Pietro Merlo an Hugo Schuchardt (06-07110)

von Pietro Merlo

an Hugo Schuchardt

Pavia

08. 06. 1886

language Italienisch

Schlagwörter: Literaturblatt für germanische und romanische Philologie Ascoli, Graziadio Isaia D'Ovidio, Francesco Ovidio, Francesco d' (1886)

Zitiervorschlag: Pietro Merlo an Hugo Schuchardt (06-07110). Pavia, 08. 06. 1886. Hrsg. von Frank-Rutger Hausmann (2019). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.9219, abgerufen am 13. 10. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.9219.


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Pavía, Via della Pusterla. 3
8 Giugno 1886

Illustre e gentilissimo Professore,

Mi duole vivamente di non aver avuto buone notizie della Sua preziosa salute. Certo Ella si affatica soverchiamente e non vuole mai godere quel po‘ di riposo che si pigliano tutti di quando in quando. Anche nel volume che vedo annunziato nell’ultimo numero del giornale di Behaghel e di Neumann parecchi studi devono essere nuovi di pianta … 1Si abbia un po‘ di riguardo e lavori adagio, per poter lavorare molto e a lungo!

La ringrazio de‘ conforti che mi dà per ciò che riguarda le mie considerazioni fonologiche. A me par proprio che le palatali italiane sieno, come le descrive |2| l’ Ascoli, perfette esplosive; pognam pure che non sieno proprio semplici come le dentali, le labbiali e le gutturali. Se si avesse c = tš, mi pare che sarebbe possibile pronunziare continuatamente questo suono (come avviene dell‘ š e di ogni sibilante), cominciatolo una volta, nella sua seconda parte. Ma io non ci riesco punto. Trovo nel c un’esplosione subitanea come nel k.

A ogni modo la denominazione di gutturali, come fu già notato, è al tutto impropria. Sono esse le vere palatali. Ma se chiamiam queste col loro vero nome, come si potranno poi distinguere le palatali nostre|3|italiane, che sono pure identiche a quelle del sanscrito, descritte anche dai grammatici indiani come esplosive? Io mi sono attenuto alle denominazioni ch’Ella conosce, sebbene non ne fossi pienamente contento, perchè non sapevo ottenere di meglio …

Checchè si pensi delle palatali italiane mi pare che la proposta da me fatta nell’invertimento delle gutturali ariane possa sempre sostenersi. E io La prego vivamente di volere a suo agio pigliarla in considerazione e ove fossi uscito della buona via di ricondurmivi con le sue ammonizioni, alle quali nessuno è disposto meglio di me di piegarsi, perchè non è facilmente superabile la deferenza che ho per un |4| Suo pari. E` per me onorevole ch’Ella mi accetti come suo discepolo; e considero come una rara fortuna, alla quale non avrei osato aspirare, questa confidente corrispondenza in cui mi permette di trattenermi con Lei.

Anch’io non so bene spiegarmi come l’Ascoli non abbia citato il forte scritto col quale Ella assale e sbaraglia, secondo me, vittoriosissimamente i difensori della Ausnahmslosigkeit delle leggi fonetiche. Si vede che alla questione filosofica egli non dà nessuna importanza. Ma io Le ripeto che devo in questa controversia essere pienamente d’accordo con Lei. |5| E mi sono parsi stranissimi i rimproveri che Le fa nella Miscellanea il buon d’Ovidio.2 Nelle questioni un po‘ larghe e complesse quel valentuomo, che usa così bene il microscopio, si smarrisce proprio in un modo curioso. Come mai può parlare a quel modo chi abbia avuto la più superficiale istituzione filosofica? Dice che il principio della inesorabilità delle leggi fonetiche è una conseguenza delle premesse piantate da Lei, quando pensava per il primo a partire in due classi le vocali in posizione! Ma dunque il principio si sarebbe conquistato già per via induttiva! C’è da perdere la testa! E‘ pur tanto chiaro quel ch’Ella dice che non vi può essere che un o un no per risposta alla questione: che lo stare nel giusto mezzo è assurdo … Come non si capisce una cosa tanto semplice? Ma il d’Ovidio confessa di non aver letto ancora né il volume del Curtius 3né l’opusculo |6| di Lei … Ma e allora perchè osa parlare? non è albagía la sua?

Bisognerà bene che io ripigli la penna al più presto per mettere un po‘ le cose a posto. 4Il vero deve trionfare!

Ben mi duole di essere così impedito dal pigliare a trattare un soggetto che sia determinato e concreto, come l’amico mi consiglia di fare a p. 412.5 Tratterò, spero assai presto, un argomento di quelli che più piacciono al d’Ovidio. Ma dovrebb‘ egli essere un po‘ più tollerante e lasciare che ognuno faccia, come si dice, della sua pasta gnocchi, pur che si lavori con coscienza.

Nè so perchè io deva subito essere detto nubicola perchè ritento il problema delle origini delle forme ariane, che è di importanza tanto evidente. Imbotterò nebbia spesso, lo temo anch’io; ma se potessi provare |7| che s’è tenuta generalmente la via contraria alla naturale volendo spiegare le forme del medio come posteriori a quelle dell’attivo, avrei pur fatto qualcosa. Della verità di questa mia affermazione mi vo persuadendo ogni giorno più e già mi son venute adesioni preziose da molti glottologi egregi. Anche questa ipotesi vorrei raccomandare al l’esame dell’acutissimo Schuchardt, se non capissi di riuscir troppo importuno.

Ma importunissimo sarò riuscito con questa letteruccia buttata giù in fretta e in furia. Gli è che sono in mezzo a mille brighe, e pure avevo bisogno di aprirle l’animo mio Un’altra volta Le scriverò più breve e più chiaro, scrivendole a tutt’agio. Questa chiacchierata voglia, La prego, considerarla come un segno di affettuosa gratitudine e di abbandono intero (non so trovar parola più efficace!) del discepolo avanti al suo Maestro.

Mi voglia sempre un po‘ di bene

Obblig.mo Aff.mo Suo

P. Merlo


1 Otto Behagel und Fritz Neumann gaben das Literaturblatt für germanische und romanische Philologie heraus. Das HSA weist für dieses Jahr drei Rezensionen und eine Erwiderung nach.

2 Francesco d’Ovidio, „Della quantità per natura delle vocali in posizione“, in: In memoria di Napoleone Caix e Ugo Angelo Canello. Miscellanea di Filologia e linguistica, Florenz: Successori Le Monnier, 1886, 393-416, hier 413f.: „Ne consegue, p. es., avendo per il primo pensato a bipartire o per così dire a pettinare il gruppo delle vocali in posizione, è stato così uno dei promotori della nuova grammatica, uno dei dimostratori, me lo perdoni il mio illustre e caro amico, di quella inesorabilità delle leggi fonetiche contro cui egli si è recentemente scagliato. Del resto, non è la prima volta che e nella scienza e in ogni altra parte della attività umana si rifiuti ad accoglier le conseguenze colui appunto che ha il maggior merito nell’aver piantato le premesse“.

3 Ernst Curtius, „Das Neugriechische in seiner Bedeutung für das Altgriechische sowie für die vergleichende Sprachenkunde“, in: Nachrichten von der G. A. Universität und der Königl. Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen 1857, 293-316.

4 Merlo, Gli studi delle lingue, Milano: Dumolard, 1885 ; bzw. „Cenni sullo stato presente della grammatica ariana storia e preistorica: a proposito di un libro di G. Curtius“, Rivista di filologia e d’istruzione classica XIV, Torino 1885 .

5 Francesco d’Ovidio, „Della quantità per natura delle vocali in posizione“, in: In memoria di Napoleone Caix e Ugo Angelo Canello. Miscellanea di Filologia e linguistica, Florenz: Successori Le Monnier, 1886, 393-416, hier 412: „E vorrei che un mio bravo amico, colto e fino ingegno ma indocile alla severità della analisi, scendesse un po‘ dalle nuvole, ove sembra avere stabilito il suo quartier generale, e venisse una buona volta preso da un soggetto determinato e concreto: s’avvedrebbe allora anche lui come ogni passo che si riesce a fare in questo sentiero della fonologia si riduce in sostanza a questo, che un’eccezione capricciosa se ne sfuma e un’eccezione motivata si acquista: ,A battesimi suoni o a funerale, // Muore un brigante e nasce un liberale‘ diceva il Giusti“.

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