Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "La vanità ", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\44 (1822), S. 230-237, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1034 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

La vanità

Zitat/Motto► Les passions les plus violentes nous laissent quelque-
fois du relache; mais la vanité nous agite toujours.

De la Rochefoucault.

Le più violente passioni ci lasciano talvolta in riposo;
laddove la vanità ci tiene ognora agitati. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► La vanità è l’orgoglio che nelle piccole cose riponesi. L’orgoglio può essere indizio di altezza di animo; la vanità mai sempre piccolezza dinota. Il primo è un’alta opinione del proprio merito e della propria maggioranza sopra gli altri; la seconda è una brama puerile di farsi grande reputare per frivole prerogative, e di richiamare sopra sè l’attenzione degli altri senza aspirare al merito verace. L’orgoglioso, conciossiachè maggiore degli altri uomini si consideri, gl’insulta e li disprezza; laddove l’uom vano, non desiderando che i loro suffragi, gli accarezza e li lusinga.

Fra i diversi generi di vanità non ci ha più comunale e più ridicola, che quella dell’eleganza nell’acconciarsi, del lusso e delle ricchezze. Fassi pompa di cocchi dorati, di magnifiche livree, di corsieri, quasichè siffatte cose dovessero al pubblico importare. Havvi ancora chi si compiace di apprestare sontuosi desinari, come se da questi tanta generale utilità derivar potesse, quanta i soli parassiti ne traggono. Ebene 3► Exemplum► Una bella [231] abitazione forma l’oggetto della vanità di Belario; e tutti egli invita a vederla, e a tutti ne fa mostra ei medesimo. Ora esso vanta la rarità de’marmi, ora l’ardito disegno di una scala, e quando l’eleganza con cui un portico è stato disposto, quando il buon gusto e la struttura della fabbrica. Ei, per suo detto, è stato l’inventore dei giardini, e ne ha prescritto i recinti e i compartimenti. Opera di suo studio sono le piante che s’estollono, e i semi che germogliano. Belario fassi onore di quanto altrui mostrar si affatica, e atteggiato a modestia accoglie tutti gli elogi con istudiato sorriso; cosicchè dir si debbe che mal non rappresenta il personaggio del suo pittore, del suo giardiniere e del suo architetto. ◀Exemplum ◀Exemplum

