Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "L’indiscrezione", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\51 (1822), S. 268-273, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1056 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

L’indiscrezione

Zitat/Motto► Arcanum naeque tu scrutaberis ullius unquam,
Commissumque teges, et vino tortus et ira.

Hor.

Tu non spiar l’altrui segreto, e serva
Lo avuto, ancor ch’in te l’ira o ‘l vin ferva. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Non havvi difetto che tanto noccia al ben sociale, quanto l’indiscrezione, la quale da molti non altro è stimata che una stordigione o leggerezza, senza badare che spesso è una reità mista d’ingiustizia e d’imprudenza. Perocchè manifestare il segreto, o d’amico, o di chi che sia, è lo stesso che farsi padrone di un bene altrui e usare di un deposito. Questo difetto quanto meno ha rimedio, tanto più ha colpa. Che s’uomo dissipa capitali a lui dati a custodire, non fia peravventura impossibile ricoverargli a lungo andare: ma come si ricopre un arcano svelato una volta?

Non niegasi l’indiscrezione non essere sempre argomento di malvagità, perchè spesse volte sfoga da stordigione e leggerezza: ma è però tolto che l’indiscreto sia più nocevole del malvagio? Questo fa male altrui solamente quando n’ha l’animo; ma l’indiscreto comincia dal tradire gli amici. Il malvagio è continuamente in fallo; l’indiscreto falla sotto buona coscienza: il malvagio sta in riguardo per paura di pena o di vituperio, potendo la vergogna fare in esso [269] vece di coscienza; l’indiscreto non ha fren nè rispetto, nè da sue percosse è chi si possa schermire.

Quanto meno è gastigato, tanto più è agevole a pigliar questo vizio, perchè onta nol perseguita; e con esso può ben persona tenersi da molto, non ostante che sia stata cagion di ruina all’amico. Confessino i moderni, i quali d’aver dato compimento alla social arte si vanagloriano, che in questo sono di gran vantaggio oltrepassati dagli antichi; i quali, secondo che io stimo, di tante loro virtù, la più notabile e singolar che avevano, era la fedeltà nell’amicizia. E se per questa parte attentamente consideriamo le loro operazioni, vedremo ch’essi non coltivaron meno la santità dell’amicizia, che la religion degli Dei. Così stavano all’ara de’sagrifizi, come alla mensa dell’amicizia; e i misteri di Bacco guardavano sotto segreto tanto, quanto que’ di Cerere.

Nasce da molte cause l’indiscrezione: e la prima è la vanità di appalesar un segreto, a dimostrare che siamo stati degni che ci si commettesse. È veramente sconcezza l’aspirare a un onore con modi significanti che non lo meritiamo: ma la nostra natura è così fatta, che togliamo anzi a discuoprirci poco virtuosi che poco stimati, e vogliamo, con pregiudicio ancora della probità, apparare uomini d’alto affare. S’aggiunge con la indiscrezion l’amor proprio. Ebene 3► Exemplum► Parla Fervaglio dei piaceri ch’egli prende, delle conversazioni ch’egli usa; egli crede di procacciarsi maggior importanza ripetendo i ragionamenti ai quali intervenne; e a [270] dare ad intendere che è stato creduto degno che arcani di molto momento gli si fidassero, quelli filo per filo riferisce. Ed a chi dicesse a Fervaglio, ch’egli è uno indiscreto, risponderebbe: Ciò è perchè sono uomo franco. Ond’è che la riprensione non pur non lo ammenda, ma lusinga la sua vanità; perciocchè egli tiene il difetto dell’animo per una virtù del cuore. ◀Exemplum ◀Ebene 3

A far manifesto un segreto senza avere scrupoli, nè temere di violar la virtù con appagar la vanità, son molti modi. Si palesano le segrete cose di amico o signore a chi non si nasconderebbero le proprie: e quegli le ridice a chi non ha interesse di tradirgli la fede. Ebene 3► Exemplum► È Marullo un indiscreto di nuova generazione; perch’egli sente il dover che richiede un arcano accomandatogli, e sta molto in pendente prima che lo apra. S’egli si è obbligato di non mai profferirne iota, starà saldo ai patti; ma egli con atti e con segni e con sorriso sa più artifiziosamente dirlo, che altri per parole espresse non farebbe. Ed è a determinar malagevole, se più meraviglioso sia in esso o il proponimento di tenere il segreto, o l’ingegno di svelarlo. Abbonda il suo conversare di equivoci, di motti a più sensi, di rattenute so io . . . se volessi, potrei . . . e lascia a chi ascoltalo dedurre le conseguenze. E s’altri, gonfiandogli quella sua vanezza, il conforta ad aprir bocca, comincia il noioso a rompergli il capo con una filatessa di nascose novelle, per lui tanto più rapidamente contate, quanto per indietro state più lungo tempo taciute. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ne’primi congiungimenti di amicizia o di [271] amore, che ferventissimi sono, si fa palese il segreto, per dare con sì gran sagrificio testimonianza di nostro affetto e di nostra benivoglienza; ma che che se ne sia cagione, la vanità v’occupa sua parte, essendo general desiderio degli uomini d’essere ben reputati dalle persone che amano e con cui usano.

