Mad. Baccelli è d’eseguire in Ballo le più
difficili operazioni con una disinvoltura, e una sicurezza che le
fan parer facili celandone la fatica. Questa è l’arte e dell’arte sì
rara nel a sua professione, che tanto cara la rende al Pubblico suo
ammiratore, e fa portar nelle colorate cocardes a tante e tante persone il segno d’un partito
ch’onora il merito eccelso.
Questa sera de’28 corrente si rappresenta per seconda Opera Rinaldo messa in Musica dallo stesso Maestro
che compose la prima Sig. Pietro
Guglielmi.
Il primo Ballo in quattro Atti ha per titolo li
Sacrifizj di Tauride Azione in cui son impiegati dieci
personaggj senza i Figuranti, e le Comparse.
Il secondo è intitolato Il Filosofo deriso.
A Sant’Angiolo fu posta in iscena Lunedì una Commedia non più
rappresentata I Matrimoni nati dall’accidente
ossia la forza della simpatia. Non ebbe neppur una replica.
Amico
Carissimo.
Crema 21. Gen. 1789.
„La lode fa l’effetto del vino: preso con moderazione
rallegra lo spirito, ed infonde coraggio; ma quando si beve con
intemperanza instupidisce, ed ubbriaca. Così nacque alla nostra
famosissima prima Donna, la quale ha tanto bevuto delle odi, che in
gran copia gli furono regalate, che rare volte canta, e fa disperare
non l’Impresario Belloni, non mai abbastanza
nominato, ma il Parea, il Pirottino, ed il Bonetti tutti tre
Milanesi, ai quali egli generosamente cesse questa lucrosissima
impresa. Dopo che questa Signorina ha letta la Gazzetta Urbana disse
fra sè: Dunque io sono una gran Donna,
l’Impresario mi ha tradita a darmi la tenue paga di 25.
Zecchini. Saprò bene rifarmi un’altra
volta. Diffatti lo stesso Belloni l’ha ricercata (per quello che dice la sua Sig.
Madre) per prima Donna seria nell’apertura del Teatro di Lodi, che
si farà quest’Agosto; ma gli domandò una somma tanto grande che
l’Impresario ha preso tempo a risponderle, volendo prima misurare la
grandezza del Teatro per vedere se quando fosse pieno ogni sera
bastar potesse il ricavato per formare la summa ricercata; e sono.
22. Gennaro 1788. M. V.
Non contempla espressamente lo Statuto di Padova il caso, in cui concorrano alla successione d’un Defonto intestato, solamente Femmine Collaterali, contempla però nella linea de’Trasversali le Sorelle, e le Figlie d’un Fratello del Defonto: ed a queste, ma non ad altre, accorda compartecipazione anche coi Maschj Agnati, fra i quali per altro ammette la prerogativa del grado. Parimenti il Diritto Veneto, attendibile ancora dai Padovani in mancanza di Leggi patrie, non contempla nella succession de’Collaterali il caso che concorrano sole Femmine: e in unione co’Maschj contempla le sole Sorelle; e queste ammette ugualmente alla successione, coi Fratelli nò, ma coi Nipoti nati da un Fratello premorto. Quantunque perciò espressamente non contemplato, pure da queste Leggi abbastanza chiaramente risulta la preferenza totale che dee godere la Sorella del Defonto, nel caso che vengano in sui confronto unicamente altre Femmine, differenti di grado; comechè pari d’agnazione e di sesso. Ecco perciò la ragione dell’amplissimo Spazzo di Laudo seguito nel caso Palmarini, che fu quello controverso nel presente Giudizio. In confronto della Signora Regina Palmarini Carcano Sorella del Defonto D. Bortolamio, della cui successione tratta vasi, pretendea di compartecipare la Signora Vittoria Palmarini Battistella Pronipote del Defonto, perchè Figlia d’un Figlio d’un Fratello del Defonto medesimo. Fu quindi, con totale esclusion della Pronipote, ammessa all’Eredità la sola Sorella, con uno Spazzo.