Ebene 3► Exemplum► Paga è la vanità di Panfilo, ove possa veder la sua mensa onorata dalla presenza di un grande; purchè vanti un titolo di nobiltà, poco gli cale, se sia Italiano o straniero: talvolta ei non conosce il suo convitato, non è neppure da lui conosciuto, nulla da lui spera; e nondimeno tanto è l’ardore con cui lo invita al suo desco, quanto si richiederebbe se si trattasse delle sue sostanze. Più premuroso e pertinace che un litigatore il quale attende ad ottenere una udienza, egli spia il momento favorevole, spende lunghe ore in una anticamera, e felice si reputa quando a forza di doni è giunto a fare di sè avvertito colui ch’egli ambisce di avere per commensale. Se questo per lui insigne favore gli è concesso, non bada nè a spese nè a brighe per accoglier degnamente il suo ospite; il quale altro il più delle volte non gli rende in [232] contraccambio che pungenti motti di derisione, comunicandoli poscia, all’uscir della mensa, a’suoi eguali, per burlarsi con loro della mania di Panfilo. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Gli alti natali e i titoli di nobiltà somministrano spesse volte argomento di vanità non meno assurdo che disgustevole; perocchè esso unicamente consiste nel vantarsi dei doni della natura e dei meriti altrui. Ebene 3► Exemplum► Altamoro superbo di un antico cognome, ha tutti i suoi pensieri in quello raccolti, e vorrebbe che similmente i pensieri di tutti a quello fosser diretti; se non che talvolta è ferita la sua vanità, quando trovasi obbligato a conversare con persone le quali godono la pubblica stima, e che egli a sè di gran lunga reputa inferiori, perchè altro pregio in loro non havvi che quello del merito. Curioso e singolare spettacolo offrono allora la sua pena, la sua confusione; nè può riconfortarsi il suo spirito, finchè dalla lor compagnia non si disciolga. Peraltro non può neppure cadergli in mente che l’uomo di merito che era obbligato di intertenersi con lui, sollecitudine anche maggior ne soffriva. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Ormino, di oscuri natali, è giunto per mezzo della sua industria a possedere considerevoli facoltà; e per tal modo lieta e felice vita potrebbe condurre, ove nol tormentasse l’ardente brama di nobiltà; per lo che sovente viene la sua vanità mortificata allorquando si fa avvertito che egli non è che un uomo volgare nobilitato. Estinta la sua sorella, egli ha fatto vestire a bruno i suoi cavalli; ma alcuni amari sarcasmi l’hanno obbligato a non più andarne in [233] cocchio coperto di nero. Si è quindi chiuso ne’suoi appartamenti fino al termine del lutto. Uscitosi dopo tal tempo in più modesto equipaggio, volle sventura, che appropiatesi alcune insegne gentilizie, nella sua carrozza disegnar le facesse; ma conformi essendo a quelle di una illustre famiglia, è stato da questa costretto Ormino a contentarsi delle semplici iniziali del suo nome. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Anche più infelice Polidoro si rese per la vana cupidigia di nobiltà. Virtuoso e ragionevole finchè la mediocrità del suo stato gli accordò appena di che soddisfare ai bisogni della vita, al cangiar della fortuna, che togliendolo dall’umile sua condizione l’innalza improvvisamente ad altra più prospera, cangia ancor esso natura, e meno sensato di prima già si dimostra. Questa stessa capricciosa fortuna più innanzi ancora il guida nella via della grandezza, ed ecco già l’abbandona del tutto il suo spirito di previsione, e appena sano d’intelletto il diresti. Polidoro finalmente è dalla fortuna sollevato ad una carica luminosa, ove collo stesso favore con cui vi fu spinto, si mantiene; ed allora ei perde il senno del tutto; tiene in alto dispregio le persone da lui prima conosciute, e fin degli stessi suoi genitori, se fosse possibile, cancellar vorrebbe nel pubblico la rimembranza e l’oscurità. Nè ciò bastando alla sua vanità, giunge a detestar se medesimo; rammenta sempre con dolore la mediocrità del primiero suo stato; vorrebbe, per quanto è da lui, annullare il passato; e la tristezza l’uccide solo, perchè non è sempre stato qual egli è adesso. ◀Exemplum ◀Ebene 3

[234] La vanità è la principal molla delle azioni di una gran parte degli uomini; ed essa anima gli sciocchi, le civette, i saccenti, i prosuntuosi, e tutti quelli che distinti esser vogliono per frivole doti, e senza alcun merito vero. Ebene 3► Exemplum► Merillo è uno di que’zerbini agitato sempre dalla compiacenza di sentirsi fatto come egli è; ed altro non ravvolge in mente che il pensiero di farsi vedere. Se ride, se parla, se approva, ei fa mostra di sè, e par che dica: Osservate le mie piacevolezze: mirate la grazia de’miei detti, del mio portamento: venite tutti ad ammirarmi. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Simile a questa è per la molta parte la passione di Celiana, che altra smania non ha, se non quella di farsi ammirare; nè punto a lei cale, se volubili siano i suoi amanti, purchè possa darsi vanto di essere stata da essi corteggiata. Poco sensibile alla passione che desta, e senza commuoversi alle espressioni di chi l’ama, le basta la gloria d’involare alle altre i loro adoratori; e senza esser l’amante di verun uomo, Celiana è la rivale di tutte le donne. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Celebre per magnifiche musiche è la casa di Lucidoro, ove frequenta qualunque ha fama di musicale dottrina. Sdraiato il vidi sopra una larga sedia a bracciuoli; e tutto intento il diresti a non perdere, non dirò un accordo, un passaggio, ma per fino una nota. Eppure chi ‘l crederebbe? Lucidoro è ignaro affatto di musica, nè anche ha il gusto che si richiede per apprezzarla. Ei non ha che la vanità di farsi reputare amante delle belle arti, e l’arbitro e il mecenate degl’ingegni. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Fra gli uomini dalla vanità dominati, gli [235] autori e specialmente i poeti esser non debbono dimenticati. Chiunque dà alla luce opere d’ingegno, dal fatto stesso è convinto di vanità. Perciocchè quand’ei consegna alle stampe opere cosiffatte, da qual altra cagione esser potrebbe stimolato, se non dalla brama di obbligare i lettori ad accordargli la lode di chiaro ingegno e di sottile intelletto? Ebene 3► Exemplum► Dappoi che Ariante ha pubblicato un libro che molto credito gli ha acquistato, ei pensa che tutto il mondo debba a lui solo aver rivolto l’attenzione, e pare che non sappia come sottrarsi alla sua gloria. “È vero, ei dice, che il mio trionfo è compiuto, allorchè mostrandomi a’miei rivali li avvilisco e li umilio colla mia presenza; ma mi avveggo che l’altezza del mio merito sbigottisce eziandio i miei amici, che cercano d’evitarmi. Io godeva in prima dei piaceri della conversazione, abbandonandomi alla mia naturale ilarità, e seguendo gl’impulsi della mia immaginazione; ed ora conosco essere di tanto peso ogni mia sentenza, che non così facilmente oso proferirla, temendo non tragga fuor di sentiero infinite persone che non soprastarebbero punto ad adottarla; e tanta è l’attenzione che prestasi ai miei ragionamenti, che non di rado fo pausa nel mio discorso per aver tempo a ponderare ciò che imprendo a dire, affinchè di me degno apparisca. Son pure costretto ad astenermi dallo scriver lettere, e a conservare gelosamente i miei manoscritti, per timore di non veder pubblicati gli uni e le altre senza esserne avvertito. [236] Finalmente io non so come sottrarmi all’importunità dei pittori, chè tutti aspirano a farmi il mio ritratto; e da tutto ciò concluder deggio che un nome celebre non è che una servitù dura e penosa.” ◀Exemplum ◀Ebene 3

