Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (76-08486) Francesco D´Ovidio Sandra Covino Institut für Sprachwissenschaft, Karl-Franzens-Universität Graz Zentrum für Informationsmodellierung - Austrian Centre for Digital Humanities, Karl-Franzens-Universität Graz GAMS - Geisteswissenschaftliches Asset Management System Creative Commons BY-NC 4.0 2022 Graz o:hsa.letter.7687 76-08486 Hugo Schuchardt Archiv Herausgeber Bernhard Hurch Karl-Franzens-Universität Graz Österreich Steiermark Graz Karl-Franzens-Universität Graz Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen 08486 Francesco D´Ovidio Papier Karte (Postkarte) 2 Seiten Neapel 1905-06-29 Hugo Schuchardts wissenschaftlicher Nachlass (Bibliothek, Werkmanuskripte und wissenschaftliche Korrespondenz) kam nach seinem Tod 1927 laut Verfügung in seinem Testament als Geschenk an die UB Graz. Sandra Covino 2022 Die Korrespondenz zwischen Francesco D´Ovidio und Hugo Schuchardt Hugo Schuchardt Archiv Bernhard Hurch

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Hugo Schuchardt Archiv

Das Hugo Schuchardt Archiv widmet sich der Aufarbeitung des Gesamtwerks und des Nachlasses von Hugo Schuchardt (1842-1927). Die Onlinepräsentation stellt alle Schriften sowie eine umfangreiche Sekundärbibliografie zur Verfügung. Die Bearbeitung des Nachlasses legt besonderes Augenmerk auf die Erschließung der Korrespondenz, die zu großen Teilen bereits ediert vorliegt, und der Werkmanuskripte.

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Francesco D´Ovidio Neapel 1905-06-29 Hugo Schuchardt Italy Naples Naples 14.26811,40.85216 Korrespondenz Francesco D´Ovidio - Hugo Schuchardt Korrespondenz Accademia dei Lincei (Rom) Wissenschaft Sprachwissenschaft Brief Italienisch
Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/
29 giugno Mio carissimo,

Ti scrissi a Pallanza, e spero la mia cartolina ti giungesseLa presente cartolina fu spedita a Graz; non si conserva quella che D’Ovidio aveva spedito a Pallanza.. Certo ebbi una tua in cui scherzavi sul mio scherzo circa la grandiosa mole del lavoro dedicato al Mussafia Cf. la lettera LXXIV, HSA, B 8485, e la nota 1. La risposta di Schuchardt a cui allude D’Ovidio non si conserva.. Ahimè, povero Mussafia! Anche lui se n’è andato, e in un momento che proprio non ce l’aspettavamo Adolfo Mussafia aveva tentato più volte – sostenuto da D’Ancona e poi da Ascoli – di trasferirsi a insegnare in Italia. Alle motivazioni ideali si era aggiunto col tempo il desiderio di un clima meno rigido di quello viennese, indotto dal progressivo deterioramento delle sue condizioni di salute. Ormai in quiescenza, nell’ottobre del 1904 scese in Italia per cercare una tregua alla malattia e si fermò a Firenze, dove ricevette nel febbraio 1905 il volume allestito da amici e allievi per il suo settantesimo compleanno ( Bausteine zur romanischen Philologie. Festgabe fur Adolfo Mussafia zum 15. Februar 1905, Halle, Niemeyer, 1905 ). Morì nell’albergo “Alleanza” del capoluogo toscano il 7 giugno 1905 (cf. D’Ancona - Mussafia, a c. di Luca Curti, Pisa, SNS, 1978, pp. XXX-XLVII). D’Ovidio lo commemorò il 18 giugno 1905 all’ Accademia dei Lincei, di cui lo scomparso era stato eletto socio straniero nall’agosto 1897: cf. RAL, serie V, XIV, 1905, pp. 164-171 (rist. in Opere, XIV, pp. 263-265)._ Ricevo ora la tua arguta cartolina. Io non dissi al buon Leite di non aver mai visto filareCf. la cartolina precedente di Schuchardt: CASNS, FDO, HS 39.: nella mia fanciullezza m’è capitato assai volte di veder quell’operazione. Ma poi non più, soprattutto perchè son vissuto sempre in grandi città. Le mie figlie non hanno visto mai filare. Certo quel che nè loro nè io siamo in grado di raccapezzare qui, per quanto buona voglia n’avessimo per servirti, era l’ordigno di cui volevo ch’io ti ragguagliassi. Il non riuscir a farlo, lo sperarlo invano di giorno in giorno, il far passar il tempo senza scriverti se non altro per dirti la nostra inettitudine, sono una fonte di rimorso per me, che pure alla mia colpa mille attenuanti nelle mille e una faccende che ho avute in questi mesi. Io fo troppo assegnamento sulla tua inesauribile bontà, la quale è tanta da farmi perfino dimenticare che con un pari tuo bisognerebbe affrettarsi ad ogni costo. Perdonami e ricordati sempre che io sono come uno che continui a fare il portalettere pur avendo da ventun’anni perdute tutte e due le gambe. Perduto o paralizzateAllusione alla grave menomazione alla vista che lo aveva colpito fin dall’autunno del 1884.. Addio di cuore.

Il tuo aff.mo F. d’O.