Num. 3 Antonio Piazza Moralische Wochenschriften Alexandra Fuchs Editor Timo Riegler Editor Julia Knittel Editor Kirsten Dickhaut Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 30.01.2015 o:mws.3198 Piazza, Antonio: Gazzetta veneta urbana. Venezia: Zerletti 1788, 17-24 Gazzetta urbana veneta 1 003 1788 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Theater Literatur Kunst Teatro Letteratura Arte Theatre Literature Arts Teatro Literatura Arte Théâtre Littérature Art Italy 12.83333,42.83333

Num. 3.

Mercordì 9. Gennajo 1788.

Non si sà se uscita da un Eremo, e dal solitario Scrittojo di qualche Misantropo, ci giunge una rabbiosa Lettera scritta col fiele della maldicenza contro il Teatro, e persino contro quelli, che lo frequentano, chiamandoli col testo di Clemente Alessandrino: Cetus pleni iniquitate. Si vorrebbe dalla nostra penna una cieca obbedienza a questo furore onde secondarne i trasporti con quell’entusiasmo irritante da cui è dominato l’incognito Autore del Foglio. Egli cita Tertulliano, Basilio, il Nazianzeno, da’quali è deffinito il Teatro un vituperevole concistoro d’ impudicizia, una pubblica e comune officina di lascivia, una scuola laidissima di sozzure. Se accordar si volesse uno libero sfogo al suo zelo egli userebbe l’atto di carità di darli tutti alle fiamme, e di condannare al remo, o a’lavori pubblici la gente che vive d’essi. Misericordia, Signor Anonimo, sospendente il flagello del vostro sdegno, e sentite le ragioni per le quali non siamo d’ accordo con voi.

Trà tutti gli spettacoli, che furono inventati, e perfezionati dall’umana sagacità, quello ch’ebbe più a sofferire dalle censure de’Moralisti, e da’fulmini de’Teologi, fu veramente il Teatro, ma non ve n’ha alcuno, che più di questo siasi conservato ed esteso col favore delle colte Nazioni, e degl’illuminati Sovrani. Quando la Germania, e la Moscovia incivilite si sono comparvero i Teatri nelle loro Provincie. Quali erano trà gli antichi i Popoli, che adottati li avevano? I Cinesi, i Greci, i Romani che conobbero a fondo il vero spirito della Società. Gli altri non seppero nemmeno che fossero.

Quelli che deturparono il Teatro, e lo scoglio il resero dell’ innocenza, furono i Mimi detestati trà gli Autori Profani da Diomede, da Donato, da Salviano, da Minuzio Felice, da Lattanzio, e da Ovidio medesimo. Se San Cirillo biasimava la Teatrimania fu per l’impudicizia, e laidezza de’Mimi, che a giorni del Grisostomo facevano ridere ed allegravano gli Spettatori in vece di chiamar le sassate, com’egli esprimesi. Narra lo stesso, che nell’Orchestra eravi il letto su cui gli atti dell’adulterio eseguivansi, ed inorridiva, che si permettesse alla libidine un eccitamento sì libero, e che si travasse chi compiacevasi di quelle sozzure. Comune, e pubblica Scuola di prostituzione an o da Basilio chiamata venne L’Orchestra, e disse S. Cipriano che andando a quelle scene passavasi per dedecus pubblicum, per vulgarem lasciviam. Anche S. Agostino chiama gli atti de’ Mimi omni Scenica feditate, e narra che facevano a Priapo de’ Sacrifizj. Parlando il sopraccitato Lattanzio de’ giuochi Florali ci porge un’ idea più esatta ed estesa della loro abbominevole oscenità. Praeter verborum licentiam quibus obscenitas omnis effunditur, exuuntur etiam vestibus populo stagitante meretrices quae tunc Mimorum funguntur officii & in conspeßtu populi usque ad satietatem impudicorum luminum cum pudendis motibus detinentur.

Il raffinamento d’una prostituzione sì enorme opera fu dello scostumato Eliogabalo, che agitava il fomite della sua libidine a quelle nefande finzioni, le quali fecero arrossire ed uscir di Teatro Porcio Catone, come narra Valerio Massimo lodando la plausibile severità della Città di Marsiglia, che aveva esclusi i Mimi dalle sue scene. Diceva S. Agostino che non potevasi amar Iddio amando i Mimi. Vopisco li confonde colle Meretrici coprendoli della medesima infamia, e Cicerone trà i rimproveri che dà a Marc’Antonio gli rinfaccia la sua predilezione per essi. Plinio fa un gran elogio a Trajano perché a’suoi tempi eran abborriti dal Popolo, e Domiziano, tuttoché estremamente vizioso, giunse a scacciarli di Roma. Se furono richiamati da Nerva suo successore, Principe saggio, se poco durò il loro esiglio quando furono condannati dallo stesso Nerone, e da altri Imperatori, n’era cagione l’inclinazione furiosa che il Popolo aveva per essi, la quale cedeva qualche volta a de’stimoli di passeggiera virtù, ma riprendeva poi la sua robustezza, e ad essa servir faceva la politica de’ Sovrani. Quanti veri adulterii, dice il Grisostomo, nascevano dalle loro finzioni! Non si soffrirebbe, ei soggiunge, di vedere una donna nuda nel Foro, e poi si sale al Teatro, per godere l’ignominia degli uomini, e delle femmine? Tertulliano, S. Cipriano, Salviano, ci somministrerebbero sul proposito de’gravi testi da convincere il nostro infuriato Anonimo, che le penne de’ Santi Padri armate si sono di giusto sdegno contro l’ antico Teatro per le oscenità de’ Mimi che lo disonoravano. Ed erano queste sommamente pericolose per l’estrema abilità che posiedevano nell’arte de’cenni, e nella finzion delle azioni, della quale la Istoria ci conserva de’tratti, che sembrano pure favole, perchè misurar vogliamo il merito loro con quello de’ nostri Ballerini moderni. Giuvenale ce ne dà una grand’idea chiamando loquace il loro silenzio, e dicendo ch’eran uomini le cui mani eloquenti avevano a ogni dito una lingua per esprimere vivamente tutte le umane passioni. Cassiodoro se ne serve dell’elogio medesimo dicendo, che tacendo parlavano ed erano da Polinnia formati per far sapere, che non sempre v’era bisogno delle parole per dar ad intendere ciò che si pensa. Afferisce Luciano, che facevano piangere come gl’Istrioni, e che sotto Nerone un certo Re d’un Paese vicino al Ponto Eusino, dimandò un bravissimo Pantomimo per farlo il suo Dragomanno in tutte le lingue; persuasissimo, che non vi fosse al mondo Nazione tanto barbara e rozza da non intendere il significato di que’chiarissimi cenni. Di fatti l’arte di questi muti Oratori passò fino nelle più rimote Provincie dell’Impero Romano, e non finì che con esso. Zosimo l’annovera trà le cagioni della corruzione de’costumi del Popolo, e delle sciagure, ch’hanno flagellato i Romani. Nè solo i Plebei, ma moltissimi della più alta condizione amavano appassionatamente i Pantomimi, come il Padre di Seneca da cui furono coperte delle gravissime Magistrature, Mecenate sì legato d’affetto a Battillo, ed Augusto medesimo, che mostrò un genio favorevole per l’arte sua. Da Svetonio sappiamo, che Caligola accarezzava stranamente il Pantomimo Mnestere che gli faceva il Maestro. Nella Storia degl’Imperatori Romani si trovano più nominati i Pantomimi famosi degli Oratori più celebri: e creder bisogna che la loro influenza pericolosa fosse co’Grandi; perocchè ne’primi anni della sovranità di Tiberio il Senato proibì rigorosamente ai Senatori l’ingresso nelle loro case, ed a’Cavalieri l’essere corteggiati da essi. Poco tempo dappoi furono scacciati da Roma per i partiti che fomentavano, e per le sollevazioni delle quali erano Autori.

