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Das Hugo Schuchardt Archiv widmet sich der Aufarbeitung des Gesamtwerks und des Nachlasses von Hugo Schuchardt (1842-1927). Die Onlinepräsentation stellt alle Schriften sowie eine umfangreiche Sekundärbibliografie zur Verfügung. Die Bearbeitung des Nachlasses legt besonderes Augenmerk auf die Erschließung der Korrespondenz, die zu großen Teilen bereits ediert vorliegt, und der Werkmanuskripte.
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Il mio caso rassomiglia un po’ a quello del giornalista il quale, richiesto da un amico leggesse una opera di esso e scrivessevi sopra quattro righe, gli rispose “leggere e scrivere? Che pensi mai? O leggere o scrivere, scegli!” Volevo ringraziarti del tuo trattato sui versi italiani prima (non dico: senza) di averlo letto, quel che si può fare in modo elegantissimo (bis dat qui cito dat ecc.), ma poi mi risolsi di leggerlo primaOrigine versi italiani.Italia mia, benché il parlar sia indarno, Canzoniere, CXXVIII, vv. 2-3). Salvador è forse hic Rhodus, hic hispanioliza
hic Rhodus, hic saltus “qui [è] Rodi, salta qui”, cioè “dimostra quello che dici” (in riferimento a un atleta sbruffone che aveva affermato di avere fatto un salto lungo da un piede all’altro del colosso di Rodi).
¡quien supiera scribi!
esclamo come la ragazza del Campoamor che sta dettando al parroco una lettera all’amoroso,
…… en vano
Me quereis complacer,
Si no encarnan los signos de la mano
Todo el sér de mi sér.
Escribidle, por Dios, que
ammiro la limpidezza colla quale sa esporre i problemi
Dios mio; cuantas cosas le diria
Si supiera escribir!Quien supiera escribir, uno dei componimenti poetici più celebri dei Doloras (I ed.: 1846), opera dello scrittore e uomo politico spagnolo Ramón de Campoamor y Campoosorio (Navia, Asturie, 1817-Madrid 1901): «[…] en vano / me queiréis complacer / si no encarnan los signos de la mano / todo el sér de mi ser. // Escribidle, por Dios, que el alma mía ya en mí no quiere estar; […] Dios mío, ¡cuántas cosas le díria / si supiera escribir!».
In fine e in fatti, ti dirò che mi son accinto alla lettura con un po’ di svogliatezza; mi trovavo poco disposto ad occuparmi di versificazione paleo- o neolatina; non feci che ubbidire ad un imperativo categorico. Venni, vidi e fui rapito come il giovanotto che per la prima volta legge i Trois mousquetaires.
Non ti sorprenda la mia freddezza in faccia di soggetti così alti; il poco movimento che fo, non
muscolone (come si dice nel dialetto di costì) che corrisponde all’antico ἄγκιστρον e pare sia proprio all’Italia meridionale, mentre altrove si servono della cocca.
[disegno] – muscolone [disegno] – cocca
in un fuso
di Prajano.
Se tu ne potessi sapere qualchechosa intorno ad una diversità eventuale delle forme del fuso meridionale (in ispecie sopra l’esistenza dell’intaccatura spirale [disegno]), mi sarebbe cosa gratissimaRom. Etym. II
Festschrift per i settant’anni dell’amico HS an AM
Stia bene, amami
P.S. Hai fatto bene di lasciarmi la mia acca; chè come disse già l’Ariosto Hercole avrebbe ammazzato con la sua clava chi avesse voluto togliergli l’H
Discorsi intorno al comporre (1554) di Gian Battista Giraldi Cinthio, il quale affermò che Ariosto rideva di chi «lasciav[a] di porre la H ove di ragion doveva esser posta. […] Et diceva egli: “[…] s’Hercole la si vedesse levata dal suo nome, ne farebbe la vendetta, contra chi levata gliele avesse, col pestargli la testa colla mazza” » (
Discorsi intorno al comporre rivisti dall’autore nell’esemplare ferrarese Cl. I 90, a c. di Susanna Villari, Messina, Centro Interdipartimentale di Studi Umanistici, 2002, p.135). Questa testimonianza è riportata nella Vita di Ludovico Ariosto scritta dall’abate Girolamo Baruffaldi giuniore (Ferrara 1807, pp. 216-217), che Schuchardt probabilmente aveva consultato, quando nel 1872 lesse e commentò l’Orlando furioso all’Università di Lipsia (cf. Giuseppe Jacopo Ferrazzi, Bibliografia ariostesca, Bassano 1881, p. 60).ŏvum anzichè ōvum.Origine versi italiani
Versificaz. ital.
Opere, IX.1, p. 143).
* e mal me ne colse negli ultimi tempi