Num. 22
1788
Sabbato 15. Marzo 1788.
Fa sapere ed è per ordine
del Magistrato Eccellentissimo
dei V. Savj alla Mercanzia.
Avendo l’Eccellentissimo Senato col Decreto 27 Maggio 1786. incaricato il Magistrato nostro di far eseguire le più diligenti osservazioni e confronti per verificare l’effetto del Proclama, o sia Terminazione del giorno precedente in proposito dell’Estrazioni per Chiozza; sono gl’Illustrissimi, ed Eccellentissimi Signori V. Savj alla Mercanzia, mediante l’esecuzione prestata al Sovrano comando, venuti di rilevare, che per le discipline apposte dal Proclama, o sia Termin. medes. non si è conseguito l’effetto in essa contemplato. E però esecutivamente all’enunziato Decreto, sono devenuti all’estesa del presente Proclama.
I. Che le Merci, che a tenor delle Sovrane Leggi devon essere direttamente tradotte a questa Dominante, continuino a capitare in essa per dovere poi colla scorta delle Bollette da rilasciarsi Gratis dai rispettivi Officj esser estratte, e trasferite sul luogo.
II. Che negli officj delle rispettive Dogane ove occorresse, siano al sud. oggetto instituite le Bollette da rilasciarsi Gratis, c. f. instituendo contemporaneamente un Registro nel qual abbiasi ad esattamente descrivere di vola in volta quanto rispettivamente si estrae da Venezia per quella Comunità, con dichiarazione per altro, che per i Generi, che s’attrovano in presente abboccati, il rilascio di dette Bollette non abbia a verificarsi, che terminate le rispettive Condotte.
III. Che i frutti secchi, che per ispezial privilegio della Com. di Chiozza nella quantità inserviente al di lei consumo, godono l’esenzione del Dazio d’ingresso, possano a tenor delle Leggi essere direttamente, e liberam. tradotti in Chiozza, provenienti da mare quanto da altro luogo ed anche dalla Dominante esenti dal Dazio c. f.
IV. Che le Bollette Gratis, quali a tenor delle Sov. Deliberazioni
dell’Eccellentissimo Senato avranno ad essere rilasciate
dall’Officio della Dogana d’Uscita, ed altri Officj della Dominante
siano di color verde, e fattone
V. Resta ingionto l’ob. ai 4 Coad. dell’Of. Uscita Ord. di formar le Bol. predette, quali avranno ad essere per turno rilasciate, cioè un mese per cadauno, onde sia con equità distribuito il peso, e la risponsabilità.
VI. Che li frutti secchi proc. da mare per uso della detta Com. giunti ch’ivi siano, sarà debito de’Patr. di Barca, dietro alla loro presentaz. all’Of. di Sanità, e consegno di Manifesto sim. al presentato all’Of. di Sanità, e per quei frutti secchi, che ad uso c. f. fossero introdotti da qualunque altro luogo, sarà debito dell’introduttore di notificar in iscritto con suo giuram. al Deput. sud. la summa introd. e da dove sono stati estratti.
VII. Sarà esso Deput. munito da quest’Of. della Dogana d’Uscita, e da altri rispettivi Officj della Dom. di conveniente num. di Bol. d’ogni classe, delle quali avrà a rendere ai relativi Of. distinto conto, e colle quali dovrà scortare tutti i generi, o merci di qualunque sorte, niuna eccettuata, che fossero estratti da quella Com., per qualunque altro Luogo, nel qual incontro dovranno li Proprietarj quiditare nel Manifesto la quantità della roba che fosse per estraersi dalla Com. predetta.