Per ora basti così, carissimo Signor Anonimo. Plachisi il vostro furore, lasciateci andar alla Commedia ed all’Opera, senza temere la vostra scomunica, e riserbatevi ad udire il resto ne’Fogli venturi giacché l’argomento somministrato condur ci deve ad un passo disegnato dalla nostra volontà, ed opportuno alla stagione presente.

Lettera di Verona

Voi mi sollecitate, perch’io vi dia delle frequenti della nostra Opera, e del concorso al Teatro. Quasi quasi sospetterei, che più dell’Opera, e più del concorso v’interessassero le nuove di qualche Cantante, o Ballerina. Se per ciò fosse, a me siete male diretto, perché oltre l’esser io uomo lontano da simili osservazioni particolari, parmi che presentemente non vi sia da impiegarle. Vi dirò di più, che siccome il Teatro lo prendo per il solo luogo ove goder si possa d’una ristretta, e geniale Società accompagnata dalle delizie d’una bella voce, e dalle animate espressioni d’una brava Ballerina, così godo della prima approfittando all’occorrenza del sussidio delle seconde; vedete dunque, che realmente non posso darvi, che notizie di Musica e Ballo. Esse sono a un di presso le stesse, che vi diedi nell’ ultima mia. La Giuliani canta come ha cantato la prima sera. Porri ama troppo la sua bella voce per non arrischiare di guastarla con difficoltà, o varietà di maniere, e teme persino i movimenti della persona: canta con il suo bel liscio, e piace. Il Tenore Adamo Bianchi, approfittando forse de’ giudizj del Pubblico, và ristringendo i suoi voluminosi modi di cantare, e comincia a farsi conoscere per uomo di vera Professione. Egli cerca di dare continue prova alla costanza della nostra Orchestra con una salva di contrattempi ma ci trova del duro. Li Balli continuano a piacere.

L’Impres. Rossi fa bene gli affari suoi. Palchi quasi sempre pieni, accordati poco meno di 500, Platea af-fittata por Duc. 500. circa; denari in cassetta ogni sera. Volete di più? Venite a godere del nostro Venerdì Gnoccolare, che toccherete con mano quanto vi scrivo.

V’è un galantuomo, che cerca impiegarsi, in qualche Fattoria di Campagna, ed esibisce un deposito di Ducati 200 cor. a cauzione d’ogni mensuale maneggio. Oltre alla sua capacità a tal incarico, è intendente ancora delle cose agrarie. Occorrendo di parlargli ha il suo ricapito dal Locatelli Librajo in calle dell’Oca a S. Sofia.

Furto ingegnoso.

L’altr’jeri si mandò in dono, per annuo costume, ad una certa Casa una Dindietta bellissima. La portò il Giovine della Bottega ove fu comperata. Da lì a mezz’ora andò a prenderla un finto pollajuolo, con un insanguinato grembiule, dicendo che il suo Collega aveva sbagliato, e che dovea portarla al Capo del Bastione di San Luca. Gli si credè, ed il regalo fu divorato Dio sà da chi. Ecco il discapito di chi non legge l’Urbana Gazzetta. Non bastò l’avviso della carne del Caffettiere. Basterà questo?

Solennità Ordinarie.

Domenica giorno della Epifania di N. S. Sua Serenità scese ad udire la Messa nella Ducale Basilica di S. Marco, ove dal Diacono pubblicate furono le Feste mobili. Lunedì dedicato a S. Giuliano ci fu la consueta solennità nella sua Chiesa fondata dalla Famiglia Balbi. Soggiacque ad un incendio nel 1105, e fu rifabbricata per la rovina che minacciava verso la metà del Secolo XVI. da Tommaso Ravennate M. F. Veggonsi in essa delle superbe Pitture del Veronese, di Leandro Bassano, del Giovine Palma, del Tiepolo, e d’ altri celebri Autori. In tal giorno fece il suo Ingresso il nuovo Piovano di S. Vitale. Monsignor Bart. Lanfranchi Vic. Gen. di Monsignor Patriarca gli diede il possesso. Il suo Ritratto è dipinto dal Sig. Ales. Longhi. Jeri giornata sacra a S. Lorenzo Giustiniani vi fu concorso al Palazzo di S. E. Antonio di tal Famiglia in Calle del Ridotto.

Notizie varie.

Fu assocciato al Collegio prestantissimo de’ Medici di questa Città l’Illustrissimo Sig. Dot. Pellegrino Buora. V’è un’acerrima concorrenza al posto di Medico di Contrada in S. Simon Piccolo trà l’Illustrissimo Sig. Giac. Dot. Pianton attuale sostituto, e l’Illustrissimo Sig. Dot. Vicenzo Casatutta. Ambidue concorsero nella precedente vacanza, ed al Pianton non mancò che un solo voto per esser eletto.

Dal Lazzeretto vecchio.

Ad’onta delle continue pioggie non cessano i lavori per i generali ristauri di questo Lazzeretto, ordinati dall’ Eccellentissimo Magistrato alla Sanità, e si eseguiscono sotto la vigilanza dell’attuale benemerito nostro Priore Rizzi, con tutti que’ gelosi riguardi, ch’ esige la pubblica sicurezza.

