Sabbato 21. Luglio 1787.
In relazione al Foglio del Giovine disperato, che si
lamentò con tanta veemenza, per non poter ritrovare un impiego da guadagnarsi il pane, riceviamo da
mano incognita la seguente
Quanto fui sensibile al leggere nella Gazzetta Urbana degli undici
corrente le lamentazioni d’un infelice, che pieno di buona voglia s’adattarebbe a qualunque onesto
incarico per sussistere. Tutte le sue diligenze non hanno potuto fargli nulla ottenere.
O, qualunque voi siate, essere sventurato, e degno di pietà, e di soccorso,
abbandonate ogni speranza di ritrovarlo, se vi manco una bella Donna compiacente, che preghi per
voi, o la viltà di servire alle altrui passioni per aver bene. A vostra cognizione, chi scrive
ritrovasi nel vostro caso medesimo. Dio vi tenga pur lontano dalla risoluzione di saltare dal
Campanile di S. Marco, o dal Ponte di Rialto: ma se ciò avvenisse, allora sì che udirebbesi il
benestante, il negoziatore, il ricco, a protestare che preso al suo servizio v’avrebbe se non foste
stato sì pazzo da darvi la morte. Il bacchettone piangerebbe la perdita della vostr’anima, e per
suffragio della medesima darebbe in elemosina, quello ch’ora nega alla vostra fame. Possano i vostri
lamenti da’miei rinforzati, penetrar il cuore di qualche possidente benefico, e se non a me, almeno
giovare a voi, perché vi amo come compagno de’mali miei.
La compassione è bella e buona, ma il povero Giovine non sa d’essa che farne, e dimandò de’soccorsi. Egli s’imbarcò per Trieste, come sappiamo da un suo Biglietto, che per dovuti riguardi non possiamo stampare. Può darsi, che cambiando Cielo cangisi ancora la sua fortuna.
È vero pur troppo, che le labbra delle belle Donne hanno una vincitrice eloquenza per superare
tutti gli ostacoli, e far ottenere favori; com’è vero altresì, che i mezzi più agevoli per ottener
impieghi sono quelli di lenificare i vizj degli uomini. Nondimeno, lo soffra questo sconsolato, che
cerca di confortare l’altro, si trova assistenza anco senza i preghi delle Favorite, e
senz’abbassarsi ad azioni indegne. È difficile, non si nega, ma
Reggimento con pena, dura mesi 24., elez. dello Scrutinio
confermata dal M. C.
E. Zan Carlo Zorzi qu: Antonio, di S. Ternita.
Anco questo secondo esperimento fu senza effetto benché uno delli tre
Patrizj proposti per questo Magistrato nel giorno suddetto, avesse il vantaggio d’essere stato
nominato due volte.
E. Vicenzo Corner qu: Antonio, di S.
Gregerio.
E. Anzolo Barbaro di Agostin, di San
Moisè.
Nel Secolo XIII. fu destinata alla Nazione Alemanna, che stabilì il suo
commercio in questa Città, l’ampia e magnifica fabbrica che chiamasi Fontego de’Todeschi. Nel 1268.
il M. C. decretò che fossero eletti tre Patrizj sotto il titolo di Visdomini, i quali con due
Scrivani ed un Custode dovevano dimorare nel Fontico. Nel 1293. fu aggiunto dal M. C. un quarto
Visdomino ed un terzo Scrivano. Non molto tempo dappoi
il Doge, li Consiglieri, e i Capi della Quarantia, per Decreto dello stesso
M. C. riformarono il Capitolare di questa Magistratura, riducendo li Visdomini al N. di 3. com’erano prima: ma in appresso si elesse anco il quarto, come
presentemente accostumasi.
E. Emanuel Vic. Venier di Camillo, di S.
Martin.
