Mercordì 9. Gennajo 1788.
Cetus pleni iniquitate. Si vorrebbe
dalla nostra penna una cieca obbedienza a questo furore onde secondarne
i trasporti con quell’entusiasmo irritante da cui è dominato l’incognito
Autore del Foglio. Egli cita Tertulliano, Basilio, il Nazianzeno,
da’quali è deffinito il Teatro un vituperevole
concistoro d’ impudicizia, una pubblica e comune officina di
lascivia, una scuola laidissima di sozzure. Se accordar si
volesse uno libero sfogo al suo zelo egli userebbe l’atto di carità di
darli tutti alle fiamme, e di condannare al remo, o a’lavori pubblici la
gente che vive d’essi. Misericordia, Signor Anonimo, sospendente il
flagello del vostro sdegno, e sentite le ragioni per le quali non siamo
d’ accordo con voi.
Trà tutti gli spettacoli, che furono inventati, e perfezionati dall’umana sagacità, quello ch’ebbe più a sofferire dalle censure de’Moralisti, e da’fulmini de’Teologi, fu veramente il Teatro, ma non ve n’ha alcuno, che più di questo siasi conservato ed esteso col favore delle colte Nazioni, e degl’illuminati Sovrani. Quando la Germania, e la Moscovia incivilite si sono comparvero i Teatri nelle loro Provincie. Quali erano trà gli antichi i Popoli, che adottati li avevano? I Cinesi, i Greci, i Romani che conobbero a fondo il vero spirito della Società. Gli altri non seppero nemmeno che fossero.
Quelli che deturparono il Teatro, e lo scoglio il resero dell’ innocenza,
furono i Mimi detestati trà gli Autori Profani da Diomede, da Donato, da
Salviano, da Minuzio Felice, da Lattanzio, e da Ovidio medesimo. Se San
Cirillo biasimava la Teatrimania fu per
l’impudicizia, e laidezza de’Mimi, che a giorni del Grisostomo facevano ridere ed allegravano gli Spettatori in
vece di chiamar le sassate, com’egli esprimesi. Narra lo stesso, che
nell’Orchestra eravi il letto su cui gli atti dell’adulterio
eseguivansi, ed inorridiva, che si permettesse alla libidine un Comune, e pubblica Scuola di
prostituzione an o da Basilio chiamata
venne L’Orchestra, e disse S. Cipriano che
andando a quelle scene passavasi per dedecus
pubblicum, per vulgarem lasciviam. Anche
S. Agostino chiama gli atti de’ Mimi omni Scenica feditate, e narra che facevano a
Priapo de’ Sacrifizj. Parlando il sopraccitato Lattanzio de’ giuochi
Florali ci porge un’ idea più esatta ed estesa della loro abbominevole
oscenità. Praeter verborum licentiam quibus obscenitas
omnis effunditur, exuuntur etiam vestibus populo stagitante
meretrices quae tunc Mimorum funguntur officii & in conspeßtu
populi usque ad satietatem impudicorum luminum cum pudendis motibus
detinentur.
Il raffinamento d’una prostituzione sì enorme opera fu dello scostumato
Eliogabalo, che agitava il fomite della sua libidine a quelle nefande
finzioni, le quali fecero arrossire ed uscir di Teatro Porcio Catone,
come narra Valerio Massimo lodando la plausibile severità della Città di
Marsiglia, che aveva esclusi i Mimi dalle sue scene. Diceva S. Agostino
che non potevasi amar Iddio amando i Mimi. Vopisco li confonde colle
Meretrici coprendoli della medesima infamia, e Cicerone trà i rimproveri
che dà a Marc’Antonio gli rinfaccia la sua predilezione per essi. Plinio
fa un gran elogio a Trajano perché a’suoi tempi eran abborriti dal
Popolo, e Domiziano, tuttoché estremamente vizioso, giunse a scacciarli
di Roma. Se furono richiamati da Nerva suo successore, Principe saggio,
se poco durò il loro esiglio quando furono condannati dallo stesso
Nerone, e da altri Imperatori, n’era cagione l’inclinazione furiosa che
il Popolo aveva per essi, la quale cedeva qualche volta a de’stimoli di
passeggiera virtù, ma riprendeva poi la sua robustezza, e ad essa servir
faceva la politica de’ Sovrani. Quanti veri adulterii, dice il
Grisostomo, nascevano dalle loro finzioni! Non si soffrirebbe, ei
soggiunge, di vedere una donna nuda nel Foro, e poi si sale al Teatro,
per godere l’ignominia degli uomini, e delle femmine? Tertulliano, S.