Trovansi allo sconto di contumacia stabilita per li tabacchi di giorni 21 le Balle Num. 2786 Tabacco venute da Durazzo colli Capitani Antonio Marovich, e Pietro Caminarovich.

Teatri.Ecco un Biglietto da noi ricevuto lunedì

Nel Teatro di S. Angiolo si rappresenta un Dramma di carattere serio del Sig. Conte Giambat. Gazola Veronese, Autore cui noi si pregiamo di manifestare nel tempo stesso che onoriamo la sua modestia di voler rimanersene occulto. È scritto aureamente, ed è una di quelle rare produzioni Teatrali, che piacciono molto recitate, e più lette; e benchè l’indiscreto susurro degli opposti partiti abbia fatto sospendere il giudizio de’saggj indifferenti la prima sera, pure nella replica trionfò il merito del Dramma, fu ascoltato attentamente, ed ebbe l’Autore lode ed incoraggiamento da ogni onesto intelligente.

Qui parlasi di Polì e Jamson, che si recitò tre sere. Noi certamente, nè per uffizj, nè per promesse avremmo mai pubblicato un tale Biglietto senza udir prima il Dramma, e senza l’intima persuasione, che chi lo scrisse abbia in gran parte ragione: tanto più che raccogliendo opinioni non venne fuori che male male. Alla terza recita trovammo una scarsissima Udienza, ma tranquilla ed attenta, che gustò la Rappresentazione, e mediocremente applaudilla. L’Azione è di quel genere, che i Francesi chiamano Larmoyant e si serba trà il basso Comico, e la Tragica gravità. Il vivo costante Amor di Polì, l’affetto sigliale e la virtù dell’amato suo Jamson, le smanie amorose del suo rivale Sirval, la leale amiclzia di Dorvil, la soverchia tenerezza paterna nel Genitor di Polì per il di lui vizioso Figlio strascinato dal giuoco ad enormi eccessi, ci sembrano dipinte felicemente. Lo stile è il più conveniente al carattere del Dramma senza cadere nel prosaico volgare, nè sollevarsi alla Tragica sublimitá. Facili, armoniosi, eleganti sono i versi, in cui sparse si trovano delle sentenze, che attaccano il cuore. V’è unità nell’Azione, ed almeno presenta de’plausibili oggetti di correzione alla perniziosa condiscendenza paterna, d’orrore al vizio nell’esempio del giuocatore perito, d’amore alla virtù per la bella mercede che ottengono i casti affetti di Polì e Jamson.

Questo giudizio non si oppone a’nostri principii. Veneriamo l’autorità del Pubblico, ma quando decide dopo aver ascoltato. Non sono membri legittimi del rispettato suo Corpo quelli che vanno prevenuti al Teatro, o che secondano la corrente senz’aver potuto capire nulla. Gl’imparziali, i discreti di qualche intelligenza forniti, che alla seconda intervennero, o alla terza Recita, renderanno giustizia alla sincerità con cui parliamo d’una Rappresentazione, che certamente meritava miglior destino, e che se non è senza difetti almeno è tale da far onor al suo Autore, che noi stimiamo senza nemmeno conoscerlo personalmente.

Libri ricercati.

Il Tomo Quarto dell’Opera intitolata Consilium pietatis de non sequendis errantib. sed corrigentibus del Desirant Tomo IV. Roma 1725 presso Girolamo Mainardi.

Chi lo avesse, e volesse privarsene lo porti al Colombani Venditore di questa Gazzetta, che gli sará convenientemente pagato.

Esposizione per carta. a S. Stefano.

Giovedì e Venerdì 10 ed 11 corrente.

a San Giuliano.

Sabbato e Domenica 12 e 13 corrente.

il Sig. Lorenzo Selva.

Dieci Fanciulle di questa Parrocchia vengono graziate di Duc. 25. per ca-danna quando si maritino. Il Legato è di Tommaso da Ravenna.

Se a cognizione di chi ci somministra gentilmente queste sacre notizie, fossero gli Oratori, che in tali giorni esercitano la loro eloquenza, esse ci sarebbero più care. Ebbimo uno stimolo a questa ricerca. In ogni caso siamo obbligati alla zelante attenzione di chi ci favorisce, che non è per tutti superflua e inutile.

Cambj.

4. Gennajo.

Parigi cinquantotto.

Roma sessantaquattro.

Napoli cento e diciotto.

Livorno cento e due e un quarto.

Milano cento e cinquantatre.

Genova novantuno e tre quarti.

Amsterdam novantatre.

Londra cinquanta e tre quarti.

Augusta cento e tre.

Vienna cento e novantasette e mezzo.

Bastimenti di Partenza.

Brigantino La Marianna Cap. Giov. Grego Veneto, con can. 6 e mar. 12. Per Palermo entro il mese corrente

Checchia Il Commercio Veneto Capit. Gregorio Davanzo Veneto con can. 8 marin. 14. Per Livorno e Genova, entro il cor.

Chec. Il Chocchio di Nettuno Capit. Ant. Zanchi Veneto con can. 4 e marin. 13. Per Cadice e Lisbona entro il corrente Carlo Fabris di Gius. Mezzano.

Checcia S. Eufemia Capit. Leonardo Davanzo Ven. con can. 14 e marin. 18. Per Smirne e Costantinopoli entro il mese venturo.

Nave Il Viaggiatore Felice Capitan Marco Cosovich con can 18. e marin. 24. Per Alessandria e Soria entro il venturo.

Nave La Fortuna Capit. Giorgio Gambillo Ven. con can. 14 e marin. 16. Per Cipro e Alessandretta entro il mese prossimo

Checchia Il Corriero di Soria Capit. Ant. Penesich Ven. con can. 10 e mar. 14. Per Salonicchio entro il mense venturo.

Mezzano Luigi Belloni.

Checchia Santa Teresa Capit. Cristofolo Rasevich Veneto con can. 10 e marin. 14. Per Smirne e Costantinopoli entro il mese corrente.

Dom. Bressan Mezzano.

Resto del Carico del Brich il Bel Montenegrino.

Fratelli Palattini 4 Cas. Oglio di Vetriol, 1 Bar. Rubie 37 Pezzi legni da colori

A Franc. Cobres 3 Bar. Giallo santo

A Menachen di Leon Vivante 642 Pezzi legno da colori, 20 Bot. Salnitro 3448 Pezzi Legni da colori.

A Fran. Dom. Manentri 24 Barili e un Bariletto Salnitro.

A Giov. Wider 10 Bal. Caccao.

A Crist. Martini 1 Cassa Thè 1 cesta legno Japonetto, 231 Pezzo legno Sandallo rosso.