Questa Magistratura composta di quattro Patrizj, riconosce la sua creazione
sino dall’anno 1259. Le sue originarie incombenze consistevano nell’imposizione ed esazione degli
aggravj d’ingresso e consumo dell’Oglio, Legna, e Grassina: e siccome in que’tempi tutti i Venditori di tali generi si chiamavan Ternieri, così il Magistrato a cui furono assoggettati denominato fu Ternaria. Ad esso, trà i capi di commercio accennati, era pure soggetto il sapone ed il ferro. Fu nominato Ternaria Vecchia, dopo la instituzione della Ternaria Nuova, di cui parleremo in
altro più opportuna occasione; necessario essendo d’aggiungere soltanto al già detto, che per la
formazione della nuova Magistratura la vecchia fu
privata della inspezione sulle merci prenominate, che vengono per la via di mare, restandole quella
su tali generi, che giungono alla Capitale dalla
Terra ferma. Li Nobili sì dell’una, che dell’atra, sono detti Visdomini.
E. Marco Alv. Contarini qu: Antonio, di S. Barnaba.
“In aggiunta ai quattro Nobili, che compongono la suddetta Magistratura Senatoria, di cui si dirà
in avvenire qualche cosa sulla sua origine, e facoltà, il Senato creò nell’anno 1480. Un Esattore per diminuire il peso delle gravi incombenze agli Patrizj, che la
coprivano.”
E. Polo Paruta qu: Lorenzo di San Pantalon.
E. Gasparo Moro Primo qu: Gasparo 2. di S. Fantin.
E. Gaetano Dolfin di Antonio dei Miracoli.
E. Alessandro Dolfin su di Cristoforo di S.
Agostin.
E. Anzolo Maria Zorzi qu: Pietro, a S. Barnaba.
Nel Sonetto dell’Alfieri
al numero tredici sulla cella del Petrarca nei Colli
Euganei, si nota che conviene fregiar le tombe ai Sovrani, e porre le gemme ove disdice l’alloro: ma
che per la Cameretta, che diede ricetto a questo grande uomo
Qui basta il nome di quel Dovo indegno.
Chi è questo divo indegno? Si dee crederlo Amore?
Se Amor, perché indegno?
Un altro Anonimo ci scrisse due righe sullo stesso proposito, ma
questo s’accorse, che in vece d’indegno, si deve leggere ingegno, e per accorgersene veramente non ci vuol molto, e capire che il Divo ingegno, e per accorgersene veramente non ci vuol molto, e capire che il Divo
ingegno è il Petrarca. Però quest’ultimo, che supplì
colla sua cognizione all’errore di stampa, rimprovera acremente la nostra disattenzione; ci esorta
ad adoperare gli occhiali: e mostra un alto stupore, che alla nostra diligenza sia sfuggito uno
sbaglio sì grosso. Se questo incognito avesse considerato, che ne’Libri delle più belle Edizioni,
sottoposte alle replicate correzioni, vi sono sempre degli errori di stampa, che sottraggonsi
all’occhio più acuto, non si farebbe tanta meraviglia, che se ne trovino in una Gazzetta, che
stampasi a precipizio. Né soltanto i sensi soggetti sono a non riconoscere i falli, ma gl’intelletti
anco i più aperti, e nelle più essenziali mancanze.
Il Ruscelli, che analizzò colla maggior attenzione, L’Orlando Furioso cento e tredici volte, come da lui stesso sappiamo, non s’accorse mai della
discordanza riconosciuta dal Pigna né versi seguenti
Che fusse culta in suo linguaggio io penso,
Et era nella nostra tale il senso.
In una Elegia del celebre Francesco
Zanotti v’era un verso difettoso d’un piede.
Cantandìque artem & studium numerorum
Né l’Autore, né il P. Bassani, che la esaminò, benché fosse
scrupoloso all’estremo, né il Pubblico, se ne avvidero mai. Il chiarissimo Volpi scoprì la mancanza e regolò il verso così:
Cantandique insignem artem &.