Tra le cause della indiscrezione convien porre la collera e le altre violente passioni, le quali, a modo di alcun martorio, ne traggon dal cuore gli arcani.

Procede certe fiate l’indiscrezione da una debolezza di non poter celare quello che non è da dire; Ebene 3► Exemplum► come fa Donello, al quale, s’egli è un mal guardiano di ciascun segreto, è più da averne compassione che da dirne male. Porgli alcuna cosa in credenza è un fargli perdere cibo e sonno, ed ogni diletto per lungo spazio sbandirgli. Come un viandante che seco ogni sua cosa ne portasse, egli sgomentasi se alcuno se gli accosta, e sospetta che rubar gli voglia il suo deposito. Non esce a diporto se non per solinghi e disusati luoghi, dove meno ha sospetto di esser assalito; e se in casa dimora, egli arrompesi da tutta la sua famiglia, e ritrattosi nella sua camera, se ne va di su e di giù soletto mormorando quello ch’egli arde di predicare all’universo. Oppresso ultimamente sotto il gran fascio, e deliberando di nol più sostenere, lo discarica al primo amico che trova, e ritorna a casa rifatto ed allegro, non altrimenti che se d’alcun gran periglio campato fosse. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Genti sono, alle quali non par fallo il divulgare un segreto, per non essere quello stato [272] lor dato in guardia, ma per loro arte indovinato o sorpreso. Ebene 3► Exemplum► È di costoro Vegliano, il quale con sue cure indefesse e con le continue investigazioni insignoritosi de’segreti de’suoi amici, si pensa con giustizia poterli gridare e spandere, come una cognizione per grande affanno acquistata, avendo questo privilegio per un guiderdone delle sue fatiche. Il perchè non solamente è un indiscreto Vegliano, ma è spia e delatore. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Più vituperevole indiscrezione non è che il rivelar le debolezze di onesto o valent’uomo, in men che riguardati suoi punti scoperte, le quali cadono più da trascuraggine che da volontà, per cui non peccati, ma errori deono giudicarsi. Tale indiscrezione, partorita il più dalla invidia, aspira a fiaccare ed abbattere quel felice potere che sopra il cuor degli uomini hanno la virtù e il valore.

Nè da infamar meno è l’indiscrezione di far sapere i piaceri, sotto promessa di esser discreto, dalle femmine ottenuti. Il che è un romper fede e un farsi reo della più iniqua ingratitudine. Perverso è sempre colui dalla cui indiscrezione nascono scandali e vergogne e male venture. Ebene 3► Exemplum► Par che Fiorvale si brighi di aver tali favori per solamente promulgarli, senza tacerli a nissuno: Con meco, dicendo egli, s’è dimesticata la selvatica Armina, disingannata la spigolistra Cleonilla, riscaldata la fredda Amelia. Nè può essere accusato di falsità, perciocchè in effetto Armina non ha più fronte di uscir fra la gente, Cleonilla piange amaramente la sua follia in un monistero, e da Amelia s’è diviso il marito. ◀Exemplum ◀Ebene 3

[273] Nè in amore nè in amicizia per alcuna sopravvegnente discordia licito è tradire il segreto: siccome il far rissa col creditore non assolve dal debito. Oh esecrabile perfidia, grida un moralista, prender nell’ira le armi cavate di grembo all’amore ed all’amicizia! Se son dipartiti gli animi e i cuori, son recisi ancora i vincoli di giustizia e di fede?

Vietato è pure essere indiscreto per vendetta d’una indiscrezione; conciossiachè per punire un traditore non sia licito fare un tradimento.

Una epistola aperta a qualunque legger la voglia, è l’immagine dell’indiscreto: ed ha somiglianza ancora d’una mostra d’oriuolo che di fuor segna quel che di dentro si fa. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1