A Bortolo Brighenti 2. Bar. Terra rossa.

A chi presenterà 6 Casse Formaggio, 8 Cassette vino.

A Giov. Wanautbegard 6 Casse Formaggio 8 Cassette vino.

A Bonomo Algarotti 1 Botte Caccao.

A Pietro Scipioni 342 Pezzi Legno da colori.

A Pietro Biondini 263 Pezzi Legni da colori 171 detti, 1 Bariletto Dro-ghe, 1 Cassa sede da pennelli, 1 Cassa Oglio di Avezzo, 5 Balle Galangà, 1 Bariletto giallo santo.

A Dom. Bertolini 1 Baril Droghe.

A Salv. Orsetti 4 Balle Pevere.

A chi presenterà 1 Bar. Radici Galangà, 2 Bar. Droghe, 1 Collo Buttiro, 1 Cassetta Droghe, 160 Pezzi Legni da colori, 5 Cassette Tabacco di Tramesso.

Donna Clara Cap. Lor. Kausere Band. Olandese, venuto d’ Amsterdam rac. A Giov. Torre.

A Dan. Bonfil e Figlio 20 Bal. Pepe.

All’ Ordine 92 Pezzi legno da colori.

A Pietro Lucatello 444 Pezzi Legno da colori. Più 553 detti.

A’ Fratelli Swajer 4865 Pezzi Legno da colori.

A Dan. Bonfil e Figlio 20 Bal. Pepe.

A Fran. Dom. Manenti 32 Bar. e un Tonello Salnitro.

A Dan Bonfil e Figlio 196 Pezzi Legno da colori.

A Fran Cobres 1 Tonello Droghe.

A Piet. Lovisello 12 Balle Pepe.

A Piet. Scipioni 4670 Pezzi Legno da colori.

All’ Ordine 100 Pez. Legno da colori, 1 Cassetta Droghe, 1 di vino 1 Pacchetto.

A Cristof. Martini 1 Bar. Caccao e Cannella.

All’ Ordine 2 Casse Drappi da uso.

A Franc. Sanzonio 1080 Pezzi Legno da colori.

Ai Eredi Rubbi 1 Cassa Borace, 1 Tonello Giallo Santo.

A Franc. Sanzonio 1050 Pezzi legno S. Marta.

A Piet. Lovisello 4 Balle Caccao.

All’ Ordine 1 Cassa Cannella, 1 Balla Droghe.

A’ Fratelli Co: Revedin 1 Cassetta Cannella.

A Varisco Manenti 2 Bar. Chiodi, 1 Bar. fil. di ferro.

A Pietro Ant. Malavatti 1 Tonello Caccao.

A’ Fratelli Svajer 6 Fardi Canella.

A Piet. Piccoli 1580 Pezzi Legno Santa Marta.

A Finengraz e Majer 8 Bar. Smaltin.

A Fran. Sanzonio 7 Panni Storas di ritorno, e 1 cassa vino.

All’ ordine 2 Cassette Droghe.

2 Detto

Feluca P. Leon. Baviera da Silla e Manopoli.

Da Manopoli

1 Collo Fazzoletti di Bombace, 1 Dimito di Bombace, 3 Gucchiare di Bombace, 8 Filati, 12 sacchi Mandole, 2 colli coperte di Bombace.

Da Silla

6 Sacchi seme di Cedro, 3 Fiaschi spirito Bergamoto, 15 Casse sugo di Liquerizia.

Feluca P. Giov. Palmesano da Manopoli con 1 collo Fazzoletti di Bombace, 1 Dimito di Bombace 4 Guchiarie di Bomb. 1 Felpa di Bomb. 6 colli coperte di Bomb. 21 di Filati 22. Cassette di Liquerizia 5 Fiaschi spirito di Bergamoto.

Piel. Cap. Pietro Camenarovich da Durazzo raccomandate al Conte Luca Jvanovich con 843 Balle Tabacco al medesimo, non compreso quello che uscì dalle stesse Balle.

Piel. P. Dom. Rismondo da Cattaro raccom. a Vicenzo Jvanovich con 12 migl. Castradina, e 5 Temporali salati.

Ad. 5 Detto

Bergantino Buxton Cap. Clemente Udost Inglese da Tarmout racc. a sè medesimo con 817 barili Aringhe a Pietro Paolo Alghisi.

Commedie.

Domenica.

Per tutto replica.

Lunedì.

A S. Luca Trufaldino &c.

A S. Angiolo, e S. Gio: Grisostomo Replica.

Siete stati, Signori Leggitori carissimi, ad udire Etelwige? Bella! bellissima! arcibellissima! oh che Regina! oh che Re! oh che caratteri! Lo stile poi è affatto nuovo ne v’ha chi lo contrasti. L’Autore ha il vanto di non aver imitato alcuno, e avrá probabilmente anche quello di non essere da alcuno imitato.

Martedì.

A S. Luca La Sposa sagace.

A S. Angiolo il Servo Sciocco.

A S. Gio: Grisostomo La Scuola de’ mal maritati.

Per questa Sera.

A S. Gio: Girsostomo Il Giudice del proprio onore &c. Originale Italiano.

R S. Luca Il Monte Fosco Comedia di carattere.

A S. Angiolo Carlo l’ ardito &c.

Morti.

E. Enrico Dandolo qu: Fantin.

Nic. Erizzo Secondo K. morto a Corfù nell’attualità di Prov. estraordin. all’Isole del Levante.

10 Gennajo

Alba ad ore 12 e m. 48. Leva il Sole ad ore 14 e m. 35. Mezzogiorno a ore 19 m. 2. Mezzanotte a ore 7 m. 2. Leva la Luna a ore 15 m. 25. Tramonta a ore 1 m. 43.

11 Detto.

Alba ad ore 12 m. 46. Leva il Sole a ore 14 m. 33. Mezzodì a ore 19 m. 2. Mezzanotte a 7 m. 2. Leva la Luna a ore 15 m. 48. Tramonta a ore 2 m. 47.

12 Detto.

Alba a ore 12 m. 45. Leva il Sole a 14 m. 32 mezzodì a 19 m. 1. Mezzanotte a 7 m. 1. Leva la Luna a ore 16 8 Tram. a 3 m. 50.

13. Detto.

Alba a ore 12 m 43. Leva il Sole a 14 m. 30. Mezzodì a 19 m. o. Mezzanotte a 7 m. o. Leva la Luna a 16 m. 31. Tram. a ore 4 m. 52.

Ricapiti per questo foglio In Venezia Colombani Librajo al Ponte di Rialto.

