Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "I romanzi", in: Lo Spettatore italiano, Vol.4\03 (1822), S. 21-31, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.868 [aufgerufen am: ].


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I romanzi

Zitat/Motto► Les romans sont peut-étre la dernière instruction qu’il
reste à donner à un peuple assez corrompu pour
que toute autre lui soit inutile

(J. J. Rousseau).

I romanzi son forse gli ultimi ammaestramenti che ri-
mangano a darsi ad un popolo corrotto a tal segno
che gli altri tutti riescano inutili. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Dialog► La multiplicità dei romanzi, disse Cleandro, ha fatto l’età presente peggior che non fu la passata; e per questo saria di necessità che tutti i ben ordinati popoli con severità li proibissero.

Certo, rispose Arispo, che se ne fossero stati gli autori a tempo di Platone, gli avrebbe, come già fece ai poeti, dalla sua Repubblica sbanditi; ma non so se a ragione: perciocchè se ci sono alcune opere scritte di cattivo stile, e figlie d’una pazza fantasia, e piene di corruzione, non è però dritto tor via tutti i romanzi.

Cleandro

Il male è nella lor natura medesima; e voi ben sapete come gli uomini d’intelletto non ne fecero mai conto.

Arispo

So che null’altro fra i letterati è stato meno stimato che i romanzi; ma che di null’altro si è con tanto studio fatta ricerca, quanto d’essi; e se così è, perchè dispregiarli?

[22] Cleandro

Prima per la facilità di fare tali opere, e poi per l’inutilità e danno di quelle.

Arispo

Io giudico altramente. Come s’ha a dir facile un genere di cose, nelle quali così rado è il successo? Ove è la disutilità e il danno di opere che insegnano quello spezialmente che più si dee sapere?

Cleandro

Saria malagevole cosa riconoscere i romanzi alla dipintura che voi ne fate.

Arispo

Egli è pur fuor di dubbio che da questo genere, riputato così facile, sono nate opere che presto sono morte; il che mostra non essere i romanzieri esenti dai buoni precetti, come uom crede. Conviene che anco il romanzo, come le altre opere, diletti, ammaestri e muova. Ma forse perchè non è stata ancora dimostrata una via certa verso quel segno necessario, si dovrà dedurne che sia lieve il non errare? Io non so quali opere addimandino che più si conosca il nostro animo ed il cuor nostro: e tale conoscenza non si conseguisce così di leggieri; e perchè ella è il sommo pregio del romanzo, quando v’è, rende l’opera dilettevole ed utile ad un tempo.

Cleandro

Utili i romanzi! e manca forse dove s’acquisti la conoscenza dei costumi, dell’indole, dei sentimenti e delle passioni umane? Mancano teatri, mancano storie e libri morali?

[23] Arispo

E in vero, nel teatro ci si appresentano le cose come sono in fatti; ma non vi si possono rappresentar tutte, perchè non vi stan bene tutti i caratteri; e quelli che vi compariscono con più vantaggio, non si può andar loro appresso in tutte le lor particolarità. E così avviene dei sentimenti e delle passioni. Nel romanzo si può e si dee per anche porre una dipintura vera e viva e forte; laddove nel teatro bisogna affievolirne l’impressione di necessità; il che procede naturalmente da quella differenza che è tra l’azione appresentata e l’azione descritta. Questo fa che un carattere rappresentato in teatro con molta felicità, lascia al romanziere larghissimo campo a discorrere.

L’istoria è come il teatro degli uomini; ma non si vede mai il diretro delle scene, come nel romanzo; perchè non ci mostra gli uomini quali sono, ma quali paiono. E di fatto chi sono quelli che ci mostra? Uomini di Stato, d’arme e di Corte; mentre il romanzo accoglie tutte le condizioni. L’istoria descrive l’indole dei popoli, non dei cittadini; parla dei pubblici, e tace dei privati costumi. Se memorie particolari vi sono, elle appartengono a quei pochi che si levano sopra gli altri. I romanzi poi sono formati dei particolari sentimenti e delle particolari passioni, per modo che ciascuno vi ravvisa se stesso. Essi hanno ancora sull’istoria il vantaggio di far conoscere la più cara metà della nostra specie, poichè le donne appena appariscono nelle storie, laddove sono esse gl’ingegni secreti onde è mossa ogni cosa.