Con questi esempj mitigar si deve il rigore di chi non vuol perdonare un errore di
stampa a noi, che non siamo finalmente né Ruscelli, né Zanotti.
Ieri si celebrò la Festa di Santa Margherita Vergine e Martire nella Chiesa
Parrocchiale Collegiata di questa Città, posta nel Sestiero di Dorso Duro,
dedicata alla Santa suddetta. Fu essa fondata nell’anno 836. dal zelo religioso di Geminiano Busignaco, sotto il Dogado di Pietro Tradonico, e consecrata
da Mauro Piovano di essa Parrocchia, che passò poi al Vescovado di Castello
nell’anno 853, e che secondo il parere del Sansovino, era Figlio del mentovato fondatore. Aveva una
superba Cupola dorata cui sostenevano quattro colonne grandi di marmo orientale. Nel Secolo Decimo
Settimo, il tempo ridussela in uno stato da minacciare una rovinosa caduta, a cui riparò
opportunamente la pietà de’fedeli per opera de’quali venne riedificata, e alla sua perfezione
ridotta, com’esiste al presente, nell’anno 1647.
Si ha da un antichissimo documento, che appresso di questa Chiesa abitasse certa Bissina, una di quelle donne nominate Recluse perché
vivevano a Dio soltanto nel sito angusto, che si sceglievano per loro perpetua dimora. Coll’assenso
d’Angiolo Dolfin Vescovo di Castello, del Piovano, e de’Preti, si costruì
questa Femmina un ristrettissimo Romitaggio dal quale per un sentiero che a stento la lasciava
passare, portavasi alle sommità della Cupola summentovata ad ascoltare la Messa, e ad assistere agli
Uffizj Divini. Aveva in oltre la facoltà d’andare ogni anno nella Basilica di San Marco la notte
della vigilia dell’Ascensione, per acquistar l’Indulgenza.
L’Altar maggiore di questo Tempio, è bellissimo. Giuseppe Enzo, il Petrelli, il Tintoretto, Andrea Vicensino, Pietro Negri,
ed Antonio Zanchi, sono gli autori delle Pitture dalle quali è fregiato.
Nella vicina Scuola dei Varotari veggonsi due Quadri,
l’uno di Carletto figlio di Paolo Veronese, l’altro del Liberi. La medesima era una volta contigua all’antica chiesa de’Gesuiti, e in questo sito fu trasportata allorché fabbricossi la nuova. Li Pellicciaj sono
chiamati in questa Città Varotari dai Vari o Vaj le
cui bianche pelli del ventre quì diconsi Vari.
Anco questa Sagra fu celebrata con dell’allegrezza, e del chiasso, e la
precedente del Carmine non impedì agli abitatori della Contrada di far onore
alla loro Festa. Ci venne raccontato un anedotto, che in parte fa ridere, ed in parte fa
compassione.
Ma siccome può essere inventato, o alterato nelle circostanze: ed oltre a ciò contiene qualche
coserella, che dispiacerebbe agl’interlocutori della comica scena, quantunque nominati non
Abbiamo ricevuto jeri quattro Lettere, una di Treviso, l’altra di Padova, la terza da Verona e l’ultima dalla Mira.
Nella Prima si brama sapere da noi, o per il mezzo del nostro Foglio, come sia seguita la Riforma del Calendario, e tutto ciò che alla medesima appartiensi. Non avendo tempo, né luogo da poter soddisfare presentemente a tale richiesta, si riserbiamo ad altra occasione.
Nella seconda ricercasi come si avanzi il ristauro delle Pitture del Pubblico Palazzo Ducale; quali siano quelle già terminate; le altre che sono in lavoro, o disposte ad esservi messe: come pure il nome del Pittore incaricato di tale ristauramento. Questa dimanda previene, ma non fa nascere la nostra risoluzione, già presa da qualche tempo, d’occupare su questo Soggetto una parte del nostro Foglio.