Alla Spezieria della Vigilanza al Ponte de’ Dai.

A Padova dalli Signori Fratelli Conzati Libraj.

A Verona dal Signor Giuseppe Lonardi Librajo.

A Brescia dal Signor Dionisio Colombo Librajo.

A Treviso dal Signor Giulio Trento Librajo.

A Udine dal Signor Giambattista Damiani Librajo.

Dalla Stamperia zerletti Venezia.

Num. 3. Mercordì 9. Gennajo 1788. Non si sà se uscita da un Eremo, e dal solitario Scrittojo di qualche Misantropo, ci giunge una rabbiosa Lettera scritta col fiele della maldicenza contro il Teatro, e persino contro quelli, che lo frequentano, chiamandoli col testo di Clemente Alessandrino: Cetus pleni iniquitate. Si vorrebbe dalla nostra penna una cieca obbedienza a questo furore onde secondarne i trasporti con quell’entusiasmo irritante da cui è dominato l’incognito Autore del Foglio. Egli cita Tertulliano, Basilio, il Nazianzeno, da’quali è deffinito il Teatro un vituperevole concistoro d’ impudicizia, una pubblica e comune officina di lascivia, una scuola laidissima di sozzure. Se accordar si volesse uno libero sfogo al suo zelo egli userebbe l’atto di carità di darli tutti alle fiamme, e di condannare al remo, o a’lavori pubblici la gente che vive d’essi. Misericordia, Signor Anonimo, sospendente il flagello del vostro sdegno, e sentite le ragioni per le quali non siamo d’ accordo con voi. Trà tutti gli spettacoli, che furono inventati, e perfezionati dall’umana sagacità, quello ch’ebbe più a sofferire dalle censure de’Moralisti, e da’fulmini de’Teologi, fu veramente il Teatro, ma non ve n’ha alcuno, che più di questo siasi conservato ed esteso col favore delle colte Nazioni, e degl’illuminati Sovrani. Quando la Germania, e la Moscovia incivilite si sono comparvero i Teatri nelle loro Provincie. Quali erano trà gli antichi i Popoli, che adottati li avevano? I Cinesi, i Greci, i Romani che conobbero a fondo il vero spirito della Società. Gli altri non seppero nemmeno che fossero. Quelli che deturparono il Teatro, e lo scoglio il resero dell’ innocenza, furono i Mimi detestati trà gli Autori Profani da Diomede, da Donato, da Salviano, da Minuzio Felice, da Lattanzio, e da Ovidio medesimo. Se San Cirillo biasimava la Teatrimania fu per l’impudicizia, e laidezza de’Mimi, che a giorni del Grisostomo facevano ridere ed allegravano gli Spettatori in vece di chiamar le sassate, com’egli esprimesi. Narra lo stesso, che nell’Orchestra eravi il letto su cui gli atti dell’adulterio eseguivansi, ed inorridiva, che si permettesse alla libidine un eccitamento sì libero, e che si travasse chi compiacevasi di quelle sozzure. Comune, e pubblica Scuola di prostituzione an o da Basilio chiamata venne L’Orchestra, e disse S. Cipriano che andando a quelle scene passavasi per dedecus pubblicum, per vulgarem lasciviam. Anche S. Agostino chiama gli atti de’ Mimi omni Scenica feditate, e narra che facevano a Priapo de’ Sacrifizj. Parlando il sopraccitato Lattanzio de’ giuochi Florali ci porge un’ idea più esatta ed estesa della loro abbominevole oscenità. Praeter verborum licentiam quibus obscenitas omnis effunditur, exuuntur etiam vestibus populo stagitante meretrices quae tunc Mimorum funguntur officii & in conspeßtu populi usque ad satietatem impudicorum luminum cum pudendis motibus detinentur. Il raffinamento d’una prostituzione sì enorme opera fu dello scostumato Eliogabalo, che agitava il fomite della sua libidine a quelle nefande finzioni, le quali fecero arrossire ed uscir di Teatro Porcio Catone, come narra Valerio Massimo lodando la plausibile severità della Città di Marsiglia, che aveva esclusi i Mimi dalle sue scene. Diceva S. Agostino che non potevasi amar Iddio amando i Mimi. Vopisco li confonde colle Meretrici coprendoli della medesima infamia, e Cicerone trà i rimproveri che dà a Marc’Antonio gli rinfaccia la sua predilezione per essi. Plinio fa un gran elogio a Trajano perché a’suoi tempi eran abborriti dal Popolo, e Domiziano, tuttoché estremamente vizioso, giunse a scacciarli di Roma. Se furono richiamati da Nerva suo successore, Principe saggio, se poco durò il loro esiglio quando furono condannati dallo stesso Nerone, e da altri Imperatori, n’era cagione l’inclinazione furiosa che il Popolo aveva per essi, la quale cedeva qualche volta a de’stimoli di passeggiera virtù, ma riprendeva poi la sua robustezza, e ad essa servir faceva la politica de’ Sovrani. Quanti veri adulterii, dice il Grisostomo, nascevano dalle loro finzioni! Non si soffrirebbe, ei soggiunge, di vedere una donna nuda nel Foro, e poi si sale al Teatro, per godere l’ignominia degli uomini, e delle femmine? Tertulliano, S. Cipriano, Salviano, ci somministrerebbero sul proposito de’gravi testi da convincere il nostro infuriato Anonimo, che le penne de’ Santi Padri armate si sono di giusto sdegno contro l’ antico Teatro per le oscenità de’ Mimi che lo disonoravano. Ed erano queste sommamente pericolose per l’estrema abilità che posiedevano nell’arte de’cenni, e nella finzion delle azioni, della quale la Istoria ci conserva de’tratti, che sembrano pure favole, perchè misurar vogliamo il merito loro con quello de’ nostri Ballerini moderni. Giuvenale ce ne dà una grand’idea chiamando loquace il loro silenzio, e dicendo ch’eran uomini le cui mani eloquenti avevano a ogni dito una lingua per esprimere vivamente tutte le umane passioni. Cassiodoro se ne serve dell’elogio medesimo dicendo, che tacendo parlavano ed erano da