VIII. In tal caso saranno soggetti i generi stessi al pagam. del Dazio Uscita, che dovrà esser esatto dal Dep. sud. a norma delle Leggi. E quanto alli frutti secchi avrà lo stesso Deput. ad esigere oltre il Daz. Usc. anche quello d’Ingresso a norma della cor. stamp. Tariffa 1751, e Leggi relative, le quali Bol. dovranno esser di color giallo; e tali pagam. rapporto ai frutti secchi, si dovranno esiger dal Deput. stesso sulla base non solo de’Proprietarj, che si presenteranno a ricercar la Bol. ma su quella ancora de’riscontri della quantità, e qualità de’generi stessi, che gli verranno esibiti dalli Pub. Fanti Pesadori dell’Of. de’Giustizieri, li quali già per il loro Of. devono pesare tutti i frutti secchi, che passano in consumo, e commercio, per cui già hanno un’utilità dalle Leggi stabilita.
IX. In forza di ciò saranno immancabilmente considerati come di contrab. tutti quei generi, che sog. a Bol. uscissero in commercio per qualsisia Luogo, e non fossero muniti della Bol. med. Sopra di che restano nuovam. incaricati della più esatta, e dilig. attenzione li rispettivi Ministri destinati a vegliare alla salvezza del pub. interesse.
X. Dovrà esso Deput. al Casello spedir mensualm. all’Of. della Pub.
Dog. d’Uscita in Ven. e ad altri rispet. Of. della Dom. una distinta
ed esatta nota de’generi estratti da Chiozza in Commercio per i
quali avrà dovuto rilasciare le rispet. Bol. ed insieme in confronto
di questi l’importare del Dazio riscosso colla detrazione d’uno per
cento, il qual sarà destinato per l’impiego ed opera, che avrà a
prestare, com’è stato stabilito dalla Pub. Autorità col Decr. 27
Maggio 1786. E sa-
XI. sarà in fine incombenza del Fed. Gov. prò tempore della Dog. d’Uscita sul fondam. delle carte, e riscontri indicati, l’estendere, e presentare di tre in tre mesi a questo Magistrato ed all’Inquisitore alle Dog. Mercantili un diligente Foglio comprensivo le Spediz. eseguite nel frattempo dalla Dom. per Chiozza, ed i generi estratti in Com. da quella Com. per qual. altro Luogo, colla descr. del Dazio sugli stessi riscosso, dal che poi verrà ad agevol. dedursi la qualità, e quantità passata in consumo di quella Popol. Riservandosi per fine la Pub. Autorità, salvi i Privil. della Com. di Chiozza, a norma della sua Costituzione, di aggiungere in avvenire sull’argomento quell’ulteriori providenze, e discipline, che fosse creduto convenirsi all’esigenza de’tempi, e delle circostanze.
Addì 14 Feb. 1787 approvata con Decr. dell’Eccell. Senato. Pubblicata il dì Primo Marzo 1788.
Ridete al caso strano, o faccie toste,
Non è delitto a corbellar un oste.
A certa
Osteria di questa Città sono capitati due Amici e compagni
Giovedì della settimana passata, e ordinarono un pranzo limitato
alla spesa di Lire cinque. Dopo ciò andarono non si sa dove, e
vi sono tornati all’ora prefissa. Furono serviti a dovere, e ad
ogni pietanza, ad ogni boccone parea che s’imbalsamassero, e
sentir facevano all’oste la loro approvazione, il quale se la
godeva, e sperava d’aver acquistato due buoni avventori. Finito
ch’ebbero di desinare scesero all’entrata dell’Osteria, portar
si fecero un’altra misura di vino, che fu posta sopra una
tavola, tra due gotti lavati, e allora dissero all’oste
mostrando ambidue le L. 5 che tenevano in mano: uno di noi ha da
pagar tutto, l’altro anderà esente quando giunga primo a quel
Capitello (cento passi fuori dell’osteria) e voi dovete far il
piacere di dirigere questa corsa alle mosse. Accettò egli di
buon grado l’impegno, gli Amici bevettero la metà del vino
recato alla sua salute, poi guidati da lui uscirono in istrada,
e si misero alla linea ch’egli segnata aveva con una bacchetta
sul polveroso terreno. A quel segno l’attento regolatore
maneggiò, contorse, e dispose sì bene gli analoghi atteggiamenti
de’due cursori, che parevano corpo ed ombra, poi si mise dietro
di loro e tenendo le mani una sulla destra, e l’altra sulla
sinistra spalla di essi non vi movete, disse, s’io non grido:
Andè. Stettero immobili sinché altamente
suonò questa voce, e all’udirla si sciolsero come due Barbari
Corridori, e per sessanta passi di strada tennero la vittoria
indecisa, per la cui eguaglianza di velocità l’oste si sfiatava
gridando bravi, e battendo fortemente le mani. A tale distanza
essi si rivolsero verso di lui, gli fecero un baciamano, poi
ripresero la loro corsa che non s’arrestò alla meta segnata ma
continuò sinché l’oste li ebbe perduti di vista. Egli restò come
un uomo di gesso, e della burla troppo tardi s’accorse. Cercò
d’occultarla per non essere deriso, perché vantasi molto
accorto, e si vergogna che colore gliel’ abbiano ficcata sì
bene; ma il caso avvenne di
giorno, in istrada, alla presenza di testimonj, e piuttosto che
arrossire d’essere stato trappolato sì ingegnosamente,
confessare dovrebbe, che alla seduzione di certi ritrovamenti
cede anche la medesima furberia.
