Mercordì 16. Gennajo 1788.
Sapientibus & Insipientibus; ch’è
meglio qualche cosa che niente, e che merita una benigna indulgenza ne’
suoi difetti, chi uscendo dal circolo della sua sfera ha in mira di dare
varietà al suo lavoro, di metter il vero nella sua luce, di combatter
gl’inganni attenendosi alle decisioni degli antichi Scrittori. Nella
maggior parte de’testi citati ci ajutò la memoria, ed abbiamo lasciato
di riportarne una quantità per non essere accusati di pedanteria. Certi
Scartafaccj, che a poco a poco imbrattammo negli anni scorsi, ci servono
spesso a ricorrere agli Autori di polso: ma non sempre troviamo ciò
sappiamo d’aver copiato. Per ciò la memoria può averci ingannati, come
fece nel passato Foglio ove accennando una Tragedia d’Euripide si errò nel titolo, che non è
Aristide ma Palamede. In somma s’ha da
prendere questo Foglio per quel che può essere; s’hanno a considerare
certi discorsi di chi lo scrive come improvvisati ad un’ Adunanza: e se
si trova qualche cosa d’erudizione computarla un soprappiù ch’ eccede il
dovere, usar avarizia nel biasimo, e generosità nel perdono. Avrete voi
questi sentimenti a ri-tanto sdegno contro i Teatri non è poi giusto.
Abbiamo detto tanto perché in verità la coscienza
non regge a sostenere che non meritino sdegno
alcuno. L’avvilimento in cui presentemente langiuscono ha la sua
sorgente in Italia dalla mancanza di Mecenati che incoraggiscano i
talenti, li facciano sviluppare, e a nobili gare li destino. In questa
bella Parte d’Europa non negò mai la Natura i suoi doni alle fantasie,
agli intelletti. Spirò bensì cogli aurei Secoli de’ Medici, de’ Farnesi, de’ Gonzaga, de’
Leoni Decimi, il genio protettor delle
Lettere, il gusto della vera magnificenza, e si chiuse l’asilo alle
Muse, ed il ricovero alla virtù. Sorse in questa sua Patria uno de’più
grand’uomini, ch’abbiano ultimamente onorato la Letteratura Italiana,
Apostolo Zeno, e se il favore Cesareo non
l’invitava a passar i monti, non avrebbe potuto nè formare il suo ricco
Museo, nè ampliare la rara sua Biblioteca. Instancabile nello studio,
immenso nell’erudizione, profondo ne’suoi giudizj, puro nello stile,
esteso infinitamente nelle sue cognizioni, d’un carattere il più soave,
d’ un’ anima delle più oneste, trovò al suo nascer
l’Italia : : : : : Del non suo ferro
cinta . . . . . . . . . . . . Per servir sempre, o vincitrice, e
vinta senza l’ombra nemmeno di quell’ antico splendore, che
dall’ alto de’ troni suoi illuminava i sudati allori. Atto alle gran
cose, come lo dimostrarono il suo Giornale de
Letterati, le sue Dissertazioni Vossiane,
le Annotazioni alla Biblioteca di Monsignor
Fontanini, i suoi trattati Numismatici, e le tante Famigliari sue
Lettere dove in bella gara campeggiano le qualità dell’ottimo
Cittadino, la morale del Letterato Cristiano, il tenero amore di
Fratello e di Figlio, colla più sana Dottrina, coll’eleganza più
semplice, co’tesori della Sapienza sparsi quà e là senza sasto o
jattanza; pure più per bisogno, che per genio, rivolse i suoi studj al
Teatro, e senza far torto alla memoria de’Stampiglia,
de’ Rinuccini, esso fu il primo che alla
nostra Poesia Drammatica diede sistema, e dignità. La castigatezza
de’suoi piani sarà sempre un modello a chi aspira all’immortalità della
gloria poetica. I suoi Oratorj Sacri sono pezzi inestimabili ne’quali
leggesi la divozione del suo cuore, l’intima persuasione della sua
credenza. Vi sia pure, come dicesi, più arte che natura, è però vero,
che la regolarità de’loro disegni, l’esattezza della lingua, la virilità
