L’ostentazione Giovanni Ferri di S. Costante Moralische Wochenschriften Alexandra Fuchs Editor Alexandra Kolb Editor Andrea Kaser Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 30.11.2016

o:mws-117-989

Ferri di S. Costante, Giovanni: Lo Spettatore italiano, preceduto da un Saggio Critico sopra i Filosofi Morali e i Dipintori de’Costumi e de’Caratteri. Milano: Società Tipografica de’Classici Italiani 1822, 24-25 Lo Spettatore italiano 3 06 1822 Italien
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L’ostentazione

Nihil facias eorum more qui non proficere, sed con-spici cupiunt

(Senec.).

Niun modo dei tu servare di coloro i quali non diaitare altrui, ma di essere in ciò veduti si brigano.

Una povera donna con un suo fanciullo in grembo pregava con molta istanza Cleonice, che le facesse limosina, dicendole: Non per me, ma per mio marito, che giace là per terra arso dalla febbre, e vicino a morire per non avere chi lo aiuti. Cleonice volgendosi allato vide cosa che non d’uomo, ma d’un orrido spettro aveva forma, già tutto disteso e mal coperto di una stracciata assisa militare. Sentì essa moversi a compassione, e trasse fuori sua borsa piena di zecchini. A tal vista la speranza di un pronto sovvenimento riconfortò per modo la tapinella, che parve dal viso le si dileguasse un poco la pallidezza. Cleonice rivoltò nella destra quell’oro, e stata sopra sè alquanto tempo, quel primo moto di compassione svanì. Per mala ventura della supplichevole donna, Cleonice era quivi venuta sola soletta, e non si trovava allora chi le ponesse mente. Laonde da capo cercatasi in tasca, vi trovò una moneta d’argento, che nella mano della poverella lasciò andare, e ripigliò quindi la sua passeggiata.

Tornata Cleonice a casa sua, acconciossi ed ornossi allo specchio, e poi se ne venne in una bella brigata, dove fu proposta una colletta per una famosa cantatrice. Essa mise fuori quella sua borsa, e ne prese venti zecchini, li quali, avvolti in una piccola carta, pose in mano della cantatrice; perchè tutta la conversazione si levò alle grida ed agli applausi, lodando lei sommamente della liberalità che usata avea. “Porgo, disse ella, questo lieve soccorso piuttosto alla sua virtù, che al suo ingegno ed alla maestria sua: alla sposa il dono ed alla madre, non già alla cantatrice.”

Quando Cleonice fu a casa rivenuta aperse il suo taccuino, e nella partita della limosina segnò: venti zecchini ed una lira. Ma non andava così la bisogna; perchè aveva dato una sola lira per soccorrere l’indigenza, e venti zecchini per soddisfare alla sua vanità.

Chi dà per aver gloria, dà a se stesso, e non altrui: vende il benefizio, compra il biasimo e perde quanto dona.

L’ostentazione Nihil facias eorum more qui non proficere, sed con-spici cupiunt (Senec.). Niun modo dei tu servare di coloro i quali non diaitare altrui, ma di essere in ciò veduti si brigano. Una povera donna con un suo fanciullo in grembo pregava con molta istanza Cleonice, che le facesse limosina, dicendole: Non per me, ma per mio marito, che giace là per terra arso dalla febbre, e vicino a morire per non avere chi lo aiuti. Cleonice volgendosi allato vide cosa che non d’uomo, ma d’un orrido spettro aveva forma, già tutto disteso e mal coperto di una stracciata assisa militare. Sentì essa moversi a compassione, e trasse fuori sua borsa piena di zecchini. A tal vista la speranza di un pronto sovvenimento riconfortò per modo la tapinella, che parve dal viso le si dileguasse un poco la pallidezza. Cleonice rivoltò nella destra quell’oro, e stata sopra sè alquanto tempo, quel primo moto di compassione svanì. Per mala ventura della supplichevole donna, Cleonice era quivi venuta sola soletta, e non si trovava allora chi le ponesse mente. Laonde da capo cercatasi in tasca, vi trovò una moneta d’argento, che nella mano della poverella lasciò andare, e ripigliò quindi la sua passeggiata. Tornata Cleonice a casa sua, acconciossi ed ornossi allo specchio, e poi se ne venne in una bella brigata, dove fu proposta una colletta per una famosa cantatrice. Essa mise fuori quella sua borsa, e ne prese venti zecchini, li quali, avvolti in una piccola carta, pose in mano della cantatrice; perchè tutta la conversazione si levò alle grida ed agli applausi, lodando lei sommamente della liberalità che usata avea. “Porgo, disse ella, questo lieve soccorso piuttosto alla sua virtù, che al suo ingegno ed alla maestria sua: alla sposa il dono ed alla madre, non già alla cantatrice.” Quando Cleonice fu a casa rivenuta aperse il suo taccuino, e nella partita della limosina segnò: venti zecchini ed una lira. Ma non andava così la bisogna; perchè aveva dato una sola lira per soccorrere l’indigenza, e venti zecchini per soddisfare alla sua vanità. Chi dà per aver gloria, dà a se stesso, e non altrui: vende il benefizio, compra il biasimo e perde quanto dona.