Polinnia formati per far sapere, che non sempre v’era bisogno delle parole per dar ad intendere ciò che si pensa. Afferisce Luciano, che facevano piangere come gl’Istrioni, e che sotto Nerone un certo Re d’un Paese vicino al Ponto Eusino, dimandò un bravissimo Pantomimo per farlo il suo Dragomanno in tutte le lingue; persuasissimo, che non vi fosse al mondo Nazione tanto barbara e rozza da non intendere il significato di que’chiarissimi cenni. Di fatti l’arte di questi muti Oratori passò fino nelle più rimote Provincie dell’Impero Romano, e non finì che con esso. Zosimo l’annovera trà le cagioni della corruzione de’costumi del Popolo, e delle sciagure, ch’hanno flagellato i Romani. Nè solo i Plebei, ma moltissimi della più alta condizione amavano appassionatamente i Pantomimi, come il Padre di Seneca da cui furono coperte delle gravissime Magistrature, Mecenate sì legato d’affetto a Battillo, ed Augusto medesimo, che mostrò un genio favorevole per l’arte sua. Da Svetonio sappiamo, che Caligola accarezzava stranamente il Pantomimo Mnestere che gli faceva il Maestro. Nella Storia degl’Imperatori Romani si trovano più nominati i Pantomimi famosi degli Oratori più celebri: e creder bisogna che la loro influenza pericolosa fosse co’Grandi; perocchè ne’primi anni della sovranità di Tiberio il Senato proibì rigorosamente ai Senatori l’ingresso nelle loro case, ed a’Cavalieri l’essere corteggiati da essi. Poco tempo dappoi furono scacciati da Roma per i partiti che fomentavano, e per le sollevazioni delle quali erano Autori. Per ora basti così, carissimo Signor Anonimo. Plachisi il vostro furore, lasciateci andar alla Commedia ed all’Opera, senza temere la vostra scomunica, e riserbatevi ad udire il resto ne’Fogli venturi giacché l’argomento somministrato condur ci deve ad un passo disegnato dalla nostra volontà, ed opportuno alla stagione presente. Lettera di Verona Voi mi sollecitate, perch’io vi dia delle frequenti della nostra Opera, e del concorso al Teatro. Quasi quasi sospetterei, che più dell’Opera, e più del concorso v’interessassero le nuove di qualche Cantante, o Ballerina. Se per ciò fosse, a me siete male diretto, perché oltre l’esser io uomo lontano da simili osservazioni particolari, parmi che presentemente non vi sia da impiegarle. Vi dirò di più, che siccome il Teatro lo prendo per il solo luogo ove goder si possa d’una ristretta, e geniale Società accompagnata dalle delizie d’una bella voce, e dalle animate espressioni d’una brava Ballerina, così godo della prima approfittando all’occorrenza del sussidio delle seconde; vedete dunque, che realmente non posso darvi, che notizie di Musica e Ballo. Esse sono a un di presso le stesse, che vi diedi nell’ ultima mia. La Giuliani canta come ha cantato la prima sera. Porri ama troppo la sua bella voce per non arrischiare di guastarla con difficoltà, o varietà di maniere, e teme persino i movimenti della persona: canta con il suo bel liscio, e piace. Il Tenore Adamo Bianchi, approfittando forse de’ giudizj del Pubblico, và ristringendo i suoi voluminosi modi di cantare, e comincia a farsi conoscere per uomo di vera Professione. Egli cerca di dare continue prova alla costanza della nostra Orchestra con una salva di contrattempi ma ci trova del duro. Li Balli continuano a piacere. L’Impres. Rossi fa bene gli affari suoi. Palchi quasi sempre pieni, accordati poco meno di 500, Platea af-fittata por Duc. 500. circa; denari in cassetta ogni sera. Volete di più? Venite a godere del nostro Venerdì Gnoccolare, che toccherete con mano quanto vi scrivo. V’è un galantuomo, che cerca impiegarsi, in qualche Fattoria di Campagna, ed esibisce un deposito di Ducati 200 cor. a cauzione d’ogni mensuale maneggio. Oltre alla sua capacità a tal incarico, è intendente ancora delle cose agrarie. Occorrendo di parlargli ha il suo ricapito dal Locatelli Librajo in calle dell’Oca a S. Sofia. Furto ingegnoso. L’altr’jeri si mandò in dono, per annuo costume, ad una certa Casa una Dindietta bellissima. La portò il Giovine della Bottega ove fu comperata. Da lì a mezz’ora andò a prenderla un finto pollajuolo, con un insanguinato grembiule, dicendo che il suo Collega aveva sbagliato, e che dovea portarla al Capo del Bastione di San Luca. Gli si credè, ed il regalo fu divorato Dio sà da chi. Ecco il discapito di chi non legge l’Urbana Gazzetta. Non bastò l’avviso della carne del Caffettiere. Basterà questo? Solennità Ordinarie. Domenica giorno della Epifania di N. S. Sua Serenità scese ad udire la Messa nella Ducale Basilica di S. Marco, ove dal Diacono pubblicate furono le Feste mobili. Lunedì dedicato a S. Giuliano ci fu la consueta solennità nella sua Chiesa fondata dalla Famiglia Balbi. Soggiacque ad un incendio nel 1105, e fu rifabbricata per la rovina che minacciava verso la metà del Secolo XVI. da Tommaso Ravennate M. F. Veggonsi in essa delle superbe Pitture del Veronese, di Leandro Bassano, del Giovine Palma, del Tiepolo, e d’ altri celebri Autori. In tal giorno fece il suo Ingresso il nuovo Piovano di S. Vitale. Monsignor Bart. Lanfranchi Vic. Gen. di Monsignor Patriarca gli diede il possesso. Il suo Ritratto è dipinto dal Sig. Ales. Longhi. Jeri giornata sacra a S. Lorenzo Giustiniani vi fu concorso al Palazzo di S. E. Antonio di tal Famiglia in Calle del Ridotto. Notizie varie. Fu assocciato al Collegio prestantissimo de’ Medici di questa Città l’Illustrissimo Sig. Dot. Pellegrino