dello stile, la convenienza della condotta, sono pregj che collocarono i
Drammi suoi nelle Librerie de’ Dotti assicurandoli da’pericoli dell’
obblio. Per essi egli s’aprì la via alla Corte Imperiale di Carlo VI., e
l’Italia rappresentava ne’suoi Teatri, particolarmente in quello a San
Gio: Grisostomo di questa Città, allora de’più famosi che fosservi, le
produzioni d’un uomo sì raro ch’ella avea dato, e ch’ebbe d’uopo della
protezione d’un Principe straniero, non per arricchirsi, nè per vivere
nella mollezza e nell’o- e nell’acquistare i più preziosi e ricercati
Volumi. Pieno d’affetto per la sua Patria, troppo sensibile alla
rigidezza del clima di Vienna per i frequenti gravissimi incomodi che lo
molestavano, bisognevole di riposo nella fiacchezza dell’avanzata sua
etade, ottenne il congedo suo sospirato, ed una pensione vitalizia dalla
Corte Imperiale, e in questa Città dove nacque passò il resto de’giorni
suoi, e li terminò con un dolce sonno, giacché tale può deffinirsi la
morte del giusto. Quanto poco ei stimasse le sue Composizioni
Drammatiche lo vediamo dalle ingenue sue Lettere. Nato ad imprese più
sublimi parevagli che il suo genio fosse avvilito sulle Scene, e se gli
stimoli, e le preghiere de’ Letterati non l’avessero sforzato ad
istamparne, e ristamparne la Raccolta, egli le avrebbe condannata
all’obblio. Se tanto umilmente di sè pensava, in una parte di
Letteratura che pur fecegli un grand’onore; se parevagli che il Teatro
non meritasse l’applicazione degli onesti e dotti Scrittori mentre pure
purgato per opera sua dalle defformità in cui trovollo, risuonava de’
casti suoi versi, e cominciava a cangiarsi in un Tempio di moralità, e
di virtù, quale orrore non inspirerebbegli adesso vedendolo deturpato di
nuovo dalle stucchevoli inezie di tanti e tanti arditi Poetastri, che lo
ammorbano di sconciature Drammatiche, e ricantano che non sono di moda
nè le sue Opere, nè quelle del mellifluo suo Successore, di cui
parleremo nel Foglio di Sabbato?
12 Gennajo.
Prov. del Denaro.
E. Filippo Calbo.
Entrate Pubbliche.
E. Zuanne Querini K.
13. Detto in M. C.
Podesta a Ceneda dura m. 16.
In luogo di E.
Giac. Tiepolo
E. Giac. Contarini qu. Alessandro qu:
Francesco
Proved. A Knin dura m. 24.
In luogo di E.
Zuanne Minio
E. Z. Tommaso Soranzo di E. Matteo.
Camerlingo a Brescia dura m. 16.
In luogo di E.
Giac. Mosto
Francesco Mosto di E.
Giacomo.
Al Procurator.
In luogo di E. Franc. Almorò
Balbi
E. . . . Balbi qu:
Alessandro.
Al Forastier.
In luogo di E.
Giac. Pasqualigo
E. Geradro Sagredo qu: Z. Francesco.
Sig. di Notte al Criminal
Sestiero D. D:
E.
Zuanne Bon
E. Vic. Ant. Bragadin qu: Zuanne.
2 al Fontico de’ Todeschi.
In luogo di E. Angelo Barbaro, e di
E.
Giamb. Badoer
E. Z. Alv. Mosto, e E. Lor.
Contarini.
“D’Ordine degl’Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Proveditori all’Artiglieria dovendo in esecuzione al Decreto dell’ Eccellentissimo Senato 27. Settembre decorso devenirsi alla vendita di varii Corpi Artiglieri di ferro vecchii, ed inabili ai Pub. usi, si fa noto a chiunque aspirar volesse all’acquisto di quelli, che sono presentemente vendibili, e che saranno qui appiedi descritti, che debba offerire ne’giorni, che saranno destinati per l’Incanto, quel prezzo, che crederà superiore; però sempre alle Lire 83. per ogni Migliajo di peso grosso Veneto; mentre sarà deliberato al maggior offerente dal Magistrato medesimo con riserva però delle Polizze secrete in mano dell’Eccellentissimo Cassier del Collegio e col debito di levar detti Corpi nel termine di mesi due previo pagamento del loro importar Bombe di ferro Sferiche da mille N.