Cipriano, Salviano, ci somministrerebbero sul proposito de’gravi testi
da convincere il nostro infuriato Anonimo, che le penne de’ Santi Padri
armate si sono di giusto sdegno contro l’ antico Teatro per le oscenità
de’ Mimi che lo disonoravano. Ed erano queste sommamente pericolose per
l’estrema abilità che posiedevano nell’arte de’cenni, e nella finzion
delle azioni, della quale la Istoria ci conserva de’tratti, che sembrano
pure favole, perchè misurar vogliamo il merito loro con quello de’
nostri Ballerini moderni. Giuvenale ce ne dà una grand’idea chiamando
loquace il loro silenzio, e dicendo ch’eran uomini le cui mani eloquenti
avevano a ogni dito una lingua per esprimere vivamente tutte le umane
passioni. Cassiodoro se ne serve dell’elogio medesimo dicendo, che
tacendo parlavano ed erano da Polinnia formati per far sapere, che non
sempre v’era bisogno delle parole per dar ad intendere ciò che si pensa.
Afferisce Luciano, che facevano piangere come gl’Istrioni, e che sotto
Nerone un certo Re d’un Paese vicino al Ponto Eusino, dimandò un
bravissimo Pantomimo per farlo il suo Dragomanno in tutte le lingue;
persuasissimo, che non vi fosse al mondo Nazione tanto barbara e rozza
da non Mnestere che
gli faceva il Maestro. Nella Storia degl’Imperatori Romani si trovano
più nominati i Pantomimi famosi degli Oratori più celebri: e creder
bisogna che la loro influenza pericolosa fosse co’Grandi; perocchè
ne’primi anni della sovranità di Tiberio il Senato proibì rigorosamente
ai Senatori l’ingresso nelle loro case, ed a’Cavalieri l’essere
corteggiati da essi. Poco tempo dappoi furono scacciati da Roma per i
partiti che fomentavano, e per le sollevazioni delle quali erano Autori.
Voi mi sollecitate, perch’io vi dia delle
frequenti della nostra Opera, e del concorso al Teatro. Quasi
quasi sospetterei, che più dell’Opera, e più del concorso
v’interessassero le nuove di qualche Cantante, o Ballerina. Se
per ciò fosse, a me siete male diretto, perché oltre l’esser io
uomo lontano da simili osservazioni particolari, parmi che
presentemente non vi sia da impiegarle. Vi dirò di più, che
siccome il Teatro lo prendo per il solo luogo ove goder si possa
d’una ristretta, e geniale Società accompagnata dalle delizie
d’una bella voce, e dalle animate espressioni d’una brava
Ballerina, così godo della prima approfittando all’occorrenza
del sussidio delle seconde; vedete dunque, che realmente non
posso darvi, che notizie di Musica e Ballo. Esse sono a un di
presso le stesse, che vi diedi nell’ ultima mia. La
Giuliani canta come ha cantato la prima sera.
Porri ama troppo la sua bella voce per non
arrischiare di guastarla con difficoltà, o varietà di maniere, e
teme persino i movimenti della persona: canta con il suo bel
liscio, e piace. Il Tenore Adamo Bianchi, approfittando forse de’ giudizj del Pubblico, và ristringendo i
suoi voluminosi modi di cantare, e comincia a farsi conoscere
per uomo di vera Professione. Egli cerca di dare continue prova
alla costanza della nostra Orchestra con una salva di
contrattempi ma ci trova del duro. Li Balli continuano a
piacere.
