Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "La medicina", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\42 (1822), S. 180-185, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.814 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

La medicina

Zitat/Motto► Sit philosophia res summa, ad paucos pertinet; sic
eloquentia res admirabilis, non pluribus prodest
quam nocet: sola est medicina qua opus est om-
nibus

(Quint.).

Sia pur somma cosa la filosofia, ma a pochi pertiene;
sia meravigliosa cosa l’eloquenza, ma non a più fa
prode che nocumento: sola è la medicina quella di
cui tutti han mestieri. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Egli è naturalmente addivenuto che sempre onori altissimi fossero alla mirabil arte della medicina renduti; perciocchè nascono con l’uomo i mali e gli fanno compagnia sino al sepolcro. E quanto saria egli infelice se quest’arte benefica non gli alleggiasse i patimenti, e alcuna fiata non gli donasse una seconda vita? Esculapio è forse il solo Dio della favola a cui la ragione stessa permette gli altari.

Non ci è più nobile, nè più utile arte che la medicina, la quale più che tutte le altre e lumi richiede e virtù. Osservazioni ed esperienze sono via e scorta agli infiniti suoi studi: onde che in essa la vera dottrina e la fondata filosofia si rinviene. Nessun’altra arte più sensibilità vuole che questa, siccome quella che dal sentimento di compassione ha ricevuto incominciamento e progresso; perchè chi la professa, non solamente i suoi simili ama, ma spesso, per aiutar loro, fa il sacrificio di se medesimo. [181] Per esso, come per il legislatore, tutti gli uomini sono uguali; la vita del povero e del debole gli è cara nello stesso modo che quella del potente e del ricco. Scorre egli per le terre come un Dio benefico, e ne va attorno discacciando le malattie più crudeli; e quando agli egri si accosta, dai loro travagli e dai lor duoli commosso, soffre ancor egli. Il volgo de’mortali dai sollazzi spera felicità: il medico passa il suo tempo migliore fra doglie, delle quali diventa partecipe per disacerbarle. Oh! come è dolce far la calma e la gioia scintillare sulla fronte dell’uomo che pate, e sospender nel suo cuore il senso dei mali suoi! Come è dolce il conservare alle famiglie e alla società gli obbietti della lor tenerezza e della loro riconoscenza!

Or come può sì sublime arte, e di tanto bisogno, aver nemici? E pure sconsigliata e travolta gente nega l’utilità della medicina, ogni sua facultà reputando chimera. La colpa di quest’errore smisurato vien da coloro che quest’arte, senza saperne i principii, malamente esercitano. La ciarlataneria ha fatto alla medicina quel male che alla religion la superstizione. Molti veggendo impunita l’ignoranza, e sapendo che poca terra ogni lor fallo nasconde, si fanno chiamare, senza essere, medici; e senza avere studiato medicina, l’adoperano, credendosi quasi onorati della loro ignoranza. E chi ha sufficiente sdegno contro questi avoltoi della nostra specie, contro queste arpie del mondo che vanno, sotto ombra di sanare, spargendo il dolore e la morte? Alle perdite fette per violenza o per [182] frode si può apprestare alcun riparo, ma l’impostura del ciarlatano produce effetti irreparabili: l’impostore è un assassino.

Ma perchè son tanti quelli che si vantano di guarire, e son ciarlatani, uomini pur grandi e dotti che questo gravosamente portavano, hanno l’arte medesima di falsità e di nocimento incolpata. I sofismi di Montaigne e di Rousseau e le baie di Moliere contro la medicina sono notissime; e molti altri da tanta autorità assicurati, hanno continuato a dar biasimo all’arte, dicendo essere all’uomo di più danno la medicina, che non sono tutti i mali che ella intende a guarire. Ma non si vuole ancor conoscere che i grandi errori non sono mai stati senza grandi autorità. Di quale momento può essere l’opinione di Montaigne, allorchè muove dubbi sulla certezza della medicina, egli che è uso a dubitar d’ogni cosa? A chi fanno forza i motteggiamenti di Moliere, quando mette in ciancia il gergo di scuola, e le pedantesche maniere dei medici del suo tempo? Nondimeno si sa che la commedia del Medico a suo dispetto fu fatta per sostenere il Misantropo presso un popolo il quale preponeva all’opere piene di ragione e di genio le farse e le ridicole dipinture. Zitat/Motto► « Non intendo, dice Rousseau, di quali infermità ci sani questa medicina; so bene che viltà, paura della morte e credulità, doni tutti infelici, da lei ne sono porti. » ◀Zitat/Motto Questo filosofo non si ricordava che sentimento naturale dell’uomo è la paura della morte; e che i popoli dove la medicina è una scienza, hanno tanto coraggio, quanto quelli che il solo empirismo [183] conoscono. Certamente i Greci, nazione dotta e civile, non avevano meno ardimento e franchezza che i barbari Romani, quando questi alla medicina diedero il bando. La credulità che Rousseau giudica esser l’effetto di ciò che egli chiama medicina, veramente n’è la cagione. L’infermo vuole aiuto, e lo vuole non secondo le vedute e le dispute di chi ragiona, ma per forza invincibile dell’istinto che lo trasporta. Ecco la causa perchè la medicina ha acquistata questa general credenza, ed ha avuto più potenza e più superstizione fra i selvaggi che fra i popoli civili. L’incantesimo, l’amuleto, il talismano furono i primi rimedi; ed oltre i tempi dell’ignoranza e i popoli barbari, altri tempi ed altri popoli gli hanno usati. Che se nelle selve d’America vi sono prestigiatori, anche nelle campagne d’Europa si trovano i maghi. E nelle città medesime dove ha sede il sapere, non si veggono di continui empirici famosi per certa loro non intelligibil dottrina, i quali tanto più sono tenuti medici, quanta meno sanno medicina?