[24] Vero è che miglior conoscenza degli uomini ci porgono i libri morali, che l’istoria e il teatro; ma l’austerità dei precetti li spoglia di piacevolezza, e peravventura anche d’utilità, perchè li speculativi dettati operano meno che i fatti. Non aiutano gli ammaestramenti quando si viene all’operazione. Ma i romanzi, in quel modo onde ci ammaestrano, non hanno mai tali difetti. Ove sono più vivi e più gagliardi avvertimenti di quelli dati da Mentore all’alunno suo? ove maggiori considerazioni che quelle di Clarissa in que’suoi crudeli avvenimenti? Non vi manca virtù, non vi manca diletto. Vi sono frutti ricoperti di fiori. Nè per via di soli avvertimenti e considerazioni siamo indi istruiti; anzi ogni azione è un consiglio: nè vi si trovano aridi e nudi principii. Non è situazione sì dubbiosa ed aspra che il romanzo non metta sott’occhio, e non ci dia il filo che ce ne faccia trar fuori. Che se fra i libri morali non si possono collocare tutti i romanzi, la colpa non è del genere loro, ma degli autori, come molti hanno dimostro. Risguardati in questa guisa, avrebbono diritto, e per lo bene che operano e per l’ingegno che addimandano, alla pubblica estimazione.

Cleandro

Io posso esser d’accordo con voi che vi saranno forse romanzi che, senza far male, dilettino ed ammaestrino; ma questo vantaggio è ben piccolo rispetto ai troppi inconvenienti chi ne seguitano dalla lettura dei romanzi. Guardate le diverse specie dei medesimi; sono quasi infinite. Trovatene una che non sia da [25] gravemente riprendere. Qual cosa più assurda e sconcia che i romanzi delle Fate? Così scrivere, come leggere simiglianti libri, non è egli un degradare l’animo umano? Come vituperare abbastanza quella orribile stravaganza di certi paesi, i quali danno i romanzi in mano ai fanciulli, e così empiono lo spirito loro di falsi principii, credendo di dar ad essi in tal modo ammaestramenti morali?

Dopo gli scherni e le beffe dell’immortal Cervantes, si doveva perdere ogni memoria dei romanzi cavallereschi; e pure hanno ricovrata la voce a tempo nostro, e lo stile di qualche antico romanzo ammodernato ha fatto assomigliare queste opere a quelle vecchie imbellettate e racconcie.

Ebene 4► Exemplum► I romanzi che narrano avventure, sono sempre, in trovar leggitori, più fortunati degli altri. Avvenimenti stranissimi, brighe di serraglio, incontri d’amanti, prigioni in Barberia, naufragi, avvolgimenti e disviluppamenti fuor di ragione: ecco la materia di questi romanzi: vedetel voi se è buona e utile ai costumi ed alla società. Radeliffe e quei che la seguitano, colligando insieme casi straordinarii e misteriosi, e null’altro che fiere e spaventevoli cose accozzando, non hanno già condotto a perfezione questo genere; perciocchè privi delle dipinture dei costumi, privi di tutti gli avvisi morali, paiono fatti solamente ad autenticare e propagar gli errori ed i pregiudizi. ◀Exemplum ◀Ebene 4

Ebene 4► Exemplum► I pastorali romanzi non hanno a dir altro che i costumi del secolo d’oro, cioè quello che non è corso mai. Il diletto che possono [26] procacciarne è quello di un piacevole sogno: ma dove è il loro vantaggio? Or nessuno dirà che queste diverse specie di romanzi ad insegnar la scienza dell’uomo e le regole della social vita sian buoni, perchè essi ci traggono dal mondo reale per menarci ad uno ideale, e ci falsificano e ci storcono le idee di ciò che a ben vivere sarebbe opportuno conoscere, e ci rendono meno atti alla società. ◀Exemplum ◀Ebene 4

Ebene 4► Exemplum► Cercate tutti i romanzi i quali sono tenuti per dipinture della vera natura dell’uomo, e li troverete tutti intorno ad amore. Persona non v’ha che abbia senno, la quale imprendesse a difendere quei romanzi dove l’amore si riduce a galanteria, che altro non mettono sotto gli occhi se non un inviluppo di brighe, che il vizio dipingono cori colori lusinghevoli, e dove il pudore ne rimane tanto più offeso, in quanto che con maggior artifizio è trattato; dove finalmente si rivelano tutte le debolezze delle donne, e s’impara a tenerle in dispregio facendole dispregevoli. ◀Exemplum ◀Ebene 4