L’Impres. Rossi fa bene gli
affari suoi. Palchi quasi sempre pieni, accordati poco meno di
500, Platea af-fittata por
Duc. 500. circa; denari in cassetta ogni sera. Volete di più?
Venite a godere del nostro Venerdì Gnoccolare, che toccherete
con mano quanto vi scrivo.
V’è un galantuomo, che cerca impiegarsi, in qualche
Fattoria di Campagna, ed esibisce un deposito di Ducati 200 cor. a
cauzione d’ogni mensuale maneggio. Oltre alla sua capacità a tal
incarico, è intendente ancora delle cose agrarie. Occorrendo di
parlargli ha il suo ricapito dal Locatelli
Librajo in calle dell’Oca a S. Sofia.
L’altr’jeri si mandò in dono, per annuo costume, ad una certa Casa una Dindietta bellissima. La portò il Giovine della Bottega ove fu comperata. Da lì a mezz’ora andò a prenderla un finto pollajuolo, con un insanguinato grembiule, dicendo che il suo Collega aveva sbagliato, e che dovea portarla al Capo del Bastione di San Luca. Gli si credè, ed il regalo fu divorato Dio sà da chi. Ecco il discapito di chi non legge l’Urbana Gazzetta. Non bastò l’avviso della carne del Caffettiere. Basterà questo?
Domenica giorno della Epifania di N. S. Sua Serenità
scese ad udire la Messa nella Ducale Basilica di S. Marco, ove
dal Diacono pubblicate furono le Feste mobili. Lunedì dedicato a
S. Giuliano ci fu la consueta solennità nella sua Chiesa fondata
dalla Famiglia Balbi. Soggiacque ad un
incendio nel 1105, e fu rifabbricata per la rovina che
minacciava verso la metà del Secolo XVI. da Tommaso Ravennate M. F. Veggonsi in essa delle superbe
Pitture del Veronese, di Leandro Bassano, del Giovine Palma, del Tiepolo,
e d’ altri celebri Autori. In tal giorno fece il suo
Ingresso il nuovo Piovano di S. Vitale. Monsignor Bart. Lanfranchi Vic. Gen. di Monsignor
Patriarca gli diede il possesso. Il suo Ritratto è dipinto dal
Sig. Ales. Longhi. Jeri giornata sacra a
S. Lorenzo Giustiniani vi fu concorso al
Palazzo di S. E. Antonio di tal Famiglia
in Calle del Ridotto.
Fu assocciato al Collegio prestantissimo de’ Medici di
questa Città l’Illustrissimo Sig. Dot. Pellegrino Buora. V’è un’acerrima concorrenza al posto
di Medico di Contrada in S. Simon Piccolo trà l’Illustrissimo
Sig. Giac. Dot. Pianton attuale
sostituto, e l’Illustrissimo Sig. Dot. Vicenzo
Casatutta. Ambidue concorsero nella precedente vacanza,
ed al Pianton non mancò che un solo voto
per esser eletto.
Ad’onta delle continue pioggie non cessano i lavori per
i generali ristauri di questo Lazzeretto, ordinati dall’
Eccellentissimo Magistrato alla Sanità, e si eseguiscono sotto
la vigilanza dell’attuale benemerito nostro Priore Rizzi, con tutti que’ gelosi riguardi,
ch’ esige la pubblica sicurezza.
Trovansi allo sconto di contumacia
stabilita per li tabacchi di giorni 21 le Balle Num. 2786
Tabacco venute da Durazzo colli Capitani Antonio Marovich, e Pietro
Caminarovich.