Padova li 9. Marzo 1788.
Ristretto della Scrittura Veneta
Società d’Assicuratori
fermata li 28 dello scorso Febbrajo.
Gl’ infrascritti venti Signori Negozianti, ed Assicuratori, sonosi congiunti formando una Compagnia di Sicurtà sotto le condizioni seguenti.
I. La sua dita Veneta Società di Assicuratori.
Principierà Primo Aprile p. v. e durerà per anni sei.
II. Il Capitale sarà di Duc. cor. 200 ma. obbligandosi ogni Azionario per 10 ma. de’quali entro la metà del p. v. Marzo sarà nel Pub. B. G. scritto il 25 per cento alla dita sud. per il restante 75 per cento sarà ciascuno d’essi obbligato all’esborso in tutto, o vero in parte entro 2 mesi dal dì che gliene sarà data notizia da chi averà la direzione; e quello che mancasse al pagamento decaderà da ogni azione colla perdita di quanto avesse sborsato, assumendo gli altri Socj di supplire al difetto, ed in proporzione verificare la risponsabilità dell’intero capitale di Duc. 200 ma. né per ciò chi mancasse sarà sciolto dall’obbligo di supplire, in caso di danno, a quella porzione, che a lui toccasse.
III. Eseguito il pagam. del 25 per cento, dovrà esser fatta l’unione de’Socj ed a bossoli e ballotte eleggersi 6 direttori, 2 col titolo di Cassieri, due con quello di Deputati alla deffinizione degli affari, e gli altri 2 di Firmatori.
Li Cassieri, e Deputati dovrano respettivamente permanere per anni 2, a condizione che uno per cadauna di dette due ispezioni, che sarà quello che avrà avuti minori voti, abbia a dimetter il suo incarico al terminar del primo anno, ed in loro vece subentreranno altri 2, che saranno eletti nella Riduzione, e questi continueranno per l’intero corso d’anni 2.
Li Firmatori continuar dovranno il loro uffizio per un sol anno, con dichiarazione, che anche per questi nella prima Riduzione sarà eletto alla detta ispezione un altro degli Assocciati, che subentrerà in capo alli 6 mesi del primo anno, il quale durerà un anno intiero, sortirà quello che avrà avuti minori voti, oggetto essendo della Società, che rimaner debba sempre nelle deputazioni uno de’vecchj, ed uno de’nuovi per il miglior servizio della medesima.
Non potrà essere ballottato nello stesso uffizio di direzione quello, che sostenuto l’avesse, se non dopo che tutti gli Azionarj si fossero nella stessa deputazione impiegati.
IV. Li Cassieri raccoglieranno tutti gli esborsi de’Socj, Premj, &c. e pagheranno spese, e danni con un ordine firmato dalli Deputati, disporranno del denaro entrato in B. G. con preciso debito di passare in esso a credito della Società ogni somma che arrivi a lire cento di Banco.
