Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione LXXXV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.2\085 (1728), S. 122-128, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.221 [aufgerufen am: ].


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Lezione LXXXV

Alli corteggiani de’Grandi.

Zitat/Motto► Ingentem foribus domus alta superbis mane salutantum toti, vomit ædibus undam.

Virg. Georg. II. 460. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Caminando per le Città massimamente dominanti, si può divertire in maniera assai grata, nel giudicare sopra il contegno, e sopra l’andatura di quelli, che si veggonno correre con premura chi da una, chi dall’altra parte; nell’esaminare quali siano le loro diferenti ricerche; ed a che miri l’ardore da cui vengono aggitati. Di tutta codesta folla di persone occupate, non ve n’è alcuna, che possa meglio divertire un’animo attento a simili cose, di quello, che porta il titolo di buon Cortiggiano, che cioe si fà gloria d’essere assiduo a levare i Grandi per accompagnarli, e corteggiarli. Ebene 3► Fremdportrait► Si può dire, che codesti Adulatori abbino contratto l’abito d’essere schiavi con buona grazia. E che si pascono d’una sciocca vanità d’essere informati di quanto corre nel mondo. Lusingati da questo ideale piacere, si alzano a mattina per tempo; si abbigliano con molta proprietà, per essere pronti [123] al Palagio di quel Signore di autorità, a fine di ricevere anch’egli, un picciolo sorriso, che niente significa, ma che puole insinuare la speranza, ch’egli s’interessi molto a suo vantaggio. ◀Fremdportrait ◀Ebene 3

Ella è una grande meraviglia, che uno possa abbandonarsi, a segno di ritrovare gusto nel fare, o nel ricevere delle civiltà si ridicole e si fredde. Ciò, che mantiene il divertimento è l’esterno fastoso, che si ricerca dagli uomini, in vece d’una soda felicità.

Così l’Idolo, e l’Idolatra sono ugualmente gl’ingannatori della loro immaginazione. Ma giache vi è quantità di fedeli sudditi d’un Principe, che si annojano d’una vita privata ne’loro Poderi, e languiscono per lo desiderio di fare comparsa in Corte, o di avervi qualche impiego; mi pare, che per loro istruzione; e per vantaggio di tutti quelli, che aspirano al favore de’Grandi, non sarebbe fuori di proposito il fare loro un dettaglio di quanto passa nel corteggio d’un Grande, come farebbe un ministro di stato, presso cui le carriche sono invendita.

Credo pure, che una descrizione del commercio frà i Grandi, e loro schiavi, potrebbe avere un effetto sì buono, che impegnerebbe gli uni a pensare più tosto agli affari, che all’esterno splendore; e gli altri a conoscere sì bene il valore del loro tempo, che mai l’impiegherebbono nell’aspirare alle vanità.

Ebene 3► Allgemeine Erzählung► Exemplum► [124] Si racconta di certo famoso Astrologo, che avea nella sua picciola stanza, a piè piano, molte cordicelle attaccate ad altretanti campanelli appesi nella camera di sopra, dov’egli stava, e vi pronunciava i suoi oracoli. Se una Giovane avea incontrata la disgrazia d’essere ingannata dal suo Gallante. Il Servidore, che ricevea tutti nella stanza di sotto, e ch’era addestrato nell’astuzia, tirava un certo campanello. Se un contadino avea perduta una vacca, ne tirava un altro; così fea a misura delle altre Passioni, o avventure della vita, e dopo avere colle sue astute interroganze attrapato il segreto, non mancava di darne l’avviso al Padrone colle maniere già concertate. Questa e una immagine assai naturale di quanto corre nel corteggio d’un Grande. Vi sono venti falsi giri, ed altretante informazioni segrete che vanno, e vengono trà il Portiere, Maestro di Camera, ed il Padrone, prima che la truppa beante de’Corteggiani sia addunata. Allora la comedia è pronta; si approno le Porte, ed il Padrone comparisce. ◀Exemplum ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3

Vi sono diverse fogge di prodursi in questa occasione. Si puol’essere in veste di Camera, ed occupato a lavarsi le mani, il che rissente più di grandezza. Questa moda però è affettata presso alle Persone di Guerra, che compariscono di buona grazia, nell’esporsi affat-[125]to spogliati. Non fanno lo stesso i miministri (sic.) di stato; sono più riserbati, e mantengono una certa gravità in tutta la loro condotta. Se questa diferenza di procedere sia, o nò geroglifica, io non voglio deciderlo. Ho sempre inteso a dire, che il buon ministro, in tale occasione, è sempre bottonato fino al collo; ed il bravo ufficiale ha il seno scuoperto.

