Num. 5 Antonio Piazza Moralische Wochenschriften Alexandra Fuchs Editor Timo Riegler Editor Julia Knittel Editor Kirsten Dickhaut Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 30.01.2015 o:mws.3200 Piazza, Antonio: Gazzetta veneta urbana. Venezia: Zerletti 1788, 33-40 Gazzetta urbana veneta 1 005 1788 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Theater Literatur Kunst Teatro Letteratura Arte Theatre Literature Arts Teatro Literatura Arte Théâtre Littérature Art Liebe Amore Love Amor Amour Italy 12.83333,42.83333

Num 5.

Mercordì 16. Gennajo 1788.

Sarebbe una pretensione inescusabile il credere, che quanto abbiamo detto, e diremo in risposta all’incognito Avversario de’ Teatri, possa servire per i Dotti, che leggono questo Foglio, i quali fanno meglio di noi tutto ciò che s’è riferito sull’ argomento, da cui è presentemente esercitata la nostra penna, e tutto quello che si ommise, per amore di brevità. Instrutti alle fonti del sapere essi d’uopo non hanno delle autorità riportate per decidere la questione. Sappiamo, che per renderle degne del loro compatimento, in riguardo alla situazione, all’ordine, alla disposizione delle cose, ci vorrebbe una maggior diligenza, una fatica più grande, un discernimento più fino; lo che devon essi esigere da un Foglio letterario, compilato da tre o quattro Scrittori, che dividonsi le materie, e soggetto a maturi riflessi prima d’esse abbandonato al torchio. Si dirà: Se così far non sapete, o non potete, meglio dunque è tacere, Signor Gazzettiere carissimo. Ma il Gazzettiere risponderebbe in tal caso, che il suo Foglio scritto non è per il Letterati; che siamo debitori Sapientibus & Insipientibus; ch’è meglio qualche cosa che niente, e che merita una benigna indulgenza ne’ suoi difetti, chi uscendo dal circolo della sua sfera ha in mira di dare varietà al suo lavoro, di metter il vero nella sua luce, di combatter gl’inganni attenendosi alle decisioni degli antichi Scrittori. Nella maggior parte de’testi citati ci ajutò la memoria, ed abbiamo lasciato di riportarne una quantità per non essere accusati di pedanteria. Certi Scartafaccj, che a poco a poco imbrattammo negli anni scorsi, ci servono spesso a ricorrere agli Autori di polso: ma non sempre troviamo ciò sappiamo d’aver copiato. Per ciò la memoria può averci ingannati, come fece nel passato Foglio ove accennando una Tragedia d’Euripide si errò nel titolo, che non è Aristide ma Palamede. In somma s’ha da prendere questo Foglio per quel che può essere; s’hanno a considerare certi discorsi di chi lo scrive come improvvisati ad un’ Adunanza: e se si trova qualche cosa d’erudizione computarla un soprappiù ch’ eccede il dovere, usar avarizia nel biasimo, e generosità nel perdono. Avrete voi questi sentimenti a ri-guardo nostro, stimatissimo Signor Incognito, dopo che alla vostra opinione ci siamo opposti diametralmente? C’è da temere. Si scorge dal tenore della Lettera che ci scriveste quanto siate irritato contro i Teatri, e quanto sia difficile il disingannarvi. A fronte di tutto quello, che dire potrebbesi contro il vostro parere, non s’è detto che poco pochissimo: pure bastar dovrebbe a convincervi che tanto sdegno contro i Teatri non è poi giusto. Abbiamo detto tanto perché in verità la coscienza non regge a sostenere che non meritino sdegno alcuno. L’avvilimento in cui presentemente langiuscono ha la sua sorgente in Italia dalla mancanza di Mecenati che incoraggiscano i talenti, li facciano sviluppare, e a nobili gare li destino. In questa bella Parte d’Europa non negò mai la Natura i suoi doni alle fantasie, agli intelletti. Spirò bensì cogli aurei Secoli de’ Medici, de’ Farnesi, de’ Gonzaga, de’ Leoni Decimi, il genio protettor delle Lettere, il gusto della vera magnificenza, e si chiuse l’asilo alle Muse, ed il ricovero alla virtù. Sorse in questa sua Patria uno de’più grand’uomini, ch’abbiano ultimamente onorato la Letteratura Italiana, Apostolo Zeno, e se il favore Cesareo non l’invitava a passar i monti, non avrebbe potuto nè formare il suo ricco Museo, nè ampliare la rara sua Biblioteca. Instancabile nello studio, immenso nell’erudizione, profondo ne’suoi giudizj, puro nello stile, esteso infinitamente nelle sue cognizioni, d’un carattere il più soave, d’ un’ anima delle più oneste, trovò al suo nascer l’Italia : : : : : Del non suo ferro cinta . . . . . . . . . . . .  Per servir sempre, o vincitrice, e vinta senza l’ombra nemmeno di quell’ antico splendore, che dall’ alto de’ troni suoi illuminava i sudati allori. Atto alle gran cose, come lo dimostrarono il suo Giornale de Letterati, le sue Dissertazioni Vossiane, le Annotazioni alla Biblioteca di Monsignor Fontanini, i suoi trattati Numismatici, e le tante Famigliari sue Lettere dove in bella gara campeggiano le qualità dell’ottimo Cittadino, la morale del Letterato Cristiano, il tenero amore di Fratello e di Figlio, colla più sana Dottrina, coll’eleganza più semplice, co’tesori della Sapienza sparsi quà e là senza sasto o jattanza; pure più per bisogno, che per genio, rivolse i suoi studj al Teatro, e senza far torto alla memoria de’Stampiglia, de’ Rinuccini, esso fu il primo che alla nostra Poesia Drammatica diede sistema, e dignità. La castigatezza de’suoi piani sarà sempre un modello a chi aspira all’immortalità della gloria poetica. I suoi Oratorj Sacri sono pezzi inestimabili ne’quali leggesi la divozione del suo cuore, l’intima persuasione della sua credenza. Vi sia pure, come dicesi, più arte che natura, è però vero, che la regolarità de’loro disegni, l’esattezza della lingua, la virilità dello stile, la convenienza della condotta, sono pregj che collocarono i Drammi suoi nelle Librerie de’ Dotti assicurandoli da’pericoli dell’ obblio. Per essi egli s’aprì la via alla Corte Imperiale di Carlo VI., e l’Italia rappresentava ne’suoi Teatri, particolarmente in quello a San Gio: Grisostomo di questa Città, allora de’più famosi che fosservi, le produzioni d’un uomo sì raro ch’ella avea dato, e ch’ebbe d’uopo della protezione d’un Principe straniero, non per arricchirsi, nè per vivere nella mollezza e nell’o-zio, ma per soddisfare quanto più poteva l’insaziabile sua avidità nel raccogliere le più antiche e stimate MedaglieEgli era sì intelligente, e versato nello studio della Numismatica, che da’ raccoglitori più illuminati gli venivano sempre delle ricerche per la spiegazione di qualche Leggenda, o per lo schiarimento di qualche punto d’ erudizione. A lui ricorrevasi come all’ Oracolo della materia. Il suo ricco e prezioso Museo fu da lui stesso venduto prima di tornare alla Patria. I suoi Libri si trovano nella Biblioteca de’P. P. Domenicani Gavotti sulle Zattere a’ quali egli li lasciò in Testamento. e nell’acquistare i più preziosi e ricercati Volumi. Pieno d’affetto per la sua Patria, troppo sensibile alla rigidezza del clima di Vienna per i frequenti gravissimi incomodi che lo molestavano, bisognevole di riposo nella fiacchezza dell’avanzata sua etade, ottenne il congedo suo sospirato, ed una pensione vitalizia dalla Corte Imperiale, e in questa Città dove nacque passò il resto de’giorni suoi, e li terminò con un dolce sonno, giacché tale può deffinirsi la morte del giusto. Quanto poco ei stimasse le sue Composizioni Drammatiche lo vediamo dalle ingenue sue Lettere. Nato ad imprese più sublimi parevagli che il suo genio fosse avvilito sulle Scene, e se gli stimoli, e le preghiere de’ Letterati non l’avessero sforzato ad istamparne, e ristamparne la Raccolta, egli le avrebbe condannata all’obblio. Se tanto umilmente di sè pensava, in una parte di Letteratura che pur fecegli un grand’onore; se parevagli che il Teatro non meritasse l’applicazione degli onesti e dotti Scrittori mentre pure purgato per opera sua dalle defformità in cui trovollo, risuonava de’ casti suoi versi, e cominciava a cangiarsi in un Tempio di moralità, e di virtù, quale orrore non inspirerebbegli adesso vedendolo deturpato di nuovo dalle stucchevoli inezie di tanti e tanti arditi Poetastri, che lo ammorbano di sconciature Drammatiche, e ricantano che non sono di moda nè le sue Opere, nè quelle del mellifluo suo Successore, di cui parleremo nel Foglio di Sabbato?