Ebene 4► Exemplum► Un’altra qualità di romanzi pur v’ha dove l’amore trionfa, ma che viene approvato sotto il bel nome di amore sentimentale. Io però se questo più che quell’altro nocevole sia, non so dire; conciossiachè questo non è altro che porre un nome amabile al vizio, e scolpare per vie indirette i vaneggiamenti delle passioni, rappresentandole come effetti d’una sensibilità più squisita. Anche le affezioni più grossolane, se sentimentali sono per onor nominate, perdono nell’idea di molti quella loro bassezza. Questo nome le morali sozzure abbellisce, e diventa [27] una distinzione che ne rende orgogliosi. Molti di questi romanzi sentimentali sono fatti non solamente a peggiorare il cuore, e renderlo tanto fievole ch’ei non possa resistere al più piccolo attacco di una licenziosa passione, ma persuadono ancora che è contro natura il tentare di opporre a quelle resistenza veruna. Ed allora che cosa rimane per sostenere i miseri sforzi della virtù vacillante? ◀Exemplum ◀Ebene 4

Ebene 4► Exemplum► I difensori dei romanzi si fortificano con quelli del genere critico e morale; ma neppure i cosiffatti sono senza difetto e senza scandali. E certo il famoso Richardson ha voluto scrivere per la virtù: mal per tenere il suo proposito ha scoperto quello che sarebbe stato il meglio a celare, ed ha risvegliato dei sentimenti che alla virtù sarebbe meglio non provare mai. Ha mostrato molti pericoli e molte prove; ma per lo più sono pericoli che di rado s’incontrano, e prove cui poche persone vanno esposte. Onde è da temere che l’inesperta gioventù che legge, vaga delle vivaci dipinture d’amore e de’suoi casi, e desiderosa di recitar la sua parte in quelle scene che ammira, non tenga alcun conto del loro scopo morale. Assai volte scellerati caratteri hanno da qualche parte tanta sembianza di eccellenza, che in vece di farsi abborrire, diventano materie d’imitazione. E quanti valorosi giovani non si sono in su gli esempi del perfido Lovelace e dell’immorale Valmont, formati? ◀Exemplum ◀Ebene 4

Finalmente a condannare i romanzi, io avviso che basti sapere quelli essere schiette finzioni; e dover esser nutrimento dell’uomo [28] solamente la verità; mentre queste finzioni sono nemiche d’ogni verità, e talora la rendono dispiacevole. Elle sì tenacemente intrattengono, e arrecano un piacere sì vivo, che l’animo appena vi si è impigliato, non si può più piegar al giogo dei gravi studi. E così dopo la lettura dei romanzi non si assaporano più le veraci storie, nè le opere classiche porgono più diletto. Le semplici grazie e decenti, e la casta bellezza della verità non richiamano più l’attenzione di quelli che dal belletto e dagli orpelli della finzione furono abbarbagliati.

Arispo

Per fermo voi avete fatto dei romanzi assai rigida critica; e posciachè io non sostengo che la loro natura in generale, non iscapiterò se vi concedo che parecchi de’vostri rimproveri non sono a torto; ma voglio farvi vedere che voi avete anche trapassato i termini e lasciata addietro la verità. Che se la vostra censura è vera e dritta, sia dato il bando ad ogni finzione, il che sarebbe un riformar la natura umana, e sospingerla verso una perfezione, direi quasi, romanzesca. In tutti i luoghi e in tutti i tempi si è novellato e favoleggiato, perchè gli uomini per non sentire il presente cercano di pensare il passato: i dilettevoli racconti sono antichi quanto il mondo: i romanzi sono nati dalla necessità di farsi udire e di essere commosso. Adempiti tutti quanti i nostri fisici bisogni, noi pur ci troviamo star a disagio; la qual cosa procede da mancanza di sensazioni: onde che a passar la noia, studiamo d’immaginarci quelle passioni che di presente non ci [29] toccano: questa è la ragione per la quale gli uomini si trastullano a stare insieme, cioè a novellare, giacchè la più parte dei nostri ragionamenti altro non è che novelle. I romanzi solamente sollazzevoli hanno senza dubbio da star molto lungi da quelli che ammaestrano. Ma se innocentemente li sollazzano, perchè proscriverli? Perciocchè non è egli un lecito modo d’occupar l’ore vacue, e non si trae un quasi a dire buon frutto d’insegnamento da questa lettura? Certo sì: che se la finzione è di là dal convenevole, o esagera o altera la natura, non si dee porre in mano a fanciulli: ma che nuoce in mano di assennate persone, e del falso e del vero discernitrici?

