Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (84-08490) Francesco D´Ovidio Sandra Covino Institut für Sprachwissenschaft, Karl-Franzens-Universität Graz Zentrum für Informationsmodellierung - Austrian Centre for Digital Humanities, Karl-Franzens-Universität Graz GAMS - Geisteswissenschaftliches Asset Management System Creative Commons BY-NC 4.0 2022 Graz o:hsa.letter.7695 84-08490 Hugo Schuchardt Archiv Herausgeber Bernhard Hurch Karl-Franzens-Universität Graz Österreich Steiermark Graz Karl-Franzens-Universität Graz Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen 08490 Francesco D´Ovidio Papier Karte (Postkarte) 2 Seiten Neapel 1915-01-10 Hugo Schuchardts wissenschaftlicher Nachlass (Bibliothek, Werkmanuskripte und wissenschaftliche Korrespondenz) kam nach seinem Tod 1927 laut Verfügung in seinem Testament als Geschenk an die UB Graz. Sandra Covino 2022 Die Korrespondenz zwischen Francesco D´Ovidio und Hugo Schuchardt Hugo Schuchardt Archiv Bernhard Hurch

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Hugo Schuchardt Archiv

Das Hugo Schuchardt Archiv widmet sich der Aufarbeitung des Gesamtwerks und des Nachlasses von Hugo Schuchardt (1842-1927). Die Onlinepräsentation stellt alle Schriften sowie eine umfangreiche Sekundärbibliografie zur Verfügung. Die Bearbeitung des Nachlasses legt besonderes Augenmerk auf die Erschließung der Korrespondenz, die zu großen Teilen bereits ediert vorliegt, und der Werkmanuskripte.

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Francesco D´Ovidio Neapel 1915-01-10 Hugo Schuchardt Italy Naples Naples 14.26811,40.85216 Korrespondenz Francesco D´Ovidio - Hugo Schuchardt Korrespondenz Erster Weltkrieg Academia das Ciências de Lisboa (Lissabon) Accademia dei Lincei (Rom) Wissenschaft Sprachwissenschaft Brief Italienisch
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Napoli, 10 gennaio 915 Mio caro Schuchardt,