Quod Incid. 4. Quod. Laud. 18. N. S. O.
Avvocati al Taglio Eccellenti Rodella, e Co: Medin
Interv. Pellegrini.
Avvocati al Laudo Eccell. Orlandi, e Cantù. Interv. Capellari.
Addì detto. Mane alla Quar. C. V.
Con due Decreti dell’Ecc. Senato 31. Maggio, e 6. Giugno 1787. fu
accolto, ed approvato il Progetto di Antonio Tiozzo Individuo
Capomistro dell’Arte dei Battioro, Colori, e Stagnoli; che
richiese il diritto privativo di fabbricar, e vendere li due
generi Smariglio, e Spontia, necessarj alla lustratura degli
Specchj. Moventi d’una tal concessione furono la promessa
migliorazione della qualità di tai Generi; l’impegno che non
abbia mai a mancarne la quantità occorrente; il più discreto
prezzo promesso nella vendita degli stes-
L’Arte dei Battioro, Colori e Stagnoli, che da tempo immemorabile si trovava in possesso di fabbricar e vendere promiscuamente tai Generi, si stimò lesa ne’suoi diritti per l’esclusivo diritto concesso al Tiozzo cogli enunciati Decreti. Pensò quindi di presentarsi con supplica in Ecc. Pien. Collegio, implorando sui medesimi Ascolto, ovunque piaccia a Sua Serenità di demandarre le commissioni.
(Il resto Sabbato.
Il Signor Giuseppe
Ferrari attuale Maestro di Casa del
Dogado fu nominato da Sua Serenità alla vacante Carica di suo
Cavaliere.
Richiesti per qual ragione nello scorso Ordinario riferendo l’elezione del nuovo Piovano di S. M. Formosa non s’è posta ancora la ballottazione, come nelle occasioni passate, rispondiamo che non lo sapevamo allora colla sicurezza, ch’abbiamo avuta dappoi.
Per il M. R. Arrigoni rimasto,
voti di sì 145. di nò 98.
Per il M. R. Filosi di sì 126.
di nò 117.
Sabbato sarà li 31. corrente, alle ore 22. prenderà in privato modo il Possesso della conferitagli dignità il Piovano di S. Sofia eletto ne’prossimi scorsi giorni. Sarà stampata nel Foglio venturo la Serie di tutti quelli, che successivamente occuparono Piovanato di questa Parrocchia.
Meleagro Favola Tragica messa in
iscena per la prima volta la sera dello scorso p. Lunedì,
Composizione del Sig. Gaetano Fiorio
gradita ed applaudita dal Pubblico. La Signora Battaglia recita in essa con quel valore, che la
distingue nelle Parti, che le convengono. Sono queste,
informazioni da noi ricevute.
Replica del Cattarino Bocchese Todorich. Nelle adunanze, e ne’Caffè non si fa che
dirne male ma si replica con gran concorso. Per il Popolo un
Dalmatino, che ammazzi de’Turchi, una battaglia in cui bene o
male si meni le mani, è sempre uni Spettacolo di buona riuscita
da far fronte a tutti i Precetti d’Aristotile, e d’Orazio, e da
trionfare delle Regole, e del buon gusto. Se consideriamo il
Teatro come una bottega aperta all’interesse de’Comici
consoliamoci di questo avvenimenti; ma se vediamo in esso una
Scuola di costumi profanata dalle moderne poetiche mostruosità,
ch’or ora dalle Scene hanno estinta sin la memoria della
Goldoniana Riforma a cui non mancherà però l’immortalità delle
stampe, non cessiamo, benchè inutilmente, di compiangere la
popolare ignoranza, e di condannar chi ne abusa per suo
profitto, e per quello delle Comiche Compagnie.
L’Amore per la prima volta
innamorato ossia la forza della Natura. Mai più
rappresentata.