Das Hugo Schuchardt Archiv widmet sich der Aufarbeitung des Gesamtwerks und des Nachlasses von Hugo Schuchardt (1842-1927). Die Onlinepräsentation stellt alle Schriften sowie eine umfangreiche Sekundärbibliografie zur Verfügung. Die Bearbeitung des Nachlasses legt besonderes Augenmerk auf die Erschließung der Korrespondenz, die zu großen Teilen bereits ediert vorliegt, und der Werkmanuskripte.
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Die Korrespondenz zwischen Matteo Bartoli und Hugo Schuchardt wurde von Verena Schwägerl-Melchior bearbeitet, kommentiert und eingeleitet.
Per informazioni biografiche su Matteo Bartoli si rinvia al
Romanistenlexikon
a cura di Frank-Rutger
Hausmann, alla voce a cura di Tullio De Mauro nel Dizionario biografico degli italiani e alle indicazioni ivi contenute. Per
l’importanza del Bartoli nella storia della linguistica cf. anche Bochmann 1994.
Al momento attuale non ci è stato possibile rinvenire le lettere di Schuchardt a Bartoli, il cui eventuale stato e luogo di conservazione non ci sono conosciuti. Saremmo dunque grati per qualunque segnalazione che contribuisca alla loro individuazione e, di conseguenza, all’eventuale integrazione del carteggio.
Pur coprendo un arco cronologico piuttosto esteso – la prima lettera reca la data del
16 dicembre 1899, l’ultima cartolina di datazione sicura è del 24 novembre 1922 – la
corrispondenza tra Hugo Schuchardt e Giulio Matteo Bartoli non fu mai particolarmente
intensa. I 12 pezzi postali conservati presso la Biblioteca Universitaria di
Graz
1899 1 lettera
1904 1 lettera
1910 1 cartolina
1911 (incerto) 1 cartolina
1912 (incerto) 1 telegramma
1914 1 cartolina
1915 1 cartolina
1919 1 cartolina
1922 (incerto) 1 telegramma
1922 1 lettera & 1 cartolina
1 biglietto da visita d’incerta datazione.
Il carteggio contiene informazioni interessanti soprattutto per quanto riguarda il funzionamento del network scientifico del tempo e le costellazioni personali al suo interno, che qui verranno solo brevemente analizzate.
Due conflitti si rispecchiano in particolare nel carteggio: quello tra Bartoli e
Antonio Ive e, più tardi, quello tra Bartoli e Clemente Merlo. Il primo, sulla
primato della scoperta del veglioto e la trattazione scientifica adeguata e
metodologicamente fondata di questo è argomento principale sia della prima sia della
seconda lettera del Bartoli (01-00539 e 02-00540). Entrambe le lettere prendono le
mosse dall’imminente (o almeno allora creduta tale) pubblicazione di due opere del
Bartoli (Bartoli 1899 e Bartoli 1906) in riferimento a tale idioma, in procinto di
spegnersi, in quel periodo, con l’ultimo parlante: Antonio ‘Burbur’ Udina. Sono
proprio l’errata notizia sulla morte dell’ultimo informante diffusa da Ive, un
“crimen laesae scientiae” (lettera 01-00539), assieme a diffamazioni atte ad
accendere sentimenti e antipatie nazionalistici in un clima politico già teso e alle
debolezze metodologiche dei lavori dell’Ive, a far sì, che il Bartoli, sin dal 1899,
nutra un rancore contro il compatriota. Tale astio traspare ancora chiaramente anche
cinque anni dopo nella sua seconda lettera a Schuchardt (02-00540): il giudizio sul
lavoro di Ive I dialetti ladino-veneti dell'Istria (Ive 1900)
espresso dal Bartoli non potrebbe essere più severo.
Il secondo conflitto, il “duello” con Clemente Merlo, anch’esso incentrato su argomenti legati alla sfera linguistica dalmata, è tematizzato nella cartolina seguente, risalente ad alcuni anni dopo – essa reca la data del 14 settembre del 1910 (03-00541).