167: Ferro vecchio Artiglieri inabili, cioè Mortaj da 500 num. I Cannoni da 12 num. 2 Spingardo num. 1. e Petriere da uno antiche con tre forcade num. 2 in tutto Pezzi numero 6. 6:”
Si avverte ognuno, che il levo di tutti li suddetti generi dovrà cadere a peso dell’acquirente. Il giorno 11. Gennajo corrente seguì il primo incanto.
In una Città poco lontana da questa, era collocato in
qualità di primo Agente in una Bottega, un giovine di vent’anni
circa, Figlio d’onesti genitori. Incontrò egli una secreta
amicizia con una Signorina, che per quanto si dice, aveva per
lui le più favorevoli disposizioni. Ma la vigilanza del Padrone
della Fortezza rompeva il filo delle intelligenze furtive.
Questi venne in Venezia in uno de’passati giorni piovosi, ma
lasciò gli ordini necessarj per riprimere qualche notturno
attentato. L’ardente Giovinotto prese quella lontananza per una
provvidenza d’Amore, ma prima di tentare d’ approfittarsene
diede esecuzione a un pensiero, che gli parve il più fino
sagace, che possa suggerire la politica degli occulti Amanti. Ad
onta del pessimo tempo venne egli pure in questa Città, e veder
si fece dal Possessore dell’Oggetto di tante smanie; fingendo
d’esservi chiamato da un affare, che trattenerlo doveva per
qualche giorno. Appena si divise da lui corse alla gondola, che
lo aspettava, e cozzando coll’onde e i venti ripasso l’agitata
laguna col pericolo d’ affogarsi. L’accompagnò fedelmente nel
resto del viaggio una continua dirotta pioggia: ma ogni
patimento era ad-
Poveri Padri! Mandate i Figli fuori di Casa perché faccian
giudizio, e queste benedette donne glielo fanno perdere tutto.
Li Nob. Sig. Marchesi Francesco Mangilli,
e suoi Nipoti, d’ Udine, con contratto 1781 hanno stabilito per
loro Agente di Campagna certo Giuseppe Colossetti
per anni 10 colla pieggieria di suo Padre. N’erano passati 7
quando li Signori Marchesi fecero far da un Perito la liquidazione
de’ conti, dalla quale appariva l’ Agente debitore di summa
considerabile, laonde lo licenziarono con iscrittura stragiudiziale
sostituendone un altro.
Ricorso il Colossetti all’Eccellentissimo
Avogadore ottenne Lettere esecutive del contratto per l’ effetto di
stare al possesso dell’ esazione.
Li Signori Mangilli ottennero Lettere
citatorie per rivocazione delle Avogaresche, e dinanzi a S. E:
Avogador contestarono, che non si dà in un Agente diritto di
riscuotere affitti, quando il Padrone voglio esigerli: non potendo
esso pretendere, che l’intero salario per il corso del tempo
prescritto; quando però abbia fedelmente servito. Piantata in tal
forma la causa furono ad essi accordate altre Lettere Avogaresche a
fine che stante pendenza di Giudizio non s’avesse a fare novità
alcuna: le quali intimate vennero agli Affittuali, che colla
garantia dè Padroni fecero molti contamenti.
Furono queste appellate dal Colossetti al
Consiglio Serenissimo di 40 C. N. contestando, che non poteva essere
privato della sua amministrazione, e ch’eran esse distruttive della
pendenza sussistente all’Eccellentissima Avogaria; e presentando al
Consiglio stesso un conto generale dal quale appariva creditore di
riguardevole summa: dichiarendo in costituto volontario di
sottoporlo all’esame di due Periti uno per parte, e d’ un terzo in
caso di discordia; onde risultando debitore pagare il tutto, ed
esser privo dell’impiego.
Altre Lettere degli Eccellentissimi Mangilli
di non far novità stante pendenza di Giudizio; li quali hanno
poi ottenuto dagli Eccellentissimi Capi medesimi atti di citazione
per rivocazione, e su questo punto si trattò la Causa.
Sosteneva l’Avvocato delli Signori Marchesi, che il diritto d’
esazione delle loro rendite non apparteneva che ad essi, tanto più,
che avevano già fatto delle riscossioni; e che l’agente era già
licenziato, e depositato il suo onorario da esigere dopo la
liquidazione de’conti. Il suo Avversario sostenne, che quando un
Agente è stabilito con contratto per anni dieci deve durar nel suo
impiego per tanto spazio di tempo, così ricercando il suo onore, e
la esistenza d’un Accordo non attaccato. Aggiunse, che le Prime
Lettere Avogaresche ratificarono il possesso del suo impiego, e che
gli Eccellentissimi Signori Capi dovevano in esso serbarlo finché
duravano le Pendenze all’Avogaria, ed al Consiglio di 40; e che le
riscossioni fatte dalli Signori Marchesi Mangilli
colla loro garantia, nulla valevano a privarlo legalmente delle
sue incombenze.