Buora. V’è un’acerrima concorrenza al posto di Medico di Contrada in S. Simon Piccolo trà l’Illustrissimo Sig. Giac. Dot. Pianton attuale sostituto, e l’Illustrissimo Sig. Dot. Vicenzo Casatutta. Ambidue concorsero nella precedente vacanza, ed al Pianton non mancò che un solo voto per esser eletto. Dal Lazzeretto vecchio. Ad’onta delle continue pioggie non cessano i lavori per i generali ristauri di questo Lazzeretto, ordinati dall’ Eccellentissimo Magistrato alla Sanità, e si eseguiscono sotto la vigilanza dell’attuale benemerito nostro Priore Rizzi, con tutti que’ gelosi riguardi, ch’ esige la pubblica sicurezza. Trovansi allo sconto di contumacia stabilita per li tabacchi di giorni 21 le Balle Num. 2786 Tabacco venute da Durazzo colli Capitani Antonio Marovich, e Pietro Caminarovich. Teatri.Ecco un Biglietto da noi ricevuto lunedì Nel Teatro di S. Angiolo si rappresenta un Dramma di carattere serio del Sig. Conte Giambat. Gazola Veronese, Autore cui noi si pregiamo di manifestare nel tempo stesso che onoriamo la sua modestia di voler rimanersene occulto. È scritto aureamente, ed è una di quelle rare produzioni Teatrali, che piacciono molto recitate, e più lette; e benchè l’indiscreto susurro degli opposti partiti abbia fatto sospendere il giudizio de’saggj indifferenti la prima sera, pure nella replica trionfò il merito del Dramma, fu ascoltato attentamente, ed ebbe l’Autore lode ed incoraggiamento da ogni onesto intelligente. Qui parlasi di Polì e Jamson, che si recitò tre sere. Noi certamente, nè per uffizj, nè per promesse avremmo mai pubblicato un tale Biglietto senza udir prima il Dramma, e senza l’intima persuasione, che chi lo scrisse abbia in gran parte ragione: tanto più che raccogliendo opinioni non venne fuori che male male. Alla terza recita trovammo una scarsissima Udienza, ma tranquilla ed attenta, che gustò la Rappresentazione, e mediocremente applaudilla. L’Azione è di quel genere, che i Francesi chiamano Larmoyant e si serba trà il basso Comico, e la Tragica gravità. Il vivo costante Amor di Polì, l’affetto sigliale e la virtù dell’amato suo Jamson, le smanie amorose del suo rivale Sirval, la leale amiclzia di Dorvil, la soverchia tenerezza paterna nel Genitor di Polì per il di lui vizioso Figlio strascinato dal giuoco ad enormi eccessi, ci sembrano dipinte felicemente. Lo stile è il più conveniente al carattere del Dramma senza cadere nel prosaico volgare, nè sollevarsi alla Tragica sublimitá. Facili, armoniosi, eleganti sono i versi, in cui sparse si trovano delle sentenze, che attaccano il cuore. V’è unità nell’Azione, ed almeno presenta de’plausibili oggetti di correzione alla perniziosa condiscendenza paterna, d’orrore al vizio nell’esempio del giuocatore perito, d’amore alla virtù per la bella mercede che ottengono i casti affetti di Polì e Jamson. Questo giudizio non si oppone a’nostri principii. Veneriamo l’autorità del Pubblico, ma quando decide dopo aver ascoltato. Non sono membri legittimi del rispettato suo Corpo quelli che vanno prevenuti al Teatro, o che secondano la corrente senz’aver potuto capire nulla. Gl’imparziali, i discreti di qualche intelligenza forniti, che alla seconda intervennero, o alla terza Recita, renderanno giustizia alla sincerità con cui parliamo d’una Rappresentazione, che certamente meritava miglior destino, e che se non è senza difetti almeno è tale da far onor al suo Autore, che noi stimiamo senza nemmeno conoscerlo personalmente. Libri ricercati. Il Tomo Quarto dell’Opera intitolata Consilium pietatis de non sequendis errantib. sed corrigentibus del Desirant Tomo IV. Roma 1725 presso Girolamo Mainardi. Chi lo avesse, e volesse privarsene lo porti al Colombani Venditore di questa Gazzetta, che gli sará convenientemente pagato. Esposizione per carta. a S. Stefano. Giovedì e Venerdì 10 ed 11 corrente. a San Giuliano. Sabbato e Domenica 12 e 13 corrente. Guardian il Sig. Lorenzo Selva. Dieci Fanciulle di questa Parrocchia vengono graziate di Duc. 25. per ca-danna quando si maritino. Il Legato è di Tommaso da Ravenna. Se a cognizione di chi ci somministra gentilmente queste sacre notizie, fossero gli Oratori, che in tali giorni esercitano la loro eloquenza, esse ci sarebbero più care. Ebbimo uno stimolo a questa ricerca. In ogni caso siamo obbligati alla zelante attenzione di chi ci favorisce, che non è per tutti superflua e inutile. Cambj. 4. Gennajo. Parigi cinquantotto. Roma sessantaquattro. Napoli cento e diciotto. Livorno cento e due e un quarto. Milano cento e cinquantatre. Genova novantuno e tre quarti. Amsterdam novantatre. Londra cinquanta e tre quarti. Augusta cento e tre. Vienna cento e novantasette e mezzo. Bastimenti di Partenza. Brigantino La Marianna Cap. Giov. Grego Veneto, con can. 6 e mar. 12. Per Palermo entro il mese corrente Checchia Il Commercio Veneto Capit. Gregorio Davanzo Veneto con can. 8 marin. 14. Per Livorno e Genova, entro il cor. Chec. Il Chocchio di Nettuno Capit. Ant. Zanchi Veneto con can. 4 e marin. 13. Per Cadice e Lisbona entro il corrente Carlo Fabris di Gius. Mezzano. Checcia S. Eufemia Capit. Leonardo Davanzo Ven. con can. 14 e marin. 18. Per Smirne e Costantinopoli entro il mese venturo. Nave Il Viaggiatore Felice Capitan Marco Cosovich con can 18. e marin. 24. Per Alessandria e Soria entro il venturo. Nave La Fortuna Capit. Giorgio Gambillo Ven. con can. 14 e marin. 