Voi avete ottimamente fatto a dipingere con simigliantissimi colori quei romanzi i quali di muovere le passioni, di far bello il vizio, di corrompere l’innocenza hanno proponimento: e gli autori di sì laide opere sono, a color medesimi che ne fanno tesoro, in dispregio, e non senza ragione hanno tali scrittori ai ministri delle brutte dilettazioni agguagliati. Sono eglino infamati e vituperati da quei medesimi che usano dei loro servigi, e loro portano amore. Dovrebbono le leggi punire coll’istesso rigore questi agenti della corruttela, e sono certamente più colpevoli coloro che abusano dei doni dell’intelletto. È vero che il principal suggetto di moltissimi romanzi è l’amore; ma se l’amore è più forte e più pericolosa passione che le altre, e la più comune, non ne segue che vi sia grande vantaggio in mostrare per vive dipinture quanto [30] importa metter un freno ai gagliardi movimenti del cuore? Chi non freme alle orribili disavventure ove ci può trarre il furor dell’amore, quando legge di Clarissa? Chi non impara da Zaida quante amarezze frutta una tale passione, se la scelta è fatta con disavveduto consiglio?

Nella dipintura dei vizi è impossibile non usare colori a loro convenienti, e alcuna volta con dintorni che li rendono attrattivi. Senza una tale fedeltà, quale sarebbe lo scopo e quale il vantaggio di queste dipinture? È talora peravventura una cosa pericolosa il voler porre innanzi ai giovani cosiffatte immagini; ed a coloro che ne hanno il governo si appartiene il provvedervi. Ma egli sarebbe molto peggio il privarli di questo lume, e lasciarli in quella ignoranza che non durerebbe gran tempo, perciocchè non andrebbe guari che essi stessi se ne addottrinerebbero di per sè e per propria esperienza: e allora chi sa quanto lor potrebbe costar caro? Pochi libri bastano per farci vivere molta vita, e nella verde età ci porgono il bene della matura. Voglio solamente intendere delle istruttive e morali finzioni delineate da uomini di genio, le quali possono sole rivolgerci ad una vera e costante attenzione, e scaldare e sollevar l’anima senza sviarla, e intenerire il cuore senza debilitarlo. Se la rappresentazione dei vizi e dei delitti non permetterebbe ai giovani la lettura dei romanzi, si dovrebbe per la medesima ragione proibir loro anche quella delle storie: perchè in quelli si mostra il vizio vergognoso, punito [31] e sciaurato; in queste si può dire che sia sempre trionfante. E che altro è la storia, se non se una dipintura di scelleratezze, di mali e di follie? Essa sovente c’insegna principii malvagi ed esempi pessimi per la bocca di uomini dei quali ci s’impara a riverire i talenti e le azioni. L’istoria mal s’adatta con la morale; e però quanto più i suoi avvenimenti sono veri, tanto convien che siano più dannosi; senza che voi ben sapete quanto sia stata contraddetta la verità dell’istoria, che alcuni l’hanno appellata una favola di convenzione. Anche i romanzi, come che sieno finzioni, hanno simile vantaggio. Perchè è duopo scernere la verità del fatto da quella ch’è conforme alla natura delle cose. La prima s’appartiene all’istoria, e si sa quanto di rado vi si trovi. La seconda si conviene ai romanzi, i quali essendo la dipintura dei costumi, nulla vieta che maggior numero di verità dell’altra classe contenga. Adunque non hanno detto a torto che la storia è il romanzo dei fatti, e che il romanzo per opposito è la fedele storia del cuore umano1 . ◀Dialog ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1

1L’autore, facendo l’apologia dei romanzi critici e morali, stima ben fatto di ricordare a chi legge, che l’Italia ne ha prodotti ben pochi di questa sorta, e che i celebri Novellieri, il cui stile è sì perfetto, e le cui invenzioni sono tanto piacevoli, non di rado offendono in cose che ripugnano manifestamente alla bontà del costume. Ma però all’inopia di romanzi che hanno uno scopo morale, speriamo che quanto prima metteranno compenso i nostri eccellenti ingegni, siccome hanno già incominciato a fare alcuni valorosi che abbiamo altrove nominati (V. Saggio critico, ec.) e che confortiamo a proseguire la lor nobile impresa. Nè qui taceremo le lodi dovute allo zelo de’savi editori della Biblioteca amena ed istruttiva per le Donne gentili che tuttavia si stampa in Milano, nella quale, unitamente alle più pregiate opere degli stranieri, si raccoglie tutto il meglio che ha prodotto e produrrà l’Italia in così fatto genere di letteratura.