Avranno facoltà di far ogni Tocco di sicurtà marittima, terrestre, di vita; non oltrepassando mai nelle assicurazioni a mese il periodo di 12, e vietandosi soltanto le Assic. per l’Indie Orientali. Non eccederà il loro Tocco la summa di Duc. 20 ma. cor. per li viaggi di Levante e Ponente di qua dallo Stretto, e sino a Lisbona; di 10 ma. per quei di Ponente di là dello Stretto, e di 5 m. a per il Baltico, e viaggi d’America. Verificandosi però talvolta una maggior somma toccata dalle somme limitate, resterà la Società risponsabile per quel di più che realizzato si trovasse da’Tocchi.
In caso di malattia, o altro impedimento d’alcuno de’Firmatori, potrà sostituirsi uno de’Cassieri, o de’Deputati.
Nel tempo li Sig. Associati saranno in uffizio di Firmatori non potranno far alcun Tocco di sicurtà per le loro specialità, né sotto il proprio o altrui nome aver interesse alcuno d’Assicurazioni.
Il resto Mercordì p. v.
Modesto Fenzo Stampatore in Venezia ha posto sotto ai suoi Torchj un’Operetta atta a dilettare utilmente, e a edificare lo spirito di chi vorrà leggerla.
Consiste questa in un Istoria graziosa, instruttiva, e singolarissima
di un tal Monsieur Pompeo Brankvill, esposta
sotto il ben appropriatole nome del Comune
Disinganno, perché valevole a disingannare l’Uomo in tanti
famigliari suoi pregiudizj.
L’Editore mosso dalle istanze di non pochi sensati Soggetti a procurarsi l’Originale Manoscritto dal Nobile Signore Abate Gavard ec., Soggetto già cognito per altre sue Opere, ha altresì stabilito di non volere in questa Edizione risparmiare cosa veruna, che possa meritarsi l’approvazione, e la benevolenza del Pubblico, e perciò ne espone l’Associazione.
Tutta l’Opera sarà divisa in 4. volumetti, che saranno tascabili. Il primo, e secondo sono già sortiti; li altri successivamente saranno dispensati uno per ciaschedun Mese fino al suo intiero compimento. In Aprile cioè sarà dispensato il Terzo, e l’ultimo in Maggio.
Per li Signori Associati il prezzo sarà di soldi 30. da pagarsi al ricevimento di ciaschedun Tomo, che sarà legato in cartoncino bianco.
Le Associazioni si faranno alla Stamperia in Calle della Madonna a S. Angelo: oppure al Negozio del Sig. Pietro Savioni sul Ponte dei Berretteri.
Mercordì e Giovedì 12 e 13 cor.
Oratore il P. Pietro di Venezia
M. R.
Venerdì e Sabbato 14 e 15 cor.
Oratore il Rever. Canonico Biffis Priore.
In questo eccelso Tempio, che forse sull’antico disegno del
celebre Giorgio Spaventi riformato poi
dal solido genio del gran Tullio
Lombardo, a cui s’è unito quello di Jacopo Sansovino per renderlo, com’ è a parere di
molt’ intendenti, il più stimato e superbo di quanti ne abbiamo
in questa Città, si espone il Venerabile quattro volte all’anno,
due per li Canonici Regolari, che lo uffiziano, e due per la
Scuola del Ss. Sacramento. Da qualche giorno s’è compiuta
l’opera dell’interno rinnovato suo imbiancamento per cui
comparisce più bello.
Dom. Lunedì, e Martedì, 16, 17, e 18 cor.
Guardiano l’Illustr. Sig. Gius.
Rigamonti.
Oratori. La Domenica il M. R. P. Celestino di
S. Giuseppe Bolognese, Predicatore Quadragesimale,
Lunedì, e Martedì il M. R. P. . . . . . . . di S. Tom. d’Aquino
Milanese, compagno del Predicatore sud.