Due degli Eccellentissimi Signori Capi hanno confermate
le Lettere ottenute sull’instanza del Colossetti, non essendo il Terzo in opinione con essi.
Avvocato per parte Mangilli Ecc. Silvestrini, Interv. ed Interruttore il
Signor Antonio Ferrigo.
Per il Colossetti Ecc. Leone Ongarini Interv. Sig. Antonio
Quaini.
Alli tre giorni ne’quali per oggetto di divozione furono
chiusi i Teatri, e proibite le maschere, successe una domenica la
più serena e brillante, che desiderar potesse la gente amante de’
divertimenti, e del chiasso. Nella nostra gran Piazza vi fu un
concorso popolare numerosissimo, in cui ebbe molta parte la
curiosità delle volgari donnette. Tra le maschere, che comparvero al
passeggio, si vide una quantità d’uomini vestiti da femmine,
ch’hanno un genio invincibile per la menzogna di questo sesso, e si
sfiatano per alterare la voce, e parlare da gnaga,
spasso a cui per lo più si dedicano i parrucchieri con un
eccessivo trasporto. La sera s’empì il vasto Casotto de’ Ballerini
da corda, e Saltatori, Compagnia valorosa, che aggiunge alle sue
fatiche una graziosa espressiva Azione Pantomima, con quella
chiarezza ed arte, che si stenta a vedere in Teatro. S’aprì anco il
Casotto vicino delle Marionette a cui non mancò il concorso.
Ebbimo poi l’Opera nuova nel Nobilissimo Teatro di San Samuele intitolata Enea
e Lavinia Musica del celebre davvero
Sig. Maestro Guglielmi della quale non s’è
trovato alcuno che dica male, e nemmeno poco bene. Ebbe un esito
felicissimo, un sincero applauso, e vi furono delle repliche a
richiesta veramente universale. Il merito della Signora Pozzi riceve un aumento considerabile al
riflesso del discreto Pubblico per esser ella in una spezie di
convalescenza, e per avere fatti tutti gli sforzi possibili onde ben
servirlo.
A San Luca la sera medesima vi fu una piena foltissima tanto nel
Parterre, che nelle Loggie, chiamata dalla novità della Fiaba
Tragicomica, che ha per titolo i tre doni
ossia la Vittima d’un raro amore. Noi
siamo sì mal disposti per questo genere di Compo-tre doni può ben contentarsi del favorevol
giudizio, che successe alla prima recita. Escludiamo i mal disposti,
che in esso non ebbero voto, e quegli sciocchi ch’uscendo del Teatro
biasimavano l’ Azione per quello appunto, che ci doveva essere, e
che fu maneggiato a condotto felicemente. Chi è chiamato a una Fiaba
ha da aspettarsi una Fiaba, che tanto è più bella quanto più il
meraviglioso, il sorprendente è introdotto. Erigasi il buon senso
alle sue pretensioni quand’ è invitato a una Tragedia, o Commedia di
carattere. Si consideri che lo Scrittore della Fiaba di cui parliamo, la compose per una Compagnia
abbandonata; che il suo oggetto fu di farla risorgere; che può dirsi
vi sia riuscito giacché alla seconda recita decisiva del destino
delle Rappresentazioni, il Teatro fu quasi pieno; ch’ egli dimostrò
in essa la capacità di cose regolari e perfette; che in questa non
ci annoja con eterni soliloquj, o con una morale prodigalizzata in
mezzo al più basso ridicolo; che finalmente per salire alle stelle
colla sua Fiaba basterebbe che in essa
recitassero Sacco, Fiorilli, Darbes, Zanoni,
alla cui mancanza si cercò di supplire, con delle
trasformazioni, delle decorazioni, delle scene, che son troppo belle
e magnifiche per dieci soldi che costa l’entrata.
Finalmente Domenica scorsa è stato eletto al posto di Medico attuale
della Contrada di S. Simon piccolo Il Sig. Dot. Vicenzo Casatutta con acclamazioni di giubilo.