Nel Teatro di
S. Angiolo si rappresenta un Dramma di
carattere serio del Conte Giambat. Gazola Veronese, Autore
cui noi si pregiamo di manifestare nel tempo stesso che onoriamo
la sua modestia di voler rimanersene occulto. È scritto
aureamente, ed è una di quelle rare produzioni Teatrali, che
piacciono molto recitate, e più lette; e benchè l’indiscreto
susurro degli opposti partiti abbia fatto sospendere il giudizio
de’saggj indifferenti la prima sera, pure nella replica trionfò
il merito del Dramma, fu ascoltato attentamente, ed ebbe
l’Autore lode ed incoraggiamento da ogni onesto
intelligente.
Qui parlasi di Polì e Jamson, che si recitò tre sere. Noi certamente, nè per
uffizj, nè per promesse avremmo mai pubblicato un tale Biglietto
senza udir prima il Dramma, e senza l’intima persuasione, che chi lo
scrisse abbia in gran parte ragione: tanto più che raccogliendo
opinioni non venne fuori che male male. Alla
terza recita trovammo una scarsissima Udienza, ma tranquilla ed
attenta, che gustò la Rappresentazione, e mediocremente applaudilla.
L’Azione è di quel genere, che i Francesi chiamano Larmoyant e si serba trà il basso Comico, e la Tragica
gravità. Il vivo costante Amor di Polì,
l’affetto sigliale e la virtù dell’amato suo Jamson, le smanie amorose del suo rivale Sirval, la leale
amiclzia di Dorvil, la soverchia tenerezza
paterna nel Genitor di Polì per il di lui
vizioso Figlio strascinato dal giuoco ad enormi eccessi, ci sembrano
dipinte felicemente. Lo stile è il più conveniente al carattere del
Dramma senza cadere nel prosaico volgare, nè sollevarsi alla Tragica
sublimitá. Facili, armoniosi, eleganti sono i versi, in cui sparse
si trovano delle sentenze, che attaccano il cuore. V’è unità
nell’Azione, ed almeno presenta de’plausibili oggetti di correzione
alla perniziosa condiscendenza paterna, d’orrore al vizio
nell’esempio del giuocatore perito, d’amore alla virtù per la bella
mercede che ottengono i casti affetti di Polì e Jamson.
Il Tomo Quarto dell’Opera intitolata Consilium pietatis de non sequendis errantib. sed
corrigentibus del Desirant Tomo IV. Roma 1725 presso
Girolamo Mainardi.
Chi lo avesse, e volesse privarsene lo porti al Colombani Venditore di questa Gazzetta, che gli sará
convenientemente pagato.
Giovedì e Venerdì 10 ed 11 corrente.
Sabbato e Domenica 12 e 13 corrente.
Dieci Fanciulle di questa Parrocchia vengono graziate
di Duc. 25. per ca-Tommaso da Ravenna.
Se a cognizione di chi ci somministra gentilmente queste sacre notizie, fossero gli Oratori, che in tali giorni esercitano la loro eloquenza, esse ci sarebbero più care. Ebbimo uno stimolo a questa ricerca. In ogni caso siamo obbligati alla zelante attenzione di chi ci favorisce, che non è per tutti superflua e inutile.
4. Gennajo.
Parigi cinquantotto.
Roma sessantaquattro.
Napoli cento e diciotto.
Livorno cento e due e un quarto.
Milano cento e cinquantatre.
Genova novantuno e tre quarti.
Amsterdam novantatre.
Londra cinquanta e tre quarti.
Augusta cento e tre.
Vienna cento e novantasette e mezzo.
Brigantino La Marianna Cap. Giov.
Grego Veneto, con can. 6 e mar. 12. Per
Palermo entro il mese corrente
Checchia Il Commercio Veneto Capit. Gregorio Davanzo Veneto con can. 8 marin. 14.
Per Livorno e Genova, entro il cor.
Chec. Il Chocchio di Nettuno Capit. Ant. Zanchi Veneto con can. 4 e marin. 13.
Per Cadice e Lisbona entro il corrente Carlo
Fabris di Gius. Mezzano.
Checcia S. Eufemia Capit. Leonardo Davanzo Ven. con can. 14 e marin. 18. Per Smirne
e Costantinopoli entro il mese venturo.
