Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (27-08452)

von Francesco D´Ovidio

an Hugo Schuchardt

Neapel

07. 02. 1886

language Italienisch

Schlagwörter: Cocchia, Enrico Schuchardt, Hugo (1885) Ovidio, Francesco d' (1886) Ulrich, Jakob (1879)

Zitiervorschlag: Francesco D´Ovidio an Hugo Schuchardt (27-08452). Neapel, 07. 02. 1886. Hrsg. von Sandra Covino (2022). In: Bernhard Hurch (Hrsg.): Hugo Schuchardt Archiv. Online unter https://gams.uni-graz.at/o:hsa.letter.7638, abgerufen am 19. 03. 2024. Handle: hdl.handle.net/11471/518.10.1.7638.


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Caro Schuchardt,

Il tuo scritto che io ahime non conosco ancora, se l’è goduto il Kerbaker1 e ora lo gode il Cocchia. Ho mandato a Firenze un lungo lavoro sulla quantità naturale in posizione2. A te ho elevata una statua3 ma poi sulla fine, a proposito della neogrammatica, ho dato qualche graffio alla statua4. Ma tutto compreso, credo che sarai contento.

Credevo d’avere considerato quanto si è scritto sull’argomento, cosa alquanto meritoria se si considera che io leggo con gli orecchi. Ma jeri ho fatto la dolorosa scoperta che m’è sfuggito UlrichDas Partic. praeter. in d. roman. S.5 – Avessi tu codesto lavoro? Me lo potresti mandare per posta raccomandato? Te lo restituirei dopo pochissimi giorni _ Salutami il tuo carissimo contubernale6. Le mie tre segretarie7 ti riveriscono.

F. D’Ovidio


1 Michele Kerbaker (Torino 1835-Napoli 1914). All’epoca era professore, nell’Ateneo napoletano, di Sanscrito e di Storia comparata delle lingue classiche e neolatine. D’Ovidio aveva dato in prestito ai colleghi di sede l’opuscolo di Schuchardt Lautgesetze.

2 Cf. D’Ovidio, Quantità. Nel saggio si afferma il principio che in latino la quantità naturale della vocale risulta «indipendente dal numero delle consonanti sussecutive» (ivi, pp. 393 e 395). Secondo D’Ovidio, la glottologia romanza ne aveva fornito le più chiare e semplici prove, in base a esiti come pesce, detto, ecc., da PĬSCIS, DĬCTUS, a fronte di fritto da FRĪCTUS, e come rotto da RŬPTUS, a fronte di frutto da FRŪCTUS (cf. ivi, p. 397).

3 A pp. 402-403 del saggio di D’Ovidio si legge: «Fu il primo lo SCHUCHARDT ad averne una felice intuizione, nel suo classico libro sul ‘Vocalismo del latino volgare’ […]. A proposito dello spagnolo hierro val. fier e sim., e delle forme grigioni come ig (unto) e sim., egli risalendo a fĕrrum e ad ūnctus e sim. intravvedeva […] tutta la serie di nuove percezioni a cui la nuova valutazione di quegli esemplari avviava». E, in chiusura dell’articolo: «Ne consegue che lo Schuchardt, p. es., avendo per il primo pensato a bipartire o per così dire a pettinare il gruppo delle vocali in posizione, è stato così uno dei promotori della nuova grammatica, uno dei dimostratori […] di quella inesorabilità delle leggi fonetiche contro cui egli si è recentemente scagliato» (pp. 413-414).

4 Questi i “graffi” inflitti a Schuchardt nel testo a stampa: «E vorrei che un mio bravo amico, colto e fino ingegno ma indocile alle severità della analisi, scendesse un po’ dalle nuvole, ove sembra avere stabilito il suo quartier generale, e venisse una buona volta alle prese con un soggetto determinato e concreto: s’avvedrebbe allora anche lui come ogni passo che si riesce a fare in questo sentiero della fonologia si riduce in sostanza a questo, che un’eccezione capricciosa se ne sfuma e un’eccezione motivata si acquista» (D’Ovidio, Quantità, p. 412).

5 Cf. Jakob Ulrich, Die formelle Entwicklung des Participium Praeteriti in den Romanischen Sprachen (Inaugural Dissertation, Zürich), Winterthur, Bleuler-Hausheer, 1879.

6 G. Meyer, residente nello stesso stabile di Schuchardt.

7 La moglie e le figlie di D’Ovidio, che per lui leggevano e scrivevano sotto dettatura.

Faksimiles: Universitätsbibliothek Graz Abteilung für Sondersammlungen, Creative commons CC BY-NC https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/ (Sig. 08452)