Nella Terza siamo eccitati ad informare il Pubblico del Decreto di questo Eccellentissimo Senato,
per favorire il commercio di Cherson, il che si farà nella settimana ventura,
e si sarebbe fatto anco senza l’eccitamento avuto. Nell’ultima poi siamo rimproverati di non avere
ne’Foglj sinora stampati, parlato mai di baruffe, di ferite, d’omicidj. A noi parve bene di non
funestar i lettori colla storia degli umani delitti: e prescindendo dai gran casi soggetti ai Placiti, o succeduti a persone di qualità, siamo in ferma risoluzione di non
impiegare la penna in racconti disgustosi, e che ponno cagionarci delle inquietudini.
Sono giorni quindici, che quivi faccio dimora, e non si é stato il
caso di poter ritrovare impiego: jeri l’altro poi essendo su di ciò a discorso con alcuni miei amici
sui da essi consigliato portarmi da Lei, che suole mettere su le Gazzette tutti quei Giovani, i
quali mediante la loro abilità cercano impiegarsi, e per questo animato mi sono portarmi da Ella
mediante questa mia, pregandola di volersi prendere la briga segnarmi su le prenomate Gazzette, che
le sarò tenutissimo.
La mia abilità si è di poter dare Scuola dalla Gramatica fin’alla Teologia, o
pure andar in Casa di qualche Eccellentissima Famiglia per Secretario, per Scrivano, per Fattore, o
sotto Fattore; e non trovandosi alcuno di questi impieghi; occorrendo da poter servire mi accingerò
alla prova. Sapendo ancora far la barba, e pettinare. Del resto mi creda, e mi comandi.
La mia abitazione si è al Ponte de Dai in Corte Spinella.
Suo umiliss. ServoLuigi N. Siciliano.
Nella Speziaria da Medicine in Campo Marina all’Insegna della Sanità si vende la Pomata dei quattro Semi freddi maggiori.
La di lei manipolazione è perfettis-
Si vende in ragione di soldi dieci all’oncia in vasetti di vetro sugellati.
Vendesi ancora da lungo tempo le Balle così dette della Novizza, che
servon per imbianchire la carne.
Si vende in ragione di soldi sedici all’oncia.
Vengono ricercati le difetti delle due Opere qui sotto espresse per renderle perfezionate.
Della Storia di Milano di Bernardino Corio. Milano per Alessandro
Minuziano 1503. in folio. vi mancano il Frontispizio, ed il folio E.III che principia “Facendosi
queste cose Cremonesi ec.”
Delle memorie recondite di Vittorio Siri. Volume ottavo in Lione
appresso Anisson, e Posuel 1679. in quarto, vi manca il foglio C. 2. pag. 19. 20. 21. 22. che
principia “Che per rimovere ogni scrupolo. &.”
Chi è a portata di rendere queste due Opere perfezionate oppure, se non tutte due, una sola, potrà farlo sapere col mezzo di questa Gazzetta, avvisando il prezzo, che pretende, che essendo discreto ne verrà fatto l’acquisto.
Si esibiscono in vendita le seguenti Opere. Pontificale Romanum
Tomi 3. in folio legati in 2. Volumi, stampato in Roma nella Vaticana. Ultima edizione in bella
carta forte, copiosissima di superbi Rami; i due Volumi sono legati in Marrocchino rosso contornati
di fiori a oro, con stemma simile in mezzo, cui si potrebbero levare le insegne gentilizie, e
sostituirne dell’altre, con fogli dorati. Si lascierà per sei zecchini Veneti.
Antonii Francisci Gorii Thesaurus veterum Diptycorum Consularium, & Ecclesiasticorum tum ejusdem Auctoris cum aliorum lucubrationibus inlustratus. Opus posthumum accessere Jo: Bapt. Passerii in postremum additamenta, et in Tomos singulos prefationes.
Florentiae 1759. To. 3. in folio, carta imperiale con molti Rami, legati in cartone rustico. È opera non usata, e si lascierà al prezzo di 6. Zecchini Veneti.