Le righe di Bartoli riguardo questi conflitti non forniscono solo informazioni sulle singole controversie, ma gettano luce anche su quanto i rapporti tra scienziati potessero incidere positivamente o negativamente sulle rispettive carriere. Nel primo caso pare interessante lo scambio di opinioni che vede coinvolti Vatroslav Jagić, responsabile dell’Accademia delle scienze austriache per la pubblicazione della relazione del Bartoli sul suo viaggio in Dalmazia (Bartoli 1899), a cui non piacquero le allusioni di Bartoli riguardanti l’Ive, e Schuchardt che, in quanto membro della classe storico-filosofica della medesima Accademia, poté prendere visione dell’opera prima della stampa e che si oppose anch’egli alle formulazioni del Bartoli. Schuchardt si rivolse subito sia a Jagić, sia a Wilhelm Lübke e ad Adolfo Mussafia per esprimere il suo dissenso (cf. lettera di Schuchardt a Jagić del 11 dicembre 1899) e la prima lettera del Bartoli sembra essere stata motivata proprio da questo passo di Schuchardt, di cui pare temere il potere nella rete della scienza dell’epoca. Infatti Bartoli – più di trent’anni più giovane di Schuchardt e all’epoca appena ventiseienne – scrive “[…] lo Schuchardt fu il Maestro che primo m’iniziò a questi studi, mentre ora.. proprio per opera di questo medesimo Maestro corro pericolo di esserne escluso per sempre” (01-00539). Il secondo conflitto si rispecchia, al di là delle rispettive pubblicazioni (cf. per es. Merlo 1910), anche nelle lettere di Clemente Merlo a Schuchardt (di prossima pubblicazione). È interessante osservare qui come sia Merlo sia Bartoli cercassero di vincere Schuchardt alla propria causa – un segno tangibile dell’importanza di Schuchardt all’interno del network scientifico dell’epoca.
Il rapporto tra Bartoli e Schuchardt è a lungo segnato dall’appartenenza a diverse
generazioni, non solo biografiche, ma anche scientifiche,e a un grande rispetto del
più giovane Bartoli per il Maestro Schuchardt. Solo molto tardi Bartoli cerca di
equilibrare, fino a un certo punto, il rapporto. Nella sua lettera del 16 novembre
1922 (10-00548) egli lamenta apertamente che “La Scuola di filologia romanza di
Torino”, etichetta sotto la quale riunisce Arturo Farinelli, Giulio Bertoni e se
stesso, benché riconosciuta da imminenti scienziati come Croce e Dauzat, venisse
ignorata da Schuchardt, che nelle sue pubblicazioni non aveva mai fatto riferimento
alla neolinguistica neanche in nota. Nella stessa lettera Bartoli accenna una prima
volta anche al grande progetto in fase di preparazione, l’Atlante Linguistico
Italiano. Sembra che Schuchardt abbia, nella sua risposta, mostrato interesse per
quest’ultimo, poiché Bartoli promette nella lettera seguente (11-00549) che
“dell’Atlante Le riscriveremo, il Bertoni o io” – cosa che però sembra non sia poi
avvenuta.
Il resto della corrispondenza non contiene informazioni di interesse più generale. Vi sono due telegrammi, scritti da Bartoli assieme a colleghi torinesi e contenenti auguri, presumibilmente per il 70esimo e l’80esimo compleanno di Schuchardt (05-00542 e 09-00547) e un biglietto da visita non datato recante “i più fervidi auguri” (12-00550). Una cartolina fornisce indicazioni bibliografiche utilizzate da Schuchardt in seguito in una pubblicazione (04-00546), altri pezzi postali come le cartoline 06-00543 e 07-00544, scritte nel primo anno della Prima Guerra mondiale, testimoniano di un regolare scambio di pubblicazioni e estratti. Il carteggio riprende dopo la guerra con una cartolina di simile contenuto sulla quale Bartoli ringrazia Schuchardt delle sue “gradite e benevole cartoline” (08-00545).
Die von Matteo Bartoli an Hugo Schuchardt verschickten Briefe befinden sich in: