Hugo Schuchardt an Francesco D´Ovidio (86-HSFDO31)

von Hugo Schuchardt

an Francesco D´Ovidio

Graz

19. 11. 1919

language Deutsch

Schlagwörter: Gesundheit Erster Weltkrieg Schuchardt, Hugo (1917) Schuchardt, Hugo (1917) Schuchardt, Hugo (1919) Schuchardt, Hugo (1919) Schuchardt, Hugo (1916) Schuchardt, Hugo (1918) Covino, Sandra (2019) Ovidio, Francesco d' (2014) Schuchardt, Hugo (1914)

Zitiervorschlag: Hugo Schuchardt an Francesco D´Ovidio (86-HSFDO31). Graz, 19. 11. 1919. Hrsg. von Sandra Covino (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.7697, abgerufen am 19. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.7697.


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Villa Malwine
Graz, 19 Nov. ’19

Lieber Freund,

Deine Teilnahme an meinem „Sein oder Nichtsein‟ hat mich sehr gerührt; ich danke Dir dafür sowie für die Nachrichten über Dein Befinden, die ich allerdings günstiger gewünscht hätte.

Als Proben meiner wissenschaftlichen Tätigkeit schicke ich Dir zwei Aufsätze in den SB. der Berliner Akademie1; zwei längere Abhandlungen in den SB. der Wiener Akademie würden Dich kaum interessieren – sie beziehen sich auf das Berberische2. Manche kleinere Artikel und einige lange Besprechungen sind in Zeitschriften verstreut3.

Über das Befinden eines 78jährigen ist nicht viel Gutes zu sagen; auch meine Augen versagen mehr und mehr (cateratta). Aber weit mehr als in körperlicher Hinsicht, fühle ich mich |2| in seelischer bedrückt, seit Jahr und Tag, und für immer.

Auf den schrecklichen Krieg ist ein noch schrecklicherer Friede gefolgt. Es fehlt uns an Allem und was wir noch haben, wird uns weggenommen von Rechts- und auch von Unrechts wegen. Die Entente hat nicht nur unser Volkstum an allen Grenzen verstümmelt, Millionen Deutsche unter fremde Oberherrschaft gestellt; selbst unsern Namen hat sie abgeändert, in Deutschösterreich das „Deutsch‟ gestrichen und das verhaßte „Österreich‟ belassen, jenes um uns Deutschland, dieses um uns Italien zu entfremden4.

Erfrieren, Verhungern, Epidemieen stehen vor der Tür und die Gefahr neuer Kriege am Horizont.

Ich habe oft an Dich gedacht, an unsere gemeinsamen Träume. Ich entsinne mich Deiner patriotischen Schmerzen um Adua5; würdige nun auch Du die meinigen. Leb wohl!

Dein alter Freund
H. Schuchardt

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Seit vielen Jahren schreibe ich nur deutsch; es ist mir gar zu beschwerlich mich fremden Sprachen zu bedienen, besonders da ich ganz aus der Übung bin6.

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1 Cf. H. Schuchardt, Zu den romanischen Benennungen der Milz, in «Sitzungsberichte der Königlich Preussischen Akademie der Wissenschaften», XXXVII, 1917, pp. 156-170 e Sprachverwandtschaft, ivi, pp. 518-529. Nel 1919 furono ospitati negli stessi atti accademici berlinesi anche la prima e la seconda parte del saggio Sprachursprung, XXXIX, pp. 716-720; 863-869, ma l’estratto di Sprachursprung II fu stampato il 27 novembre; dunque, in data successiva a questa lettera.

2 Cf. H. Schuchardt, Berberische Hiatustilgung, in SB Ak. Wien, CLXXXII/1, 1916, pp. 1-60 e Die romanischen Lehnwörter im Berberischen, ivi, CLXXXVIII/4, 1918, pp. 1-82.

3 Per le pubblicazioni di Schuchart apparse nel lungo periodo di silenzio tra i due corrispondenti (anni 1915-1919). Oltre a lavori scientifici, copiosa fu la sua produzione di articoli giornalistici e opuscoli militanti, tra cui AHR, composto dopo l’entrata in guerra dell’Italia e molto severo verso l’interventismo germanofobo e il voltafaccia degli ex alleati (cf. Covino, Linguistica e nazionalismo, cit., pp. 132-135, con la bibliografia ivi indicata).

4 Schuchardt allude qui agli accordi di pace imposti ad Austria e Germania dall’Intesa e dall’alleato statunitense; in particolare all’autoproclamazione – avvenuta pochi giorni prima: il 12 novembre 1919 – della Repubblica austrotedesca, che si era dichiarata parte della nuova Repubblica sorta in Germania. Le potenze vincitrici non consentirono l’Anschluss e nei trattati di Versailles e di Saint-Germain-en-Laye furono inseriti alcuni articoli che proibivano esplicitamente qualsiasi unione tra i due paesi: cf. Robert Gerwarth, La rabbia dei vinti. La guerra dopo la guerra, 1917-1923, trad. it., Roma-Bari, Laterza, 2017, p. 201.

5 Cf. la lettera XXXVIII e la nota 1, HSA, B 8462. Lo stesso giorno di questa lettera, 19 gennaio 1919, Schuchardt scriveva a Karl Vossler (tra i firmatari nel 1914 del Manifesto dei 93) di avere ricordato a D’Ovidio la sconfitta di Adua e lasciato trapelare la sua indisponibilità a ignorare le “condizioni attuali del mondo”: cf. 20-HS_KV_s.n.. D’altro canto, D’Ovidio nel mese di luglio aveva scritto all’amico Rajna, a proposito di Schuchardt: «spero sia vivo e prospero, benché sia stato dei più crudi nel germanesimo» (D’Ov.-Rajna, II, pp. 906-907).

6 La maggior parte delle lettere di Schuchardt a D’Ovidio sono in italiano (di quelle che ci sono pervenute, solo cinque, prima della guerra, sono in tedesco). Tra l’altro il ricorso di Schuchardt alla lingua materna era stato scoraggiato, alla fine degli anni Novanta, dallo stesso D’Ovidio (cf. l’ultimo capoverso della lettera XLIX, HSA, B 8468). Tuttavia, dopo l’interruzione della corrispondenza nel periodo bellico, il maestro di Graz userà solo il tedesco. Sebbene motivata pragmaticamente, la scelta appare ricca di implicazioni ideologiche, essendo in linea con le due massime formulate nell’ opuscolo Deutsch gegen Französisch und Englisch, Graz, Leuschner & Lubensky, 1914, p. 14: «rede reines Deutsch» e «rede nur Deutsch».

Faksimiles: Die Publikation der vorliegenden Materialien im „Hugo Schuchardt Archiv” erfolgt mit freundlicher Genehmigung der Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa. (Sig. HSFDO31)