Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "L’uomo rinnovato", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\75 (1822), S. 390-393, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1080 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

L’uomo rinnovato

Zitat/Motto► Nous sommes comme les rivières qui conservent leur
nom, mais dont les caux changent toujours

Oeuv. posth. de Frédéric II.

Alle riviere siamo noi simiglianti, le quali ritengono
sempre il loro vocabolo e mutano l’acque loro con-
tinuamente. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Detto si è, noi ogni dì morire, come quelli che dal nascimento portiamo con noi il seme della nostra destruzione, il qual ci si venga d’ora in ora fino alla morte svolgendo. Più acconciamente in un altro senso, conforme a che io stimo, dir si potrebbe, noi morire ogni dì, cioè per rispetto ai mutamenti che, senza ristar mai, nel nostro aspetto, nella nostra complessione e ne’costumi nostri sopravvengono; per li quali noi ne’diversi termini del viver nostro siamo altri renduti da quelli ch’eravamo, quasi, se lecito è dirlo, a ciascuno togliendosi via quest’egli presente, per dar luogo ad un altro egli. Non saprei meglio la mia considerazion dimostrare, che la cagione, per la quale mi fu appresentata, sponendo.

Ebene 3► Exemplum► Andato io un dì a visitar la buona Emilia, la trovai tutta soletta, con in grembo un fanciullo di forse tre anni, figliuolo d’una sua amica; al quale ella, quando recandoselo in su le ginocchia, e quando stringendoselo al seno, facea tutte quelle feste e quelle amorevolezze che [391] le madri sogliono fare ai lor pargoletti. Certo, diss’io dentro me, questo però addiviene perchè il bambino rende a lei la immagine di quello che in simile età era il suo figliuoletto, ora a quindici anni già pervenuto: e certo adesso del suo figlio non la stringerebbe sì tenera affezione, come di questo non suo. Ed avendo io questi miei pensamenti ad Emilia aperti: È il vero, mi diss’ella, io sento quel che voi dite; ma perchè senza mia intenzione egli mi avviene, io non ne so la cagione ritrovare. — Credo, rispos’io, che a voi paia di raffigurare in questo fanciullo uno essere il quale ci è già stato, ed è da voi avuto al presente come se più egli non fosse; e che a voi ne rimembri con quella ardente passione e con quel profondo affetto cui la memoria de’morti amici in noi suole risuscitare. Nè vi è, seguitava io, infra le comparate cose tanta diversità, come a noi pare a prim’occhio di ravvisarvi. Perciocchè ne’suoi tre anni il vostro figliuolo, a cui rende similitudine in voi questo pargolo sì differente, era, da quel ch’egli è adesso, come se un altro fosse. E con tutto che in lui sia uno cresciuto col nome e con le condizioni stesse di quel di prima, il quale in lui vive per ancora, non è in fatti egli un essere da quello diverso? La persona che allor portava, non è estinta, come quindi a vent’anni sarà quella che oggi porta? ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Per andare alcun tempo a dimorarsi in provincia, il giovinetto Delprato si uscì della metropoli, non senza molte lagrime nel doversi da Valmonte, stato con seco dalla prima infanzia, dipartire. Ivi glie n’era venuto sì gran [392] disiderio, che notte e dì non rifinava mai di chiamare e sospirar l’ora di rivederlo. Ed in questa ansietà due anni trapassati, ultimamente si rendè alla metropoli, dove con molto stupor de’suoi non rivide egli l’amico così affettuosamente, com’altri avvisava; anzi selvaticamente e con tiepidezza, come se stato fosse d’alcuna grande speranza defraudato, di rado e per poco ci conversò. E dimandato perchè egli questo facesse, rispondeva che questi non era il suo Valmonte, o quegli almeno ch’egli lasciato avea; e ch’egli porterebbegli l’antico amore, se dell’antico Valmonte avesse sembianza. Il vero è che nello andar de’due anni, essendo Valmonte bene ingiovanito, s’era quasi del tutto trasfigurato per modo che Delprato non riconobbe in lui l’amico suo, e lo stimò per un altro, non vi avendo ravvisato quell’aspetto che gli era per l’antica dimestichezza caro. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Saranno oggimai vent’anni da che ad Emilio si morì la bella Elisa, della quale era fuor di misura innamorato; e quando per la consolazion di sua vita se le dovea co’dolci e santi nodi congiungere, gli sparì del mondo. Per la cui morte sconsolato rimase: nè altra bellezza lo ha più potuto trarre nel suo disío, come colui al quale è troppa, non che bastevole, la rimembranza della diletta sua donna, onde ha ‘l cuor pieno e la mente. — E veramente se a costui tornasse con lo stesso bel viso che prima di morir ebbe la sua Elisa, egli ne saria quel focoso amante che fu, e consolato e felice con lei si vivrebbe. Ma se nè fresca nè bella, e dal tempo e dalla infermità disfatta e [393] trasformata, come peravventura essere dopo sì lungo spazio potrebbe, ella renduta gli fosse, penerebbe egli assai a riconoscere la cara sua donna in Elisa, tutta un’altra e una nuova cosa parendogli; e si spegneria quella fiamma e quella cura onde fino all’estremità della vita sua forse il verrà la memoria travagliando. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Per queste considerazioni mi son nella opinion confermato che il tempo continuamente ci rinnova; ond’è che il morire non istà tanto nel lasciare l’antico corpo (ciò che abbiamo fatto in tutta la trascorsa vita) quanto nel terminare di prenderne un nuovo. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1