L’esperienza ci convince che più avidi di gloria e più prosuntuosi son gli uomini nei talenti e nelle prerogative in cui vagliono meno, che in quelle di cui sono veracemente adorni. E di fatto vedrai un grave magistrato dotato di profonde cognizioni, che destar pretende l’idea di uomo gentile ed amabile; e il vero uomo gentile ed amabile vuol farsi credere altamente versato nelle scienze, di cui appena il nome conosce. Ebene 3► Exemplum► Vuoi tu dar nel genio a Melinto? Non gli parlar del suo discernimento, del suo sano gusto per le belle arti, non della grazia e della vivacità del suo conversare; digli soltanto che egli ha una vasta e piena cognizione dei disegni e della politica dei diversi Stati dell’Europa; e ch’egli più che altri idoneo sarebbe a regolare un impero. ◀Exemplum ◀Ebene 3 Ebene 3► Exemplum► Valmonte, di alti pregi e di moltiplici virtù ornato, caro alla patria per i segnalati servigi che le ha reso, noto a tutta l’Europa per la celebrità del suo nome, è insensibile a tutti questi elogi, e pone sua vanità nel saper ben giuocare alla palla. ◀Exemplum ◀Ebene 3 Ebene 3► Exemplum► Urania ha da qualche tempo distolto i suoi begli occhi dalla contemplazione degli oggetti terrestri, per rivolgerli a quella degli astri. Non più della sua beltà tu devi intertenerla, ma bensì consultarla sulle nuove meteore, interrogarla su i nuovi pianeti scoperti da Herschel, da Piazzi, da [237] Olbers. La toletta d’Urania è ora divenuta un piccolo museo di storia naturale, e la sua società di galanti zerbini si è ora cangiata in una curiosa collezione di farfalle. ◀Exemplum ◀Ebene 3

E qual sarà la cagione che genera il desiderio di aver nome per frivoli pregi, o per meriti usurpati, anzi che averlo per utili cognizioni, o per meriti intrinsecamente posseduti? Ciò nasce, a mio parere, perchè questi ultimi ad acquistare incominciaronsi fin dalla puerizia, quando l’animo non risentiva ancora le impressioni della vanità; laddove le prerogative e le doti nuove e superficiali, di cui gli uomini han tanta smania di stoltamente abbellirsi, cominciano quando della vanità l’abitudine è già formata; conciossiachè la vanità d’ogni novellò acquisto a sè attribuisce il possedimento, di esso si nudre, e punto non cura che inutile o chimerico ne sia il valore. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1