A Maria Metilde Ferri di S. Costante Giovanni Ferri di S. Costante Moralische Wochenschriften Klaus-Dieter Ertler Herausgeber Alexandra Fuchs Mitarbeiter Alexandra Kolb Mitarbeiter Sarah Lang Gerlinde Schneider Martina Scholger Johannes Stigler Gunter Vasold Datenmodellierung Applikationsentwicklung Institut für Romanistik, Universität Graz Zentrum für Informationsmodellierung, Universität Graz Graz 04.07.2019 o:mws-115-874 Ferri di S. Costante, Giovanni: Lo Spettatore Italiano, preceduto da un Saggio Critico sopra i Filosofi Morali e i Dipintori de’Costumi e de’Caratteri. Milano: Società Tipografica de’Classici Italiani 1822 Lo Spettatore italiano 1 1822 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Italy 12.83333,42.83333

AMaria Metilde FerriDi S. Costante Il suo Consorte ed Amico

Concedetemi che il vostro nome si legga nel principio di queste carte, le quali senza voi non avrebbero giammai vista la luce. In esse, come sapete, si discorrono i principii delle discipline morali, e si aiutano gli animi e si commovono a quegli affetti gentili che onorata fanno l’umanità. Che se da questa fatica io coglierò qualche frutto di lode, il dovrò pure a voi sola, a voi, compagna dolcissima alla mia vita, esempio a me vivo d’ogni più cara virtù; a voi che sempre usaste meco quelle parole sante che acquistano alla ragione maggior bellezza ed amore. Noi viaggiammo insieme una lunga via, che fu, ahi! troppo spesso via d’avversità e di tormento; e voi per quella ne’più tremendi casi faceste mirabil prova della forza del cuor vostro e della vostra magnanima sofferenza. Così imparammo sotto le scuole della sventura a farci più facili alla pietà, ed ora per dolcezza, ora per isdegno a lacrimare le miserie degli infelici. Onde, passando per mezzo la selva di questo mondo, e trovandoci a passi aspri e fortissimi, venne a noi fatto il conoscere manifeste le passioni dell’uomo, semenze pessime e vere d’ogni sua calamità. Ora fu vostro volere che il frutto di quella sperienza non si perdesse; e da voi mi venne il pensiero del pingere una gran tavola dell’umana vita, dove i riguardanti avvisassero le ragioni e le leggi d’ogni morale dottrina. Nè questo pur vi bastò; ma voi medesima vi faceste aiuto all’impresa; voi medesima mi confortaste or coll’opera, or col consiglio. Così lo Spettatore Italiano s’è fatto cosa tutta vostra; e a voi lo intitolo per rendervi il vostro diritto. Oh! le parole mie fossero sempre uguali a’concetti vostri! Allora mi penserei d’esser giunto al termine da me fisso, il quale sta nel fare che la virtù si mostri più soave ed agevole, onde meglio ella s’ami, e meglio ancora si segua.

AMaria Metilde FerriDi S. Costante Il suo Consorte ed Amico Concedetemi che il vostro nome si legga nel principio di queste carte, le quali senza voi non avrebbero giammai vista la luce. In esse, come sapete, si discorrono i principii delle discipline morali, e si aiutano gli animi e si commovono a quegli affetti gentili che onorata fanno l’umanità. Che se da questa fatica io coglierò qualche frutto di lode, il dovrò pure a voi sola, a voi, compagna dolcissima alla mia vita, esempio a me vivo d’ogni più cara virtù; a voi che sempre usaste meco quelle parole sante che acquistano alla ragione maggior bellezza ed amore. Noi viaggiammo insieme una lunga via, che fu, ahi! troppo spesso via d’avversità e di tormento; e voi per quella ne’più tremendi casi faceste mirabil prova della forza del cuor vostro e della vostra magnanima sofferenza. Così imparammo sotto le scuole della sventura a farci più facili alla pietà, ed ora per dolcezza, ora per isdegno a lacrimare le miserie degli infelici. Onde, passando per mezzo la selva di questo mondo, e trovandoci a passi aspri e fortissimi, venne a noi fatto il conoscere manifeste le passioni dell’uomo, semenze pessime e vere d’ogni sua calamità. Ora fu vostro volere che il frutto di quella sperienza non si perdesse; e da voi mi venne il pensiero del pingere una gran tavola dell’umana vita, dove i riguardanti avvisassero le ragioni e le leggi d’ogni morale dottrina. Nè questo pur vi bastò; ma voi medesima vi faceste aiuto all’impresa; voi medesima mi confortaste or coll’opera, or col consiglio. Così lo Spettatore Italiano s’è fatto cosa tutta vostra; e a voi lo intitolo per rendervi il vostro diritto. Oh! le parole mie fossero sempre uguali a’concetti vostri! Allora mi penserei d’esser giunto al termine da me fisso, il quale sta nel fare che la virtù si mostri più soave ed agevole, onde meglio ella s’ami, e meglio ancora si segua.