Siasi com’esser si voglia, mi pare che il fine d’un Corteggio sia di ricevere gli omaggi da una folla di Adulatori, i quali certifichino il Grande, ch’egli è prudente, ben formato, corraggioso, e possente. Subito che lampeggiano le prime occhiate, non si può, che ammirare la modestia dell’uno, e la sommessione degli altri. In mezzo degli affari, che l’opprimono; e della moltitudine, che lo circonda, il Grande ha tanta presenza di spirito, che, a grande stupore di tutta l’addunanza, ha qualche cosa da dire a ciascuno; e questa si proporzionata alla loro diferente capacità, che tutto il mondo ben vede, che non si giogne alle prime cariche dello stato, senza un superiore talento. Ebene 3► Exemplum► Ho conosciuto io stesso un Grande ministro, che dimandava ad un Capitanio di nave da qual parte soffiasse il vento, ad un Tenente di Cavalleria, quale fosse il prezzo dell’Avena; e ad un Azzionista sù qual piè si ritrovasse allora il tale Fondo pubblico; con un’ [126] aria sì disinvolta, come s’egli avesse esercitate tutte quelle Professioni. Bisogna confessare, che tali maniere sono assai obbliganti; mentre allo stesso tempo, che il ministro s’informa di ciò che corre, porge occasione alla Persona interrogata di farsi conoscere. Quello accresce la pompa di tali corteggi, egli è che si eseguiscono quasi con silenzio; e col più bell’ordine del mondo. Il Grande se ne sta per ordinario in mezzo alla stanza, dove alcuno de’suoi schiavi se gli accosta, e con molta sommessione gli soffia poche parole all’orecchio. Risponde il Signore ad alta voce. Si sono del vostro parere. Vi priego continoare le vostre perquisizioni, e siate sicuro, che vi assisterò.

Questo si ritira contento della sua buona sorte; in tanto un altro s’avvanza; gli parla d’un altro affare, e ne riceve la risposta propria di un sì grande ministro, col principio però di contenersi sempre nelle generalità; e di riflettere, che volendo discendere a qualche particolarità, non vi sarebbe l’agio d’impegnarvisi. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ma eccoci gionti al più forte dell’Azione: allorche lo spettacolo è doventato quasi universale; ciascuno de’assistenti dee avere qualche moto dalla bocca del Grande. Getta gli occhi verso un angolo della stanza, e dimanda ad un Gentiluomo, che vi osserva. Da quanto tempo siete di ritorno in Città? Ne [127] vede subito un altro al quale grida Ah! Sig. godo di vedervi, e mi arricordo del vostro affare. Questi due non ponno contenersi per l’allegrezza, mentre gli altri che fanno ala, e gli fanno a dozzine gl’inchini, si nodriscono colla speranza di giognere nel termine di sei mesi allo stesso grado di felicità.

Il Poeta satirico ci dice, che il sentimento commune non si ritrova quasi mai con un alta Fortuna. E nel vedere quello si costuma in un corteggio, si crederebbe, che i Grandi non solamente siano intestati della loro alteza, ma eziandio credano tutti i loro inferiori prevenuti dalla stessa chimera: altramente come ardirebbono e gli uni, e gli altri rappresentare una simile Comedia? Tale è la debolezza della nostra natura; appena si vede qualchuno innalzato a’primi posti, che si considera come arrichito di nuovi talenti sopra tutti gli altri: ed anche sopra la capacità della mente umana. Si vede perciò un Grande attento a cio gli dice uno all’orecchio; salutarne da lontano un altro; e chiamarne un terzo quasi nel medemo istante. Una Giovinetta che ha delle belle conciature nuove, non è più festosa, ne fa più smorfie di quello faccia un uomo, anche di talento, in mezzo a suoi Cortiggiani. Io non credo d’avere mai ritrovato niente più disgustoso dell’affettazione, che si attribuisce a Cesare, cioè avere, voluto dettare a trè Per-[128]sone nel medesimo tempo: mi pare, che questa fosse una vanità impropria alla nobiltà del suo ingegno, e del suo naturale candore. Confesso, che se mai alcuno ha potuto vantare superiorità di talento, era egli, ma una tale maniera d’oprare puerile, non si accorda col buon senno, è cosa certa, che non si puole spedire a fondo veruna cosa, frà gl’imbarazzi d’un pubblico corteggio. Non è altro che una cospirazione di molti schiavi, che vendono la loro libertà per far perdere il giudicio al loro Protettore. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1