Appartamento di Casa in soler in Campo a S.
Maria Mater Domini con comodo di riva, pozzo ec. Chi la desidera parli col
Marangon in detto Campo.
17. Luglio 1787.
Piel. Ss. Trinità, P. Giacomo Padoan Veneto, da Manfredonia con lana di puglia, e Libri.
Ad. Detto.
Checchia S. Giuseppe Cap. Marco Radoevich, Veneto da S. Maura, con sale.
Ad. Detto.
Brigantino Vergine della Guardia, Cap. Gio: Luigi Petit Francese, da Tripoli con cenere, gruppi e verghe d’oro, spugne, marrocchini, Siena, Basani e pennacchj.
Ad. 18. Detto.
Brigantino Daniel Cap. Antonio Bonicelli Veneto, da Marsiglia, con zuccari, vini, mandorle, e altre merci.
Ad. Detto.
Piel. Mad. di S. Marco Cap. Zorzi Lazzari, da Corinto con formaggio Moriotto.
Ad. 19. Detto.
Checchia la Costanza Cap. Domenico Ghelsich Veneto, da Londra con Terraglie, e Pipe, Birra & altro.
Ad. Detto.
Pinco Sacra Famiglia Cap. Bernardo Lucovich, da Corfù con Vallonia, Sem. di Lino, filadi, sangonie & altro.
Ad. Detto.
Polacca Mad. del Rosario Cap. Marco Lazzari, dal Zante, con oglio e formaggio.
Ad. Detto.
Piel. S. Antonio P. Gregorio Pincetich, da Liesina con tramessi e bagagli.
20. Luglio 1787.
Lione )
Parigi ) Cinquantasette e un ottavo.
Roma settantatrè e un ottavo.
Napoli cento e sedici e tre quanti.
Livorno cento e due e un ottavo.
Milano cento e cinquantadue e mezzo.
Genova novantuno.
Amsterdam novantatrè e tre quarti.
Londra cinquanta e tre quarti.
Augusta cento e tre.
Vienna cento e novantanove e mezzo.
Estrazione 21. Luglio 1787. In Venezia:
INTROITO.
Di Venezia L. 196068: 19.
Di Terra Ferma L. 131761: 13
sono D. 52875. gr. 22.
L. 327830: 12.
Numeri Estratti 68: 72: 2: 63: 17:
VINCITE.
Ambi con l’Augumento D. 15432.
Terni simili D. 17865.
Estratti 550.
D. 33847.
La ventura Estrazione sarà li 23. Agosto.
Qualità, e quantità de’Terni.
N. 2. da Duc. 1000.
N. 1. da Duc. 500.
N. 1. da Duc. 400.
N. 1. da Duc. 250.
N. 9. da Duc. 200.
N. 6. da Duc. 150.
N. 20. da Duc. 100.
N. 26. da Duc. 50.
N. 31. da Duc. 25.
N. 97.
Jeri 20. corrente si trattò una causa al Serenissimo Consiglio di 40. C. V. per un fideicom. formato da Pietro Magrè, nel suo Testamento 2. Ag. 1622.
Li N. N. H. H. Pietro e Vicenzo Scroffa dimandavano la metà della facoltà di detto Testatore, al Laudo, contro la N. D. Cont. Beatrice Pojana Erizzo al Taglio.
Al Taglio 19, al Laudo 8, n. s. 2.
Avv. al Taglio Tom. Gallino, e Stefano Stefani, Interruttore Faccini, Interv. Gio: Ant. Peretti. Al Laudo Co: Ces. Santonini e Ant. Orlandi. Interv. Pietro Antonini.
Essendo Mercordì venturo giorno festivo, il Colombani aprirà la sua Bottega nel dopo pranzo per servire i compratori di questa Gazzetta.
Il Signor Niccolò Zandinella.
Il Sig. Alessandro Mauro Pittore.
Dalla Stamperia Zerletti Venezia.