Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (42-08464)
an Hugo Schuchardt
26. 05. 1897
Italienisch
Schlagwörter: Meyer, Gustav
Zitiervorschlag: Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (42-08464). Neapel, 26. 05. 1897. Hrsg. von Sandra Covino (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.7653, abgerufen am 19. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.7653.
Napoli 26 maggio ’97
Caro amico,
Un così bel tedesco vale per chiarezza quanto l’italiano1. Ti ringrazio della tua cortesia, e per ciò che riguarda la mia figliuola possiamo finalmente da tre settimane dirla in via di guarigione.
Mi affligge invece quel che mi dici dei tuoi nervi e dei tuoi occhi, soprattutto dei tuoi occhi. E mi accora profondamente la notizia che concerne il nostro Meyer. Siccome non vedo mai l’Holm, così nulla sapevo, nè so se egli di nulla si fosse accorto2. Dalle tue parole poi non intendo se il male sia così progredito da non permettergli più di far lezione, nè se abbia parenti che abbiano l’autorità legale di metterlo in una casa di salute, nè se all’occorrenza potrà o vorrà a ciò supplire l’ingerenza pietosa degli amici o delle autorità universitarie o dello |2| Stato. Potrebbe forse ancora trattarsi di qualche residuo di male giovanile, che potesse cedere a qualche cura specifica. Si è pensato a ciò? Vive ancora con te? Vorrei ancora sperare che un giorno tu potessi darmi notizie migliori. Intanto la triste nuova, non che diffonderla, non ho nemmeno potuto comunicarla per isfogo dell’animo mio a qualche amico. Me ne son mancate le occasioni. Non dubitare del mio silenzio3_ Della condotta dei Torresi circa i mss. georgiani io restai stomacato non meno di te, e mi fece stizza di non esser riuscito a ottenere dal Ministero che se ne ingerisse. Torre è un villaggio semi barbaro, come sono in generale queste cittaduzze intorno a Napoli, dove non c’è mai un nucleo di persone colte, perchè se qualcuna vi nasce subito è attratta dalla vicina Napoli, poichè avviene anche in |3| questa materia che l’attrazione sia in ragion diretta delle masse e in ragione inversa del quadrato delle distanze! In una cittaduzza meridionale più distante da Napoli, come per esempio la mia città nativa, le cose sarebbero andate diversamente. Come sarebbero andate diversamente se il Bibliotecario dell’Università fosse stato quello che è oggi, cioè Emidio Martini, buon ellenista, glottologo in gioventù, mio antico discepolo e sempre amico carissimo. Io son mortificato di quel che avvenne, e te ne chiedo scusa, per dir così, internazionali4. Quanto a me in particolare, feci assai di più in Roma di quello che apparisse dalle mie lettere, che non potei scriverti frequenti e loquaci perchè a Roma non ho segretarii!
Mi compiaccio del resto che anche senza le attrattive georgiane ci sia sempre la speranza di vederti qui.
|4|Ti mando due articoli danteschi5 e con tutta la mia famigliola ti saluto cordialmente. Arrivederci
Il tuo aff.mo
F. d’O.
1 D’Ovidio si riferiva a una lettera di Schuchardt che al momento risulta irreperibile.
2 Adolf Holm (Lubecca 1830-Friburgo in Brisgovia 1900), studioso della Sicilia antica e della grecità dell’Italia meridionale, insegnò Storia antica all’Università di Napoli dal 1884 al 1897. Tra le lettere di G. Meyer a Schuchardt, si trova una cartolina indirizzata a Holm, in data 27 maggio 1897, la cui grafia rivela – come osserva F.-R. Hausmann - «eine starke körperliche Einschränkung», motivo per cui Meyer non riuscì evidentemente a spedirla né tanto meno a fare il viaggio preventivato che scriveva di dover rimandare all’anno successivo.
3 La promessa del silenzio era probabilmente motivata dall’origine venerea della grave patologia da cui era affetto G. Meyer, giunta ormai all’ultimo stadio.
4 Cf. la nota 1 alla lettera XXXIX, CASNS, FDO, HS 11 e il secondo capoverso della lettera XLI, HSA, B 8463.