Se si dimandasse ai nemici d’un’arte sì buona, s’eglino quando sono assaliti da uno di quei morbi che dalla vita umana non si scompagnano mai, rinunzierebbero agli aiuti che potessero aspettar da lei, saria risposto che no. E non solamente non vi rinunziano, ma sovente e li consigliano altrui e fanno essi da medici. Ebene 3► Exemplum► Catone il vecchio, le cui dicerie contro la medicina ne sono state mantenute da Plinio, manifestò egli medesimo, secondo questo isterico, con quali farmaci avesse aiutato sè e la sua [184] donna ad arrivare a tanta vecchiezza, dicendo che aveva un libro di ricette il quale a sè e a tutta la sua famiglia bastava. ◀Exemplum ◀Ebene 3 Ma quanti sono così inconseguenti, e meno savi al certo di Catone, che con una presuntuosa sfacciataggine si mettono ad insegnare rimedi, e non conoscono nè rimedi, nè malattie? Se la medicina non portasse altri vantaggi che negativi, cioè di difendere il malato dalla credulità sua, e dai rimedi che dagli empirici gli sarebbero porti, e di medicar sola per impedire che tutti divengano medici, pure sarebbe una pietosa ed onorabil arte.

Io non mi meraviglio di coloro che, per bello spirito nel sostener paradossi, s’ingegnano di rendere dubbia la certezza della medicina e di confonderla col ciarlatanismo; ma ben di quei medici, i quali pongono il nome di ciarlatanismo alla propria arte, di pompa frivola di sapere alle cognizioni che richiede, e di vane accigliature al suo ufficio. S’avvisano così forse essi di esser creduti savi, quando hanno seguitata un’arte, secondo ch’essi dicono, fallace? O penseranno di farsi onore col diffamare sì vergognosamente che essi esercitano un’arte a cui non credono? Tutto questo non mira ad altro che a farsi tenere dalla gente uomo singolare e straordinario col dispregio ch’essi mostrano della pubblica opinione. Perciocchè con la presunzione di mostrarsi spogliati del proprio interesse e dello spirito di setta, s’immaginano d’alzarsi sugli altri. È questa una specie di ciarlatanismo così pernicioso, come quella degli empirici. Flageo è uno di quei dottori che [185] esercitano un’arte da essi disapprovata, e che negano lei esser d’alcun vantaggio. Ma ha egli studiato assai? ha egli profonde ed ampie cognizioni? No; anzi non sa che insulsamente, e per trivial maniera, gracchiare contro la medicina. In qualunque arte non è buono artista chi non la pregia; e come senza entusiasmo si può avanzare in un’arte di cui non c’è altra più difficile? questa incredulità produce l’infingardia e nasconde l’ignoranza. E non si creda che Ebene 3► Exemplum► Flageo nel curare e nel medicare, di cui egli stesso predica l’inutilità, operi almeno senza interesse. Egli non ha questo merito: perchè è vaghissimo di ricchezza, ed è assai destro nel rivolgere a suo vantaggio i capricci del pubblico. Questa singolare affettazione gli ha dato nome; e così è diventato il medico della moda, giacchè l’imperio della moda è tale, che anch’essa entra in quelle cose medesime che atte sono a rendere sanità. Ma se si vuol fare buona ragione a Flageo, gli si proibisca la medicina: ◀Exemplum ◀Ebene 3 il che bene sta a quei malvagi scettici, i quali sgomentano la gioventù che a sì faticosi studi si mette, e la dispongono al peggior ciarlatanismo; mentre che fanno cader d’animo gl’infermi togliendo loro sì dolce speranza col consigliarli a non aspettar soccorso alcuno dall’arte. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1