Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "La sensibilità", in: Lo Spettatore italiano, Vol.2\12 (1822), S. 60-62, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1002 [aufgerufen am: ].


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La sensibilità

Ebene 2► Ebene 3► Allgemeine Erzählung► In una bella sera d’estate, dopo aver vagato qua e là per gli andirivieni di un boschetto di lauri, finchè non incominciò la luna a diffondere il suo placido lume, mi assisi sulle sponde di un fiumicello che lento per la prateria serpeggiava. Un salcio piangente curvava sopra il mio capo i suoi penduli rami che giù scendendo lambivano la superficie dell’acque. Un’antica torre, rovinoso avanzo del tempo, rivestita di ellera e cinta di tassi e cipressi, era il solo edificio in cui, volgendosi all’intorno gli occhi miei, scontrarci potessero.

Io avea consumato quel giorno in leggendo un melanconico racconto, che viva e profonda impressione lasciato m’aveva nel cuore. Assorto nella meditazione, soffermossi il mio spirito a ripensare in quello strano piacere che qualche fiata proviamo nel leggere i più tragici avvenimenti. Qual esser può di un tal piacer la cagione? chiesi io a me stesso: l’uomo forse farebbe le sue delizie delle fraterne disgrazie? Ah! no: natura non privilegiò l’uomo della sensibilità perchè godesse di un così selvaggio piacere.

Le mie pupille immobili non dipartivansi dalla corrente del fiume, nelle cui placid’onde parean trastullarsi i raggi della luna. Un indistinto e sordo mormorío appena intendeasi, e sembrava che con dolce richiamo tutta la natura al ri-[61]poso invitasse. Lieve lieve sulle mie palpebre il sonno discese e si fe’ signor de’miei sensi. Ebene 4► Traum► In quello parvemi che Ebene 5► Fremdportrait► un essere non mortale e d’incognite forme a me si facesse dappresso e si assidesse vicino. Un manto di pallido zaffiro gli scendeva giù dagli omeri al piede; una bionda inanellata chioma gli ondeggiava sul collo d’alabastro; un bianco velo quasi trasparente ne ombreggiava il volto, e una ghirlanda di amaranti e di gelsomini l’incoronava. Sollevò alquanto il velo sospirando, e così stette alcun tempo senza favella. Io non vidi mai fattezze così belle, e da cui mi sentissi tocco siffattamente; e quantunque su quelle labbra di corallo scherzasse un dolce riso, nullameno i suoi begli occhi azzurri eran umidi di lagrime, e simigliavano violette imperlate di brina. ◀Fremdportrait ◀Ebene 5 Quindi, Non meravigliarti, incominciò a dirmi con una voce più lusinghiera dell’alito dei zefiretti; non meravigliarti se i melanconici sentimenti tanto ti aggradano. Io sono la Sensibilità; nè da te mai fino dalla fanciullesca età tua mi scompagnai. Impara a conoscermi meglio. Ebbi per genitore il Genio dell’umanità. La Simpatia, figliuola della Tenerezza, fu mia genitrice. La mia culla fu alle falde del Parnaso in una grotta su cui spandeano la lor ombra le mortelle e gli aranci. L’educazion mia fu commessa a Melpomene, che m’allattò col mele dell’Ibla, e cullandomi, con flebil aria cantavami lamentevoli canzonette. Un rivolo, che derivavasi dall’Elicona, con piangenti acque presso la grotta scorrea, e sopra i circostanti alberi le tortorelle e gli usignuoli nidificavano.

[62] La sola mia cura sta nell’accrescere la felicità di alcuni mortali amati dal cielo, i quali pur si fanno schermo dal mio influsso, e si suggetterebbono di buon grado all’impero dell’Apatia. Ah! quanto pazzamente consigliansi! Se la rosa non è priva di spine, non ha forse anco un bel vermiglio ed un dilettoso odore? Se l’abbondante rugiada fa nel mattino curvar sullo stelo i gigli, i giacinti, le viole, non esalano questi poi, ravvivati dai raggi del sole, la più balsamica fragranza? Non altrimenti un’anima, tocca dallo spettacolo dell’altrui disavventura prova nell’istante medesimo un soavissimo affetto. Che se qualche volta questo sentimento è accompagnato da lagrime, chi potrebbe intitolar quel pianto il figlio della debolezza? Ti priveresti di buon grado di questo testimonio di tenerezza, rinunziando intanto alla sensibilità?

Ah! no, mia cara ninfa, ripresi io subitamente: piacciati starmi sempre a’fianchi, e mentr’io docile discepolo mi ti presterò, insegnami a piangere con gli sventurati e ad esultar co’felici. Or sì mi vien fatto di comprendere che la voluttà ch’esperimentiamo nell’ascoltare il racconto dell’altrui calamità, nasce dal persuaderci che i cuor nostri resister non sanno alle più dolci affezioni, e che anzi sappiam dividere co’nostri simili i piaceri e le pene. ◀Traum ◀Ebene 4

Appena aveva io pronunciate queste parole, che il sonare della campana del villaggio ruppe il sonno in cui immerso giacevami. L’amabile Dea, dalla mia imaginazione creata, svanì; ma io ebbi di che racconsolarmi, trovando la sensibilità nel mio cuore. ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1