Hoc est.Vivere bis, vita posse priore frui.
Lib. X.
Vuoti della Vita, che cagionano tanta noja a’sfacendati, e l’applicarsi alla ricerca di nnove (sic.) cognizioni. Non vi è Scienza, che non possa occupare un Uomo, tutta la su vita, quando anche fosse più longa.
Non voglio quì impegnarmi a discorrere sopra la utilità delle Scienze; sopra la estensione, che danno alla mente; sopra i mezzi per acquistarle; siccome non ne raccomanderò veruna in particolare. Sono cose si dibattute, che sarà meglio l’azzardare qualche punto meno comune e più grato.
Ho di già fatto vedere, che il tempo, in cui si stà oziosi, comparisce più lungo, e più nojoso; ora cercherò di mostrare quì, che il tempo impiegato nello studio, nella Lettura, e nell’acquisto di nuove cognizioni, è longo senza essere nojoso; e questo ci scuoprirà
Noi abbiamo la idea del Tempo, o della Durazione dal riflesso, che facciamo alla sequela delle idee, che succedono l’una all’altra nella nostra mente. Per questo un Uomo che dorme senza sognare, non ne ha la minima idea; nè ritrova distanza veruna fra ‘l momento, in cui ha cessato di pensare quando si è addormentato, el momento, in cui di nuovo pensa, allorche si risveglia. Io non dubito, che un Uomo risvegliato non provasse lo stesso, se gli fosse possibile di non avere, che una sola idea nella mente, senza che vi accadesse verun cambiamento, ne vi sovragiongesse alcun altra idea. Veggiamo alla giornata che una Persona, la quale si applica con una grande intenzione, a meditare sopra qualche punto, quasi non s’accorge di quella successione d’idee, che le sono passate per la mente, lascia fuggire senza badarvi una buona parte di quel tempo; e lo ritrova molto più corto di quello è in se stesso.
Potremmo estendere più da longi questo pensiero, e dire, che un Uomo accorcia il suo tempo, quando non pensa a niente, o pensa a pochissime cose; e che allonga il suo tempo, quando si occupa in diversi oggetti, o rumina nella sua mente una pronta, e costante successio-
Vi è un luogo nell’Alcorano dove pare che
L’Alcorano aggiogne, essere il tutto seguito, in sì poco tempo, che al ritorno del falso Profeta, il Letto non avea per anco perduto il caldo che vi avea lasciato, e che l’acqua d’un vaso di
Si ritrova un assai piacevole racconto de’Turchi, al proposito di quest’avventura di Maomettano, che avea il dono de’Miracoli; questo Dottore gli disse, che lo convincerebbe ben presto circa la verità di quello Storico fatto, se volea avvicinarsi ad un grande vaso di acqua, che ivi si ritrovava mettervi dontro la testa, e subito ricavarla. Vi acconsentì il Sultano, e subito ch’ebbe immerso il Capo nell’acqua, si ritrovò a pie d’una Montagna sulla spiaggia del Mare. Non gli giovò il bestemmiare da sè contro il Dottore, che lo trattava con tanta crudeltà, per mezzo di qualche Magia; e si avvidde ben presto, che non vi era altro ripiego, se non quello di cercare il mezzo di guadagnarsi il vitto, in quello sconosciuto Paese. Fè per tanto ricorso ad alcune persone, che lavoravano dentro una vicina Foresta; queste lo condussero ad una Città non molto distante, ivi dopo qualche avvenimento, sposò una Donna, non meno bella, che ricca. Visse Maomettani.
Perciò spogliato da’suoi abiti, s’immerse nell’acqua, ed appena n’ebbe alzata fuori la testa, si ritrovò vicino al grande vaso circondato da suoi Cortiggiani, col Dottore a’fianchi: non mancò di fargli de’furiosi rimproveri sopra le longhe, e dolorose calamità, nelle quali l’avea impegnato. Ma rimase sorpreso nell’udire, che quanto dicea non era, che una illusione, ed un sogno che non si era mosso dal luogo dove stava, e che non avea fatto altro, che immergere la testa, e subito ricavarla dall’acqua.
Il Dottore Maomettano pigliò la occasione d’insegnarli, che niente riesce impossibile a Dio; e che se mille anni dinanzi a lui, sono come un giorno, può fare in maniera, quando gli piace, che un giorno, o pur anche un istante comparisca a molte sue Creature tanto longo, quanto milla, e più anni.
Maomettana, con
Lo stolto si annoja nel seguire le sue passioni; el Saggio si divertisse nel meditare le sue idee. Il primo trova lungo il tempo, perche non sà in che impiegarlo. Il secondo lo riconosce parimente lungo, perche nè distingue ciascun momento, con qualche utile, o grato pensiero; cioè a dire; l’uno mai ne gode; l’altro sempre se ne approfitta.
Quale differenza si ritrova fra due Uomini, che si sono invecchiati. L’uno nello Studio, e nella Savitezza, l’altro nell’Ignoranza, e nella Sviatezza, quando vengono a rivolgere gli occhj sopra la loro vita passata? L’ultimo non vede in tutto il suo Dominio, che aride montagne, e spaventosi deserti capaci d’inspirare dell’afflizione, e dell’orrore; La dove il primo contempla vasti, e deliziosi Paesi ornati dalla varietà di vaghi Giardini, di verdeggianti Prati, di fertili Campagne; a segno che non puole quasi rivolgere la vista sopra il minimo angolo della terra, senza ritrovarvi una buona pianta, o qualche bel fiore.