Governo In Senato.

12 Gennajo.

Prov. del Denaro.

E. Filippo Calbo.

Entrate Pubbliche.

E. Zuanne Querini K.

13. Detto in M. C.

Podesta a Ceneda dura m. 16.

In luogo di E. Giac. Tiepolo

E. Giac. Contarini qu. Alessandro qu: Francesco

Proved. A Knin dura m. 24.

In luogo di E. Zuanne Minio

E. Z. Tommaso Soranzo di E. Matteo.

Camerlingo a Brescia dura m. 16.

In luogo di E. Giac. Mosto

Francesco Mosto di E. Giacomo.

Al Procurator.

In luogo di E. Franc. Almorò Balbi

E. . . . Balbi qu: Alessandro.

Al Forastier.

In luogo di E. Giac. Pasqualigo

E. Geradro Sagredo qu: Z. Francesco.

Sig. di Notte al Criminal Sestiero D. D:

In luogo di E. Zuanne Bon

E. Vic. Ant. Bragadin qu: Zuanne.

2 al Fontico de’ Todeschi.

In luogo di E. Angelo Barbaro, e di E. Giamb. Badoer

E. Z. Alv. Mosto, e E. Lor. Contarini.

carte Pubbliche.

“D’Ordine degl’Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Proveditori all’Artiglieria dovendo in esecuzione al Decreto dell’ Eccellentissimo Senato 27. Settembre decorso devenirsi alla vendita di varii Corpi Artiglieri di ferro vecchii, ed inabili ai Pub. usi, si fa noto a chiunque aspirar volesse all’acquisto di quelli, che sono presentemente vendibili, e che saranno qui appiedi descritti, che debba offerire ne’giorni, che saranno destinati per l’Incanto, quel prezzo, che crederà superiore; però sempre alle Lire 83. per ogni Migliajo di peso grosso Veneto; mentre sarà deliberato al maggior offerente dal Magistrato medesimo con riserva però delle Polizze secrete in mano dell’Eccellentissimo Cassier del Collegio e col debito di levar detti Corpi nel termine di mesi due previo pagamento del loro importar Bombe di ferro Sferiche da mille N.

Dette da 800 Dette da 500 Dette da 300 Dette da 200 Dette da 100 Dette da 120 Cilindriche

167: Ferro vecchio Artiglieri inabili, cioè Mortaj da 500 num. I Cannoni da 12 num. 2 Spingardo num. 1. e Petriere da uno antiche con tre forcade num. 2 in tutto Pezzi numero 6. 6:”

Si avverte ognuno, che il levo di tutti li suddetti generi dovrà cadere a peso dell’acquirente. Il giorno 11. Gennajo corrente seguì il primo incanto.

Non tutti i Bocconi Rubati Fanno Buon Pro’.

In una Città poco lontana da questa, era collocato in qualità di primo Agente in una Bottega, un giovine di vent’anni circa, Figlio d’onesti genitori. Incontrò egli una secreta amicizia con una Signorina, che per quanto si dice, aveva per lui le più favorevoli disposizioni. Ma la vigilanza del Padrone della Fortezza rompeva il filo delle intelligenze furtive. Questi venne in Venezia in uno de’passati giorni piovosi, ma lasciò gli ordini necessarj per riprimere qualche notturno attentato. L’ardente Giovinotto prese quella lontananza per una provvidenza d’Amore, ma prima di tentare d’ approfittarsene diede esecuzione a un pensiero, che gli parve il più fino sagace, che possa suggerire la politica degli occulti Amanti. Ad onta del pessimo tempo venne egli pure in questa Città, e veder si fece dal Possessore dell’Oggetto di tante smanie; fingendo d’esservi chiamato da un affare, che trattenerlo doveva per qualche giorno. Appena si divise da lui corse alla gondola, che lo aspettava, e cozzando coll’onde e i venti ripasso l’agitata laguna col pericolo d’ affogarsi. L’accompagnò fedelmente nel resto del viaggio una continua dirotta pioggia: ma ogni patimento era ad-dolcito dal lusinghiero riflesso d’ averla data ad intendere al Geloso, e d’ aver fatto un passo che, secondo lui, addormentarlo doveva per sempre sulla sua condotta. Ritornato a mezza notte grondante d’acqua dal capo alle piante a  . . . . . . .  volò alla Casa della sua Bella, picchiò alla di lei porta, ma ella non c’era, ed aveva lasciato alla custodia un uomo del Negozio, incaricato appunto dal suo Padrone di vegliare sul di lui contegno. Quando il povero innamorato sel vide a fronte, cangiò di colore, si sbigottì, e uscì dalla Casa in cui avea posto il piede. Colui lo seguì caricandolo di guanciate, di pugni, e di calcj, esecutore fedele degli ordini avuti. Si rifugiò il meschino in un’Abitazione vicina, ove venne a patti col suo percuotitore per non accrescere la partita delle riscossioni, e per impegnarlo a tacere. Diedegli a tal fine una mancia generosa pagando il carnefice, che lo aveva frustato. Supplicò poi i testimonj di quel contratto di tenerlo occulto insieme col fatto, ed essi l’hanno puntualmente servito nella seguente mattina empiendo la Città tutta in poch’ ore di quanto gli era avvenuto. Egli non diede adito ad alcuno di mostrarlo a dito, perché alla punta del giorno era partito per la sua Patria ove presentemente ritrovasi. Il saggio suo Padrone gli mandò la sua licenza onde possa cercarsi impiego in altri Paesi.

