Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (76-08486)

von Francesco D´Ovidio

an Hugo Schuchardt

Neapel

29. 06. 1905

language Italienisch

Schlagwörter: Accademia dei Lincei (Rom) Mussafia, Adolf Leite de Vasconcelos, José Mussafia, Adolf (1905)

Zitiervorschlag: Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (76-08486). Neapel, 29. 06. 1905. Hrsg. von Sandra Covino (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.7687, abgerufen am 19. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.7687.


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29 giugno

Mio carissimo,

Ti scrissi a Pallanza, e spero la mia cartolina ti giungesse1. Certo ebbi una tua in cui scherzavi sul mio scherzo circa la grandiosa mole del lavoro dedicato al Mussafia2. Ahimè, povero Mussafia! Anche lui se n’è andato, e in un momento che proprio non ce l’aspettavamo3_ Ricevo ora la tua arguta cartolina. Io non dissi al buon Leite di non aver mai visto filare4: nella mia fanciullezza m’è capitato assai volte di veder quell’operazione. Ma poi non più, soprattutto perchè son vissuto sempre in grandi città. Le mie figlie non hanno visto mai filare. Certo quel che nè loro nè io siamo in grado di raccapezzare qui, per quanto buona voglia n’avessimo per servirti, era l’ordigno di cui volevo ch’io ti ragguagliassi. Il non riuscir a farlo, lo sperarlo invano di giorno in giorno, il far passar il tempo senza scriverti se non altro per dirti la nostra inettitudine, sono una fonte di rimorso per me, che pure alla mia colpa mille attenuanti nelle mille e una faccende che ho avute in questi mesi. Io fo troppo assegnamento sulla tua inesauribile bontà, la quale è tanta da farmi perfino dimenticare che con un pari tuo bisognerebbe affrettarsi ad ogni costo. Perdonami e ricordati sempre che io sono come uno che continui a fare il portalettere pur avendo da ventun’anni perdute tutte e due le gambe. Perduto o paralizzate5. Addio di cuore.

Il tuo aff.mo
F. d’O.


1 La presente cartolina fu spedita a Graz; non si conserva quella che D’Ovidio aveva spedito a Pallanza.

2 Cf. la lettera LXXIV, HSA, B 8485, e la nota 1. La risposta di Schuchardt a cui allude D’Ovidio non si conserva.

3 Adolfo Mussafia aveva tentato più volte – sostenuto da D’Ancona e poi da Ascoli – di trasferirsi a insegnare in Italia. Alle motivazioni ideali si era aggiunto col tempo il desiderio di un clima meno rigido di quello viennese, indotto dal progressivo deterioramento delle sue condizioni di salute. Ormai in quiescenza, nell’ottobre del 1904 scese in Italia per cercare una tregua alla malattia e si fermò a Firenze, dove ricevette nel febbraio 1905 il volume allestito da amici e allievi per il suo settantesimo compleanno (Bausteine zur romanischen Philologie. Festgabe fur Adolfo Mussafia zum 15. Februar 1905, Halle, Niemeyer, 1905). Morì nell’albergo “Alleanza” del capoluogo toscano il 7 giugno 1905 (cf. D’Ancona - Mussafia, a c. di Luca Curti, Pisa, SNS, 1978, pp. XXX-XLVII). D’Ovidio lo commemorò il 18 giugno 1905 all’ Accademia dei Lincei, di cui lo scomparso era stato eletto socio straniero nall’agosto 1897: cf. RAL, serie V, XIV, 1905, pp. 164-171 (rist. in Opere, XIV, pp. 263-265).

4 Cf. la cartolina precedente di Schuchardt: CASNS, FDO, HS 39.

5 Allusione alla grave menomazione alla vista che lo aveva colpito fin dall’autunno del 1884.

Faksimiles: Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ (Sig. 08486)