Nave Il Viaggiatore Felice Capitan Marco Cosovich con can 18. e marin. 24. Per
Alessandria e Soria entro il venturo.
Nave La Fortuna Capit. Giorgio Gambillo Ven. con can. 14 e marin. 16. Per Cipro e
Alessandretta entro il mese prossimo
Checchia Il Corriero di Soria Capit. Ant. Penesich Ven. con can. 10 e mar. 14. Per
Salonicchio entro il mense venturo.
Mezzano Luigi Belloni.
Checchia Santa Teresa Capit. Cristofolo Rasevich Veneto con can. 10 e marin. 14. Per Smirne e Costantinopoli entro il mese corrente.
Dom. Bressan Mezzano.
Resto del Carico del Brich il Bel
Montenegrino.
A Franc. Cobres 3 Bar. Giallo santo
A Menachen di Leon Vivante 642 Pezzi legno da colori, 20 Bot. Salnitro 3448
Pezzi Legni da colori.
A Fran. Dom. Manentri 24 Barili e un
Bariletto Salnitro.
A Giov. Wider 10 Bal. Caccao.
A Crist. Martini 1 Cassa Thè 1 cesta legno Japonetto, 231 Pezzo legno Sandallo rosso.
A Bortolo Brighenti 2. Bar. Terra rossa.
A chi presenterà 6 Casse Formaggio, 8 Cassette vino.
A Giov. Wanautbegard 6 Casse Formaggio 8
Cassette vino.
A Bonomo Algarotti 1 Botte Caccao.
A Pietro Scipioni 342 Pezzi Legno da colori.
A Pietro Biondini 263 Pezzi Legni da colori
171 detti, 1 Bariletto Dro-
A Dom. Bertolini 1 Baril Droghe.
A Salv. Orsetti 4 Balle Pevere.
A chi presenterà 1 Bar. Radici Galangà, 2 Bar. Droghe, 1 Collo Buttiro, 1 Cassetta Droghe, 160 Pezzi Legni da colori, 5 Cassette Tabacco di Tramesso.
A Dan. Bonfil e Figlio 20 Bal. Pepe.
All’ Ordine 92 Pezzi legno da colori.
A Pietro Lucatello 444 Pezzi Legno da colori.
Più 553 detti.
A’ Fratelli Swajer 4865 Pezzi Legno da
colori.
A Dan. Bonfil e Figlio 20 Bal. Pepe.
A Fran. Dom. Manenti 32 Bar. e un Tonello
Salnitro.
A Dan Bonfil e Figlio 196 Pezzi Legno da
colori.
A Fran Cobres 1 Tonello Droghe.
A Piet. Lovisello 12 Balle Pepe.
A Piet. Scipioni 4670 Pezzi Legno da colori.
All’ Ordine 100 Pez. Legno da colori, 1 Cassetta Droghe, 1 di vino 1 Pacchetto.
A Cristof. Martini 1 Bar. Caccao e
Cannella.
All’ Ordine 2 Casse Drappi da uso.
A Franc. Sanzonio 1080 Pezzi Legno da colori.
Ai Eredi Rubbi 1 Cassa Borace, 1 Tonello
Giallo Santo.
A Franc. Sanzonio 1050 Pezzi legno S.
Marta.
A Piet. Lovisello 4 Balle Caccao.
All’ Ordine 1 Cassa Cannella, 1 Balla Droghe.
A’ Fratelli Co: Revedin 1 Cassetta
Cannella.
A Varisco Manenti 2 Bar. Chiodi, 1 Bar. fil.
di ferro.
A Pietro Ant. Malavatti 1 Tonello Caccao.
A’ Fratelli Svajer 6 Fardi Canella.
A Piet. Piccoli 1580 Pezzi Legno Santa
Marta.
A Finengraz e Majer 8 Bar. Smaltin.
A Fran. Sanzonio 7 Panni Storas di ritorno, e
1 cassa vino.
All’ ordine 2 Cassette Droghe.