Poveri Padri! Mandate i Figli fuori di Casa perché faccian giudizio, e queste benedette donne glielo fanno perdere tutto.

Cause.

Li Nob. Sig. Marchesi Francesco Mangilli, e suoi Nipoti, d’ Udine, con contratto 1781 hanno stabilito per loro Agente di Campagna certo Giuseppe Colossetti per anni 10 colla pieggieria di suo Padre. N’erano passati 7 quando li Signori Marchesi fecero far da un Perito la liquidazione de’ conti, dalla quale appariva l’ Agente debitore di summa considerabile, laonde lo licenziarono con iscrittura stragiudiziale sostituendone un altro.

Ricorso il Colossetti all’Eccellentissimo Avogadore ottenne Lettere esecutive del contratto per l’ effetto di stare al possesso dell’ esazione.

Li Signori Mangilli ottennero Lettere citatorie per rivocazione delle Avogaresche, e dinanzi a S. E: Avogador contestarono, che non si dà in un Agente diritto di riscuotere affitti, quando il Padrone voglio esigerli: non potendo esso pretendere, che l’intero salario per il corso del tempo prescritto; quando però abbia fedelmente servito. Piantata in tal forma la causa furono ad essi accordate altre Lettere Avogaresche a fine che stante pendenza di Giudizio non s’avesse a fare novità alcuna: le quali intimate vennero agli Affittuali, che colla garantia dè Padroni fecero molti contamenti.

Furono queste appellate dal Colossetti al Consiglio Serenissimo di 40 C. N. contestando, che non poteva essere privato della sua amministrazione, e ch’eran esse distruttive della pendenza sussistente all’Eccellentissima Avogaria; e presentando al Consiglio stesso un conto generale dal quale appariva creditore di riguardevole summa: dichiarendo in costituto volontario di sottoporlo all’esame di due Periti uno per parte, e d’ un terzo in caso di discordia; onde risultando debitore pagare il tutto, ed esser privo dell’impiego.

Altre Lettere degli Eccellentissimi Signori Capi del detto Consiglio commisero alli Signori Mangilli di non far novità stante pendenza di Giudizio; li quali hanno poi ottenuto dagli Eccellentissimi Capi medesimi atti di citazione per rivocazione, e su questo punto si trattò la Causa.

Sosteneva l’Avvocato delli Signori Marchesi, che il diritto d’ esazione delle loro rendite non apparteneva che ad essi, tanto più, che avevano già fatto delle riscossioni; e che l’agente era già licenziato, e depositato il suo onorario da esigere dopo la liquidazione de’conti. Il suo Avversario sostenne, che quando un Agente è stabilito con contratto per anni dieci deve durar nel suo impiego per tanto spazio di tempo, così ricercando il suo onore, e la esistenza d’un Accordo non attaccato. Aggiunse, che le Prime Lettere Avogaresche ratificarono il possesso del suo impiego, e che gli Eccellentissimi Signori Capi dovevano in esso serbarlo finché duravano le Pendenze all’Avogaria, ed al Consiglio di 40; e che le riscossioni fatte dalli Signori Marchesi Mangilli colla loro garantia, nulla valevano a privarlo legalmente delle sue incombenze.

Giudizio

Due degli Eccellentissimi Signori Capi hanno confermate le Lettere ottenute sull’instanza del Colossetti, non essendo il Terzo in opinione con essi.

Avvocato per parte Mangilli Ecc. Silvestrini, Interv. ed Interruttore il Signor Antonio Ferrigo.

Per il Colossetti Ecc. Leone Ongarini Interv. Sig. Antonio Quaini.

Spettacoli.

Alli tre giorni ne’quali per oggetto di divozione furono chiusi i Teatri, e proibite le maschere, successe una domenica la più serena e brillante, che desiderar potesse la gente amante de’ divertimenti, e del chiasso. Nella nostra gran Piazza vi fu un concorso popolare numerosissimo, in cui ebbe molta parte la curiosità delle volgari donnette. Tra le maschere, che comparvero al passeggio, si vide una quantità d’uomini vestiti da femmine, ch’hanno un genio invincibile per la menzogna di questo sesso, e si sfiatano per alterare la voce, e parlare da gnaga, spasso a cui per lo più si dedicano i parrucchieri con un eccessivo trasporto. La sera s’empì il vasto Casotto de’ Ballerini da corda, e Saltatori, Compagnia valorosa, che aggiunge alle sue fatiche una graziosa espressiva Azione Pantomima, con quella chiarezza ed arte, che si stenta a vedere in Teatro. S’aprì anco il Casotto vicino delle Marionette a cui non mancò il concorso.

Ebbimo poi l’Opera nuova nel Nobilissimo Teatro di San Samuele intitolata Enea e Lavinia Musica del celebre davvero Sig. Maestro Guglielmi della quale non s’è trovato alcuno che dica male, e nemmeno poco bene. Ebbe un esito felicissimo, un sincero applauso, e vi furono delle repliche a richiesta veramente universale. Il merito della Signora Pozzi riceve un aumento considerabile al riflesso del discreto Pubblico per esser ella in una spezie di convalescenza, e per avere fatti tutti gli sforzi possibili onde ben servirlo.