Tante volte penso a te, che da tanto non rivedo più e che non mi scrivi mai, e mi rodo che dal canto mio io non mi possa fare spesso vivo con te. Da cinque mesi poi il mio pensiero è volato quasi quotidianamente a te, col desiderio di chiederti come stai e che faiCom’è noto, la guerra era scoppiata cinque mesi prima, nell’agosto del 1914, ma l’Italia scenderà in campo a fianco dell’Intesa solo nel maggio del 1915.. La tua bella poesia mi reca a un tratto come uno spiraglio di luce da parte tua, e te ne ringrazioProbabilmente (come segnalato in HS Nachlaß, p. 303) si tratta dei versi dal titolo An die Portugiesen. Deutscher Neujahrsgruß 1915, Graz, Leuschner & Lubensky, 1915 . Schuchardt li aveva composti in forte polemica con l’Accademia delle Scienze di Lisbona, di cui era socio corrispondente, a causa di una circolare di protesta, emanata il 23 ottobre 1914 dall’istituzione portoghese, contro il Manifest der Intellektuellen, il noto appello firmato da 93 illustri esponenti della cultura e della scienza tedesca a sostegno del militarismo germanico e dell’invasione del Belgio. La circolare di Lisbona si concludeva con l’invito a interrompere ogni rapporto con studiosi e artisti tedeschi. La poesia patriottica di Schuchardt si concludeva così: «Wenn Ihr noch ahnet was Ihr einstmals wart, / Dann lernt aus deutschem Sterben deutsche Art».. Ti mando in ricambio il mio discorso d’inaugurazione dell’ Accademia dei Lincei in quest’anno, nel quale ho mandato un saluto fraterno a tutti i socii stranieri, di tutte le nazioniCf. Seduta del 22 novembre 1914 – F. D’Ovidio Presidente. Inaugurazione dell’anno 1914-1915. Discorso pronunciato dal vicepresidente F. D’Ovidio, in RAL, serie V, XXIII/11-12, 1914, pp. 285-292 (rist., con il titolo Discorso inaugurale dell’anno accademico 1914-1915, in Opere, XIV, pp. 325-336). Nelle prime pagine del suo intervento, D’Ovidio aveva lamentato, tra i danni provocati dalla guerra, «l’interruzione di tanti utili e belli e fraterni legami tra nazioni civili». La scienza, per sua natura internazionale, «dall’un canto resta[va] come paralizzata da una così repentina disunione degli spiriti dianzi affratellati nella ricerca del vero, mentre dall’altra si sent[iva] quasi umiliata di non esser capace [...] di rattenere i feroci istinti della lotta cruenta» o doveva «addirittura vergognarsi di averli essa stessa fomentati e aiutati potentemente». Di fronte a tale «abominevole disastro», il vicepresidente dei Lincei aveva inviato «un saluto non meno affettuoso che malinconico a tutti i […] socii stranieri, a quelli in specie appartenenti alle nazioni […] in guerra tra loro» (ivi, pp. 285-286).. Ho anche fatto pubblicare un Discorso sulla presente guerra, ove mi proposi soprattutto di richiamare i miei concittadini a sentimenti imparziali ed equanimi, e al riconoscimento di ciò che dobbiamo alle nostre alleate Germania e Austria. Naturalmente, molte pagine di questo discorso ti piacerebbero, qualche mezza pagina ti piacerebbe meno. Avrei vivo desiderio di mandartelo, ma non te lo manderò se tu non me ne dai licenza. Fu pubblicato nella Rivista d’Italia del novembreCf. F. D’Ovidio, L’origine della presente guerra, in «Rivista d’Italia», XVII/11, 15 novembre 1914, pp. 621-637 . Il discorso, pronunciato il 25 ottobre 1914 presso l’Università popolare di Termoli, fu pubblicato anche in volume a parte (Roma, Tip. Unione Editrice, 1915), ma con l’aggiunta di una parziale ritrattazione dei giudizi, più equidistanti, prima espressi sulla responsabilità della deflagrazione del conflitto: cf. l’appendice Cinque mesi dopo, datata 4 aprile 1915 (rist.in Opere, XIV, pp. 407-414). Nel discorso dell’ottobre 1914, D’Ovidio si era dichiarato incerto sulla posizione che l’Italia avrebbe dovuto prendere, propendendo emotivamente per la neutralità, e illustrando i debiti di riconoscenza della nazione italiana sia verso la Francia sia verso la Germania e l’Austria. Aveva inoltre sottolineato la gratitudine dovuta alla «coltura germanica», grazie alla quale la scienza, compreso lo studio storico della lingua e della letteratura italiana, aveva sperimentato un’improvvisa rifioritura (cf. Opere, XIV, pp. 375-406). In un nuovo discorso tenuto a Campobasso il 28 giugno 1915, lodando la decisione assunta da Salandra e da Sonnino di recedere dalla Triplice Alleanza, aveva difeso la coerenza di Ruggero Bonghi, che a quel patto era stato sempre fortemente avverso, e in un’appendice a stampa (la terza), intitolata Non potevamo evitare la guerra con l’Austria, aveva illustrato i motivi per cui «lo schivarla era forse un pericolo anche maggiore che il farla» ( F. D’Ovidio, Avversione di Ruggero Bonghi alla triplice Alleanza. Con cinque appendici, Campobasso, G. Colitti e figlio, 1915 , p. 61; rist. in Opere, XIII, pp. 251-303). Per maggiori dettagli sulle posizioni espresse da D’Ovidio nei mesi a cavallo dell’entrata in guerra dell’Italia, v. S. Covino, Linguistica e nazionalismo tra le due guerre mondiali, Bologna, il Mulino , pp. 136-141..

Non vedo l’ora che la pace torni a brillare nel mondo. Più che altro ne abbiamo bisogno noi poveri vecchi e dediti unicamente agli studii.

Mia moglie e le mie figlie si uniscono a me nel salutarti e augurarti sano il nuovo anno.

E io ti abbraccio fraternamente e sono il tuo aff.mo F. d’Ovidio