Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (47-08467)
an Hugo Schuchardt
23. 12. 1897
Italienisch
Schlagwörter: Meyer, Gustav
Zitiervorschlag: Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (47-08467). Neapel, 23. 12. 1897. Hrsg. von Sandra Covino (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.7658, abgerufen am 19. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.7658.
Napoli, 23 dic. ’97
Mio carissimo,
Di tutte le lettere che mi ha fruttato il Talento, e che tutte ricascano nel medesimo complimento (non tanto perchè io lo meriti, ma perchè era troppo facile), solo le tue contengono avvertimenti concreti! E che preziosi avvertimenti! Vedrai a suo tempo che ne caverò costrutto, ma fin da ora te ne ringrazio.
Quanto alla forma vallone, m’era balenato il pensiero che quell’á non dovesse aver nulla di specifico. Ma buttai lì la cosa appunto per dare ad altri la tentazione di darmi i ragguagli di cui sentivo il bisogno. Mi faceva ad ogni modo impressione che per altri dialetti francesi, e non per la sola lingua letteraria, si mantenesse la grafia en. Del resto, come hai visto qui, ho una libreria assai meschina, sicchè con gran mio dolore devo dire che a lavorare mi mancano proprio i ferri del mestiere, gli occhi e i libri. M’aiuto come posso, e fo assegnamento sull’indulgenza e la cooperazione degli amici. Questa Memoria poi l’ho appunto inserita negli Atti |2| d’un’Accademia niente glottologica, perchè volli fare solo una mezza pubblicazione, da mandare agli amici come un’edizione litografica o come semplici bozze di stampa. Grazie dunque ancora una volta1.
Mi accora quel che mi dici del nostro Meyer. Poveretto! È una perdita veramente dolorosa2!
Mi rallegra invece il sentire che in codesto trambusto etnico gli studenti italiani abbiano fraternizzato coi tedeschi. Hanno avuto più buon senso, più sentimento storico, più intuito di civiltà, che non ne abbiano avuto i Deputati. Come non capire che Tedeschi e Italiani siamo la civiltà più o meno antica contro la nuova barbarie3?
Hai ragione di dolerti che io non mi faccia mandare a Roma le lettere che giungono qua nella mia assenza, ma la mia famiglia non mi manda nulla perchè io a Roma non mi affatichi gli occhi più del necessario. Colà non ho i miei quattro o cinque segretarii (!), e devo già troppo leggere e scrivere da per |3| me.
Ti mando tutto un piego di lettere e cartoline concernenti il “frugatoio”. Forse nella mia rete ci son cascati pesci insipidi, di cui non saprai che farti4.
Ti auguro di cuore le buone feste e il buon anno. Ti sarò grato, se leggendo, e non sfogliando solamente come la prima volta, il Talento, mi vorrai dare nuovi aiuti. A me restano molti dubbi cronologici, anche per la Spagna e il Portogallo. Se mi potessi trascrivere i più antichi esempi tedeschi, e con precise indicazioni cronologiche, mi faresti un gran piacere; ma non oso domandartelo. Gli esempi inglesi così antichi sono di un grande interesse, ma stantechè la letteratura italiana nel sec. XVI, e in generale la coltura italiana, erano molto diffuse in Inghilterra, non meno che in Francia, e forse non meno che la coltura francese in Inghilterra, non sono abbastanza decisivi a favore dell’origine francese anzichè dell’origine italiana del senso moderno di talento. Che te ne pare5?
Il tuo
F. d’Ovidio
[Beigefügte Postkarte]6
|5|>A S. Eusanio del Sangro, il “frugatoio” è adoperato nella pesca fluviale, e lo chiamano >sfrattapésce. È un bastone, che da una estremità s’impugna, e dall’altra è fermamente infilato a un massiccio disco ( prèsele) di legno col quale si rimugina la melletta, dove si suppone che il pesce stia, per farlo andare verso la rete tesa a una certa distanza
[disegno dello strumento]7
Aspetto notizie da Pescara. Da Ortona, nulla.
Saluti e i migliori auguri per le prossime solennità dal tuo Gennaro, da Rosmunda e da Amedeo a tutti
1 Cf. la lettera XLVI, CASNS, FDO, HS 15, e le note 1-8.
2 Il riferimento è alle gravissime condizioni di salute in cui verteva Gustav Meyer.
3 Cf. la lettera XLVI, CASNS, FDO, HS 15, e le note 12-14.
4 Si conserva solo la cartolina, indirizzata a D’Ovidio, qui riportata in calce alla presente lettera. Quanto alle ricerche di Schuchardt sul frugatoio, cf. la nota 2 alla lettera XLV, HSA, B 8466.
5 Per D’Ovidio il significato moderno di talento, ‘capacità, ingegno e sim.’, non sarebbe stato un francesismo, come sostenuto dai puristi; anzi, le prime attestazioni dell’uso del termine in quella accezione sembravano risalire all’italiano, da cui poi si sarebbe diffuso nelle altre lingue europee. La tesi era però sostenuta con estrema cautela. A p. 14 delle Note etim., lo studioso scriverà: «A questo particolare primato dell’Italia tengo infinitamente meno di quel che il Gioberti tenesse al primato suo. Se nuovi fatti o apodittici ragionamenti l’avessero a scuotere, mi ci rassegnerei […]. / Per la medesima ragione non mi turbarono gli accenni che con la sua consueta pazienza amorevole mi fece lo Schuchardt ad esempi inglesi del s. XVI; e solo mi sospinsero ad una ricerca speciale, che forse sarebbe stato mio debito fare fin dal principio, trattandosi d’una lingua come la inglese, che per tanti rispetti può dirsi una delle neolatine ed alla storia di queste serve spesso di riprova».
6 Il timbro postale riporta le seguenti indicazioni: Lanciano, 20 12 97. La cartolina non è firmata; ai fini della sua attribuzione a Gennaro Finamore, è utile precisare che lo studioso abruzzese aveva sposato nel 1891 la perugina Rosmunda Tomei e che nel 1895 era stato nominato docente ad honorem al ginnasio-liceo di Lanciano, grazie alla relazione molto positiva di D’Ovidio sulla seconda edizione del suo Vocabolario dell'uso abruzzese (Città di Castello, Tip. S. Lapi, 1893): cf. DBI, vol. XLVIII, s.v.
7 Si rimanda alla riproduzione digitale del testo originale.