A San Luca la sera medesima vi fu una piena foltissima tanto nel Parterre, che nelle Loggie, chiamata dalla novità della Fiaba Tragicomica, che ha per titolo i tre doni ossia la Vittima d’un raro amore. Noi siamo sì mal disposti per questo genere di Compo-sizioni, che le vorremmo perpetuamente bandite dalle nostre Scene, unitamente a tutte quelle Rappresentazioni nelle quali c’entrano Streghe, Magie, Demonj, e quant’ altro non serve che a fomentare i pregiudizj del Volgo, ed a spaventare i Fanciulli, che incautamente a vederle conduconsi. Si bramerebbe da noi, che gl’ingegni felici che prestano la loro penna a simili lavori, la impiegassero in opere, che il diletto e l’utilità avessero per iscopo. Nondimeno rendiamo giustizia a chi ha il talento necessario da interessare un’Udienza con Azioni di questo carattere, e l’Autore de’ tre doni può ben contentarsi del favorevol giudizio, che successe alla prima recita. Escludiamo i mal disposti, che in esso non ebbero voto, e quegli sciocchi ch’uscendo del Teatro biasimavano l’ Azione per quello appunto, che ci doveva essere, e che fu maneggiato a condotto felicemente. Chi è chiamato a una Fiaba ha da aspettarsi una Fiaba, che tanto è più bella quanto più il meraviglioso, il sorprendente è introdotto. Erigasi il buon senso alle sue pretensioni quand’ è invitato a una Tragedia, o Commedia di carattere. Si consideri che lo Scrittore della Fiaba di cui parliamo, la compose per una Compagnia abbandonata; che il suo oggetto fu di farla risorgere; che può dirsi vi sia riuscito giacché alla seconda recita decisiva del destino delle Rappresentazioni, il Teatro fu quasi pieno; ch’ egli dimostrò in essa la capacità di cose regolari e perfette; che in questa non ci annoja con eterni soliloquj, o con una morale prodigalizzata in mezzo al più basso ridicolo; che finalmente per salire alle stelle colla sua Fiaba basterebbe che in essa recitassero Sacco, Fiorilli, Darbes, Zanoni, alla cui mancanza si cercò di supplire, con delle trasformazioni, delle decorazioni, delle scene, che son troppo belle e magnifiche per dieci soldi che costa l’entrata.

Questo non è tutto quello, che abbiamo pensato su tale argomento, ma per ora ci manca il campo da estendersi più di così.

Finalmente Domenica scorsa è stato eletto al posto di Medico attuale della Contrada di S. Simon piccolo Il Sig. Dot. Vicenzo Casatutta con acclamazioni di giubilo.

Arrivo di Bastimenti

Addì 9 Gennajo.

Piel. S. Iseppo ec. pat. Paolo Mattovich da Cattaro e Castelnuovo con mercanzie dirette a chi spetta

Dalle Bocche 430 pezze form. morlacco 28 fagotti Pelli Boldroni 1 rot. Rassa in più cavezzi 9 mogliazzi, e mastelladi sighi 6 cassoni cand. di sevo di L. 6900 29 migl. circa castradina fumata.

Da Castelnovo 4 cai oglio di Bar. 45 circa portata Patrone marin. ha dichiarato aver gettato in mare, per la burrasca, castradina, candele, e pelli diverse.

Ad. Detto.

Piel P. Ant. Rismondo dalla Brazza a Spalatro con

Dalla Brazza, port. Pat. e Marin. 2 cai oglio di Bar. 25

Da Spalatro port. Pat. e Marin. 3 cai oglio di Bar. 31. 11 casse cand. di sevo 15 Barili sevo, 55 Bar. ulive nuove salate.

Ad. Detto.

Piel. P. Zuanne Bottolo da Spalatro con

Dal Lazzeretto di Spalatro 62 balle Lana in sciavinelli 39 schia-vinelli vuoti a rifuso 4 balle Pelli di Lepre 1 Fag. dette 40 Fag. in sciavinelli di cera 1 fag. Montoni a rifuso in pelli 79. 2 Schiavinotti da cavallo 49 Barili susini.

Dalla Città 75 Barili ulive salate 4 balle Pelli Becchine, Boldroni, e Tosoni e rifuso, Num. 2866. 20 casse cand. di sevo di tramesso 1 Rot. rassa da tinge re in più cavezzi 1 Fag. Pelli di volpe

Ad. Detto.

Piel. P. Bortolo Bargon da Curzola, Macasca e Spalatro con

Da Curzola Legne

Da Macasca 4 Cai oglio di portata Pat. e Marin. di Bar. 42.

Ai Mercanti Un cao oglio di Bar. 11, 4 colli cera, 67 ulive salate.

Ad. Detto.

Feluca Pat. Vittorio Ant. Pallombella da Molsetta con 54 sacchi di fagotti mandole 47 sacchi anici 7 sacchi semenza di senape 3 sacchi galla 7 carat. grippola 50 cantara carnicia alla rifusa 4 sacchi e 6 fagotti lente alla rifusa Tombole 27 in tutto.

Commedie.

Domenica 13 Gennajo.

A S. Angiolo Rep. di Carlo l’Ardito.

A S. Luca I tre doni fiaba mai più rappresentata.

A S. Gio: Grisostomo La Povertà di Rinaldo con altro titolo.

Lunedì.

A S. Angiolo Replica.

A San Luca Replica.

A S. Gio: Grisostomo L’Empio panitor di sè stesso col nuovo Ballo Lo Svizzero ingannato.

Anche questa volta fu chiamato fuori in Maestro a ricevere gli applausi strepitosi del Popolo, dopo la fine del Ballo, solito onore, che ricevettero anche i Puttelli. In esso la bravissima Luigina travestita da uomo, sì nell’azione che nella danza, riesce a meraviglia, e spiega una leggiadrezza ed un brio, che supera quanto da Lei videsi in prima. La recita in questa sera sarà a suo benefizio. La Sombur del Cappellajo si esporrà domani.

Martedì.

A S. Angiolo, e a S. Luca Replica.

A S. Gio: Grisostomo L’ Avvocato Veneziano del Riformatore del Comico Italiano Teatro.

Per questa Sera.

A S. Angiolo e a S. Luca replica.

A S. Gio: Grisostomo L’Inganno Fortunato.

C’è chi cerca un Violino dell’ Amatis, o dello Stradivario, o dello Stainer, o d’ altro celebre Autore. Se mai chi avendolo volesse privarsene lo avvisi al Caffè di Florian dove si è lasciato l’ ordine necessario.

18 Gennajo

Alba ad ore 12 e m. 34. Leva il Sole ad ore 14 e m. 20 Mezzogiorno a ore 18 m. 55. Mezzanotte a ore 6 m. 55. Leva la Luna a ore 18 m. 51. Tramonta a ore 10 m. 33.