2 Detto
Feluca P. Leon. Baviera da Silla e Manopoli.
1 Collo Fazzoletti di Bombace, 1 Dimito di Bombace, 3 Gucchiare di Bombace, 8 Filati, 12 sacchi Mandole, 2 colli coperte di Bombace.
6 Sacchi seme di Cedro, 3 Fiaschi spirito Bergamoto, 15 Casse sugo di Liquerizia.
Feluca P. Giov. Palmesano da Manopoli con 1 collo Fazzoletti di
Bombace, 1 Dimito di Bombace 4 Guchiarie di Bomb. 1 Felpa di
Bomb. 6 colli coperte di Bomb. 21 di Filati 22. Cassette di
Liquerizia 5 Fiaschi spirito di Bergamoto.
Piel. Cap. Pietro Camenarovich da Durazzo raccomandate al Conte Luca Jvanovich con 843 Balle Tabacco al
medesimo, non compreso quello che uscì dalle stesse Balle.
Piel. P. Dom. Rismondo da Cattaro raccom. a Vicenzo Jvanovich con 12 migl. Castradina, e 5 Temporali
salati.
Ad. 5 Detto
Bergantino Buxton Cap. Clemente
Udost Inglese da Tarmout racc. a sè medesimo con 817 barili Aringhe a
Pietro Paolo Alghisi.
Domenica.
Per tutto replica.
Lunedì.
A S. Luca Trufaldino &c.
A S. Angiolo, e S. Gio: Grisostomo Replica.
Siete stati, Signori Leggitori carissimi, ad udire Etelwige? Bella! bellissima! arcibellissima! oh che
Regina! oh che Re! oh che caratteri! Lo stile poi è affatto nuovo ne
v’ha chi lo contrasti. L’Autore ha il vanto di non aver imitato
alcuno, e avrá probabilmente anche quello di non essere da alcuno
imitato.
Martedì.
A S. Luca La Sposa sagace.
A S. Angiolo il Servo Sciocco.
A S. Gio: Grisostomo La Scuola de’ mal
maritati.
Per questa Sera.
A S. Gio: Girsostomo Il Giudice del
proprio onore &c. Originale Italiano.
R S. Luca Il Monte Fosco Comedia di
carattere.
A S. Angiolo Carlo l’ ardito
&c.
E. Enrico Dandolo qu:
Fantin.
Nic. Erizzo Secondo K. morto a Corfù nell’attualità di Prov. estraordin. all’Isole del Levante.
10 Gennajo
Alba ad ore 12 e m. 48. Leva il Sole ad ore 14 e m. 35. Mezzogiorno a ore 19 m. 2. Mezzanotte a ore 7 m. 2. Leva la Luna a ore 15 m. 25. Tramonta a ore 1 m. 43.
11 Detto.
Alba ad ore 12 m. 46. Leva il Sole a ore 14 m. 33. Mezzodì a ore 19 m. 2. Mezzanotte a 7 m. 2. Leva la Luna a ore 15 m. 48. Tramonta a ore 2 m. 47.
12 Detto.
Alba a ore 12 m. 45. Leva il Sole a 14 m. 32 mezzodì a 19 m. 1. Mezzanotte a 7 m. 1. Leva la Luna a ore 16 8 Tram. a 3 m. 50.
13. Detto.
Alba a ore 12 m 43. Leva il Sole a 14 m. 30. Mezzodì a 19 m. o. Mezzanotte a 7 m. o. Leva la Luna a 16 m. 31. Tram. a ore 4 m. 52.
Alla Spezieria della Vigilanza al
Ponte de’ Dai.
A Padova dalli Signori Fratelli Conzati
Libraj.
A Verona dal Signor Giuseppe Lonardi
Librajo.
A Brescia dal Signor Dionisio
Colombo Librajo.
A Treviso dal Signor Giulio
Trento Librajo.
A Udine dal Signor Giambattista
Damiani Librajo.
Dalla Stamperia zerletti Venezia.