Hugo Schuchardt an Francesco D´Ovidio (69-HSFDO26)

von Hugo Schuchardt

an Francesco D´Ovidio

Graz

23. 03. 1902

language Spanisch

Schlagwörter: 60. Geburtstag École pratique des hautes études Mohl, Frédéric George Ive, Antonio Ovidio, Francesco d' (1902) Mohl, Friedrich Georg (1899) Mücke, Johannes/Schwägerl-Melchior, Verena (2016) Ovidio, Francesco d' (1901)

Zitiervorschlag: Hugo Schuchardt an Francesco D´Ovidio (69-HSFDO26). Graz, 23. 03. 1902. Hrsg. von Sandra Covino (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.7680, abgerufen am 19. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.7680.


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Graz, 23 marzo
1902

Mi queridísimo,

Me pones en la necesidad de empezar mi carta con algunas palabras españolas para contrapesar un poquito los españolismos de los cuales está esmaltada tu dedicación – lo que no me deja admirado porque en 1883 eras un verdadero «seicento» – y hasta la tarjeta postal escrita por mano gentilísima.

Ma mi trovo in fretta, e così vengo per le corte. Neppure una parola sull’onore che mi fai, ed una sola |2| sul piacere che mi fai1. Il tuo dono appunto adesso mi riesce gratissimo, per raddolcire alquanto l’amarezza di questa mia età: poco fa varcai i sessanta2!

I tuoi ragionamenti sono tanto forti e solidi da resistere alle ingiurie del tempo. Soprattutto mi va a genio quello che dici – in forma sempre rotondissima – intorno al poligonalismo dei fatti3; potrebbe penetrarsene, fra gli altri, il Mohl che ha del buono, ma che pecca per l’esagerazione4.

Ma osservazione un po’ seria avrei da farti (pag. 8. ann. 1.). L’s dei plurali |3| inglesi speakers ecc. non è d’origine francese, ma si deve alla propagazione d’un s di plurali germanici – questa maniera di vedere la cosa +[mi pare che cada in un gallicismo]+ già prevalse nel 1883. Dunque, in ogni caso, non si potrebbe dire «bravamente»5.

Mi sono incontrato in alcuni í invece di i línguaggio p. 10 dialettí p. 14 ímmune p. 19 ecc.

Poi: linquaggio p. 11.

qualsiari p. 15 ann. 1

che p. 19, ult lin. per chè

di p. 20 invece di di-

Ronsch p. 31 ann. – Rönsch

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L’Ive6 al quale diedi i tuoi studi danteschi7 ne rimase incantato; mi disse: si legge come un romanzo (ma spero che ci creda). Mi domandava parecchie volte che ti pregassi per un discorso che avevi fatto sopra D. del quale avevano parlato i fogli8. Adesso sta a Rovigno; poco fa lo promossero professore ordinario.

Ti ringrazio per avermi procurato quell’informazione ministeriale sul mio folklorista calabro: il senso me n’era duro; chè disse: Lasciate ogni speranza voi d’entrarvi9.

Frettolosamente, ma tutt’altro che freddolosamente.

Tuus tuarumque
H. Schuchardt


1 Il riferimento è alla dedica a Schuchardt del saggio di D’Ovidio, Reliquie.

2 Com’è noto, Schuchardt era nato il 4 febbraio 1842.

3 In D’Ovidio, Reliquie, pp. 18-19, si legge: «Fra le opinioni dei vecchi eruditi intorno alla genesi delle lingue neolatine, ve n’erano delle assurde, come la derivazione dall’ebraico, dall’aramaico, ecc.; e di quelle più o men assennate, le quali peccavano di semplice esagerazione, in quanto che di un fatto per sua natura, direm così, poligonale, qual è quella genesi, non vedevano che un lato solo o poco più che un lato. Oggi, obbliate in tutto le assurde, quelle opinioni invece, che erano piuttosto unilaterali e paradossali che false, sono accolte con giudiziosa larghezza tutte; in maniera che si conciliino […] e rappresentino ognuna una faccia del poligono, che si vuole intero».

4 Lo studioso citato è Friedrich Georg Mohl (1866-1904). Nato a Ixelles, in Belgio, ma di padre tedesco, fu allievo di Michel Bréal all'École pratique des hautes études e poi docente di filologia romanza all’Università di Praga (cf. Die Korrespondenz zwischen Michel Bréal und Hugo Schuchardt, a c .di F.-R. Hausmann, 2019. Nel suo libro più celebre, Introduction à la chronologie du latin vulgaire: étude de philologie historique, Paris, Bouillon, 1899, Mohl aveva sviluppato, con eccessivo schematismo, un’intuizione di G. Gröber, cioè l’idea che fosse possibile stabilire, comparando le lingue romanze tra loro, l’età di particolari aspetti fonetici e morfologici del latino volgare sulla base dell’epoca a cui risaliva la latinizzazione dei vari territori della Romània.

5 A p. 8 del saggio di D’Ovidio l’annotazione sull’-s dei plurali inglesi fu evidentemente cancellata sulle bozze; nella versione a stampa, infatti, appare solo un riferimento all’inglese come esempio particolare di lingua mista. Anche i refusi segnalati in questa missiva da Schuchardt furono corretti.

6 Antonio Ive (Rovigno 1851-Graz 1937). Allievo di Mussafia e specialista di tradizioni folkloriche e dialetti istriani e laziali, era approdato a Graz nel 1893, come professore straordinario di Lingua e letteratura italiana, per interessamento dello stesso Schuchardt. Sui rapporti tra i due, cf. V. Schwägerl-Melchior & J. Mücke, "Ihre Angelegenheit in Bezug auf d[as] Spinnen werde ich nicht aus den Augen lassen“ – Briefe Antonio Ives an Hugo Schuchardt, in GLS, LXXXV, 2016, pp. 165-256 ( http://unipub.uni-graz.at/gls/periodical/titleinfo/1572706)..

7 Cf. D’Ovidio, Studii D. C.

8 Probabilmente, l’Esposizione del canto XX dell’Inferno, Milano-Palermo-Napoli, Sandron, 1902, con dedica a «Sua Maestà la Regina Margherita»; rist. in Opere, IV, pp. 313-355. A p. 5 dell’Avvertenza, datata 1 marzo 1902, si legge: «Avendo messo per iscritto ciò che mi venne detto nell’esporre il canto XX dell’Inferno al gentile uditorio della Sala Dante in Roma, ho pensato di mandarlo alle stampe».

9 Il «folklorista calabro» era Giovanni De Giacomo: cf. le note 1 e 2 alla lettera LXXVII, HSA, B 8487. L’informazione ministeriale a cui fa cenno Schuchardt era probabilmente contenuta in una lettera di D’Ovidio che non si conserva.

Faksimiles: Die Publikation der vorliegenden Materialien im „Hugo Schuchardt Archiv” erfolgt mit freundlicher Genehmigung der Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa. (Sig. HSFDO26)