Domani 16 cor. sarà Domenica delle Palme nella Chiesa P. e C. di
San Simon Grande si espone una venerata
Reliquia d’alcune stille del Sangue Prezioso di G. C. Si ha per
tradizione, che sia una porzione di quello, che illeso rimase
trà le fiamme del fatale incendio, che consunse il Santuario
della Chiesa di S. Marco sotto il Dogado di Giacomo Tiepolo. Queste adorabili goccie avute in dono
dal Doge Renier Zeno furono poi dalli
discendenti di sua Famiglia abitante nella summentovata
Parrocchia donate alla Chiesa di essa, a condizione d’esporle
ogn’ anno nell’accennato giorno. Tale Reliquia si serba
all’Altare della B. V. del Rosario, in custodia di marmo con due
porticelle, e le chiavi sono affidate al Piovano pro tempore.
Ordine della Funzione.
Alle ore 16 circa preparasi una regolare distinta Processione coll’Aste, e Pennello della Scuola del Venerabile, Crocifisso, e torcie accese. Il Reverendissimo Piovano interviene in Piviale violato, col seguito del Primo e Secondo Prete, parati, e di altri due Titolati con cotta, e stola violata. Avvicinati al sud. Altare si cantano dalli Musici alcuni Versetti, indi uno de’Titolati leva dalla Custodia la Reliquia, che dopo breve adorazione ed incensamento viene consegnata nelle mani del Piovano, ed allora si stende la Processione, la quale fatto il giro del Campo grande, per la Porta maggiore rientra in Chiesa, nel cui mezzo ergesi un magnifico Palco illuminato d’intorno da otto grosse torcie, su cui si pone per tutto il resto del giorno all’adorazione de’Fedeli la preziosa Reliquia. Nel dopo pranzo l’Oratore Quaresimale fa la Predica, che corre in tal giorno, e finisce alle 23. Rinnovasi dappoi la Processione col giro stesso della mattina, e la funzione ha il suo termine con una solenne Benedizione.
Nella stessa Domenica S. S. scende nella Ducale Basilica alla
Processione, e alla Messa, e il dopo pranzo alla Predica, che
sarà detta quest’ anno dall’Oratore di S. Moisè M. R. P. Giordano Rossi, poi và a prendere le
consuete Indulgenze alla Pietà ed al Santo Sepolcro.
Nell’Eccellentissimo Collegio la mattina del giorno 7
del mese corrente fu innalzato al grado di Soprantendente
Generale della Cavalleria, con rango e prerogative di Brigadiere
con voti 19 e 6 il Nob. Sig. Conte Colonello Santonini in competenza degl’ Illustrissimi Sig.
Colonnelli Theri, Gregorina, e Carrara.
Se v’hà un Paese dove pubblicamente permettasi di fomentare il vizio, e dove un Gazzettiere non abbia riguardo di presentare alla discola Gioventù delle lezioni da ben dirigere i suoi furti amorosi, colà rivolgetevi, Signore, che la vostra relazione vedrà la luce, giacché in vece di cercar d’occultarla avete la smania di renderla nota a chi non sa nulla, e ci fate il torto di credere che sia a proposito per questo Foglio.
13 Corrente.
E. Zuanne Paruta.
E. Franc. Vendramin.
Capi dell’Ecc. Cons. di X.
per il mese corrente.
E. Agostino Barbarigo
E. Paolo Antonio Crotta
E. Ang. Maria Gabriel.
14 Marzo 1788.
Lione cinquantanove e un quarto.
Parigi cinquantotto e tre
quarti.
Roma sessantatre e tre ottavi.
Napoli cento e dicianove.
Livorno cento e due.
Milano cento e cinquantaquattro.
Genova novantadue e un quarto.
Amsterdam novantadue e sette
ottavi.
Londra centuno e un ottavo.
Augusta centuno e mezzo.
Vienna cento e novantadue e
mezzo.
Per Spalatro Antonio Grismondo tra giorni
15.
Per Cherso Matteo Fornarich tra giorni
15.
Per Po’ e Lombardia Battista Rossi tra un
mese.
Per Zara e Sebenico Pietro Menego tra
giorni 15.
Per Napoli e Livorno Antonio Pernisich tra
un mese.