Addì 9 Gennajo.
Piel. S. Iseppo ec. pat. Paolo Mattovich
da Cattaro e Castelnuovo con mercanzie dirette a chi spetta
Dalle Bocche 430 pezze form. morlacco 28 fagotti Pelli Boldroni 1 rot. Rassa in più cavezzi 9 mogliazzi, e mastelladi sighi 6 cassoni cand. di sevo di L. 6900 29 migl. circa castradina fumata.
Da Castelnovo 4 cai oglio di Bar. 45 circa portata Patrone marin. ha dichiarato aver gettato in mare, per la burrasca, castradina, candele, e pelli diverse.
Ad. Detto.
Piel P. Ant. Rismondo dalla Brazza a
Spalatro con
Dalla Brazza, port. Pat. e Marin. 2 cai oglio di Bar. 25
Da Spalatro port. Pat. e Marin. 3 cai oglio di Bar. 31. 11 casse cand. di sevo 15 Barili sevo, 55 Bar. ulive nuove salate.
Ad. Detto.
Piel. P. Zuanne Bottolo da Spalatro
con
Dal Lazzeretto di Spalatro 62 balle Lana in sciavinelli 39 schia-
Dalla Città 75 Barili ulive salate 4 balle Pelli Becchine, Boldroni, e Tosoni e rifuso, Num. 2866. 20 casse cand. di sevo di tramesso 1 Rot. rassa da tinge re in più cavezzi 1 Fag. Pelli di volpe
Ad. Detto.
Piel. P. Bortolo Bargon da Curzola,
Macasca e Spalatro con
Da Curzola Legne
Da Macasca 4 Cai oglio di portata Pat. e Marin. di Bar. 42.
Ai Mercanti Un cao oglio di Bar. 11, 4 colli cera, 67 ulive salate.
Ad. Detto.
Feluca Pat. Vittorio Ant. Pallombella
da Molsetta con 54 sacchi di fagotti mandole 47 sacchi anici 7
sacchi semenza di senape 3 sacchi galla 7 carat. grippola 50 cantara
carnicia alla rifusa 4 sacchi e 6 fagotti lente alla rifusa Tombole
27 in tutto.
Domenica 13 Gennajo.
A S. Angiolo Rep. di Carlo l’Ardito.
A S. Luca I tre doni fiaba mai più
rappresentata.
A S. Gio: Grisostomo La Povertà di Rinaldo con
altro titolo.
Lunedì.
A S. Angiolo Replica.
A San Luca Replica.
A S. Gio: Grisostomo L’Empio panitor di sè stesso
col nuovo Ballo Lo Svizzero
ingannato.
Anche questa volta fu chiamato fuori in Maestro a ricevere gli
applausi strepitosi del Popolo, dopo la fine del Ballo, solito
onore, che ricevettero anche i Puttelli. In esso la bravissima Luigina travestita da uomo, sì nell’azione
che nella danza, riesce a meraviglia, e spiega una leggiadrezza ed
un brio, che supera quanto da Lei videsi in prima. La recita in
questa sera sarà a suo benefizio. La Sombur
del Cappellajo si esporrà domani.
Martedì.
A S. Angiolo, e a S. Luca Replica.
A S. Gio: Grisostomo L’ Avvocato Veneziano del
Riformatore del Comico Italiano Teatro.
Per questa Sera.
A S. Angiolo e a S. Luca replica.
A S. Gio: Grisostomo L’Inganno Fortunato.
C’è chi cerca un Violino dell’ Amatis, o dello Stradivario,
o dello Stainer, o d’ altro celebre Autore. Se mai chi avendolo
volesse privarsene lo avvisi al Caffè di Florian dove si è lasciato l’ ordine necessario.
18 Gennajo
Alba ad ore 12 e m. 34. Leva il Sole ad ore 14 e m. 20 Mezzogiorno a ore 18 m. 55. Mezzanotte a ore 6 m. 55. Leva la Luna a ore 18 m. 51. Tramonta a ore 10 m. 33.
19 Detto.
Alba ad ore 12 m. 32. Leva il Sole a ore 14 m 19. Mezzodì a ore 18 m. 54. Mezzanotte a 6 m. 54. Leva la Luna a ore 19 m. 40. Tramonta a ore 11 m. 38.
Dalla Stamperia Zerletti Venezia.