Angelo Arboit an Hugo Schuchardt (01-00161)

von Angelo Arboit

an Hugo Schuchardt

Udine

03. 05. 1875

language Italienisch

Schlagwörter: E. Loescher Editore Diakritische Zeichenlanguage Friaulischlanguage Slowenischlanguage Romanische Sprachen Baudouin de Courtenay, Jan Ascoli, Graziadio Isaia D´Ancona, Alessandro Mussafia, Adolf Polen Italien Ostermann, Valentino (1876) Arboit, Angelo (1876)

Zitiervorschlag: Angelo Arboit an Hugo Schuchardt (01-00161). Udine, 03. 05. 1875. Hrsg. von Luca Melchior (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.9402, abgerufen am 28. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.9402.


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Chiarissimo Signore,

A nome, e per consiglio del mio amico Professore Baudouin de Courtenay, che si trova a Radom in Polonia, io dirigo a Lei questa lettera, per metterla a parte di ciò che mi accade circa a una mia Collezione di Canti Friulani, della famiglia Romanza. Io ho raccolto dalle labbra del popolo, nei mille villaggi di questa Provincia, da circa tremille (3000) canti, o come qui si chiamano, Villòtis, che trattano per la maggior parte di amore, in tutte le varietà possibili e in tutti i suoni. L’amore vi si esprime in tutte le forme, dalla tragica alla umoristica. È un organismo poetico, nel quale ho consumato sette anni di tempo e molto denaro. Cercai di un Editore che volesse che volesse1 stamparmi questa Raccolta, di forse 25 fogli, a sue spese, colla divisione uguale degli utili, e in Italia non l’ho trovato . L’Ascoli, il Comparetti, il d’Ancona, il Musafia, il Baudouin, che videro, e trovarono ghiotta, e interessantissima la mia Collezione, non poterono ottenermi da uno stampatore le condizioni che io domando. L’Ascoli mi offrì l’editore Löscher; ma il Löscher non potrebbe pubblicare questo lavoro che da qui a due anni. Ed io vorrei stamparlo subito. Il Baudouin mi scrive di rivolgermi a Lei, dicendomi che Ella |2| è forse l’unico che mi potesse o aiutare, o dare un buon consiglio. Ricorro quindi a Lei con fiducia e Le domando, se può trovar mezzo di far pubblicar questi Canti, (non tutti, ma una scelta di 1500): e con quale mio vantaggio. Avendo io speso oltre a 2000 franchi nel raccoglierli, senza contare il tempo e la fatica; bisognerebbe almeno che io non perdessi le spese. Bisognerebbe che ne avessi un lucro di 500 talleri. Con tale condizioni io manderei a Lei il mio Manoscritto, che è una miniera dialettologica nuova, non mai esplorata per lo innanzi, se non a fior di terra. Se mi si offrisse anche un poco meno lo cederei ugualmente, purché fosse subito, perché altrimenti non posso occuparmi di altre cose. Se Ella conosce chi possa farne d’acquisto, La prego di volermelo fare sapere. Se poi un editore si assumesse di pubblicare il detto libro, gliene domanderei per mio 400 esemplari. Le mando trevillotte per saggio; affinché Ella veda di che si tratta. Le altre 1500 Gliele manderei subito che fosse conchiuso il nostro contratto.

Mi scusi se Le do incomodo, e mi creda
Suo Devotissimo Servitore
Angelo Arboit
Prof. Al R.o Liceo di Udine.

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Villotis

Se jo’ fos une çisìle In chè ć́ase orès sgolā́: ‘Orès bàti tant lis alis Fin ca dentri podès lā.

Oh ć́alàit ches fantaćines Oh ćalàiles par daùr; E’ àn les ģ́ambes sutilines Come mać́es di tambùr.

Curižin che il ģ́aul cć́i puarti, C’al cć́i ves enć́a puartāt! Tu m’ind’às ben tantasfatas Che ’l miò stomi a l’è ć́amāt.

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Dal plurale femminino si può vedere che il dialetto friulano si divide in tre rami; il che non è stato ancora osservato. Io ho molti canti di tutti e tre i rami. Quello che ha femminini in is è il più recente, com’io penso; quello in as il più antico; mentre l’altro dev’essere dialetto di transazione. I poeti letterati usarono sempre dal primo, come del più gentile, ma il popolo, che è il gran poeta della natura usa anche gli altri due. Tra le villotte piene di sentimento sono le due che Le trascrivo qui dietro:

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E savèssis fantać́inis Će che son sospirs d’amor! E’ si mūr; si va sottière, E anćemo si sint dolor!

Sclopecùrs, passions penosis Stan tai curs inamoratz; A vaī̀ nùje no’ zove; Nè a murī̀ da disperā̀tz2.

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Ma di così belle ce n’è un numero grandissimo. E sono persuaso che Lei, tanto profondo nelle Lingue Romanze ci troverebbe più interesse che qualunque altro.

Colla convinzione d’averle recato insieme coll’incomodo anche un po’ di piacere, La prego di nuovo di voler usare della mia servitù.

Udine li 3/5 75

Italia

A. Arboit


1 Così nell’originale.

2 Nella sua lettera Arboit fa uso un sistema grafico piuttosto complesso (e non sempre coerente), che prevede diversi segni diacritici (forse ispirandosi alla grafia utilizzata da Baudouin de Courtenay per la trascrizione di testi resiani e sloveni del Friuli, ma si veda anche il complesso sistema utilizzato per il friulano dall’ Ostermann (1876), cf. nota 47). Alcuni esempi: per la fricativa postalveolare sonora [ʒ] egli utilizza la grafia ž, come in “Curižin”; ć́ e ć per l’affricata postalveolare sorda [t] come in “Će” e “fantać́inis”, forse però anche per l’occlusiva palatale sorda [c] in “ć́ase”, per la quale egli utilizza anche cć́ come in “cć́i”. Nel caso di vocali toniche lunghe, egli ricorre a volte al segno diacritico ˉ come p.e in “puartāt”, talora allo stesso diacritico accompagnato da un accento, come in “disperātz”, mentre in alcuni casi si serve del solo accento, come in daùr. Talvolta infine l’allungamento non è indicato graficamente, come in “inamoratz”. Nel suo volume egli semplificò tale complesso sistema grafico preferendo soluzioni più unitarie (cf. Arboit 1876, p. 32).

Faksimiles: Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ (Sig. 00161)