16. Per Cipro e Alessandretta entro il mese prossimo Checchia Il Corriero di Soria Capit. Ant. Penesich Ven. con can. 10 e mar. 14. Per Salonicchio entro il mense venturo. Mezzano Luigi Belloni. Checchia Santa Teresa Capit. Cristofolo Rasevich Veneto con can. 10 e marin. 14. Per Smirne e Costantinopoli entro il mese corrente. Dom. Bressan Mezzano. Resto del Carico del Brich il Bel Montenegrino. A’ Fratelli Palattini 4 Cas. Oglio di Vetriol, 1 Bar. Rubie 37 Pezzi legni da colori A Franc. Cobres 3 Bar. Giallo santo A Menachen di Leon Vivante 642 Pezzi legno da colori, 20 Bot. Salnitro 3448 Pezzi Legni da colori. A Fran. Dom. Manentri 24 Barili e un Bariletto Salnitro. A Giov. Wider 10 Bal. Caccao. A Crist. Martini 1 Cassa Thè 1 cesta legno Japonetto, 231 Pezzo legno Sandallo rosso. A Bortolo Brighenti 2. Bar. Terra rossa. A chi presenterà 6 Casse Formaggio, 8 Cassette vino. A Giov. Wanautbegard 6 Casse Formaggio 8 Cassette vino. A Bonomo Algarotti 1 Botte Caccao. A Pietro Scipioni 342 Pezzi Legno da colori. A Pietro Biondini 263 Pezzi Legni da colori 171 detti, 1 Bariletto Dro-ghe, 1 Cassa sede da pennelli, 1 Cassa Oglio di Avezzo, 5 Balle Galangà, 1 Bariletto giallo santo. A Dom. Bertolini 1 Baril Droghe. A Salv. Orsetti 4 Balle Pevere. A chi presenterà 1 Bar. Radici Galangà, 2 Bar. Droghe, 1 Collo Buttiro, 1 Cassetta Droghe, 160 Pezzi Legni da colori, 5 Cassette Tabacco di Tramesso. Nave Donna Clara Cap. Lor. Kausere Band. Olandese, venuto d’ Amsterdam rac. A Giov. Torre. A Dan. Bonfil e Figlio 20 Bal. Pepe. All’ Ordine 92 Pezzi legno da colori. A Pietro Lucatello 444 Pezzi Legno da colori. Più 553 detti. A’ Fratelli Swajer 4865 Pezzi Legno da colori. A Dan. Bonfil e Figlio 20 Bal. Pepe. A Fran. Dom. Manenti 32 Bar. e un Tonello Salnitro. A Dan Bonfil e Figlio 196 Pezzi Legno da colori. A Fran Cobres 1 Tonello Droghe. A Piet. Lovisello 12 Balle Pepe. A Piet. Scipioni 4670 Pezzi Legno da colori. All’ Ordine 100 Pez. Legno da colori, 1 Cassetta Droghe, 1 di vino 1 Pacchetto. A Cristof. Martini 1 Bar. Caccao e Cannella. All’ Ordine 2 Casse Drappi da uso. A Franc. Sanzonio 1080 Pezzi Legno da colori. Ai Eredi Rubbi 1 Cassa Borace, 1 Tonello Giallo Santo. A Franc. Sanzonio 1050 Pezzi legno S. Marta. A Piet. Lovisello 4 Balle Caccao. All’ Ordine 1 Cassa Cannella, 1 Balla Droghe. A’ Fratelli Co: Revedin 1 Cassetta Cannella. A Varisco Manenti 2 Bar. Chiodi, 1 Bar. fil. di ferro. A Pietro Ant. Malavatti 1 Tonello Caccao. A’ Fratelli Svajer 6 Fardi Canella. A Piet. Piccoli 1580 Pezzi Legno Santa Marta. A Finengraz e Majer 8 Bar. Smaltin. A Fran. Sanzonio 7 Panni Storas di ritorno, e 1 cassa vino. All’ ordine 2 Cassette Droghe. 2 Detto Feluca P. Leon. Baviera da Silla e Manopoli. Da Manopoli 1 Collo Fazzoletti di Bombace, 1 Dimito di Bombace, 3 Gucchiare di Bombace, 8 Filati, 12 sacchi Mandole, 2 colli coperte di Bombace. Da Silla 6 Sacchi seme di Cedro, 3 Fiaschi spirito Bergamoto, 15 Casse sugo di Liquerizia. Feluca P. Giov. Palmesano da Manopoli con 1 collo Fazzoletti di Bombace, 1 Dimito di Bombace 4 Guchiarie di Bomb. 1 Felpa di Bomb. 6 colli coperte di Bomb. 21 di Filati 22. Cassette di Liquerizia 5 Fiaschi spirito di Bergamoto. Piel. Cap. Pietro Camenarovich da Durazzo raccomandate al Conte Luca Jvanovich con 843 Balle Tabacco al medesimo, non compreso quello che uscì dalle stesse Balle. Piel. P. Dom. Rismondo da Cattaro raccom. a Vicenzo Jvanovich con 12 migl. Castradina, e 5 Temporali salati. Ad. 5 Detto Bergantino Buxton Cap. Clemente Udost Inglese da Tarmout racc. a sè medesimo con 817 barili Aringhe a Pietro Paolo Alghisi. Commedie. Domenica. Per tutto replica. Lunedì. A S. Luca Trufaldino &c. A S. Angiolo, e S. Gio: Grisostomo Replica. Siete stati, Signori Leggitori carissimi, ad udire Etelwige? Bella! bellissima! arcibellissima! oh che Regina! oh che Re! oh che caratteri! Lo stile poi è affatto nuovo ne v’ha chi lo contrasti. L’Autore ha il vanto di non aver imitato alcuno, e avrá probabilmente anche quello di non essere da alcuno imitato. Martedì. A S. Luca La Sposa sagace. A S. Angiolo il Servo Sciocco. A S. Gio: Grisostomo La Scuola de’ mal maritati. Per questa Sera. A S. Gio: Girsostomo Il Giudice del proprio onore &c. Originale Italiano. R S. Luca Il Monte Fosco Comedia di carattere. A S. Angiolo Carlo l’ ardito &c. Morti. E. Enrico Dandolo qu: Fantin. Nic. Erizzo Secondo K. morto a Corfù nell’attualità di Prov. estraordin. all’Isole del Levante. 10 Gennajo Alba ad ore 12 e m. 48. Leva il Sole ad ore 14 e m. 35. Mezzogiorno a ore 19 m. 2. Mezzanotte a ore 7 m. 2. Leva la Luna a ore 15 m. 25. Tramonta a ore 1 m. 43. 11 Detto. Alba ad ore 12 m. 46. Leva il Sole a ore 14 m. 33. Mezzodì a ore 19 m. 2. Mezzanotte a 7 m. 2. Leva la Luna a ore 15 m. 48. Tramonta a ore 2 m. 47. 12 Detto. Alba a ore 12 m. 45. Leva il Sole a 14 m. 32 mezzodì a 19 m. 1. Mezzanotte a 7 m. 1. Leva la Luna a ore 16 8 Tram. a 3 m. 50. 13. Detto. Alba a ore 12 m 43. Leva il Sole a 14 m. 30. Mezzodì a 19 m. o. Mezzanotte a 7 m. o. Leva la Luna a 16 m. 31. Tram. a ore 4 m. 52. Ricapiti per questo foglio In Venezia Dal Colombani Librajo al Ponte di Rialto. Alla Spezieria della Vigilanza al Ponte de’ Dai. A Padova dalli Signori Fratelli Conzati Libraj. A Verona dal Signor Giuseppe Lonardi Librajo. A Brescia dal Signor Dionisio Colombo Librajo. A Treviso dal Signor Giulio Trento Librajo. A Udine dal Signor Giambattista Damiani Librajo. Dalla Stamperia zerletti Venezia.