Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "L’indulgenza", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\49 (1822), S. 260-264, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1054 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

L’indulgenza

Zitat/Motto► Ea fuit indulgentia in suos, ut quos amare debuerat,
irasci eis nefas duceret

(Corn. Nep. in Vita Pomp. Att.).

Fu di tanta indulgenza in verso de’suoi, che repu-
tava illecito l’adirarsi con quelli cui era tenuto di
amare. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► L’indulgenza, per detto di un celebrato filosofo, è una giustizia che la debole umanità ha diritto di esigere dalla saviezza.

I due più comuni vizi tra gli uomini sono una eccessiva severità ed una eccessiva indulgenza; quella per gli altri e questa per noi.

Nessuno scusa più agevolmente i difetti degli altri, quanto colui che i suoi non iscusa.

Dee l’uomo, invecchiando, farsi indulgente; perciocchè quanto più vive, tanto più egli incorre nel bisogno di accordare perdono agli altri e di ottenerlo per sè.

Pare che noi riserbiamo l’indulgenza nostra per li più perfetti.

Il sesso più gentile è anche più indulgente: Metatextualität► e per l’appunto io imparai da una donna la seguente allegoria, la quale fa conoscere quanto l’indulgenza sia da apprezzarsi. ◀Metatextualität

Ebene 3► Allegorie► L’Amicizia, figliuola del cielo, volle assaporare le dolcezze dell’Imeneo; e perciò si congiunse col Merito, scelta per lei onorevole, e approvata dall’Olimpo e dalla Terra. La gioconda [261] pace e la concordia regnarono fra questi due sposi; e la funesta gelosia, ovvero l’amor proprio contraffatto in forma di tenerezza non venne a turbare questo fortunato maritaggio.

Da essi nacquero figliuoli degni de’lor genitori. La dolce Confidenza, il saggio Consiglio, la Costanza, la Stima, il Coraggio e l’Indulgenza composero la pregevol famiglia dell’Amicizia e del Merito; dal che argomentare si puote che la felicità eziandio stanziava tra essi. Assisi un giorno i due sposi sotto un pergolato di rose, da canto alle quali alzavasi un cespo di semprevivi, trapassavano il tempo ragionando insieme. Il Merito domandò all’amata sua donna, se tra i figliuoli avuti mercè il loro congiungimento, ne avesse alcuno, inverso del quale ella si sentisse maggiormente inclinata. Negò l’Amicizia di avere una secreta predilezione, della quale stimava non dovere privilegiare nessuno. Il Merito allora dolcemente sorridendo cominciò a lodare ciascuno de’figliuoli; e mentre toccava le principali qualità per cui l’uno era dall’altro distinto, non si rimanea dal riguardare attentamente la sua vezzosa compagna. Non è vero, le disse, che la Confidenza ne alletti oltremodo? Ella conforta i cuori oppressi dagli affanni, e raddoppia i piaceri di un’anima fortunata e sensibile.

Certo sì, l’Amicizia rispose, che la Confidenza diviene ognor più necessaria ai mortali. E il saggio Consiglio, il primo de’nostri figliuoli, quanto si è utile all’intelletto che travia, all’immaginativa che sempre ne dipinge le più belle cose e sì rade volte le vere! Quanti mali [262] può egli prevenire e distornare! Quanti errori correggere!

Il Merito

Questo è vero; ma è mestieri che sia ascoltato, e rade volte si ammette quando faria prode. Quante fiate è paruto importuno all’uomo cui le passioni travoltan la mente! Non importa, egli non se ne dee disgustare, ed io di ciò l’ammonisco ad ognora. Risguarda, o mia cara, risguarda la Costanza, la cui aria è così nobile e soave: ella si prende cura di questo povero animale, simbolo della fedeltà: invano una quasi velenosa ferita lo fa schivare da tutti; la Costanza non lo abbandona. Assisa dal levar del sole in sulla sponda di questo ruscello, ella non cessa di lavare la piaga dell’infermo: niente può indurla a lasciarlo. L’amava quando facea e sue delizie, e par che lo ami di più dachè è divenuto infelice. Quanto mi è cara questa virtuosa figliuola!

L’amicizia

Io pure le voglio tutto il mio bene, e dir posso che nascer dovea da me sola.

Il merito

La Stima è contegnosa, o mia diletta; ella ha un non so che di grave, ma non di manco gli uomini saggi e le virtuose donne la ricercano, e spesso la antepongono all’Amore. Ha l’aria meno soave della tua; ma quando ne vien fatto di piacerle, allora la sua fisonomia fa mutamento, ed incontanente diviene somigliantissima alla tua. Non ti par egli che ciò sia com’io dico?

L’amicizia

Fra me e il Merito non è discrepanza in nessuna cosa. Oh come mai i pensieri miei non si accorderebbero co’suoi, essendo egli la dolce metà dell’anima mia!

Il Merito infino allora non avea potuto conoscere, a quale de’suoi figliuoli la sua sposa portasse maggiore affetto. Ne rimangono due, dicea egli fra se stesso, il Coraggio e l’Indulgenza: forse che uno di essi è il prediletto. Sai tu ch’io dianzi ho garrito il Coraggio? E così dicendo, il Merito guatava fiso l’Amicizia.

L’amicizia

Garrirlo! E perchè mai?

Il merito

Perchè non gli cale della vita; affronta ogni pericolo; niente può spaventarlo, nè invilirlo; e il suo carattere, per magnanimo ch’ei sia, mi fa proprio paura. Questo figliuolo mi sta grandemente a cuore, e perciò temo di perderlo d’ora in ora.

L’amicizia

Non temere di nulla. Il Coraggio non è mica temerario, ma generoso e moderato. Non si vanagloria della sua forza, e ne fa uso a luogo e tempo. Onde non procuriamo inopportunamente di fargli cangiar natura. Voglia il cielo che gli uomini, di cui egli sarà l’amico, ne seguitino l’esempio!

Io non leggo niente negli occhi della mia sposa, il Merito dicea mormorando: ch’io mi [264] sia forse ingannato? All’improvviso vede correre alla lor volta l’Indulgenza con sì ridente e soave sembiante che avanzava qualunque umana bellezza.

Ah! gridò l’Amicizia, vieni, o mia dolce figliuola; t’accosta, o cara, t’accosta: tu nel tuo viso e nell’interno tuo raccogli tutto quello che costituisce il diletto e delle numerose brigate e delle particolari unioni. Al mondo sarai tu sempre più necessaria che la stessa Amicizia; perciocchè ai cuori gentili fa mestieri di essere commossi, ma l’universalità degli uomini ha solo dell’Indulgenza bisogno. Ma che dico io? Ah! i teneri amanti, i più fortunati sposi e i più leali amici debbono recare la felicità di cui godono alla tenera sollecitudine che l’amabile Indulgenza usa tutto giorno verso di loro.

Non potè il Merito biasimare la sua cara metà per una così giusta preferenza. E qual di noi deboli mortali non sa che quando l’Indulgenza si scompagnò dal viver civile, allora subitamente la satira, l’acerbità, la malevolenza, l’odio tutto sconvolsero? ◀Allegorie ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1