19 Detto.

Alba ad ore 12 m. 32. Leva il Sole a ore 14 m 19. Mezzodì a ore 18 m. 54. Mezzanotte a 6 m. 54. Leva la Luna a ore 19 m. 40. Tramonta a ore 11 m. 38.

Dalla Stamperia Zerletti Venezia.

Num 5. Mercordì 16. Gennajo 1788. Sarebbe una pretensione inescusabile il credere, che quanto abbiamo detto, e diremo in risposta all’incognito Avversario de’ Teatri, possa servire per i Dotti, che leggono questo Foglio, i quali fanno meglio di noi tutto ciò che s’è riferito sull’ argomento, da cui è presentemente esercitata la nostra penna, e tutto quello che si ommise, per amore di brevità. Instrutti alle fonti del sapere essi d’uopo non hanno delle autorità riportate per decidere la questione. Sappiamo, che per renderle degne del loro compatimento, in riguardo alla situazione, all’ordine, alla disposizione delle cose, ci vorrebbe una maggior diligenza, una fatica più grande, un discernimento più fino; lo che devon essi esigere da un Foglio letterario, compilato da tre o quattro Scrittori, che dividonsi le materie, e soggetto a maturi riflessi prima d’esse abbandonato al torchio. Si dirà: Se così far non sapete, o non potete, meglio dunque è tacere, Signor Gazzettiere carissimo. Ma il Gazzettiere risponderebbe in tal caso, che il suo Foglio scritto non è per il Letterati; che siamo debitori Sapientibus & Insipientibus; ch’è meglio qualche cosa che niente, e che merita una benigna indulgenza ne’ suoi difetti, chi uscendo dal circolo della sua sfera ha in mira di dare varietà al suo lavoro, di metter il vero nella sua luce, di combatter gl’inganni attenendosi alle decisioni degli antichi Scrittori. Nella maggior parte de’testi citati ci ajutò la memoria, ed abbiamo lasciato di riportarne una quantità per non essere accusati di pedanteria. Certi Scartafaccj, che a poco a poco imbrattammo negli anni scorsi, ci servono spesso a ricorrere agli Autori di polso: ma non sempre troviamo ciò sappiamo d’aver copiato. Per ciò la memoria può averci ingannati, come fece nel passato Foglio ove accennando una Tragedia d’Euripide si errò nel titolo, che non è Aristide ma Palamede. In somma s’ha da prendere questo Foglio per quel che può essere; s’hanno a considerare certi discorsi di chi lo scrive come improvvisati ad un’ Adunanza: e se si trova qualche cosa d’erudizione computarla un soprappiù ch’ eccede il dovere, usar avarizia nel biasimo, e generosità nel perdono. Avrete voi questi sentimenti a ri-guardo nostro, stimatissimo Signor Incognito, dopo che alla vostra opinione ci siamo opposti diametralmente? C’è da temere. Si scorge dal tenore della Lettera che ci scriveste quanto siate irritato contro i Teatri, e quanto sia difficile il disingannarvi. A fronte di tutto quello, che dire potrebbesi contro il vostro parere, non s’è detto che poco pochissimo: pure bastar dovrebbe a convincervi che tanto sdegno contro i Teatri non è poi giusto. Abbiamo detto tanto perché in verità la coscienza non regge a sostenere che non meritino sdegno alcuno. L’avvilimento in cui presentemente langiuscono ha la sua sorgente in Italia dalla mancanza di Mecenati che incoraggiscano i talenti, li facciano sviluppare, e a nobili gare li destino. In questa bella Parte d’Europa non negò mai la Natura i suoi doni alle fantasie, agli intelletti. Spirò bensì cogli aurei Secoli de’ Medici, de’ Farnesi, de’ Gonzaga, de’ Leoni Decimi, il genio protettor delle Lettere, il gusto della vera magnificenza, e si chiuse l’asilo alle Muse, ed il ricovero alla virtù. Sorse in questa sua Patria uno de’più grand’uomini, ch’abbiano ultimamente onorato la Letteratura Italiana, Apostolo Zeno, e se il favore Cesareo non l’invitava a passar i monti, non avrebbe potuto nè formare il suo ricco Museo, nè ampliare la rara sua Biblioteca. Instancabile nello studio, immenso nell’erudizione, profondo ne’suoi giudizj, puro nello stile, esteso infinitamente nelle sue cognizioni, d’un carattere il più soave, d’ un’ anima delle più oneste, trovò al suo nascer l’Italia : : : : : Del non suo ferro cinta . . . . . . . . . . . .  Per servir sempre, o vincitrice, e vinta senza l’ombra nemmeno di quell’ antico splendore, che dall’ alto de’ troni suoi illuminava i sudati allori. Atto alle gran cose, come lo dimostrarono il suo Giornale de Letterati, le sue Dissertazioni Vossiane, le Annotazioni alla Biblioteca di Monsignor Fontanini, i suoi trattati Numismatici, e le tante Famigliari sue Lettere dove in bella gara campeggiano le qualità dell’ottimo Cittadino, la morale del Letterato Cristiano, il tenero amore di Fratello e di Figlio, colla più sana Dottrina, coll’eleganza più semplice, co’tesori della Sapienza sparsi quà e là senza sasto o jattanza; pure più per bisogno, che per genio, rivolse i suoi studj al Teatro, e senza far torto alla memoria de’Stampiglia, de’ Rinuccini, esso fu il primo che alla nostra Poesia Drammatica diede sistema, e dignità. La castigatezza de’suoi piani sarà sempre un modello a chi aspira all’immortalità della gloria poetica. I suoi Oratorj Sacri sono pezzi inestimabili ne’quali leggesi la divozione del suo cuore, l’intima persuasione della sua credenza. Vi sia pure, come dicesi, più arte che natura, è però vero, che la regolarità de’loro disegni, l’esattezza della lingua, la virilità dello stile, la convenienza della condotta, sono pregj che collocarono i Drammi suoi nelle Librerie de’ Dotti assicurandoli da’pericoli dell’ obblio. Per essi egli s’aprì la via alla Corte Imperiale di Carlo VI., e l’Italia rappresentava ne’suoi Teatri, particolarmente in quello a San Gio: Grisostomo di questa Città, allora de’più famosi che fosservi, le produzioni d’un uomo sì raro ch’ella avea dato, e ch’ebbe d’uopo della protezione d’un Principe straniero, non per arricchirsi, nè per vivere nella