Concedetemi che il vostro nome si legga nel principio di queste carte, le quali senza voi non avrebbero giammai vista la luce. In esse, come sapete, si discorrono i principii delle discipline morali, e si aiutano gli animi e si commovono a quegli affetti gentili che onorata fanno l’umanità. Che se da questa fatica io coglierò qualche frutto di lode, il dovrò pure a voi sola, a voi, compagna dolcissima alla mia vita, esempio a me vivo d’ogni più cara virtù; a voi che sempre usaste meco quelle parole sante che acquistano alla ragione maggior bellezza ed amore. Noi viaggiammo insieme una lunga via, che fu, ahi! troppo spesso via d’avversità e di tormento; e voi per quella ne’più tremendi casi faceste mirabil prova della forza del cuor vostro e della vostra magnanima sofferenza. Così imparammo sotto le scuole della sventura a farci più facili alla pietà, ed ora per dolcezza, ora per isdegno a lacrimare le miserie degli infelici. Onde, passando per mezzo la selva di questo mondo, e trovandoci a passi aspri e fortissimi, venne a noi fatto il conoscere manifeste le passioni dell’uomo, semenze pessime e vere d’ogni sua calamità. Ora fu vostro volere che il frutto di quella sperienza non si perdesse; e da voi mi venne il pensiero del pingere una gran tavola dell’umana vita, dove i riguardanti avvisassero le ragioni e le leggi d’ogni morale dottrina. Nè questo pur vi bastò; ma voi medesima vi faceste aiuto all’impresa; voi medesima mi confortaste or coll’opera, or col consiglio. Così lo