Per Corfù e Zante Pietro Lipovas tra un
mese.
Per Roterdam Sust Cristenten tra un
mese.
Per Corfù Simon Bernetich tra un mese.
Per Lisbona Michele Bellucci tra un
mese.
Per Cadice, Marsiglia, e Genova, Domenico
Bonsignori ebbe proroga per un mese.
Per Cattaro Matteo Marchesini entro giorni
15.
Pe [sic] Costantinopoli Leon. Davanzo ebbe
proroga d’un mese.
Per Cipro e Alessandria Simon Budonich
ebbe proroga d’un mese.
Per Amburgo Sep. Ollosen tra un mese.
Una Casa grande alle Rive di Mestre in vicinanza del Teatro, che può servir di Casino di Compagnia paga all’anno Duc. 150.
Casa grande nuova in Contrada di San Giac.
dall’Orio in Ruga Vecchia
rimpetto alla Porta grande della Chiesa, con tutte le sue
comodità, riva, corte, 4 Magazzini, e consistente in 3
Appartamenti.
Chi la volesse tanto unita, che separata in appartamenti parli
col Signor Giovanni Bolis Mercante da
legname in Barbaria delle tole.
Magazzino sotto l’Eccellentissima Casa Sanudo a San Polo con due rive,
una particolare del Magaz. e l’altra comune in Corte di Cà Sanudo, con suolo di tavole rinnovato
in altezza per l’escrescenza dell’acqua salse.
Paga all’anno Duc. 40 da L. 6 : 4
Chi vi applicasse si porti a trattare in Cà
Sanudo.
Miser chi mal oprando si confida
Ch’ ognor star debba il malefizio
occulto . . .
Un uomo di campagna, che probabilmente si sarà
dirozzato nella Città, ha saputo in questa, due mesi sono,
truffare due orologj a due Orologiaj sotto le Procuratie
Vecchie, fingendosi appresso ambidue, il Servitore
de’proprietarj delli medesimi, e pagando il prezzo delle fatture
in essi fatte. Bisogna che costui sapesse molto bene operar il
male quando giunse a ficcarla alli nostri Bottegaj, che non
possiamo dir cucchi senza far loro una
spaccata ingiustizia. Egli passeggiava in Piazza Giovedì sera, e
fu riconosciuto da un tale, che si trovò presente quando il
secondo orologiajo rimase ingannato. Questi corse subito ad
avvisarlo onde uscito di bottega accoppiassi ad esso, e gli
riuscì di trovare il truffatore, a cui disse senza complimenti,
venite con me. Colui risposegli, mo che? mi conoscete? e l’Orologiajo
soggiunse sì certo. Quanto fu destro nel
commetter la colpa tanto fu stolido nell’andare incontro al
castigo. Seguì il bottegajo, entrò nella sua officina, e colà
preso alle strette in presenza di testimonj confessò il suo
delitto, e restituì l’orologio carpito, che seco aveva. Intanto
n’ebbe l’avviso l’altro orologiajo, che corse a sorprenderlo
anch’esso, ma non gli trovò il capo toltogli, e minacciollo di
darlo in mano de’birri. Spaventato il delinquente gli diede 3
zecchini che in borsa teneva, le fibbie d’argento, e il suo
nuovo gabbano, poi scortato da chi ebbe com. passione di lui se
ne andò per il ponte del Cavalletto, e
disperse la folla che raccolta s’era in quel sito a vederlo,
pena gravissima per chiunque non abbia una di quelle rare
fronti, che non arrossiscono mai.
Trovasi di passaggio in questa Città il giovine
Principe Galitzin, che dicesi sia diretto
in qualità di volontario all’Armata di S. M. L’Imperatore. È
alloggiato alla Locanda del Sig. Petrillo.
Il Signor Andrea Curz professore
di violino ed altri musicali strumenti, rapito quasi
instantaneamente da un colpo d’apoplesia, e compianto da
chiunque lo conosceva per la dolcezza del suo carattere, e per
l’onestà de’suoi sentimenti.