mollezza e nell’o-zio, ma per soddisfare quanto più poteva l’insaziabile sua avidità nel raccogliere le più antiche e stimate MedaglieEgli era sì intelligente, e versato nello studio della Numismatica, che da’ raccoglitori più illuminati gli venivano sempre delle ricerche per la spiegazione di qualche Leggenda, o per lo schiarimento di qualche punto d’ erudizione. A lui ricorrevasi come all’ Oracolo della materia. Il suo ricco e prezioso Museo fu da lui stesso venduto prima di tornare alla Patria. I suoi Libri si trovano nella Biblioteca de’P. P. Domenicani Gavotti sulle Zattere a’ quali egli li lasciò in Testamento. e nell’acquistare i più preziosi e ricercati Volumi. Pieno d’affetto per la sua Patria, troppo sensibile alla rigidezza del clima di Vienna per i frequenti gravissimi incomodi che lo molestavano, bisognevole di riposo nella fiacchezza dell’avanzata sua etade, ottenne il congedo suo sospirato, ed una pensione vitalizia dalla Corte Imperiale, e in questa Città dove nacque passò il resto de’giorni suoi, e li terminò con un dolce sonno, giacché tale può deffinirsi la morte del giusto. Quanto poco ei stimasse le sue Composizioni Drammatiche lo vediamo dalle ingenue sue Lettere. Nato ad imprese più sublimi parevagli che il suo genio fosse avvilito sulle Scene, e se gli stimoli, e le preghiere de’ Letterati non l’avessero sforzato ad istamparne, e ristamparne la Raccolta, egli le avrebbe condannata all’obblio. Se tanto umilmente di sè pensava, in una parte di Letteratura che pur fecegli un grand’onore; se parevagli che il Teatro non meritasse l’applicazione degli onesti e dotti Scrittori mentre pure purgato per opera sua dalle defformità in cui trovollo, risuonava de’ casti suoi versi, e cominciava a cangiarsi in un Tempio di moralità, e di virtù, quale orrore non inspirerebbegli adesso vedendolo deturpato di nuovo dalle stucchevoli inezie di tanti e tanti arditi Poetastri, che lo ammorbano di sconciature Drammatiche, e ricantano che non sono di moda nè le sue Opere, nè quelle del mellifluo suo Successore, di cui parleremo nel Foglio di Sabbato? Governo In Senato. 12 Gennajo. Prov. del Denaro. E. Filippo Calbo. Entrate Pubbliche. E. Zuanne Querini K. 13. Detto in M. C. Podesta a Ceneda dura m. 16. In luogo di E. Giac. Tiepolo E. Giac. Contarini qu. Alessandro qu: Francesco Proved. A Knin dura m. 24. In luogo di E. Zuanne Minio E. Z. Tommaso Soranzo di E. Matteo. Camerlingo a Brescia dura m. 16. In luogo di E. Giac. Mosto Francesco Mosto di E. Giacomo. Al Procurator. In luogo di E. Franc. Almorò Balbi E. . . . Balbi qu: Alessandro. Al Forastier. In luogo di E. Giac. Pasqualigo E. Geradro Sagredo qu: Z. Francesco. Sig. di Notte al Criminal Sestiero D. D: In luogo di E. Zuanne Bon E. Vic. Ant. Bragadin qu: Zuanne. 2 al Fontico de’ Todeschi. In luogo di E. Angelo Barbaro, e di E. Giamb. Badoer E. Z. Alv. Mosto, e E. Lor. Contarini. carte Pubbliche. “D’Ordine degl’Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Proveditori all’Artiglieria dovendo in esecuzione al Decreto dell’ Eccellentissimo Senato 27. Settembre decorso devenirsi alla vendita di varii Corpi Artiglieri di ferro vecchii, ed inabili ai Pub. usi, si fa noto a chiunque aspirar volesse all’acquisto di quelli, che sono presentemente vendibili, e che saranno qui appiedi descritti, che debba offerire ne’giorni, che saranno destinati per l’Incanto, quel prezzo, che crederà superiore; però sempre alle Lire 83. per ogni Migliajo di peso grosso Veneto; mentre sarà deliberato al maggior offerente dal Magistrato medesimo con riserva però delle Polizze secrete in mano dell’Eccellentissimo Cassier del Collegio e col debito di levar detti Corpi nel termine di mesi due previo pagamento del loro importar Bombe di ferro Sferiche da mille N. 151: Dette da 800 198: Dette da 500 3408: Dette da 300 472: Dette da 200 5: Dette da 100 122: Dette da 120 Cilindriche 167: Ferro vecchio Artiglieri inabili, cioè Mortaj da 500 num. I Cannoni da 12 num. 2 Spingardo num. 1. e Petriere da uno antiche con tre forcade num. 2 in tutto Pezzi numero 6. 6:” Si avverte ognuno, che il levo di tutti li suddetti generi dovrà cadere a peso dell’acquirente. Il giorno 11. Gennajo corrente seguì il primo incanto. Non tutti i Bocconi Rubati Fanno Buon Pro’. In una Città poco lontana da questa, era collocato in qualità di primo Agente in una Bottega, un giovine di vent’anni circa, Figlio d’onesti genitori. Incontrò egli una secreta amicizia con una Signorina, che per quanto si dice, aveva per lui le più favorevoli disposizioni. Ma la vigilanza del Padrone della Fortezza rompeva il filo delle intelligenze furtive. Questi venne in Venezia in uno de’passati giorni piovosi, ma lasciò gli ordini necessarj per riprimere qualche notturno attentato. L’ardente Giovinotto prese quella lontananza per una provvidenza d’Amore, ma prima di tentare d’ approfittarsene diede esecuzione a un pensiero, che gli parve il più fino sagace, che possa suggerire la politica degli occulti Amanti. Ad onta del pessimo tempo venne egli pure in questa Città, e veder si fece dal Possessore dell’Oggetto di tante smanie; fingendo d’esservi chiamato da un affare, che trattenerlo doveva per qualche giorno. Appena si divise da lui corse alla gondola, che lo aspettava, e cozzando coll’onde e i venti ripasso l’agitata laguna col pericolo d’ affogarsi. L’accompagnò fedelmente nel resto del viaggio una continua dirotta pioggia: ma ogni patimento era ad-dolcito dal lusinghiero riflesso d’ averla data ad intendere al Geloso, e d’ aver fatto un passo che, secondo lui, addormentarlo doveva per sempre sulla sua condotta. Ritornato a mezza notte grondante d’acqua dal capo alle piante a  . . . . . . .  