Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "Il silenzio", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\52 (1822), S. 274-277, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1057 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Il silenzio

Zitat/Motto► Animae caeteri morbi partim sunt periculosi, partim
odiosi, partim ridiculi; garrulitate autem haec om-
nia accidunt

(ex Plutar.).

Le altre infermità dell’animo quali sono pericolose,
quali odiose, quali ridicole; ma nella garrulità elle
tutte si trovano. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Allgemeine Erzählung► Ebene 4► Fremdportrait► Sino dalla sua fanciullezza era Saturnino chiamato il Taciturno, perciocchè mai non fu che ad aprire il suo concetto tre parole adoperasse ove ne bastassero due, e solo una volta egli mi ricorda di averlo udito parlare alquanto diffuso per tessere l’apologia della taciturnità, o, a meglio dire, il panegirico del silenzio. ◀Fremdportrait ◀Ebene 4

“Dettati si sono (diceva egli un giorno) precetti assai e in soverchia copia per insegnare l’arte di ben parlare: e perchè non si è data regola alcuna su quella di tacere, quando essa è più dell’altra ad appararsi malagevole? A favellare, natura c’inchina; laddove il silenzio è un freno imposto alla stessa natura, e frutto si è della ragione. Quanti parlatori, o, se così vuol dirsi, quanti oratori si ritrovano per un uomo che possegga la saviezza del silenzio? L’arte s’insegna di molto e leggiadramente ragionare eziandio sopra i più sterili e frivoli argomenti; mentre che a noi si richiede di dire assai cose in poche parole, o di nulla dire, se necessità a favellare non ci astringe. [275] Che è ella mai la Rettorica, e le sue tanto celebrate figure? Una femmina, tuttochè indótta e volgare, quando sia da una forte passione infiammata, fassi eloquente quanto Demostene e Tullio. L’ignorare il nome delle figure che essa senza accorgersene impiega nello esprimersi, sarà la sola cosa in cui dovrà cedere al più facondo oratore. Ecco utile scienza! Ecco ove tanti anni si gettano di uno studio faticoso? Ben diversa è l’arte di tacere, perciocchè non la passione ce l’insegna, ma la ragione. Quanto meno facile egli sia seguire i precetti di questa, che i naturali incitamenti di quella, è cosa per sè chiara abbastanza. L’uomo che si ritiene in silenzio, forza è che pensi; ma quanti ce ne ha oltre misura loquaci che pure non hanno pensato giammai? Sembra che le donne siano generalmente esenti dall’esercizio di questa facoltà, e perciò non si vuole da esse che sappian tacere. Per certo se gli uomini rinunciar non vogliono a quella maggioranza che sulle donne pretendono, non deggiono aspirare o a siffatta esenzione. Nell’antica e nella moderna istoria non v’ha cosa più nota degli oratori, di quegli uomini cioè che molto e bene parlavano; ma il glorioso titolo di Taciturno non è stato, ch’io mi sappia, attribuito che a un solo, Ebene 4► Exemplum► a Guglielmo principe d’Orange, che tenne fronte a tutta la possanza spagnuola, ed acquistossi fama immortale col fondare la Batava Repubblica. Qual conto far si dovesse della sua taciturnità, pare che lo avesse conosciuto l’abile politico [276] cardinale di Granvelle, al quale essendo recato l’annunzio che i conti d’Egmont e di Horn erano stati arrestati, di subito addimandò se lo era similmente il Taciturno; e quando gli fu detto che quegli era in salvo: Ah! esclamò, dunque nulla si è fatto. ◀Exemplum ◀Ebene 4 Fu mai inteso un così bell’elogio dell’eloquenza di Demostene e di Tullio? Questi tanto celebrati oratori, con tutta la loro facondia, non furono mai temuti altrettanto dai loro nemici.

Il popolo che viene riputato il più saggio, è quello che l’arte del tacere ha meglio saputo. Gli Spartani, col loro conciso stile, dissero di belle cose assai più che i ciarlieri Ateniesi; del che un bell’esempio mi ritorna in memoria. Ebene 4► Exemplum► Allorchè, il formidabile Filippo Macedone chiese per la sua oste il passaggio pel territorio degli Spartani, questi alle studiate dicerie de’suoi ambasciatori non altro risposero che un No. E qual altra risposta avrian potuto dare gli eloquenti oratori di Atene, che alla forza ed all’ordine di quel sublime No parargonar si potesse? ◀Exemplum ◀Ebene 4

Poniamo adunque ogni studio nel fare acquisto dell’arte di tacere. Ella si è uno de’più preziosi secreti dell’antichità, il quale di l’aver noi oggi al tutto perduto non vi ha chi punto si compianga, siccome di altre perdite non gran fatto importanti si fa; nè, come di quelle interviene, per noi ansiosamente procacciasi di rinvenirle.” ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3

Non vuolsi certamente, dietro l’esempio di Saturnino, affettare taciturnità: ma chi poco parla e sa tacere, quegli sapiente, o prudente almeno dee dirsi.

[277] Lo studio del favellare è quello della nostra prima età: lo studio del tacere deve essere quello di tutta la vita.

Più è il rischio di dire cose fuori di proposito al quale ti metti parlando assai, che non sono le occasioni di dire cose acconce e ingegnose che parlando poco ti lasci sfuggire.

Non si fa capitale di chi parla bene, se parla soverchio.

Allora più che mai difficile riesce il ben favellare, quando si ha vergogna di tacere.

Il silente idiota sarà più spesso lodato per uomo discreto, che tenuto per ignorante.

Chi non sa tacere, non sa neppure ascoltare.

Uom non s’accorge del silenzio di chi attentamente ascolta; perciocchè il bene ascoltare tien quasi luogo di risposta.

Dice un nostro proverbio: Chi parla, semina; e chi ascolta, raccoglie.

Massime nella giovinezza è mestieri apparar l’arte di tacere: un giovinetto, per passare dai discorsi sconvenevoli ai buoni, non ha altra via che quella del silenzio.

Non deve il giovane mostrar vaghezza di dire quel che sa, quando arrischiar non voglia di essere domandato di quel che non sa.

Ebene 3► Exemplum► Catone Uticense era in sua fanciullezza oltre modo taciturno; perchè essendogliene data mala voce: Si biasimi pure, ei rispose, il mio silenzio, purchè sia irreprensibile la mia condotta; nè io voglio parlare, se non quando potrò dire cose degne di essere ascoltate. ◀Exemplum ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1