volò alla Casa della sua Bella, picchiò alla di lei porta, ma ella non c’era, ed aveva lasciato alla custodia un uomo del Negozio, incaricato appunto dal suo Padrone di vegliare sul di lui contegno. Quando il povero innamorato sel vide a fronte, cangiò di colore, si sbigottì, e uscì dalla Casa in cui avea posto il piede. Colui lo seguì caricandolo di guanciate, di pugni, e di calcj, esecutore fedele degli ordini avuti. Si rifugiò il meschino in un’Abitazione vicina, ove venne a patti col suo percuotitore per non accrescere la partita delle riscossioni, e per impegnarlo a tacere. Diedegli a tal fine una mancia generosa pagando il carnefice, che lo aveva frustato. Supplicò poi i testimonj di quel contratto di tenerlo occulto insieme col fatto, ed essi l’hanno puntualmente servito nella seguente mattina empiendo la Città tutta in poch’ ore di quanto gli era avvenuto. Egli non diede adito ad alcuno di mostrarlo a dito, perché alla punta del giorno era partito per la sua Patria ove presentemente ritrovasi. Il saggio suo Padrone gli mandò la sua licenza onde possa cercarsi impiego in altri Paesi. Poveri Padri! Mandate i Figli fuori di Casa perché faccian giudizio, e queste benedette donne glielo fanno perdere tutto. Cause. Li Nob. Sig. Marchesi Francesco Mangilli, e suoi Nipoti, d’ Udine, con contratto 1781 hanno stabilito per loro Agente di Campagna certo Giuseppe Colossetti per anni 10 colla pieggieria di suo Padre. N’erano passati 7 quando li Signori Marchesi fecero far da un Perito la liquidazione de’ conti, dalla quale appariva l’ Agente debitore di summa considerabile, laonde lo licenziarono con iscrittura stragiudiziale sostituendone un altro. Ricorso il Colossetti all’Eccellentissimo Avogadore ottenne Lettere esecutive del contratto per l’ effetto di stare al possesso dell’ esazione. Li Signori Mangilli ottennero Lettere citatorie per rivocazione delle Avogaresche, e dinanzi a S. E: Avogador contestarono, che non si dà in un Agente diritto di riscuotere affitti, quando il Padrone voglio esigerli: non potendo esso pretendere, che l’intero salario per il corso del tempo prescritto; quando però abbia fedelmente servito. Piantata in tal forma la causa furono ad essi accordate altre Lettere Avogaresche a fine che stante pendenza di Giudizio non s’avesse a fare novità alcuna: le quali intimate vennero agli Affittuali, che colla garantia dè Padroni fecero molti contamenti. Furono queste appellate dal Colossetti al Consiglio Serenissimo di 40 C. N. contestando, che non poteva essere privato della sua amministrazione, e ch’eran esse distruttive della pendenza sussistente all’Eccellentissima Avogaria; e presentando al Consiglio stesso un conto generale dal quale appariva creditore di riguardevole summa: dichiarendo in costituto volontario di sottoporlo all’esame di due Periti uno per parte, e d’ un terzo in caso di discordia; onde risultando debitore pagare il tutto, ed esser privo dell’impiego. Altre Lettere degli Eccellentissimi Signori Capi del detto Consiglio commisero alli Signori Mangilli di non far novità stante pendenza di Giudizio; li quali hanno poi ottenuto dagli Eccellentissimi Capi medesimi atti di citazione per rivocazione, e su questo punto si trattò la Causa. Sosteneva l’Avvocato delli Signori Marchesi, che il diritto d’ esazione delle loro rendite non apparteneva che ad essi, tanto più, che avevano già fatto delle riscossioni; e che l’agente era già licenziato, e depositato il suo onorario da esigere dopo la liquidazione de’conti. Il suo Avversario sostenne, che quando un Agente è stabilito con contratto per anni dieci deve durar nel suo impiego per tanto spazio di tempo, così ricercando il suo onore, e la esistenza d’un Accordo non attaccato. Aggiunse, che le Prime Lettere Avogaresche ratificarono il possesso del suo impiego, e che gli Eccellentissimi Signori Capi dovevano in esso serbarlo finché duravano le Pendenze all’Avogaria, ed al Consiglio di 40; e che le riscossioni fatte dalli Signori Marchesi Mangilli colla loro garantia, nulla valevano a privarlo legalmente delle sue incombenze. Giudizio Due degli Eccellentissimi Signori Capi hanno confermate le Lettere ottenute sull’instanza del Colossetti, non essendo il Terzo in opinione con essi. Avvocato per parte Mangilli Ecc. Silvestrini, Interv. ed Interruttore il Signor Antonio Ferrigo. Per il Colossetti Ecc. Leone Ongarini Interv. Sig. Antonio Quaini. Spettacoli. Alli tre giorni ne’quali per oggetto di divozione furono chiusi i Teatri, e proibite le maschere, successe una domenica la più serena e brillante, che desiderar potesse la gente amante de’ divertimenti, e del chiasso. Nella nostra gran Piazza vi fu un concorso popolare numerosissimo, in cui ebbe molta parte la curiosità delle volgari donnette. Tra le maschere, che comparvero al passeggio, si vide una quantità d’uomini vestiti da femmine, ch’hanno un genio invincibile per la menzogna di questo sesso, e si sfiatano per alterare la voce, e parlare da gnaga, spasso a cui per lo più si dedicano i parrucchieri con un eccessivo trasporto. La sera s’empì il vasto Casotto de’ Ballerini da corda, e Saltatori, Compagnia valorosa, che aggiunge alle sue fatiche una graziosa espressiva Azione Pantomima, con quella chiarezza ed arte, che si stenta a vedere in Teatro. S’aprì anco il Casotto vicino delle Marionette a cui non mancò il concorso. Ebbimo poi l’Opera nuova nel Nobilissimo Teatro di San Samuele intitolata Enea e Lavinia Musica del celebre davvero Sig. Maestro Guglielmi della quale non s’è trovato alcuno che dica male, e nemmeno poco bene. Ebbe un esito felicissimo, un sincero applauso, e vi furono delle repliche a richiesta veramente universale. Il merito della Signora Pozzi riceve un aumento considerabile al riflesso del discreto Pubblico per esser ella in una spezie di convalescenza, e per avere fatti tutti gli sforzi possibili onde ben servirlo. A San Luca la sera medesima vi fu una piena foltissima tanto nel Parterre, che nelle Loggie, chiamata dalla novità della Fiaba Tragicomica, che ha per titolo i tre doni ossia la Vittima d’un raro amore. Noi siamo sì mal disposti per questo genere di Compo-sizioni, che le vorremmo perpetuamente bandite dalle nostre Scene, unitamente a tutte quelle Rappresentazioni nelle quali c’entrano Streghe, Magie, Demonj, e quant’ altro non serve che a fomentare i pregiudizj del Volgo, ed a spaventare i Fanciulli, che incautamente a vederle conduconsi. Si bramerebbe da noi, che gl’ingegni felici che prestano la loro penna a simili lavori, la impiegassero in opere, che il diletto e l’utilità avessero per iscopo. Nondimeno rendiamo giustizia a chi ha il talento necessario da interessare un’Udienza con Azioni di questo carattere, e l’Autore de’ tre doni può ben contentarsi del favorevol giudizio, che successe alla prima recita. Escludiamo i mal disposti, che in esso non ebbero voto, e quegli sciocchi ch’uscendo del Teatro biasimavano l’ Azione per quello appunto, che ci doveva essere, e che fu maneggiato a condotto felicemente. Chi è chiamato a una Fiaba ha da aspettarsi una Fiaba, che tanto è più bella quanto più il meraviglioso, il sorprendente è introdotto. Erigasi il buon senso alle sue pretensioni quand’ è invitato a una Tragedia, o Commedia di carattere. Si consideri che lo Scrittore della Fiaba di cui parliamo, la compose per una Compagnia abbandonata; che il suo oggetto fu di farla risorgere; che può dirsi vi sia riuscito giacché alla seconda recita decisiva del destino delle Rappresentazioni, il Teatro fu quasi pieno; ch’ egli dimostrò in essa la capacità di cose regolari e perfette; che in questa non ci annoja con eterni soliloquj, o con una morale prodigalizzata in mezzo al più basso ridicolo; che finalmente per salire alle stelle colla sua Fiaba basterebbe che in essa recitassero Sacco, Fiorilli, Darbes, Zanoni, alla cui mancanza si cercò di supplire, con delle trasformazioni, delle decorazioni, delle scene, che son troppo belle e magnifiche per dieci soldi che costa l’entrata. Questo non è tutto quello, che abbiamo pensato su tale argomento, ma per ora ci manca il campo da estendersi più di così. Finalmente Domenica scorsa è stato eletto al posto di Medico attuale della Contrada di S. Simon piccolo Il Sig. Dot. Vicenzo Casatutta con acclamazioni di giubilo. Arrivo di Bastimenti Addì 9 Gennajo. Piel. S. Iseppo ec. pat. Paolo Mattovich da Cattaro e Castelnuovo con mercanzie dirette a chi spetta Dalle Bocche 430 pezze form. morlacco 28 fagotti Pelli Boldroni 1 rot. Rassa in più cavezzi 9 mogliazzi, e mastelladi sighi 6 cassoni cand. di sevo di L. 6900 29 migl. circa castradina fumata. Da Castelnovo 4 cai oglio di Bar. 45 circa portata Patrone marin. ha dichiarato aver gettato in mare, per la burrasca, castradina, candele, e pelli diverse. Ad. Detto. Piel P. Ant. Rismondo dalla Brazza a Spalatro con Dalla Brazza, port. Pat. e Marin. 2 cai oglio di Bar. 25 Da Spalatro port. Pat. e Marin. 3 cai oglio di Bar. 31. 11 casse cand. di sevo 15 Barili sevo, 55 Bar. ulive nuove salate. Ad. Detto. Piel. P. Zuanne Bottolo da Spalatro con Dal Lazzeretto di Spalatro 62 balle Lana in sciavinelli 39 schia-vinelli vuoti a rifuso 4 balle Pelli di Lepre 1 Fag. dette 40 Fag. in sciavinelli di cera 1 fag. Montoni a rifuso in pelli 79. 2 Schiavinotti da cavallo 49 Barili susini. Dalla Città 75 Barili ulive salate 4 balle Pelli Becchine, Boldroni, e Tosoni e rifuso, Num. 2866. 20 casse cand. di sevo di tramesso 1 Rot. rassa da tinge re in più cavezzi 1 Fag. Pelli di volpe Ad. Detto. Piel. P. Bortolo Bargon da Curzola, Macasca e Spalatro con Da Curzola Legne Da Macasca 4 Cai oglio di portata Pat. e Marin. di Bar. 42. Ai Mercanti Un cao oglio di Bar. 11, 4 colli cera, 67 ulive salate. Ad. Detto. Feluca Pat. Vittorio Ant. Pallombella da Molsetta con 54 sacchi di fagotti mandole 47 sacchi anici 7 sacchi semenza di senape 3 sacchi galla 7 carat. grippola 50 cantara carnicia alla rifusa 4 sacchi e 6 fagotti lente alla rifusa Tombole 27 in tutto. Commedie. Domenica 13 Gennajo. A S. Angiolo Rep. di Carlo l’Ardito. A S. Luca I tre doni fiaba mai più rappresentata. A S. Gio: Grisostomo La Povertà di Rinaldo con altro titolo. Lunedì. A S. Angiolo Replica. A San Luca Replica. A S. Gio: Grisostomo L’Empio panitor di sè stesso col nuovo Ballo Lo Svizzero ingannato. Anche questa volta fu chiamato fuori in Maestro a ricevere gli applausi strepitosi del Popolo, dopo la fine del Ballo, solito onore, che ricevettero anche i Puttelli. In esso la bravissima Luigina travestita da uomo, sì nell’azione che nella danza, riesce a meraviglia, e spiega una leggiadrezza ed un brio, che supera quanto da Lei videsi in prima. La recita in questa sera sarà a suo benefizio. La Sombur del Cappellajo si esporrà domani. Martedì. A S. Angiolo, e a S. Luca Replica. A S. Gio: Grisostomo L’ Avvocato Veneziano del Riformatore del Comico Italiano Teatro. Per questa Sera. A S. Angiolo e a S. Luca replica. A S. Gio: Grisostomo L’Inganno Fortunato. C’è chi cerca un Violino dell’ Amatis, o dello Stradivario, o dello Stainer, o d’ altro celebre Autore. Se mai chi avendolo volesse privarsene lo avvisi al Caffè di Florian dove si è lasciato l’ ordine necessario. 18 Gennajo Alba ad ore 12 e m. 34. Leva il Sole ad ore 14 e m. 20 Mezzogiorno a ore 18 m. 55. Mezzanotte a ore 6 m. 55. Leva la Luna a ore 18 m. 51. Tramonta a ore 10 m. 33. 19 Detto. Alba ad ore 12 m. 32. Leva il Sole a ore 14 m 19. Mezzodì a ore 18 m. 54. Mezzanotte a 6 m. 54. Leva la Luna a ore 19 m. 40. Tramonta a ore 11 m. 38. Dalla Stamperia Zerletti Venezia.